sabato 26 giugno 2010

Scoppia lo scandalo dei "malati da mondiale"

Per quanto la Cina non partecipi con la propria squadra nazionale ai Mondiali del Sud Africa, sembra che il paese sia comunque contagiato da una febbre molto diffusa.

E' infatti noto come il calcio internazionale possa contare in Cina centinaia su milioni di fans, spesso disposti a tutto pur di assistere alle partite dei propri beniamini che a causa dei fusi orari, spesso vengono giocate quando da queste parti è notte fonda.

Quindi se il giorno dopo qualche finale di calcio, negli uffici cinesi alcuni degli impiegati portano vistosi occhiali scuri, beh questo è uno degli effetti collaterali di tanta passione per il football occidentale.

Ma cosa accade se come nel caso del Mondiale in corso, le partite si susseguono quotidianamente per un mese e se l'Argentina, la Germania, il Brasile e tutte le fasi finali del torneo, finiscono per essere giocare alle 2.30 di notte??

Come si direbbe a Napoli, "la necessità aguzza l'ingegno", per cui questo problema ha finito per creare un vero e proprio mercato di prescrizioni mediche, per quelli che potremo definire "i malati da mondiale".

Dato che in Cina non esiste il medico personale, ma occorre andare in ospedale per qualsiasi visita e prescrizione, alcuni tifosi con agganci in alcuni ospedali di Shanghai, hanno pensato bene di creare un business attorno alla propria "malattia".

Quindi su internet sono apparsi annunci che con 20 Yuan( 2,4 €) offrono l'incredibile vantaggio di poter avere un giorno di malattia, con il quale poterti gustare il match notturno favorito.

Ma se poi vuoi entrare nel clima mondiale, esiste l'offerta 14 giorni di malattia a soli 120 Yuan ( 14,45 €), un affarone, visto che non sei così costretto ad usare alcun giorno di ferie disponibili.

Se poi sei una tifosa incallita, pagando qualcosa di più, è addirittura possibile ricevere il documento che certifica lo stato interessante con il quale beneficiare di qualche giorno di meritato riposo ( e di partite del mondiale al seguito del marito).

Il problema è che questo business mondiale ha avuto un tale successo che gli stock di certificati di malattia sono andati a ruba e visto che gli organizzatori non volevano esagerare per non attrarre troppi occhi indiscreti, in alcuni casi sono già esauriti.

Contrariamente a quanto si auguravano gli organizzatori, al successo di questo giro di certificati, è però seguita la pubblicità che ha portato all'attenzione della polizia su quanto accaduto.

Uno vero e proprio scandalo che sta montando in queste ore, visto che sono coinvolte strutture pubbliche quali gli ospedali, le cui reputazioni risultano ora fortemente compromesse, visto che alcuni medici che vi lavorano, utilizzando i timbri ufficiali delle strutture, hanno certificato questa “strana malattia” di mezza estate.

Ora è caccia al "malato da mondiale", anche perchè la polizia vuole vederci chiaro e ricostruire il giro dei medici "corrotti" che si sono prestati a questa azione di falsificazione di documenti ufficiali.

Quindi se ora vedrete negli uffici cinesi qualche sedia vuota, potete stare certi che potrebbe essere occupata, ancora per poco, da uno di questi "malati mondiali", che ora però rischiano il posto, a causa della propria sviscerale passione sportiva.

E intanto le "notti mondiali" in Cina proseguiranno fino al mitico 11 luglio, dopo di che in tanti ne sentiranno la mancanza, come del resto anche del rito quotidiano di preparazione alla partita in notturna con tanto di snack da mangiare, una vera novità in un paese abituato a cenare attorno alle 19.00 ed una nuova abitudine in molte famiglie cinese che da quando è iniziato il mondiale, si vedono scandita la propria giornata dal calendario dei match in programma.

Tutto questo per un’autentica, genuina “febbre da calcio” che ha contagiato il paese, visto che questo attaccamento è infatti indipendente dal fatto che sia o meno presente la propria nazionale. Un esempio di sportività che fa loro onore!!

lunedì 21 giugno 2010

Italia con Muccino trionfa al 13° Film Festival di Shanghai

Nell'anno della tigre cinese, l'Italia cinematografica ha fatto la parte del leone, vincendo ben tre premi nella 13° edizione del Film Festival di Shanghai.

