giovedì 14 giugno 2007

De Bortoli - Ambasciatore Sessa: un cambiamento alla luce del SOLE

(Pubblicato su Affari Italiani il 14 Giugno 2007)

Che la comunità d'affari Italiana in Cina stia attraversando una fase di sviluppo e cambiamento molto interessante, è stato confermato dall'incontro di ieri in occasione della presentazione del nuovo ufficio di corrispondenza a Shanghai del Sole 24 Ore, che va ad aggiungersi a quello di Beijing.

Per l'occasione, il Direttore del Sole 24 Ferruccio De Bortoli, ha voluto incontrare la comunità d'affari Italiana in Cina, per spiegare le linee guida di sviluppo del giornale, anche alla luce della prossima quotazione del Gruppo, prevista per il prossimo Ottobre, dove il 32,5% sarà messo sul mercato.

Due le priorità principali di sviluppo del Sole24ore:
- supportare la internazionalizzazione delle imprese italiane con prodotti d’informazione ad hoc, in particolare on-line e l’intenzione di aprire anche nuove sedi di corrispondenza in altre aree in forte sviluppo, quale ad esempio la Turchia;
- offrire un sempre più concreto supporto alla crescente immigrazione in Italia..

Il Direttore ha sottolineato infatti come il problema dell’immigrazione in Italia non si esaurisca, come prospettato dalla “Bossi – Fini”, nell’aver un lavoro, ma nell’accompagnare il singolo immigrato nel suo percorso alla successiva cittadinanza, in modo da favorirne una sempre più concreta integrazione, nel rispetto delle leggi italiane. I riferimenti ai recenti fatti di Via Sarpi sono stati evidenti.

Ma la vera sorpresa di ieri è stata la presenza all'incontro, oltre del Console Generale Roscigno, dell'Ambasciatore Sessa, giunto apposta da Beijing.

Grazie alla sua presenza, l'incontro è stato un momento di profonda riflessione sui risultati ottenuti e gli obbiettivi futuri della presenza Italiana in Cina, ma anche un momento per parlare delle questioni italiane, da un punto di vista Cinese.

L'Ambasciatore Sessa ha quindi riassunto al Direttore De Bortoli i contorni del “fenomeno CINA” e gli elementi cardine della presenza Italiana, rivelando nel contempo gli obbiettivi economici che il Governo Cinese e quello Italiano si sono prefissati per i prossimi 5 anni: raddoppiare l'attuale interscambio economico.

Ma il Governo Italiano, all'Ambasciatore Sessa ha dato un mandato ancora più chiaro: arrivare a questo risultato, molto prima del tempo prefissato.

Da qui il motto a lui tanto caro: "Più Italia in Cina. Più Cina in Italia".

L’Ambasciatore ha sottolineato come, nello sviluppo del mercato cinese, gli italiani debbano uscire dagli scontati stereotipi che ci legano solo ad alcune eccellenze in alcuni settori. Nel futuro non dovremo limitarci a questi, come un attore che non riesce ad “uscire dal personaggio” che lo ha portato al successo.

L’Italia è il paese del Fashion, delle auto di lusso e della pasta. Ma per il futuro non può e non deve essere solo questo.

Fondamentale è quindi ruolo dei media Italiani e il Sole24ore con essi, nell’informare e favorire la crescita della presenza Italiana in Cina e nel contempo di quella Cinese in Italia.

L'Ambasciatore Sessa ha poi espresso al Direttore De Bortoli un desiderio molto sentito nella comunità italiana: l’impegno affinché la copia cartacea del giornale non arrivi dopo 4 giorni come ora. E' uno strumento importante e un elemento che unisce i concittadini all'estero con la madre patria.

Per essere chiari: le tecnologie possono trasmettere le informazioni in real time. Ma il "calore" della copia cartacea dei giornali italiani, qua in Cina, è una necessità insostituibile che merita di essere potenziata. E' un fatto di identità e di cultura nazionale importante, quanto e forse più di un libro.

