venerdì 11 novembre 2011
martedì 8 novembre 2011
Discontinuità responsabile per tornare a crescere!
Sulle televisioni, i potenti passati e presenti stanno cercando di far passare l'idea di essere dei semplici "indifesi" cittadini da sempre contro questo marcio potere politico e così come nella migliore tradizione "dello scarica barile", i problemi attuali sembrano essere stati causati solo da chi è ora al governo.
Sappiamo tutti che l'elaborazione di un lutto, come può essere paragonata la situazione attuale italiana, spesso è operazione difficile, ardua che può però anche creare distorsioni, distacchi dalla realtà da parte dei protagonisti e comprimari.
Appare evidente che in questo momento di crisi, qualcosa non stia andando nella giusta direzione, visto che l'amnesia dei molti decisori e loro subalterni di questi decenni, sta creando un vuoto di responsabilità sulla disastrosa situazione sotto gli occhi di tutti.
E così ora il cerino è in mano a colui che viene considerato l'unico colpevole di questa catastrofe: Berlusconi.
Ma 1900 Miliardi di Euro non sono frutto delle nefandezze di un uomo solo al comando. Un debito di queste proporzioni non è stato utilizzato da parte di un solo partito per foraggiare il proprio potere e consenso.
Una situazione come quella attuale è frutto di un insieme di intese tra chi ha gestito, senza ritegno, la cosa pubblica per interessi di bottega (politici e personali).
Ecco perchè ora è difficile scindere i problemi dai colpevoli, dove tutti sembrano colpevoli ma nello stesso tempo tutti possono anche dichiararsi innocenti.
L'unica soluzione per evitare il ripetersi di discussioni surreali come quelle che sui media sono all'ordine del giorno, è quindi che si possa dare al paese una vera discontinuità sotto tutti i punti di vista.
A questo punto ammetto che entriamo nel libro dei sogni, ma solo decretando che chi non ha avuto alcun potere negli ultimi 30 anni possa essere ammesso a concorrere per le cariche politiche nazionali, consentirebbe realmente di girare pagina o almeno di provarci veramente, perchè avrebbe il grande vantaggio di far smettere di discutere di colpe (e scarica barile) tra coloro che sono stati i politici e i decisori in tutti questi decenni e che a turno hanno gestito (male) il paese.
Discontinuità non legata alla età, estrazione politica o altro, ma semplicemente l'aria fresca di poltrone vuote che possano diventare spazi di discussione costruttive a partire dai temi attuali di economia, finanza e sociale e che possano rappresentare una discontinuità sui metodi che andrebbero adottati per proiettare il paese nel futuro.
E qua una metafora sportiva può chiarire la proposta. Il governo e parlamento italiano sono i due team che giocano il ruolo di decisori per il paese. In una sorta di "fuori tutti" andrebbero azzerati e attraverso nuove democratiche elezioni si dovrebbe procedere a rifare le squadre e lasciare che si ridisegnino i nuovi equilibri del paese.
Una regola però dovrebbe essere applicata senza indugio, magari in deroga agli stessi principi democratici in vigore: si potranno presentare a concorrere per questi posti solo chi non ha alcun ruolo o non ne ha avuti negli ultimi 30 anni!
Solo questo potrebbe cercare di dare la discontinuità di cui il paese necessita. Qualcosa che consenta di ripartire da zero senza alibi per nessuno e piena responsabilità per tutti nel fornire al paese un nuovo scenario da costruire basato su idee e principi attuali e non ancora continuando ad agire ancorati ad interessi, valori e schemi spesso datati o che stanno da tempo "congelando il paese".
Non è un problema di età, ma semplicemente di equità democratica, dove appare evidente che le ricette seguite in questi 30 anni non sono state in grado di dare risposte al paese che ora si trova nelle sabbie mobile ( e nel fango) a causa di una classe dirigente incompetente nel suo complesso e non a causa di questo o quello.
Discontinuità responsabile, un atto che farebbe onore al paese anche agli occhi del mondo, una lezione di democrazia da libri di storia. Una vittoria per il paese per dire basta alla sconfitta amara ed ingiusta che sta ammazzando lo spirito dei cittadini e che possa bloccare questa lenta ma inesorabile involuzione economica e sociale nel paese.
Una vittoria di tutti, anche di chi al potere decidesse di promuovere la propria discontinuità!
Una vittoria e basta!
Pubblicato da Alberto Fattori alle 18:15
Contesti: Berlusconi, Democrazia, Discontinuità, Italia, Politica Italiana
Yao Ming is back! (all'università!)
Pubblicato da Alberto Fattori alle 15:22
lunedì 7 novembre 2011
Inventori Italiani: Federico Faggin - Inventore della CPU
Di seguito l'intervista all'inventore del CPU, l'invenzione che ha contribuito a cambiare la vita a tutti noi.