"Baciami ancora" di Gabriele Muccino, ha fatto "en plein" a Shanghai, portandosi a casa il titolo quale migliore film, quello per la migliore sceneggiatura, così come anche quello per la migliore attrice, assegnato alla protagonista Vittoria Puccini.

Fin qui la cronaca. Ma entrando dentro questa nove giorni cinematografica cinese, in qualche maniera non stupisce il risultato ottenuto dal film di Muccino, in quanto "nelle corde" della recente cinematografia cinese, tutta proiettata ad analizzare gli impatti dei cambiamenti sociali e personali causati dal passare del tempo.

Che quindi a vincere a Shanghai sia un film generazionalista che "guarda dentro" i cambiamenti e alle storie personali dei suoi protagonisti, non stupisce.

L'evoluzione delle storie fotografate nella loro gioventù con il precedente "Ultimo bacio", attirano sicuramente l'audience cinese, desiderosa di apprendere come in occidente lo scorrere del tempo possa incidere nella sfera personale, in una scoperta dell'altra parte del mondo, spesso vissuta superficialmente e solo di riflesso nei prodotti e nelle brochure turistiche importate.

Un esercizio del resto ormai di routine in moltissimi serial e film cinesi, tutti concentrati a raccontare il passato, il presente e il futuro dei protagonisti, con l'idea così di presentare il cambiamento come qualcosa di cui non bisogna spaventarsi, ma che anzi rappresenta un'opportunità che vale la pena di vivere, anche se portatrice di tensioni, pressioni e conflittualità a livello personale e famigliare.

Come evidenziato proprio nel film di Muccino, il tempo presenta sempre il proprio"conto" e spesso i risultati ottenuti sono molto diversi dalle speranze d'epoca giovanile.

Una tensione interiore ed emotiva che in qualche maniera tutti i cinesi condividono quotidianamente nel loro impetuoso percorso di cambiamento, in un paese caratterizzato da una concorrenzialità senza uguali, situazione che spesso provoca profonde crisi interiori e laceranti rotture famigliari e professionali, spesso alla base del crescente numero di suicidi tra i giovani.

Per cui non può che essere apprezzato dai cinesi il taglio dato dal film da Muccino, una commedia che tende a rivalutare ed analizzare la centralità della qualità dei rapporti umani nella vita e dei singoli successi personali, il tutto visto con occhi occidentali e da queste parti quasi rassicurante, approccio ben diverso dalle produzioni cinesi che su questi temi spesso costruiscono drammoni epici.

Un approccio alla vita disincantato che oltre ai premi ricevuti, sicuramente lascerà il segno da queste parti, visto che è stato in grado di trasferire un modo originale di confrontarsi con la vita, un modo tutto italiano che i cinesi ci riconoscono unico, originale ed intrigante, fatto che ci rende così simpatici ai loro occhi.

Altro effetto concreto che seguirà questo successo, sarà sicuramente fuori dalle classifiche ufficiali, visto che finalmente i venditori di Dvd pirata a 50 centesimi presenti in tutta la Cina, metteranno in bella mostra questo film Italiano, quale vincitore del loro Festival, una soddisfazione per entrambi, visto il tradizionale strapotere americano che per una volta lascerà il passo a qualcosa autenticamente italico.

Per finire, a titolo di cronaca va poi segnalato come l'Italia oltre ai 3 premi ricevuti dal film di Muccino, ha vinto indirettamente anche un altro premio.

Infatti nella coproduzione Italo - Tedesca "Wedding Fever in Campobello" il suo attore protagonista Christian Ulmen ha vinto il premio quale migliore attore.

Insomma alla faccia della crisi tanto vituperata del Cinema nostrano che sembra possa trovare proprio in Asia terreno fertile per un futuro rilancio.

venerdì 18 giugno 2010

Cina e il turismo di lusso: un futuro in continua crescita

Visitando la 4° edizione della Asia Luxury Travel Market (ALTM) che si è svolta a Shanghai in questi giorni, si è avuta la netta percezione delle tendenze del futuro prossimo venturo del turismo cinese ed asiatico.

Se da un lato il turista cinese sicuramente finirà per rappresentare nel futuro quello che fino ad oggi sono stati i Giapponesi, dall'altro, si assisterà ad un radicale mutamento delle necessità connesse.

