lunedì 22 gennaio 2007

Fashion Made in Italy & China : inizia la caccia del “vero” mercato cinese?

Chiedendo ai cinesi il loro punto di vista sull’attivismo occidentale in materia di cooperazione e di creazione dei nuovi business con la Cina, dopo un beffardo sorrisino, ti può venire citato un detto cinese che dice: “esistano persone non in grado di comprendere nel suo complesso alcun problema che gli si presenta davanti, semplicemente perché sono come un cieco che cerca di immaginarsi come è fatto un elefante, tastandolo centimetro per centimetro”.

Ohibò, in un paese che è riuscito a fare arrivare nell’ultimo anno qualcosa come 54 Miliardi di dollari di investimenti stranieri (l’India solo 5 Mld!!!), appare quanto meno beffarda l’idea che tutti questi capitali non abbiano chiaro un loro perché.

Invece, sembra proprio che e la capacità di comprensione attuale degli occidentali sul tema Cina, sia pari al citato cieco. Volendo parafrasare il detto cinese, esso appare del tutto simile al nostro topolino alla ricerca del formaggio, nel famoso labirinto.

Non stupisce quindi che il Made in Italy, sul piano promozionale e nel suo diffondersi in Cina, soffra di questa pericolosa,oramai conclamata cecità, tutta occidentale.

Agli occhi cinesi, le azioni fino ad ora fatte dagli occidentali (istituzioni, associazioni ed imprenditori), appaiono tutti “tentativi di immaginare” come entrare in contatto con la realtà e le opportunità cinesi, per cercare di radicarsi nel crescente mercato interno.”.

Ma ahimè, la metafora del cieco appare centrata in pieno, fin ad ora dell’elefante, nessuna traccia!!.

Cercando un po’ di cambiare l’approccio fino ad ora seguito, in particolare nel mercato Fashion, il 18 e 19 gennaio a Shanghai, presso il Palazzo Lombardia di Pudong, si svolto MarediModa, mostra mercato del beachwear, underware e lingerie italiano in China.

Organizzata da MarediModa e IntimodiModa, parte del “Sistema Moda Italia”, questa originale formula itinerante è partita il 15 gennaio u.s. da HK e poi si è trasferita a Shanghai. L’obbiettivo è stato quello di mettere in diretto contatto il meglio del Made in Italy del tessile specializzato, con gli operatori cinesi.

Questo evento, è un chiaro primo passo per cercare di creare una discontinuità con le azioni fino ad ora realizzate dagli operatori del fashion italiano che normalmente agiscono solo su HK ritenendola a tutti gli effetti Cina.

Ad oggi le nostre griffe ed imprenditori di settore, ritengono possibile creare il mercato Cinese realizzando attività promozionali e di business su Hong Kong (investendovi anche molti capitali).
Ma la vera Cina non è Hong Konk. Per il crescente mercato interno cinese, la vera porta di ingresso è invece Shanghai. I Cinesi lo hanno detto a più riprese. Forse oltre che ciechi, siamo anche sordi!

Gli operatori italiani quindi, prima di agire, ed investire il proprio tempo e denaro, è il caso che tengano ben presente questa distinzione tra il ruolo REALE presente e futuro di Hong Kong (finanziario e fiscale una sorta di duty free) e quello di Shanghai (Business e guida del mercato interno cinese), distinzione che ai più non appare così evidente.

Banalmente Hong Kong è considerata dalle nostre griffe Cina a tutti gli effetti, tanto che sugli articoli di giornali italiani, le griffe annunciano il loro ingresso sul mercato cinese quando agiscono su Hong Kong.

Ma Hong Kong non è il mercato Cinese, ma solo uno strumento finanziario e fiscale alla pari delle isole caraibiche e altri paradisi fiscali. I cinesi non a caso vi hanno anche aperto DisneyWorld. Ricordiamoci dell’elefante!!.

