lunedì 26 aprile 2010

Le ragioni di Fini

Articolo pubblicato su Affari Italiani (26 Aprile 2010)

In questi giorni tutti si stanno domandando “perché Fini ha agito così”?

Troppi commentatori sembra siano però rimasti intrappolati nella contrapposizione Berlusconi – Fini, una pericolosa semplificazione per quanto accaduto che sembra invece avere radici ben diverse.

Tornando al quesito dei questi “perché Fini ha agito così”, c’è anche da domandarsi perché la Lega Bossi in testa, abbia sentito stretto giro la necessità di chiederne la testa, accusando Fini addirittura di essere solo “un invidioso e rancoroso per le vittorie delle Lega” e nelle successive rettifiche “di aver raccontato solo bugie”. Forse qualche indicazione perché tutto ciò sia accaduto, sembra si possa trovare nel punto 1 dello Statuto della stessa Lega:
STATUTO DELLA LEGA NORD PER L’INDIPENDENZA DELLA PADANIA
Approvato nel corso del Congresso Federale Ordinario
del 1 – 2 – 3 marzo 2002

Art. 1 - Finalità
Il Movimento politico denominato “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” (in
seguito indicato come Movimento oppure Lega Nord o Lega Nord - Padania), costituito
da Associazioni Politiche, ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della
Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale
Repubblica Federale indipendente e sovrana.

Bene, alla luce del successo delle Lega e come sottolineato da Fini nel suo intervento di giovedì, "il suo crescente peso relativo nella coalizione", appare evidente quale sia il livello di preoccupazione del cofondatore del PDL, tanto da farlo "agire sopra le righe" addirittura dopo una vittoria elettorale, affinché si modifichi un trend che nelle ultime elezioni risulta ormai essere una costante.

Senza nulla togliere alla Lega, che di fatto coerentemente persegue i propri obbiettivi, quello che invece fa specie è che nel PDL, questo tentativo di chiarimento ed avvertimento, sia stato bollato come inutile, fazioso e pretenzioso.

Probabilmente Fini ha sbagliato nel modo di porre la questione fondamentale che gli stava a cuore, importante non solo per il PDL ma per l'intera nazione: il Governo sta seguendo il percorso dettato dalla Lega che ha ufficialmente e formalmente intenzioni di portare alla indipendenza della Padania (e divisione dell’Italia) o sta seguendo un programma saldamente in mando al PDL, atto a migliorare l'Italia nel suo complesso??

A sentire i Ministri del PDL tutto sembra saldamente in mano al PDL, quale partito di maggioranza relativa. Bene, ma esiste un grande ma.

Infatti tutti loro hanno anche sottolineato come la Lega non possa rappresentare un problema, tanto che sono arrivati a definirla "una Lega che non è secessionistica e che il PDL ha contribuito a modificare in meglio nel tempo".

Allora delle due una, cari Ministri del Governo Italiano e del PDL, vi pare credibile che l'aver messo nello Statuto del 2002 quale primo punto l'indipendenza della Padania e la creazione di una Repubblica Federale indipendente e sovrana, possa essere solo un vuoto slogan elettorale di un partito che di questo punto ne ha fatto una bandiera e ancora oggi considera essere un elemento di diversità e d’onore??

Ecco dove forse Berlusconi e Fini non si troveranno mai, cioè nel credere o meno nelle reali intenzioni dell'alleato leghista che ha sicuramente contribuito in maniera decisiva ai successi delle ultime elezioni.

Tenendo conto che il PDL si fregia di essere il partito di maggioranza relativa del paese, appare evidente che la maggioranza della coalizione non si senta rappresentata dalle posizioni Leghiste, ma nonostante tutto ciò, esattamente come fatto notare da Fini, il PDL invece di dettare i prossimi passi, sembra subire le pressioni e le priorità che sono dei leghisti, senza che il PDL possa far valere il "peso" del proprio reale consenso sul territorio.

Oltretutto, quale rispettoso alleato del PDL, la Lega dovrebbe tenere conto e sottolineare più assiduamente che i successi ottenuti sono stati realizzati grazie all'evidente "zoccolo duro" che il PDL ha offerto ai candidati leghisti nelle diverse regioni vincenti e non considerarle proprie ed esclusive vittorie.

A preoccupare e a turbare profondamente Fini, al di là dei successi elettorali leghisti, sembra quindi la irriconoscente strumentalizzazione da parte degli esponenti della Lega a cui si sta prestando il PDL, una dichiarazione da leader ferito nell'orgoglio per la creatura politica che ha contribuito a fondare.

Forse certe cose andavano dette in incontri più ristretti ed evitate le "sparate" e i confronti pubblici di questi giorni, ma forse Fini è stato obbligato a questo "gesto estremo" dal "muro di gomma" con il quale si è scontrato nei mesi precedenti e platealmente abbia solo cercato di far giungere la propria voce all'elettorato PDL, per sottolineare quali siano i rischi connessi se si continua a procedere con questa strategia elettorale, anche in vista delle comunque non lontanissime elezioni politiche e soprattutto in vista dei prossimi passi sul Federalismo che cambierà la faccia del paese.

Una strategia che probabilmente è quindi solo all'apparenza perdente, suicida, perchè ben oltre i numeri espressi dalla Direzione Nazionale, sono in molti che dentro e fuori il PDL, pensano che Fini, magari abbia sbagliato sul metodo, ma sui contenuti probabilmente abbia detto parecchie condivisibili verità.

Questo scontro aperto, viscerale, estremo, potrebbe quindi essere la "pulce nell'orecchio" che potrà condizionare non poco il futuro del PDL e il suo agire futuro.

Da ciò non ci sarebbe da sorprendersi che alla fine, molti di coloro che oggi lo attaccano, bollano e ne stanno chiedendo persino l'espulsione, potrebbero un giorno scoprire come Fini possa essere solo stato un "fedele servitore" del PDL che ha visto nel futuro del partito chiari rischi e pericoli, non annebbiato dalle troppe certezze di una vittoria che prima o poi sembra proprio presenterà il proprio conto.