"Lusso" sembra essere la parola chiave connessa al successo futuro delle destinazioni turistiche che attireranno maggiormente il turista cinese.

E per lusso si intende una offerta caratterizzata soprattutto da una logistica d'altissimo livello e un servizio vip esclusivo, il tutto in maniera decisamente più diffusa di quanto lo sia fino ad ora.

A questo punto occorre fare una precisazione sul tema del "lusso" se visto nella prospettiva cinese.

Mentre per noi occidentali il lusso è per pochi, tanto che le destinazioni sono spesso piccole ed esclusive, per i cinesi sta diventando uno status symbol che si sta diffondendo e quindi rappresenta più una sorta di upgrade alle attuali offerte che devono possedere nuovi e più stringenti parametri e servizi.

Due gli elementi fondamentali su tutti: il livello dell'alloggio che deve essere da vera 5 stelle internazionali e la qualità dei servizi connessi che devono essere di pari livello.

Visti quindi con gli occhi cinesi, questi due parametri se calati nella situazione italiana, spesso "fanno a pugni" con il reale valore della nostra offerta turistica, che se anche circondata da paesaggi da favola o culturalmente rilevanti, spesso dispongono di logistiche e ricettività di medio / basso livello.

A questi due parametri se ne aggiunge un terzo, forse il nostro vero limite attuale: l'esiguità della nostra offerta di lusso.

L'offerta Italiana appare infatti molto esigua per poter beneficiare della sempre crescente necessità cinese di esplorare il mondo da vip in termini quantitativi.

Perchè quando il cinese si muove, sia che sia un vip vero che un semplice turista, pretende servizi analoghi a quelli di cui dispone già in madre patria, soprattutto quando il costo è decisamente superiore a quello pagabile per destinazioni asiatiche comunque di alto livello, quali Thailandia, Australia, Indonesia.

Dai risultati di un questionario preparato da My China B2B, la piattaforma B2B dell'Italian Center di Shanghai, redatto assieme ad un centinaio di operatori turistici cinesi, è emerso come la qualità della residenza / hotel pesi per il 40% nella scelta della destinazione turistica.

Ben il 20% è invece l'incidenza dell'esistenza o meno di una rotta aerea diretta ed addirittura il 10% è connesso al fatto che la destinazione non sia "pericolosa" per la incolumità personale.

Solo il 9% è invece connesso al peso "culturale" dell'offerta che addirittura scende sotto al 5% se si parla di gastronomia e percorsi enogastronomici.

Ben il 10% pesa invece la possibilità di acquistare prodotti del lusso ai prezzi migliore che in madre patria.

Per finire, addirittura il 6% è il peso connesso al poter disporre di servizi in lingua nei luoghi visitati, hotel compreso. Quest’ultimo dato è connesso al fatto che la stragrande maggioranza dei nuovi ricchi cinesi, anche se quarantenni, non parlano inglese.

Come si vede, una connotazione di lusso quindi ben diverso da quello che la parola stessa sembrerebbe evocare se pensata con menti occidentali.

Un approccio in rapida evoluzione e in forte crescita dai paesi che stanno diventando i nuovi centri motore dell'economia mondiale.

Una situazione a cui dovremo velocemente adeguarci, visto l'ormai ed inesorabile riduzione dei flussi storici dagli USA a favore dell'area asiatica, che ad oggi comunque preferisce per ben il 94% le più “sicure” mete del Far- East anche solo per la vicinanza culturale che sono in grado di offrire.

Il rischio è quello di venire esclusi sulle rotte future del lusso, di chi è pronto a pagare profumatamente ma pretende in cambio di ricevere il massimo.

Qualcosa che sul suolo Italico appare spesso ancora una chimera, visto il persistere di una visione del turismo di stampo famigliare, fatta di piccole realtà non in grado di competere con i campioni dei circuiti internazionali che invece sanno "accompagnare" con saggezza i nuovi ricchi a spendere al meglio la propria nuova ricchezza.

giovedì 17 giugno 2010

World Cup: Made in China il 90% delle vuvuzelas!!!

I mondiali 2010 saranno ricordati per le Vuvuzelas, la terribile tromba che fa da sottofondo a tutti i matches in corso.