E De Bortoli su questo tema ha raccontato un aneddoto: quando lavorava per un editore francese, alla Fiera del Libro di Francoforte fu decretata la morte del Libro tradizionale a favore dell’e-book. Allora provocatoriamente, l'editore francese lanciò un quesito alquanto bizzarro ma concreto: quanti vorranno leggere "guerra e pace” in formato elettronico?.

Ma l'Ambasciatore è andato oltre. Interpretando il pensiero degli imprenditori presenti in sala, ha chiesto a De Bortoli che il Sole 24ore pensi di produrre un "foglio" cartaceo in lingua cinese.

Questo strumento sarebbe molto importante, strategico per veicolare la cultura e i prodotti italiani in maniera più profonda di quanto fatto fino ad ora, visto che la stragrande maggioranza dei cinesi conosce SOLO il cinese.

Ma ieri una seconda questione è emersa in maniera molto sentita: la questione generazionale.

L’Italia, secondo De Bortoli, tratta male i propri giovani, non creando loro spazi ed opportunità concrete o alcuna prospettiva. Parlando di Università, ha ricordato come quelle italiane, a differenza di molti altri paesi, ricevono soldi per quanti iscritti riescono ad avere, non per quanto valore e preparazione riescono a produrre.

A questo va aggiunto il giudizio lapidario espresso dal Direttore sulla attuale situazione italiana. Paradossalmente, nell’epoca della globalizzazione, siamo più provinciali di un tempo. Le cause? Sono principalmente riconducibili alla attuale classe politica che a differenza di quelle dei decenni scorsi, non riesce a trovare un credibile posizionamento a livello internazionale del “Sistema Paese”, essendo tutta concentrata a difendere le posizioni nazionali e le sempre più invecchiate classi dirigenti.

Ma un'altra stoccata il Direttore l’ha anche data proprio all’imprenditoria italiana che, tutta chiusa nel paradigma “del controllo a tutti i costi”, non riesce a seguire l’esempio dato ultimamente dal sistema Bancario italiano che con lungimiranza ed efficacia, superando proprio questa barriera psicologica, è riuscito a creare casi di successo, in grado di competere a livello mondiale.

Tornado al tema dei talenti, al Direttore del Sole è stato evidenziato come le aziende italiane in Cina, spesso trattano i giovani Italiani in maniera a dir poco disonorevole: Quindi gli Italiani, prima di criticare la Cina sui diritti civili, dovrebbero seriamente preoccuparsi di trattare meglio i propri concittadini all’estero, spesso pagati sottocosto, in nero e senza alcun previdenza sociale o assicurativa.

L’Ambasciatore Sessa, visibilmente toccato dai racconti sentiti in sala, ha preso l’impegno affinché la comunità d’affari italiana abbia tra i primi punti proprio il rispetto dei diritti dei lavoratori italiani in Cina e anzi favorisca una crescita dei talenti che qua in Cina si giocano il proprio futuro, molto importante anche per la stessa madre patria.

E il caso di successo italiano che dimostra una possibile strada, esiste: si chiama Tecnogym. La società italiana, unica società a livello mondiale ad essere sponsor ufficiale in esclusiva per le prossime olimpiadi 2008, come ha tenuto a sottolineare l’Ambasciatore Sessa, per creare il mercato cinese, ha mandato il suo uomo migliore, non uno stagista o un manager senza arte o parte o alle prime armi.

Quindi investire sul capitale umano e sui talenti risulterà la vera chiave per il successo del Made in Italy in Cina e nel mondo. Alla stampa il ruolo fondamentale di spiegare tutto questo ed informare costantemente dalla frontiera sugli accadimenti, magari lasciando da parte certi coloriti contributi, cercando di trasmettere invece una quotidianità fatta di affari, cultura moderna ed integrazione.

Se l’Italia sarà percepita così, potrà andare lontano e il “Laboratorio Cina”, sarà un ottima palestra per le ricette del rilancio del Made in Italy nel mondo.