WE Italy: Innovatori d'Italia ... assieme si può cambiare!
La parola "magica" invocata da tutti per portare fuori dalle secche il paese è una sola: Innovazione.
Innovare e cambiare sembrano diventati tra loro sinonimi e simboli della speranza di poter dare nuovo lustro al paese.
Da questa condivisa intuizione sono così nate associazioni, premi, eventi e persino corsi di formazione su come fare innovazione, affinché il verbo si potesse diffondere a tutti i livelli ed in tutti i luoghi.
Ottimo lavoro di molti, grande dispiego di mezzi di tanti, tutti con un solo modello comune in testa: Silicon Valley.
Da questa esplosione di eventi ed iniziative, forse però si sta rischiando di perdere di vista l'obbiettivo principale: l'innovazione.
Infatti l'innovazione sembra diventata qualcosa di ben diverso: uno strumento di business per tutta una serie di soggetti e di promozione per altri, quasi una moda da mostrare, esporre o il gesto per evidenziare, sottolineare il proprio agire o cambiamento.
Da ciò qualche diffidenza sull'approccio fino ad ora seguito appare inevitabile se il tutto poi viene comparato al modello di riferimento della Silicon Valley, dove per contro ha poco senso cercare classifiche, contests, azioni promozionali dietro la nascita delle aziende che di fatto hanno da decenni cambiato la storia del mondo digitale (e non).
Probabilmente il termine che meglio definisce questo luogo, ormai ritenuto leggendario, sembra essere uno solo: giungla.
Nessuna traccia di classifiche, premi, tornei tra innovatori o altre amenità simili o meglio, gli incontri ci sono e continui, ma a finanziare tutto e sostenere il massimo sforzo sono gli stessi che il successo lo hanno già creato nei decenni, che si sono trasformati in mentori dei nuovi, in un continuo frenetico ciclo tra nuovo ed antico.
E sui mercati internazionali? Beh le aziende americane agiscono direttamente senza supporti governativi, temperate dai propri successi in madre patria e dalla giungla che caratterizza l'ambiente selettivo in cui sono nate.
Sono sempre propositive, trascinanti, forti grazie ad una visione da subito proiettata al mondo e per quanto sicuramente aiutate dall'essere nate (e selezionate) nella prima economia mondiale, sono comunque strutturate per competere e battere l'avversario.
La domanda a questo punto appare inevitabile: innovatori si nasce o lo si diventa?
La Silicon Valley sembra dimostrare che lo si può diventare, basta nascere nell'ambiente giusto che possa stimolare, potenziare, supportare l'estro innovativo che è dentro ognuno di noi.
Ma allora, per quanto riguarda il modello italiano fatto di premi e camps degli innovatori in costante movimento per la penisola, questo è veramente il modello giusto?
Sul piano teorico si, anche perché è indubbio che sta sicuramente contribuendo a "muovere" le coscienze, qualcosa di importante che ha già contribuito a mettere sotto i riflettori migliaia di imprese e consentito di mostrare le proprie idee in contest pubblici e stimolanti.
Ma per quanto riguarda il problema paese ahimè non saranno queste aziende da sole a poterlo risolvere, perchè i veri problemi sono strutturali, in un paese dove le idee si scontrano con la convinzione che non c'è spazio per le intuizioni che non si prestino al sistema esistente e che ama poco chi lo vuole cambiare con nuovi (pericolosi) approcci.
Da sole. Ma se invece tutte queste aziende diventassero una entità interconnessa, attiva, viva in grado di scambiarsi le competenze, capacità, le empatie, le logistiche, le infrastrutture, le energie, le forze, i prodotti e i servizi?
Beh allora si che possono veramente cambiare il destino di un paese e non importerebbe più scoprire la nuova Facebook o la nuova Google, una caccia un pò retrò dei cacciatori di ricchi ritorni finanziari.
Così interconnesse, potrebbero addirittura condizionare la finanza e decidere autonomamente di attivare una economia non più solamente legata all'attuale modello connesse alle valute, dando vita ai modelli fino ad ora ridotti a casi sporadici ed esemplificativi di moneta digitale e WEmoney, per iniziare a creare una finanza realmente innovante per il paese.
Assieme quindi non più secondo l'assioma dell'IO partecipo, propongo e vinco.
Ma del noi ideiamo, proponiamo, cresciamo e vinciamo tutti assieme, sull'onda di quella WEconomy che sta dando le basi teoriche e le linee guida per un cambiamento vero che il paese può far proprie.
Per cui da queste considerazioni una proposta pratica: tutti gli innovatori o le aziende che sentono che questa sia la strada corretta, si mettano in contatto e inizino a coordinarsi in uno strumento comune operativo che possa accogliere nuove idee alle quali loro stessi possano offrire i propri servizi / prodotti in cambio di quote, in modo che gli investimenti finanziari delle nuove idee ed imprese possano essere drasticamente abbattuti, concentrando i pochi fondi esistenti solo su ciò che non è già stato sviluppato.
Una logica di Cloud Enterprise Paese che possa fare da volano per amplificare la potenza delle idee, realizzarle, diffonderle e farle "penetrare" nelle diverse realtà coinvolte.
Una massa critica che potrebbe essere in grado di attivare ricadute locali e globali, anche a livello internazionale e produrre una leva finanziaria importante in termini economici sui diversi progetti, così come attrarre anche nuove fonti in grado di alimentare un circolo virtuoso di ampie proporzioni e cosa importante, riproducibile.
Questa potrebbe essere la nostra Italia del futuro, la WE Italy che può contribuire ad un cambiamento reale, concreto, duraturo. Un piano di sviluppo serio e credibile che possa contagiare il paese dalle fondamenta.
Quindi Innovatori d'Italia uniamoci, diamo vita a WEItaly rispondendo all'unitario "l'Italia chiamò"!"..... Smettiamo di prendercela, arrabbiarci, incazzarci consumando energie importanti che invece si possono concentrare nel cambiamento, nella operatività.
Per poi non perdere tempo: e se nel prossimo Working Capital tutti i finalisti risultassero VINCITORI? Sarebbe un bel punto di partenza!