Pubblicato da Alberto Fattori alle 12:53
Contesti: CPU, Federico Faggin, Inventori, Italia
domenica 6 novembre 2011
G20: Cina aspetta (seri) chiarimenti dal"Condominio Europa"
Pubblicato da Alberto Fattori alle 16:08
Contesti: Cina, Crisi Finanziaria, EU, G20
venerdì 28 ottobre 2011
- Strumenti per vendere: non momenti di incontro (spesso costosi) che per oltre il 95% non avranno poi alcun seguito, viste le difficoltà intrinseche in ogni negoziazione che le aziende non sono in grado di gestire da sole.
- Partner per agire come "bracci operativi" dell'ufficio vendite ( acquisti), non consulenti che dicono cosa dovrebbero fare con suggerimenti che per quanto corretti, il 90% delle aziende poi non sarà in grado di implementare (per costi, competenze ...).
- Accedere al REAL Wholesale market attraverso una azione di gruppo (Group Buying), per accedere ai migliori prezzi di acquisto ( e vendita) sui diversi mercati, con i quali poter gestire una seria politica di fornitura ( vendita) sullo schema di quello che fanno le multinazionali.
- Poter qualificare / certificare i propri prodotti e quelli dei propri fornitori per evitare di incappare nelle fin troppo note problematiche (e truffe) che caratterizzano l'esperienza sui marketplace internazionali (es.Alibaba) e potersi difendere dalle contraffazioni.
- Promuovere e transare i propri prodotti direttamente sui canali distributivi locali, "saltando" la intermediazione di trader o altre strutture intermedie (ed intermediari) che finiscono solo per incrementare il prezzo finale e non aiutare la penetrazione commerciale dei prodotti italiani. (piattaforme distributive a Km zero)
- Gestire e garantire i pagamenti e la logistica in maniera semplice ed efficace sui diversi mercati, limitando i rischi connessi su queste tematiche ostiche ed incomprensibili per il 90% delle imprese.
- Registrare e gestire i propri brand e brevetti sui diversi mercati in maniera di creare valore e difendersi dalle contraffazioni.
Pubblicato da Alberto Fattori alle 22:50
视频: 幸福料理- PASTA
Video per i cinesi che "promuove" il gusto della pasta realmente all'italiana con riferimenti alla tradizione italiana fatta di mamme e nonne. Non a caso il video si intitola Happy Food!
Pubblicato da Alberto Fattori alle 18:52
Contesti: Food, Made in Italy, pasta, shanghai
mercoledì 26 ottobre 2011
Ripartire da un iCIAO: cambiare l'Italia ....dal mondo!
Pubblicato da Alberto Fattori alle 21:07
Contesti: iciao, interattive, piattaforme
iCIAO: Il prodotto perfetto non esiste!
Pubblicato da Alberto Fattori alle 21:04
Contesti: Cina, iciao, piattaforme
domenica 11 settembre 2011
Hu Jintao Presidente Cinese versione Cantante! (Canzone d'Amore Russa)
Anche Hu Jintao Presidente della Repubblica Popolare Cinese, alle prese con una famosa canzone d'amore russa! Berlusconi è avvisato!!
Link: Hu Jintao versione cantante!
Pubblicato da Alberto Fattori alle 16:24
Contesti: Berlusconi, Cantante, Cina, Hu Jintao
mercoledì 24 agosto 2011
martedì 16 agosto 2011
mercoledì 3 agosto 2011
FAKE SERVICES in Cina: I (falsi) negozi dei grandi brands
Industry IPR: Copycat shops tap brand recognition
Pubblicato da Alberto Fattori alle 13:25
Contesti: Apple Store, Copycat, Disney, Ikea
mercoledì 20 luglio 2011
Yao Ming si è ritirato!!
Era nell'aria nei giorni scorsi, ora è ufficiale: Yao Ming ha deciso di appendere le "scarpe al chiodo"!
Un vero peccato per tutto il movimento del Basket mondiale e sicuramente per i cinesi la perdita di un punto di riferimento che ha avvicinato Usa e Cina non più con il Ping Pong ma con il Basket.
L'NBA ora trema: oltre il 70% dei cinesi ha dichiarato che senza Yao Ming non seguirà più l'NBA!
Comunque sia: in "bocca al lupo" campione! E grazie di tutto.
http://qiaotag.net/members/xiaoqiaohu/
Crisi/ Ecco perché la Cina salverà l'Italia
lunedì 20 giugno 2011
La Lega alla “resa dei conti”
Pubblicato da Alberto Fattori alle 21:42
Contesti: Berlusconi, Bossi, Governo, Lega, Politica Italiana, Pontida
mercoledì 15 giugno 2011
Ecco perchè non ci sarebbe nulla di male se Berlusconi si dimettesse!