Tutti a domandarsi se sia il caso di stoppare questo inutile "baccano", totalmente avulso alle partite. Ma qualcuno sta facendosi un'altra domanda: che conseguenze avrà nel futuro del football mondiale??

Beh sicuramente saranno importanti se non inquietanti! La terribile potenza ( circa 120 Db) sembra stia creando non pochi problemi ai giocatori  ed addirittura agli spettatori alla televisione che non ne possono più di questo fastidioso sottofondo.

Che questa "moda" non rimarrà comunque confinata ai Mondiali Sud Africani lo evince da un semplice dato:  il 90% delle terribili trombe sono Made in China. E fin qui nulla di male, ma stando ai dati di vendita, si nota come le Vuvuzela, mentre i mondiali sono ancora agli inizi, stanno invadendo il pianeta:

Solo la Ninghai Jiying Plastics Manufacturing Company azienda dello Zhejiang da aprile di quest'anno ne ha prodotte e vendute già un milione di esemplari. Ma ci sono almeno 5 aziende che si contendono questo mercato e tutte nel triangolo Ningbo Zhejiang - Shantou nel Guangdong.

La Guangdong Guangda Toy Company, ha invece dichiarato che per i suoi oltre 20 modelli di vuvuzela  ha ricevuto ordini sono dall'Olanda, Sud Africa, Brasile e Sud Corea..

Il mercato delle Vuvuzelas è stato stimato essere già di oltre 20 Milioni di Dollari e per le aziende cinesi coinvolte è una vera manna, visto che la Ninghai Jiying Plastics ha già fatturato 28 Milioni di Yuan in pochi mesi, quando l'intero fatturato dello scorso anno era stato di solo 18 Milioni di Yuan.

Con un costo che oscilla tra i 3 e 8 dollari con ricavi per i produttori nell'ordine del 5%, le Vuvuzelas, comunque vada il mondiale e al di là delle "farlocchie" dichiarazioni di Blatter che ne collegava (giustificava) le origini agli Zulù, ha sicuramente vinto il proprio mondiale.

E c'è da star sicuri che a breve diverranno anche lo spauracchio e il sottofondo in tutti i futuri campionati nazionali ed internazionali, fino a che non se ne deciderà il bando, per "molestie alla quiete pubblica".

Nel frattempo, la Cina ne ha già fatto l'ennesimo caso di successo commerciale, quasi una rivalsa alla prematura eliminazione delle propria nazionale dalla finale della World Cup.

giovedì 3 giugno 2010

Festa della Repubblica: L'ottimismo Italiano parte da Shanghai.

Shanghai ha celebrato la festa della Repubblica con due intense giornate, ricche di significativi eventi, il tutto a partire dal maestoso evento all'hotel Hilton, divenuto per una sera il centro dell'economia Italiana, vista la presenza in contemporanea sia della comunità d'affari Italiana in Cina, dei vertici di Confindustria impegnati nella missione imprenditoriale iniziata a Chongqing e dei rappresentanti dell'EXPO appena partito a Shanghai.

Una serata realmente particolare, per certi versi unica e toccante, un "ritrovarsi" tra le due anime economiche del paese: di chi ha scelto di vivere lontano dal paese la propria vita e di costruirsi il proprio futuro altrove e di chi invece, lo sta cercando attraverso questa missione e questo lungo viaggio, nella speranza che questo paese lontano, possa aiutare a rilanciare il proprio futuro professionale ed aziendale.

La vera sintesi di quanto è accaduto forse la si ritrova nelle parole del Commissario dell'EXPO Beniamino Quintieri: "tutto sta andando per il meglio!".

Parole che fanno trasparire il coinvolgente ottimismo che nel far east si respira in queste frenetiche giornate, così come la netta sensazione che se e quando gli italiani ci credono veramente e fanno gruppo, come per esempio sta accadendo all'EXPO di Shanghai, nulla diventa impossibile,

Stesso spirito che si ritrova nelle parole di Edoardo Colombo del Ministero del Turismo, che dalla Cina e per la Cina, sta creando le basi di un rilancio del turismo italiano, sperimentando percorsi e soluzioni che possano cambiare il pericoloso trend attuale che ci sta lentamente facendo allontanare dal podio in questo mercato.

Un'innovazione che non si ferma alla declinazione del verbo, ma che cerca di "osare", di coinvolgere e di condividere una nuova via, affinché si arrivi ad un risultato tangibile che crei le premesse per un vero rilancio per il futuro del paese.