Il fashion italiano, per entrare materialmente sul “vero” territorio cinese, deve agire direttamente in quello che i cinesi definiscono Mainland (Hong Kong non ne fa parte!!). Per fare ciò chi agisce da Hong Kong deve passare da un importatore cinese (chiamato erroneamente distributore!!), con evidente ricarico sui costi per i compratori finali cinesi.

Tutto questo crea problemi non di poco conto per permettere al Made in Italy una reale penetrazione sul mercato cinese a prezzi concorrenziali, con un passaggio di troppo del tutto inutile.

Pertanto, agire direttamente in Cina e sulla piazza di Shanghai, appare oramai tappa irrinunciabile affinché si possa realizzare una efficace distribuzione e penetrazione sul mercato interno cinese.

Maredimoda sembra aver capito tutto ciò e ha scelto Palazzo Lombardia di Shanghai come lo spazio logistico a Shanghai, di incontro con gli operatori cinesi, potendo nel contempo realizzare un evento innovativo che potesse andare oltre il semplice Business to Business o un semplice evento fieristico limitato nel tempo.

La poliedricità del Palazzo Lombardia, ha offerto infatti una significativa leva organizzativa con la quale è stato possibile creare sia gli show rooms delle aziende italiane espositrici, che mettere a disposizione anche la riconosciuta credibilità di Palazzo Lombardia, presso gli operatori cinesi.

Tutto ciò, ha consentito di dare inizio ad una azione che potrà proseguire anche dopo l’evento stesso di questi giorni, facendo leva sul Palazzo Lombardia, attivo tutti i giorni dell’anno e permettere di proseguire nel proporre il meglio della nostra creatività in tale settore agli operatori cinesi, quotidianamente.

E’ incredibile scoprire come l’Italia disponga di uno spazio per eventi fieristici e Business to Business come questo e che per logiche di campanile, non lo utilizzi come giusto che sia, tutti i giorni dell’anno.

Palazzo Lombardia, con la recente ristrutturazione, è ad oggi a tutti gli effetti equiparabile ad uno spazio espositivo permanente di vaste proporzioni e di ottima fattura, a disposizione delle imprese italiane. Ciò che più conta, tutto questo è a Shanghai, il vero crocevia degli affari cinesi che contano del presente e del prossimo futuro.

L’evento di MarediModa ha dimostrato tutte le potenzialità e la modularità di cui il palazzo dispone.

Ci si augura a questo punto che eventi di questo tipo, siano prodotti con maggiore frequenza di quella attuale dai diversi operatori italiani, anche da parte delle altre regioni italiane che onestamente ad oggi in Cina e Asia, non dispongono di alcuno spazio analogo per alcuna simile possibile azione promozionale.

Per capire come il campanilismo italiano sia il vero drive nelle scelte sul suolo cinese, basti pensare come l’ente Fiera Milano ad esempio, si ostini ad avere un semplice ufficio di rappresentanza, quando potrebbe da subito cooperare con il Palazzo Lombardia che oltretutto è già strettamente collegato allo stesso sistema lombardo.

Stesso discorso vale anche per gli altri enti fieristici italiani. Si preferisce competere (cannibalizzarsi) per cercare di organizzare questa o quella singola fiere ogni tanto durante l’anno, piuttosto che stabilmente avere un punto comune che attiri l’interesse degli operatori cinesi durante TUTTO l’anno!!

Quindi ora ci vuole un pelo di coraggio da parte dei nostri amministratori pubblici e privati: girate pagina, lasciate dietro di voi vecchie dicerie e stupide rivalità ed iniziate a cooperare veramente, replicando, ideando, progettando eventi di Business a tema e per mercati, in grado di veicolare con maggiore continuità il Made in Italy tutto l’anno!!.

Stesso discorso va fatto alle associazione e le federazioni d’impresa: ottimizzate i già pochi fondi di cui disponete, cercate di concentrarli nello sviluppo di iniziative e non per sostenere consulenti che “mangiano” sulle vostre missioni, utilizzando gli spazi che già ci sono, per non rischiare di venire schiacciati dal famoso elefante perché non avete visto che la zampa era sulla vostra testa!!.