(Pubblicato su Affari Italiani)
Partiamo dal titolo apparso oggi sui media cinesi a commento dei risultati del Referendum italiani: "Gli elettori rigettano la politica del governo"
Andiamo poi in Giappone dove è già stato deciso che subito dopo che la situazione post terremoto - tsunami si sarà stabilizzata, si dimetterà l'attuale primo ministro, oltretutto appena eletto e che ha appena passato una fiducia parlamentare. Una decisione connesse proprio per come ha gestito la crisi e il malumore profondo della popolazione sulle scelte fatte dal governo durante questa incredibile emergenza.
Torniamo in Italia: sull'onda della richiesta di dimissioni di queste ore, un ministro del governo in carica ha affermato "dopo la sconfitta del divorzio, la DC ha continuato a governare per altri 20 anni!". Un altro ministro ha poi rimarcato il punto con un inequivocabile "se dovessimo dimetterci ogni volta che ci votano contro...", a cui altri esponenti della maggioranza hanno aggiunto "erano solo dei referendum!".
Bene, premesso che è giusto non strumentalizzare i referendum per fini meramente politici, a questo punto appare evidente che il problema vero in Italia sia un altro e riguarda l’"etica politica".
In una situazione "normale" e in una democrazia evoluta, apparirebbe evidente che ad essere bocciate dai referendum non sono state le persone, ma la linea politica scelta dal Governo, oltretutto su due delle maggiori emergenze mondiali: energia ed acqua.
Non un dettaglio da poco, come dire le basi stesse della infrastruttura del paese nel futuro (solo per il nucleare erano 30 Mld di investimenti), le scelte che condizioneranno intere generazioni a venire (così come la stessa scelta NON nucleare fatta ieri).
Poco importa a questo punto questionare sulle "dietrologie" connesse, come per esempio che la legge abrogata sull’acqua è stata presentata dagli stessi che ora ne stanno chiedendo l’abrogazione o se il nucleare potrà in futuro essere più o meno sicuro o se il voto di ieri sia solo l'effetto del dramma Giapponese.
Se la politica ha veramente come primo punto della propria agenda il bene del paese, sentirebbe il dovere prima di tutto etico, di proporre le proprie dimissioni, quale gesto di rispetto al paese.
Tra l'altro, visto che lo stesso parlamento non sembra essere più a sua volta "in linea" con il volere popolare, avendo avvallate le leggi ora abrogate, nulla di male ci sarebbe in un paese normale a "rifare la conta", attraverso nuove elezioni, che avrebbero il grande pregio di mettere a tacere le "male lingue" su una gestione non democratica della cosa pubblica o peggio, di presunta dittatura di questo o quello.
Questo in un paese normale.
Per cui che Berlusconi si dimetta, non dovrebbe apparire come un gesto straordinario, ma qualcosa di normale nel continuo dialogo democratico tra popolo e governo che normale altrove, dovrebbe esserlo anche da noi.
E' la democrazia, per cui se chi è al governo “sente” di non godere della fiducia della maggioranza del paese (e attenzione non solo quella parlamentare), soprattutto su tematiche delicate come quelle affrontate nei referendum, dovrebbe sentire la necessità di aprire la strada ad un cambiamento che ripolarizzi gli interessi del paese attorno nuovi obbiettivi realmente condivisi.
Il voto di ieri è un gesto concreto di democrazia, così come appare evidente che Berlusconi con il suo sconsigliare di votare sia stata una inutile caduta di stile: quale capo di governo in carica avrebbe dovuto avere il senso etico di presentarsi al seggio dichiarando il suo voto, perchè come le elezioni, anche i referendum si possono vincere, sempre che si prenda la briga di spiegare alla gente le proprie ragioni.
Per cui definire i risultati di ieri "una sfiducia alla politica del governo" appare tutt'altro che azzardato. Esattamente la lettura che il mondo sta dando in queste ore.
Ma i referendum possono essere anche ben altro: l'occasione per l'Italia (e Berlusconi) di mostrare ora al mondo che è un paese normale, in cui lo scontro politico per quanto sia appassionato, particolare, unico, forse alcune volte troppo complesso, rimane però sempre dentro le regole base di una democrazia di stampo occidentale.
Perché le elezioni si possono sempre rivincere, mentre per qualsiasi governo, arduo è riconquistare la fiducia profonda e il supporto di un popolo verso le scelte da fare se questo non ascolta le sue urla di "disperazione", soprattutto di fronte alle scelte dolorose che dovranno essere fatte per superare la crisi attuale.
E i referendum sono questo messaggio "forte e chiaro" lanciato dal popolo. Ora spetta alla politica fare la sua parte, senza giustificarsi o peggio facendo "orecchie da mercarnte" o continuare a rifugiarsi dietro il poco onorevole “scarica barile”.