Così come "guardando" dentro al discorso ufficiale del Console Generale di Shanghai Roscigno, appare evidente l'indicazione e la sensazione che forse proprio da Shanghai si possa assistere ad un "cambio di passo" di cui l'Italia tutta potrebbe beneficiare e che una sempre più stretta collaborazione tra Italia e Cina, possa portare ad un nuovo rinascimento italiano.

Come citato con trasporto dal Console Generale Roscigno, è dalla riscoperta dei propositi e i valori di un campione del nostro passato, Matteo Ricci, divenuto ormai guida sicura della presenza italiana in Cina, che si potrà assistere ad un "cambio di pelle" del nostro agire, in una riscoperta dei valori fondanti che ci accomunano e che il mondo riconosce essere "Italian"!

Qualcosa che sicuramente non potrà aver lasciato indifferenti i molti illustri ospiti e che ci si augura potrà in futuro ispirare in particolare le "nuove leve" del capitalismo italiano presenti, come il Presidente di Confindustria Marcegaglia e della Fiat John Elkann, che comunque avranno sicuramente colto la volontà di rivincita che in sala si respirava, quella di una prima linea che quotidianamente, lontano dall'Italia, agisce guardando al futuro senza troppi tentennamenti, forte solo del proprio convinto "think Italian".

Questo sembra essere quindi il vero "regalo" di Shanghai ai quasi 600 imprenditori giunti in missione in Cina, qualcosa che potranno riportare in Italia con loro, affinché possa diventare la base fondante di un contagioso ritrovato ottimismo che possa contribuire a "costruire", rilanciare, innovare il modo di porsi e proporsi a livello internazionale del paese. 

Sarebbe un ottima medicina, per riuscire ad affrontare, da vincenti, le sfide di un presente non facile e a non subire l'incerto futuro, per poter delineare con maggiore convinzione le linee concrete di sviluppo del paese.

La due giorni di festeggiamenti dopo le cerimonie ufficiali della mattinata, ha poi trovato il suo apice nel memorabile concerto di Ennio Morricone alla Red Hall all'interno dell'EXPO.

Un concerto toccante, con ben 3 standing ovations e relativi Bis, per uno dei nostri campioni che hanno saputo esportare il nostro genio nel mondo, utilizzando solo la forza delle emozioni musicali, spesso diventate ben più importanti delle stesse immagini Hollywoodiane a cui facevano da commento e sottofondo.

Morricone, ormai di casa in Cina dopo i concerti dello scorso anno, sta diventando da queste parti un punto di riferimento importante per la nascente industria cinematografica, perchè maestro incofondibile nell'uso sapiente dei singoli strumenti, delle voci e nella creazione di atmosfere ed immagini sonore senza tempo, che anche come emerso nelle interviste fatte dalle televisioni cinesi, sono risultate comprensibili anche al folto pubblico cinese presente, che magari non aveva mai visto il film di cui erano colonna sonora, ma che nonostante tutto è riuscito comunque a percepirne le emozioni connesse,

In un paese musicalmente caratterizzato da un'opera fatta di allusioni, parole, gesti ma soprattutto di suoni ancestrali, sempre più contaminato dalla nostra opera, fatta invece di emozioni sonore, ieri l'immagine del coro cinese di ben 80 componenti che ha affiancato l'orchestra italiana diretta da Morricone, è sembrata quasi una metafora della possibile collaborazione che si può instaurare tra i due popoli anche nella costruzione del proprio futuro e degli incredibili risultati che si possono realizzare assieme.

Un Morricone che all'uscita dal camerino è stato letteralmente assalito da molti degli spettatori cinesi presenti nella loro corsa all'autografo, ai quali il maestro si è prestato, firmando di tutto, dalle copertine dei suoi dischi, ai biglietti d'ingresso, al programma della serata, il tutto condito da una battuta tutta romana e un largo sorriso "...che ora vogliamo fare?"

