mercoledì 3 marzo 2010

L'Italia dei "Senza una idea"... e dei molti Personal Networks!!

Basta aprire un giornale Italiano dall’estero per rendersi conto di come il paese sia altrove rispetto al resto del mondo, quasi si stesse leggendo una gazzetta (dello sport) politica.

Le problematiche che stanno "ingessando" l'Italia e le impediscono di "spiccare il volo" sembrano ben descritte da Ernesto Galli della Loggia nel suo "famoso" editoriale e che chi ha spesso parlarto con me di questioni Italiane sa che non posso che condividere e sottoscrivere in pieno.
 
La plastica si sta squagliando? Sembrerebbe. Certo che coloro che si erano illusi dopo le elezioni del 2008 che il Pdl fosse diventato un partito più o meno vero, qualcosa di più di una lista elettorale, sono costretti ora a ricredersi.

Non era qualcosa di più: spesso, troppo spesso, era qualcosa di peggio. Una corte, è stato autorevolmente detto. Ma a quel che è dato vedere pare piuttosto una somma di rissosi potentati locali riuniti intorno a figuranti di terz'ordine, rimasuglio delle oligarchie e dei quadri dei partiti di governo della prima Repubblica.

E tra loro, mischiati alla rinfusa - specie nel Mezzogiorno, che in questo caso comincia dal Lazio e da Roma - gente dai dubbi precedenti, ragazze troppo avvenenti, figli e nipoti, genti d'ogni risma ma di nessuna capacità.

E' per l'appunto tra queste fila che a partire dalla primavera dell'anno scorso si stanno ordendo a ripetizione intrighi, organizzando giochi e delazioni, quando non vere e proprie congiure (e dunque non mi riferisco certo all'azione del Presidente Fini, il quale, invece, si è sempre mosso allo scoperto parlando ad alta voce), allo scopo di trovarsi pronti, con i collegamenti giusti quando sarà giunto il momento, da molti cortigiani giudicato imminente, in cui l'Augusto sarà costretto in un modo o nell'altro a lasciare il potere.

Da quel che si può capire, e soprattutto si mormora, sono mesi, diciamo dalla famigerata notte di Casoria, che le maggiori insidie vengono a Berlusconi e al suo governo non già dall'opposizione ma proprio dalla sua stessa parte, se non addirittura dalle stesse cerchie a lui più vicine.

Al di là di ogni giudizio morale tutto ciò non fa che mettere in luce un problema importante: perché mai la destra italiana, durante la bellezza di quindici anni, e pur in condizioni così favorevoli, non è riuscita che a mettere insieme la confusa accozzaglia che vediamo?

Perché non è riuscita a dare alla parte del Paese che la segue, e che tra l'altro è quasi sicuramente maggioritaria sul piano quantitativo, niente altro che questa misera rappresentanza?

Certo, hanno influito di sicuro la leadership di Berlusconi e la sua personalità. Il comando berlusconiano, infatti, corazzato di un inaudito potere mediatico-finanziario, non era tale da poter avere rivali di sorta assicurandosi così un dominio incontrastato che almeno pubblicamente ha finora messo sempre tutto e tutti a tacere; la personalità del premier, infine, ha mostrato tutta la sua congenita, insuperabile estraneità all'universo della politica modernamente inteso e dunque anche alla costruzione di un partito.

La politica, infatti, non è vincere le elezioni e poi comandare, come sembra credere il nostro presidente del Consiglio: è prima avere un'idea, poi certo vincere le elezioni ma dopo anche convincere un Paese e infine avere il gusto e la capacità di governare: tutte cose a cui Berlusconi, invece, non sembra particolarmente interessato e per le quali, forse, un partito non è inutile.

Ma se è vero che il potere e la personalità del leader sono state un elemento decisivo nell'impedire che la Destra esprimesse niente altro che Forza Italia e il Pdl, è anche vero che né l'uno né l'altra esauriscono il problema ...
Detto questo, occorre passare ad una azione, altrimenti si rimane sempre alle "vuote parole".

Da qui l'invito ai miei coetanei (sopratutto quelli del PDL): per quanto la figura di Berlusconi rappresenti oggi sicuramente qualcosa di importante e di riferimento per molto di loro, non si può procedere nella forma "divinatoria" attuale, occorre seriamente pensare al futuro nostro e del paese e "riaprire" i giochi di una dinamica che da troppi anni è ingessata dalla indubbia (e forse eccessiva) Leadership di Berlusconi.

Girare pagina velocemente significa anche avere il coraggio di affrontare vie nuove, esplorare proposte, persone, cambiamenti che vadano oltre all'ormai trito e ritrito con o contro Berlusconi.

Altrimenti rimarremo ancorati al "tifo da curva nord" di questi tempi, che non fanno vedere oltre il semplice risultato della partita ( elezioni) come ben detto da Della Loggia.

Le Idee poi devono essere un patrimonio delle persone che guidano il paese, persone che non possono essere promosse per "editto del capo" solo perchè carine o telegeniche, ma devono poter essere espressione vera di un Sogno Italiano che possa valere per tutti, indistintamente.

"Togliere il sogno" è stato il peccato originale di questa classe politica che indistintamente, ha favorito arrogantemente solo i propri. 

Soprattutto occorre ridare dignità alla "vocazione del fare politica", missione sincera e profonda e non una scorciatoia per ottenere indubbi vantaggi in questa o quella attività professionale o potere da girare ai propri Personal Networks. 

Curioso il parallelismo con quanto sta accadendo in  Thailandia, dove lo Stato ha espropriato metà del patrimonio personale del precedente premier, basandosi sul fatto che tale ricchezza fosse stata fortemente favorita dal potere politico di cui aveva goduto quale Premier,  una pregiudiziale, un dubbio che oggettivamente appare anche un "imbarazzante macigno" su tutta la gestione Berlusconi.
Occorre quindi svegliarsi dalla Sindrome di Stoccolma di cui soffre il paese e comprendere come la Seconda Repubblica non sia mai realmente nata e che quella attuale sia solo una brutta copia e il "riciclaggio" di quella precedente.

Per cui occorre cercare di pensare nuovo, lontani dalle logiche del nostro passato, fatto di ormai obsolete destre e sinistre, riscoprendo il senso del dialogo e rispetto politico.

Un fatto normale nei paesi cui cerchiamo sempre di ispirarci, quali UK, Stati Uniti, dove le differenze tra gli estremi appaiono decisamente meno marcate delle nostre, qualcosa che da noi sembra invece essere impossibile, visto il continuo riemergere del nostro essere stato paese di confine tra Est ( URSS) ed Ovest (Usa).

Situazione che ha insegnato più che al dialogo a considerare l'avversario politico un "nemico" da annullare, cancellare, picchiare e portatore certo di idee sbagliate e preconcette.

Probabilmente è questo il punto focale per la rinascita italiana e degli italiani, quello di  poter finalmente guardare le cose e guardarsi con gli occhi del futuro e per quanto riguarda il nostro oggi, poter guardare oltre Berlusconi senza per questo essere accusati di essere CONTRO Berlusconi.