L'Italia s'è destata!
Pubblicato da Alberto Fattori alle 12:31
Contesti: Berlusconi, Etica Politica, Politica Italiana, Referendum
giovedì 9 giugno 2011
Buon giorno Italia! La Cina sotto l'acqua, che vuole mangiare meglio, unirsi a Taiwan, e sostenere le PMI in crisi!!
(Pubblicato su Affari Italiani)
per prima cosa il tempo: oggi la Cina si appresta ad entrare nella "stagione delle pioggie" (una buona notizia) ma precocemente al normale (una brutta notizia? altro effetto dei cambiamenti climatici?).
Comunque si spera sia qualcosa di salutare, visto che 1/3 del paese ed alcuni dei più grandi laghi e fiumi, non sanno più cosa sia un goccio d'acqua. I terribili effetti di una siccità che non si vedeva da decenni!
Oltre a questo, a tenere banco in queste ore sono ancora le questioni economiche globali, World bank annuncia una crescita del 9,3% del PIL Cinese ed alimentari.
Il problema della sicurezza alimentare ormai è il tormentone che dimostra come il paese sia entrato in una nuova fase di sviluppo, quella del benessere e di chi è sempre più attento alla propria salute.
A questo va aggiunto come l'impatto dell'inflazione sui prezzi, contribuisca ad alimentare la crescita del già grande mercato del "sotto costo e di scarsa qualità, ma che ora rischia di diventare una emergenza sanitaria, visti i rischi sulla salute pubblica che può provocare.
Nel paese manca completamente una cultare in grado di distinguere il salubre dall'insalubre, visto che fino ad ora nella scelta di cosa mangiare, l'unico criterio tradizionalamente utilizzato è il prezzo. Questo atteggiamento è connesso al fatto che il cinese medio considera aprioristicamnete tutti i prodotti sul mercato di pari livello, buoni e controllati.
Da qua la vera e propria battaglia che è stata ingaggiata agli additivi non a norma, ai criteri di conservazione e date di scadenza non rispettati e così via, di una lista lunghissima di irregolarità quotidiane, fatto di abitudini spesso ormai consolidate, tipiche del passato di povertà che la Cina si sta laciando alle spalle.
Altra notizia del giorno è nel campo turistico e la prossima liberalizzazione dei viaggi a Taiwan per turisti singoli in partenza da certe città (Beiing, Shanghai, Xiamen). Comunque un ulteriore passo verso una sempre più stretta relazione tra i due paesi e che nei prossimi decenni potrebbe portare alla tanto auspicata "soluzione", come è stato per esempio per Hong Kong e Macao.
Sul piano invece economico, crescente è l'attenzione alle PMI cinesi che a corto di capitali ( e spesso di clienti) ed ora anche sotto la spada di Damocle della crescente inflazione interna, fanno sempre più fatica a finanziare le proprie attività.
Da questa situazione di "crescente tensione", l'azione governativa a supporto, con alcuni interventi legislativi che intendono favorire una crescente disponibilità di liquidità per le PMI, interventi che passano attraverso una sostanziale ristrutturazione del settore del credito, con tanto di creazione di banche o branch specializzate sulle PM in tutto il paese.
"Ma i soldi non bastano" è il messaggio del Governo alle imprese : "occorre che vi innovate e concentrate i vostri capitali soprattutto per creare nuovi prodotti sempre più di alto profilo, altrimenti queste misure non basteranno!!"
Alla prossima da Shanghai!!
Pubblicato da Alberto Fattori alle 17:20
Contesti: Agroalimentare, Cina, Economia, Food, Food Safety, Siccità, Tempo
lunedì 6 giugno 2011
Il fascino della “Prima volta” al Roland Garros. Li Na ha fatto la storia del tennis cinese ed asiatico!
(Pubblicato su Affari Italiani il 6 Giugno 2011)
Una finale oltretutto per noi in famiglia unica: un’italiana (la Schiavone) opposta per la prima volta nella storia ad una Cinese (Li).
Inevitabile la domanda: per chi tifare??
Una questione tutt’altro che banale, visto che a parte le nazionalità a noi “vicine”, entrambe le giocatrici giocavano il loro match con la storia. La Schiavone per fare lo storico Bis e la Li per dare alla Cina e al continente asiatico, la prima vittoria in un torneo del grande Slam.
Comunque fosse andata, per noi era difficile rimanere delusi, anche se devo dire onestamente che tra i due “record”, quello della Cinese era decisamente più carico di emozioni, per quanto da Italiano fosse importante il bis della Schiavone.