Una festa della Repubblica a Shanghai quindi sicuramente speciale, che come tipico da queste parti, ha guardato al futuro, andando oltre le mere celebrazioni ufficiali, divenendo un momento di reciproca comprensione, anche tra connazionali tra loro lontani ma in questa giornata vicini e che da Shanghai hanno voluto lanciare un messaggio costruttivo, frutto di una prospettiva diversa, carico di ottimismo e positività, che ora si spera arrivi in Italia al ritorno della delegazione e possa contagiare il paese, per aiutare l'Italia a continuare ad essere quello che è nell'immaginario della maggioranza dei cinesi: un esempio da seguire, un esempio da imitare, un esempio da rispettare.

Prova ne sia che il Padiglione italiano all'EXPO sia uno dei più visitati, sicuramente il più "toccato", il più emozionalmente vicino al desiderio di cambiamento che i cinesi stanno realizzando e che dopo aver toccato il "cielo" con i loro incredibili grattacieli, stanno adesso cercando nuove vie per il proprio sviluppo che possa valorizzare il proprio passato, le proprie radici, in un percorso che spesso vede proprio nell'Italia il proprio alter ego e compagno di viaggio secolare, il tutto ora proiettato al futuro.


L'autografo di Ennio Morricone!!

mercoledì 2 giugno 2010

Festa della Repubblica a Shanghai...

Da ieri a Shanghai sono iniziate le celebrazioni della Festa della Repubblica con l'evento ufficiale alla presenza dell'Ambasciatore Sessa, il Console Generale Roscigno, il Ministro Sacconi a capo della delegazione di Confindustria guidata dalla Marcegaglia. Un'occasione di'ncontro con gli amici di passaggio proprio con questa delegazione e il ritrovarsi con altri di passaggio a Shanghai...

Oggi la parte spettacolare al Padiglione dell'EXPO con l'apice del concerto di Ennio Morricone, l'orchestra di Roma e 80 coristi cinesi.... da non perdere ( e non lo perderemo ;)...
Buon 2 giugno a tutti!!!

sabato 22 maggio 2010

EXPO: Uto Ughi in concerto a Shanghai con due preziosissimi violini del '700

Stasera seratona al Oriental Art Center, con il concerto di Uto Ughi.  

E' uno dei grandi eventi culturali organizzati dall'Italia per l'EXPO.

Tra l'altro userà due preziosissimi violini, uno Stradivari del 1701 e il "Guarnieri del Gesù" del 1774.

Beethoven, Paganini e Pugnani nel programma.

Da non perdere!!

EXPO: Hillarybao è arrivata a Shanghai!!!


Carramba che sorpresa!! Oggi a Shanghai è arrivata Hillarybao, che ha così potuto incontrare HAIBAO, la mascotte dell'EXPO, stesso colore, stessa posa, stesso sorriso.... Alla Hillaryboa americana, copia dell'orginale cinese,  manca solo il ciuffo azzurro sui capelli, che nelle mascotte è il richiamo di un onda (Hai appunto).... per essere fratelli siamesi che finalmente si ritrovano.

Tra l'altro oggi a Shanghai piove a dirotto,per cui nulla di più azzeccato nel colore del mare della famiglia Bao...

domenica 16 maggio 2010

Forza Inter! E' chi si muove più dalla Cina??

Sarà il caso, sarà la congiunzione astrale, sarà l'imponderabile, sarà che l'Italian Center di Shanghai è il centro motore delle attività dell'Inter in Cina, ma esattamente da quando sono arrivato in Cina, guarda caso proprio all'Italian Center, l'Inter non ha più smesso di vincere. E chi si muove più dalla Cina??

Ps. Tra l'altro oggi è anche il mio compleanno: Grazie Inter!!!

venerdì 14 maggio 2010

Shanghai come Wall Street: l'incredibile storia dell'abusivo "Charging Bull"

E' la seconda attrazione di New York, dopo la Statua della Libertà, è il famosissimo "Bull" di Wall Street, simbolo della borsa che sale, in contrapposizione con il cupo Orso delle recessioni, è una icona moderna, oltretutto è un opera molto "Italiana".

Ora diverrà meta anche per i turisti di Shanghai in visita all'EXPO e domani si terrà la cerimonia d'inaugurazione, alla presenza del Governatore del distretto di Huangpu, Zhou Wei, del Vice sindaco di Shanghai Tu Guanshao e per la parte Italiana, il Direttore dell'Istituto di Cultura di Shanghai Paolo Sabbatini.

Ma ci credereste che l'icona della finanza americana e del mondo, ora anche una delle attrazioni per Shanghai, è nata come un'opera abusiva??

