La Lega alla “resa dei conti”
(Pubblicato su Affari Italiani)
Grazie alle “nuove tecnologie” ho potuto seguire dal vivo l’intero raduno della Lega di Pontida.
Un evento molto atteso, quale primo momento di confronto tra i vertici del partito e la propria base, dopo le recenti sconfitte elettorali.
Ed è così che preceduto dalle note della colonna sonora di Avatar e lo spezzone centrale del film “Braveheart”, è arrivato l’atteso momento del discorso di Bossi.
Quello del “Capo”, come tutti i suoi lo chiamano, è apparso senza troppi giri di parole, un educato “ben servito” al Cavaliere, una chiara intenzione di “staccare la spina” se non saranno seguite alla lettera le indicazioni della Lega.
Una resa dei conti che passerà da una agenda politica leghista che verosimilmente diventerà per il Cavaliere e il Governo in carica, una sorta di “Boot Camp” quotidiano, con un unico obbiettivo: portare a casa il massimo possibile nell’unità di tempo che il governo saprà resistere alla “cura da cavallo” leghista.
Ma a Pontida è stato anche il giorno di una seconda resa dei conti, questa volta della stessa Lega con il proprio passato, un giro di boa che lo stesso Bossi ha considerato essere fisiologico, uno dei “cicli dei 15 anni” che da sempre hanno caratterizzato la storia politica Italiana.
Una nota che nella sua citazione non solo appariva proiettata all’esterno per descrivere la situazione politica nazionale attuale, ma è apparsa essere attuale anche alla stessa lega che sembra essere giunta a sua volta ad una bivio: o portare a casa le promesse fondanti o dover fare i conti con questo ciclico cambiamento di cui la stessa Lega potrebbe non esserne immune.
Lo scenario dopo le ultime tornate amministrative sembra poi essersi oltretutto complicato non poco.
Infatti appare evidente che alla “cavalcata” della Lega ad Est nel Veneto, si è assistito quanto meno ad un rallentamento, per non dire frenata, nella roccaforte Lombarda, qualcosa che rischia ora di creare una frattura che potrebbe rendere irrealizzabile il sogno secessionistico in cui si riconosce buon parte della base del movimento.
Un problema non da poco, al quale Bossi ha evidentemente cercato di mettere rapidamente una “pezza”, attraverso l’ufficializzazione a Pontida dello spostamento del proprio Ministero e di quello di Calderoli nel cuore della Brianza, nella Villa Reale di Monza.
Qualcosa che Bossi si è spinto a definire essere solo il preludio, a cui seguiranno gli spostamenti di altri ministeri pesanti, una richiesta reiterata allo stesso Maroni durante il suo discorso.
Un atto forte, che molti commentatori tendono da tempo a sottovalutare ma che però sembra essere il segno di come la Lega storica stia realmente facendo i conti con un’altra Lega per così dire moderna, quella che vede il movimento agire in maniera sempre più integrata negli interessi della Nazione e non più solo di quello che viene definito il “popolo padano”, un nuovo corso rappresento da nuovi leader decisamente più moderati.
Ed è così che per richiamare tutti alle proprie origini, l’attacco a Berlusconi, l’alleato con “il quale sono state possibili tante cose”, si è fatto “sarcastico” fin irrispettoso nel racconto di come il decreto che spostava i ministeri al nord fosse stato firmato anche da lui ma che poi si sia “ca..to addosso!”.
Sarcasmo a cui ha fatto seguito il “consiglio” dato a Giulio (Tremonti) di rivedere il Patto di Stabilità e comunque “di non toccare i nostri” (comuni, artigiani), così come il duro attacco allo stesso Napolitano, accusato di aver fatto venire meno il promesso supporto a “battere il centralismo romano” o l’accusa di come gli allevatori sulle quote latte “siano stati truffati dai delinquenti del Parlamento”, tutte affermazioni che danno l’idea del livello della partita in corso all’interno della Lega e della sfida che Bossi ha inteso lanciare, tornando alle origini stesse del movimento.
Un atto di forza del Capo che oggi sembra aver attinto a tutta la sua credibilità per riallineare tutto il movimento verso una azione comune, che questa volta in caso di fallimento, non esclude più anche l’atto supremo attorno a cui la Lega stessa è nata: la secessione!
E il momento in cui dal “sacro prato” si è levato l’urlo alla Braveheart, è stato paradossalmente l’unico momento in cui lo stesso Bossi è sembrato imbarazzato, quasi avesse compreso che senza risultati concreti, questa sarà l’unica possibile “svolta” che il prato potrà accettare in futuro dal proprio leader, ma che sa non essere il futuro auspicato dalla “lega moderata” che giorno dopo giorno sta crescendo a livello nazionale.
Questa sembra essere la “cattiva notizia” arrivata da Pontida.
Con la crisi economica sempre alle porte e il rischio di un default del paese quale ipotesi non più assurda, unito al crescente dissenso alla via dettata dalla Lega da parte dei leader della maggioranza delle regioni centro – meridionali, quanto accaduto oggi sembra preludere ad una “resa dei conti” ben più allargata, l’anticamera di un pericoloso “tutti contro tutti” che nelle prossime settimane potrebbe non essere la migliore medicina per traghettare il paese fuori dalle secche in cui si è impantanato.
Tutto questo in nome della parola d’ordine che la Lega aveva dato all’intera manifestazione di Pontida: “per la Libertà”.
La stessa parola attorno la quale a Roma la stessa Lega al Governo si è impegnata a tutelare gli interessi Nazionali di tutti noi italici, qualcosa che non potrà in futuro che portare ad una resa dei conti finale che ieri è sembrata essere stata solo rimandata.