La ragione è presto detta: si è fatta la storia, quella con la S maiuscola del tennis cinese ( e dell’intero continente asiatico) e che da questa vittoria avrà sicuramente un’impennata di appassionati e giocatori che vorranno seguire le gesta della Li.
Una finale quindi per noi unica e “diversa”, nella quale non siamo rimasti insensibili alla sincera emozione della Li, che per una volta è apparsa meno “cinese” del solito, non appena raggiunto l’agognato obbiettivo.
Infatti per tutto il match si sono contrapposte la “istrioneria” della Schiavone e la impeccabilità e freddezza agonistica della Li, quest’ultima quasi una “macchina” in grado di dare bordate incredibili per tutto il match, senza mai dare segni di nervosismo o tensione.
Poi è arrivato il Tie-break che ha fatto la storia e tutto è sembrato cambiare: venute meno le “strategie” per entrambe le giocatrici, si è visto un tennis totalmente diverso, con la Li che ha tirato fuori dal cilindro una sequenza di giocate fantasiose, di un cambio di passo di chi voleva fare l’impresa.
Contemporaneamente ad ogni punto della Li, sulle tribune si è assistito allo spettacolo nello spettacolo, che ha visto protagoniste le fino ad allora composte signore cinesi presenti, immortalate nei loro salti di gioia che ti saresti aspettato più dal seguito italiano della Schiavone.
E poi l’ultimo punto, l’urlo liberatorio della Li sdraiata a terra, a cui ha fatto seguito un sorriso senza uguali che non l’ha più abbandonata durante tutta la premiazione ed interviste, un sorriso di chi sa di aver scritto la storia di un paese (ed un continente) e di uno sport che ora potrà ricevere maggiore rispetto da Badmington e Ping Pong, gli sport nazionali della racchetta, dove la Cina (e l’Asia) è abituata a dominare da sempre a livello planetario.
Tra l’altro la stessa Li al tennis vi è arrivata per caso, dopo che aveva infatti iniziato a giocare a Badmington, sulla scia del padre che era un giocatore amatoriale, ma poi il suo allenatore, come racconta la leggenda, nel vederla giocare come se giocasse a tennis, le ha chiesto di “tradire” lo sport nazionale per passare al tennis, sport che però da queste parti non gode delle stessa fama dei sui “fratelli di racchetta”.
Infatti qua i “campioni” e gli eroi da copertina e tv sono i giocatori di Badmington e Ping Pong, così come nelle strade cinesi non è raro vedere le famiglie e i ragazzi giocare a Badmington, mentre i campi da tennis sono desolatamente vuoti rispetto i parametri europei, sia perché più destinati agli ospiti stranieri, ma anche perché non è uno sport ancora nel “sangue” e nel cuore della gente, come invece lo è in occidente.
Per cui dopo l’impresa, la Li sarà ricordata come la pioniera di uno sport ma soprattutto con la sua vittoria, contribuirà a modificare profondamente le regole vigenti, andando oltre le aperture della federazione degli anni scorsi che consentirono per esempio alla stessa Li di poter abbandonare la nazionale e seguire la propria scelta professionistica, così come contribuirà ad una sempre maggiore presenza e peso del tennis nelle Università dello Sport cinesi, quelle che contribuiscono a sfornare i campioni del futuro.
Di fatto contribuirà ad una sorta di “liberalizzazione” e creazione di nuove regole, rispetto a quelle attuali che di fatto limitano non poco i giocatori cinesi, visto il ruolo fondamentale che la federazione riserva alla nazionale e l’idea prevalente di un dilettantismo di fondo per gli atleti cinesi che probabilmente la stessa storia della Li sembra indicare, nel tennis limita le enormi potenzialità dei giocatori cinesi sui campi internazionali che contano.
Infatti l’impossibilità per i giocatori della nazionale di poter percepire sponsor o supporti economici privati, così come non consente loro di scegliersi l’allenatore o il team con il quale sviluppare la propria carriere, sembrano essere limitazioni che la vittoria della Li sicuramente contribuirà a rivedere.
Ma non solo: sicuramente porterà sui campi da tennis molti dei giocatori di Badmington che vorranno emulare la lieta storia della ragazza venuta da Wuhan e diventata per una sera la “Principessa di Parigi”.
Un’emozione unica, che nessun mondiale di Badmington o di Ping Pong sono in grado di offrire!
Ecco perché oggi non mi vergogno nel dire che, per quanto sarei stato comunque contento per il bis della Schiavone, sotto sotto ho tifato per la Li e quel fascino spontaneo e naturale della “vera” prima volta in assoluto che rappresentava.
Se d’ora in poi sempre più cinesi conquisteranno i maggiori tornei sulla terra rossa o addirittura il “sacro graal” del il mitico Wimbledon, tutto ciò sarà connesso a quello che oggi la Li è stata in grado di fare.
