lunedì 11 giugno 2012

I tempi cambiano: Samsung (e i brand internazionali) si ritirano dal mercato cinese dei condizionatori d'aria.


Una notizia di quelle che rendono l'idea del cambiamento in atto: Samsung chiude la fabbrica cinese di condizionatori d'aria ed esce dal mercato cinese.

Secondo alcune voci interne all'azienda, i tagli di inizio anno del personale alla fabbrica di Suzhou sono stati l'antipasto al definitivo stop di tutta la linea di produzione.

Una vera sorpresa, visto che Samsung, arrivata in Cina nel 2000, aveva goduto di un grande successo, tanto da essere stata elogiata dai consumatori cinesi sia per l'affidabilità che per il design. Perchè allora Samsung ha preso questa dolorosa decisione? Una risposta secca: troppo piccola la quota di mercato attuale per garantire qualunque tipo di redditività futura.

 Infatti, al successo che fino al 2005 sembrava inarrestabile, è seguita una costante perdita della quota di mercato che ora veleggia sotto il 2%. Questo a causa della crescente pressione esercitata dai produttori cinesi, che da un lato hanno imparato a fare prodotti ad un livello tecnologico simile a quello di Samsung e dall'altro hanno sfornato una quantità impressionante di prodotti, con capacità produttive per Samsung inarrivabili.

 Un colpo mortale per l'azienda sud coreana e le sue ambizioni in Cina che invece di rilanciare ha così preferito ritirarsi, forse anche dopo aver analizzato la precedente decisione della LG nei mesi precedenti di ritirarsi dal mercato dei condizionatori d'aria in Cina.

Una situazione di mercato che sembra però accomunare tra loro Sud Coreani e Giapponesi, visto che marchi come Daikin, Toshiba ed Hitachi possono disporre di una quota di mercato sotto il punto percentuale, in una incredibile "caporetto" dei top brand asiatici in Cina.

Segno dei tempi e di quando per i cinesi l'acquisto del prodotto straniero era un atto di selezione qualitativa. Una situazione cambiata radicalmente negli ultimi anni, tanto che ora i cinesi sono in grado di produrre prodotti in grado di competere a livello internazionale, situazione che dal 2010 ha portato al ritiro di molti marchi internazionali, ora oltretutto molto preoccupati per le dinamiche future sui propri mercati nazionali.