Mentre l'Italia aumenta l'Iva, la Cina ha deciso di tagliarla per continuare a crescere!
Alla luce degli interventi in materia fiscale
previsti in Italia e il prossimo aumento dell'Iva, prima che sia troppo
tardi, forse sarebbe opportuno per i nostri governanti considerare con
maggiore attenzione il messaggio in controtendenza che arriva in questi giorni dalla Cina.
Infatti, mentre l'Italia era concentrata su come fare cassa attraverso
una sempre maggiore pressione fiscale, i cinesi erano impegnati a
testare esattamente il contrario, attraverso un esperimento
partito da Shanghai basato sulla riduzione dell'Iva ad un gruppo di
imprese pilota. I risultati sembrano essere stati più che lusinghieri,
tanto che ora si pensa ad una estensione dell'approccio a livello
nazionale.
L'esperienza di Shanghai, che ha visto coinvolte da marzo oltre 129.000
aziende dei trasporti, costruzioni, ricerca e sviluppo, ICT, prodotti
culturali, servizi finanziari e consulenza, si basava su un principio di "tassazione differenziata". Si
passava così dal 17% per l'affitto di immobilizzazioni materiali,
all'11% per i trasporti e le costruzioni, per finire al 6% per quelli
che erano stati definiti "servizi moderni".
"Il progetto pilota ha funzionato senza problemi ed evidenti sono i
primi effetti connessi alla sua applicazione," hanno dichiarato le
autorità cinesi dopo l'ultima sessione di verifica di questi giorni a
Shanghai. "In media, il programma ha ridotto il carico fiscale
per le industrie che vi hanno partecipato e contribuito a stimolare uno
dei nostri settori più critici: quello dei servizi."
La nuova Iva sperimentata a Shanghai, a differenza della tassazione tradizionale, presenta il grande vantaggio che tiene conto del fatturato delle aziende a prescindere dai costi operativi sostenuti per le loro attività.
Questo nuovo metodo consente quindi alle aziende di rivendicare il
"credito d'imposta a monte", come ad esempio le spese per macchinari,
carburante ed altri beni e servizi soggetti ad IVA.
Dalle analisi fatte in questi giorni, il progetto pilota ha contribuito a rafforzare la competitività delle aziende coinvolte e al rafforzamento del terziario avanzato,
per anni schiacciato dalle basi stesse dell'economia cinese, dedicata
all'industria ed all'esportazione.
Va sottolineato come questa di
Shanghai rappresenti solo una delle azioni in cantiere di un più
esteso piano di riduzione del carico fiscale sui cittadini e le imprese
che verrà introdotto nei prossimi mesi.
L'obiettivo è quello di aiutare la crescita del mercato interno, favorire i consumi e contribuire al volano economico che possa portare la Cina ad una sempre maggiore indipendenza dall'export.
Un messaggio chiaro, corredato da risultati sul campo che forse
potrebbe indicare una rotta ben diversa da quella che invece sembra
essere stata scelta dal Governo italiano, un approccio che rischia solo
di "strozzare" il sistema imprenditoriale italiano, contribuendo non
poco ad una complessiva perdita di competitività del sistema Paese nel
suo assieme.
Il dubbio a questo punto appare legittimo: non è che l'Italia stia imboccando la strada sbagliata?