“E ora tutti a Londra!”. Questo è il tam tam che si stanno passando gli appassionati di tennis cinesi che sperano nell’incredibile ripetersi delle gesta di quella è che diventata ormai la nuova eroina nazionale!
martedì 31 maggio 2011
Dal “Palazzo dei luoghi” al “Consorzio delle reti”
Andando così oltre le motivazioni che ci avevano convinto per tutti questi anni a “mettere la faccia” (e i progetti) sulle attività del Palazzo Lombardia ed abbandonata la “staticità” di un luogo che troppo spesso si è dimostrato essere più un ostacolo che un valido supporto alla nostra azione, ci siamo potuti riconcentrare sugli obbiettivi originari definiti fin dal mio arrivo in Cina: l’idea che si potesse amplificare il business tradizionale delle aziende attraverso l’uso delle tecnologie della comunicazione digitale.
Detto, fatto, quale primo passo operativo, abbiamo quindi dato vita ad un nuovo e più attuale spazio d’azione che questa volta partisse dalle logiche di progetto ed attività e che non rappresentasse un luogo prima di tutto di interessi.
Tre gli aspetti qualificanti del nuovo Consorzio: il primo riguarda l’utilizzo sistematico delle tecnologie e delle piattaforme digitali in tutti i progetti consortili. Il secondo l’utilizzo della“leva” del digitale per creare un’infrastruttura “distribuita” agile e leggera, attraverso la connessione tra loro dei diversi spazi fisici dei partner. Terzo, sfruttando questo diverso approccio e metodo organizzativo, agire non solo sul mercato Cinese ma anche in altri mercati internazionali, a partire dai “complementari a quello Cinese” quali India e Brasile.
Ed è così che in pochi mesi, siamo riusciti a dare forma ad un primo progetto fortemente innovativo nel Food & Beverage “Made in Italy”, denominato“Taste of Italy” che ha confermato la validità delle scelte fatte e del nuovo metodo utilizzato.
Un approccio tipicamente utilizzato dalle multinazionali del Food & Beverage delle altre nazioni, ora a disposizione delle imprese italiane dell’agroalimentare nostrano, spesso troppo piccole per poter competere sui mercati internazionali.
Ma “Taste of Italy” non è solo tecnologia digitale, essendo a tutti gli effetti una piattaforma logistica / distributiva completa e dove si è posta grande attenzione nella gestione delle tecnologie della catena del freddo che rappresenta uno degli elementi fondamentali se non determinante, per il successo del prodotto di qualità Made in Italy sui mercati orientali che ancora non possiedono le competenze necessarie per una corretta conservazione e distribuzione.
La scelta di partire da questo mercato non è casuale, visto che oltre a consentirci di fare tesoro delle esperienze degli anni precedenti, è caratterizzato da una grande complessità ed un alto tasso tecnologico, una scelta che ci ha consentito di sviluppare una piattaforma logistico / distributiva ora declinabile su qualsiasi altro mercato ed Industry.
Progetti, innovazione e cooperazione sono quindi le basi fondanti del Consorzio Italian Center, lo spazio di cooperazione tra i diversi luoghi ( aziende, associazioni, organizzazioni …) totalmente proiettato al futuro, l’inizio di una sfida che sarà portata avanti con nuovi e sempre più innovativi strumenti, così da poter contribuire ad una sempre maggiore affermazione del “Made in Italy” sui mercati cinese ed asiatici.
Un progetto comunque aperto ai contributi ed ai supporti di chiunque crederà che questa possa essere la strada giusta per dare nuovo lustro al “Made in Italy” in Cina in Asia (e nel resto del mondo).
L’inizio di un percorso in discontinuità con il passato ma di continuità con quanto di buono è stato comunque da noi pensato e sviluppato in questi anni e che possa contribuire a valorizzare le diverse componenti ed organizzazioni pubbliche e/o private che vorranno essere coinvolte ed alle quali offriamo fin d’ora il nostro totale supporto.
Una sfida italiana che parte dalla Cina, a partire dai contenuti e valori che il mondo ci riconosce ma che troppo spesso non sembrano essere stati in grado di ripagare a sufficienza in termini economici le competenze di cui dispongono molte delle nostre imprese italiane.
Un modo concreto per rispondere alla domanda: “cosa possiamo fare per contribuire attivamente ad un maggiore benessere e competitività delle imprese italiane nel mondo?”
L’entusiastica adesione di queste settimane delle aziende italiane al progetto “Taste of Italy”, appare un primo chiaro segnale che ci incoraggia a continuare con rinnovato entusiasmo ed aumentare il nostro impegno per un sempre più concreto supporto del “Made in italy” in Cina e nel mondo.
Detto questo, aderire al Consorzio Italian Center con la tua azienda / professionalità e così poter proporre / sviluppare assieme nuovi ed innovativi progetti sul “Made in Italy” è molto semplice: basta un click!
Pubblicato da Alberto Fattori alle 16:51
Contesti: Agroalimentare, Brasile, Cina, Consorzio Italian Center, Food Beverage, Taste of Italy
lunedì 21 marzo 2011
La solita ipocrita “miopia” occidentale
Le ragioni di questi dubbi nascono dal fatto che queste azioni militari ora giustificano lo spostamento delle "attenzioni" non più su una questione interna prettamente libica ma su uno scontro tra nazioni e non ultima, rischia anche di portarsi dietro uno scontro tra religioni, fino ad ora ben fuori dal contendere.
Tutto questo in tempi di "guerre sporche" che non necessitano di armate ed armamenti sofisticati ma dove pochi fanatici facinorosi, possono in ogni momento portare in ogni dove le tensioni che fino all’altra sera, volenti o nolenti, sarebbero comunque rimaste relegate alla Libia.
A questo si somma anche il dubbio che dietro le pur comprensibili motivazioni umanitarie ufficiali, ci siano in realtà ben altre ambizioni di geopolitica e di ridefinizione degli equilibri internazionali dell’area se non di carattere prettamente economico, vista anche la grande disponibilità energetica della Libia, qualcosa che le attribuisce un peso altrimenti non così strategico sullo scacchiere internazionale.
E’ opinione diffusa che le guerra del futuro sarebbero state causate da tre emergenze planetarie che incombono: Energia, Acqua e Cibo. Le tensioni di queste settimane in più parti del mondo sembrano tutte avere almeno una di queste motivazioni quale causa scatenante.
Iraq ed Afghanistan poi sono li a monito di come gli interventi “sulla carta” di pace, anche se richiesti dalla stessa popolazione di quel paese, come è stato proprio in Afghanistan, rischiano poi trasformarsi in guerre di occupazione di lunga durata con l’effetto a sorpresa che ora il “popolo oppresso” Afgano che aveva richiesto l’intervento occidentale, sta chiedendo agli occidentali di “levare le tende” e nel contempo ha aperto un tavolo di negoziazione con i vecchi nemici che non si fatica a pensare, nel futuro possano diventare buoni amici.
Un parallelismo tutt'altro che azzardato, visto che è cosa nota come la Libia sia tutto tranne che uno stato unitario, dove da decenni sono rimaste congelate le conflittualità che hanno da sempre caratterizzato i diversi gruppi tribali che ora, come una eruzione di un vulcano, rischiano di riemergere e vanificare l'idea stessa che possa esistere una unica Libia, l'idea occidentale che ha scatenato l'attacco militare.
Perchè è evidente che dopo le armi, bisognerà che si decida chi possa diventare la nuova guida del paese. E su questo punto credo gli occidentali avrebbero probabilmente fatto meglio a riflettere più a lungo se non lasciare che rimanesse realmente una cosa interna alla Libia, perchè statistiche alla mano, ci sono stati più morti civili post guerra dell'Iraq che in tutto il periodo bellico della sua “liberazione”.
I pazzi sono tali. E contro la pazzia non è mai corretto scendere sullo stesso piano.
La pazzia dei Gheddafi e di altri dittatori come lui, di fronte al cambiamento del mindset che sta emergendo nell'area, avevano comunque le ore contate.
Forse l'ONU, invece di decidere di scendere in campo come parte in causa, avrebbe fatto meglio a mantenere il proprio ruolo di "super partes", perso dall’altra sera.
A chi saranno infatti imputabili in futuro gli attentati che è fin troppo prevedibile, rischiano di costellare il futuro di molti paesi occidentali?
Così come appare incredibile che una forza negativa come quella di Al Qaida rischi ora, con il suo essere stata alla finestra, di divenire addirittura possibile sponda futura del malcontento arabo, quando le decisione occidentali di queste ore, riveleranno la propria inefficacia e non esisteranno altri “luoghi” a cui appellarsi.
Stesso discorso vale per l'Iran, che così' incassa l'idea che i guerrafondai sono i soliti Usa e gli altri paesi della coalizione che oltretutto, a più di un osservatore orientale, sembrano oltretutto essersi prestati a “coprire” le debolezze degli Usa, già impegnati su due fronti militari.
Oltre tutto le armi non rappresentano mai una soluzione.
Peccato che ancora una volta il Premio Nobel Obama se ne sia scordato,finendo per agire come un Bush qualsiasi.
Non ultimo un commento sulla posizione italiana.
Viste le strette relazioni trascorse con tanto di "scuse" pagate a peso d'oro, cosa che non mi risulta essere stato fatto da nessun altro paese colonialista occidentale, forse sarebbe stato più onorevole mantenere una posizione di astensione.
L'interventismo che sta caratterizzando la posizione italiana, rischia di far emergere ancora una volta l'idea molto diffusa all'estero, della "banderuola" italiana, nazione che non sembra mai avere una posizione chiara e il coraggio delle proprie azioni, ma cerchi sempre il modo di uscirne vincente, con un atteggiamento sempre poco edificante: il voltafaccia.
Scordarsi gli incontri amichevoli con Gheddafi nell'era della rete non servirà. Infatti quando sui canali internazionali parlano in queste ore della storia politica di Gheddafi, senza ritegno vengono mostrate le immagini della tenda in Roma, il bacia mano del Primo Ministro Italiano (e perchè poi un bacio?) e tutto ciò che da ieri si pensa di voler far credere non sia mai esistito.
L'astensione sarebbe stato un gran gesto di "forza", non per dimostrare che si intenda perdurare in questa relazione, ma di una posizione realmente concentrata in maniera prioritaria sulla questione sociale / umanitaria, visto che appare evidente che dopo le bombe seguiranno i profughi che sia che vinca o perda Gheddafi, avranno tutti una direzione: l’Italia!
Ora occorre vedere cosa questa guerra porterà veramente. Se ad una pace diffusa, come ci augura tutti o ad una lunga ed estenuante lotta di posizione o peggio l'inizio di un periodo bellico di “guerra sporca” permanente, dove l'atto terroristico rappresenterà il nuovo quotidiano per molti paesi del mediterraneo ed occidente, oggi in prima linea contro l'ignoto che questa azione potrebbe aver spalancato.
Non ci resta che incrociare le dita.
giovedì 17 marzo 2011
La Cina sospende il proprio piano di sviluppo nucleare.
L’obbiettivo è quello di “una approfondita analisi della situazione degli impianti esistenti ed una revisione ed emanazione di nuove regole e norme di sicurezza nell’ambito di “più avanzati standard di sicurezza”.
L’annuncio arriva attraverso una nota ufficiale diffusa dopo una riunione del Consiglio di Stato presieduta dal Primo Ministro Web Jiabao.
Una decisione importante che intende rivedere dalle “fondamenta” le basi stesse secondo cui si sono costruite e si intendevano costruire centrali nucleari in Cina, visto l’evidente fallimento di quelle in essere, di fronte alla furia degli eventi naturali scatenatasi in Giappone.
Una scelta coraggiosa, che arriva subito dopo il rilascio del piano di costruzione di un nuovo sistema di 25 centrali sulle coste orientali che andavano ad aggiungersi alle 13 esistenti, piano che intendeva così rispondere alla crescente richiesta di energia e alla necessità di rispettare gli accordi internazionali per ridurre il potere inquinante degli impianti a carbone attuali.
Per fare un esempio, ancora oggi il 70% della energia di una città come Shanghai arriva da impianti a carbone. Da ciò si comprende, come la strada nucleare avrebbe sicuramente influito nella riduzione del potere inquinante di queste metropoli. Ma alla luce dei rischi ancora più gravi che la tragedia in Giappone ha fatto emergere, in Cina il Governo non ha esitato nel decidere di bloccare tutto ed iniziare un processo di revisione complessiva che potrà bloccare lo sviluppo del piano nucleare cinese per parecchi anni.
Ora ovviamente siamo tutti in apprensione per vedere gli sviluppi in Giappone, di quello che sembra essere un continuo crescendo di una situazione che appare “fuori controllo”, nella speranza che non si assista ad una pericolosa escalation che renda ancora più terribile il già incredibile accaduto venerdi scorso.
Al momento, le analisi sembrerebbero in ogni modo confermare che le fuoriuscite radioattive della centrale di Fukushima non si siano diffuse oltre le aree circostanti la centrale stessa, anche perché le condizioni meteorologiche di questi giorni le hanno spostate ad est nell’oceano pacifico, finendo per diluirle nell’aria e nell’acqua del mare.
Una situazione che appare però in continua evoluzione, anche perché in molti cominciano a dubitare sulla consistenza e veridicità delle informazioni fornite dai Giapponesi, tanto che molti esperti cinesi pensano che il disastro di Fukushima non sia da considerarsi, come dichiarato fino ad ora, di livello 5, ma bensì sia almeno di livello 6, quindi ben più grave di quanto accaduto a Three Mile Island nel 1979.
Il livello d’incertezza sulle informazioni fino ad ora disponibili è tale che va segnalato come sia iniziata la corsa all’acquisto e all’accaparramento di sale che da queste parti contiene piccole quantità di iodio, con il quale si pensa di potersi proteggere dagli effetti delle radiazioni che evidentemente in non pochi, pensano non siano confinabili solo all’area della centrale.