Beh, incredibile ma vero, visto che l'ormai noto "Charging Bull", con i suoi 5 metri, dal peso di 3200 chili e dal costo di 350 mila dollari, è stato nottetempo posato dall'artista Italo-Americano Arturo di Modica nella notte del lontano 16 dicembre del 1989, beffando la ronda di polizia, utilizzando gli 8 minuti del loro giro di sorveglianza.

Armato del solo coraggio della propria scelta, quella di regalare l'opera alla città di New York dove abitava dal 1972, supportato da parenti ed amici, in quella notte di dicembre, De Modica fu il primo che realizzò un'azione di "guerrilla Art", il tutto quasi fosse la trama di un Thriller, fatta di lunghi appostamenti nei giorni precedenti per studiare i turni delle ronde di polizia, l'arrivo del furgone dotato di gru che attraversa le vie deserte di Wall Street ed infine "il colpo del secolo".

Ma inaspettatamente il colpo di scena: invece di un furto, i suoi protagonisti si accingevano a fare un "regalo", a cui è seguito un esilarante commedia degli equivoci.

Infatti la mattina successiva, i professionisti della City giunti davanti a Wall Street, pensarono ad un'originale idea del Sindaco della città ed un imprevisto cambiamento di programma rispetto al rituale albero di natale.

Per contro il Sindaco, caduto letteralmente dalle nuvole, non sapendo come spiegare la propria estraneità, finì per chiederne, indispettito, l'immediato spostamento. Alla fine, le autorità della Grande Mela, sbigottite, si accordarono sul fatto che questo "Bull", quasi piovuto dal cielo, fosse a tutti gli effetti un abusivo che andava spostato rapidamente.

E qui l'incredibile storia continua: questa iniziale intenzione delle autorità, di far sparire "l'inaspettato ospite", trovò l'ostinata bocciatura in tronco della popolazione e degli stessi operatori della City, che reduci dal crollo della borsa del 1987, finirono per vedere in questo toro un simbolo portafortuna della risalita intercorsa nei precedenti 2 anni, dove l'indice era passato dai 2.000 agli 11.000 punti, ostinazione che fini per trasformare l'opera abusiva, in una mascotte ed icona per la comunità finanziaria americana.

Per cui ora, il "Charging Bull" è stato adottato dalla città di New York e il Bowling Green Park, il luogo dove è stato spostato rispetto all'iniziale collocazione scelta da Arturo di Modica, è un "must" su tutte le guide turistiche della Big Apple.

Probabilmente nemmeno Angelo di Modica, poteva immaginare, in quella notte di dicembre, un lieto fine come questo e che addirittura la sua "opera abusiva" non solo diventasse uno dei simboli di New York, ma che addirittura potesse assurgere a simbolo della finanza mondiale.

Ora tutto ciò apparterrà anche alla Cina, visto che ora anche Shanghai avrà il suo "Charging Bull", quale simbolo ben augurante con il quale sottolineare anche il suo nuovo ruolo di Hub Finanziario che si appresta a rappresentare, in aperta competizione proprio con New York, in quella che sarà la sfida dei prossimi decenni.

Una storia incredibile, d'altri tempi, una storia anche Italiana, ora anche a Shanghai.

martedì 11 maggio 2010

Africapitalismo (e ruolo della Cina) contro la carità che uccide!!

Anche qua all'EXPO sta emergendo forte come Cina ed Africa abbiano da tempo stretto un "patto per lo sviluppo", attraverso l'implementazione di una strategia semplice e chiara: "basta alla carità, si alla creazione di economie reali".

Attraverso questo "semplice" approccio, la Cina sta quindi contribuendo a creare economie reali nei diversi paesi Africani dove agiscono le proprie imprese, un metodo molto diverso da quello che ha caratterizzato l'azione dell'Occidente per secoli.

Di seguito un articolo del Sole di Angolo Mingardi che "riassume" bene le idee di una delle economiste africane più influenti al mondo: Dambisa Moyo.

Alla sua autrice è valso un posto fra le cento personalità più influenti al mondo secondo «Time», entusiastici articoli su «Wired» e «Le Monde», l'ammirazione di Oprah Winfrey. Ma Dead Aid di Dambisa Moyo, che in Italia arriva per Rizzoli con l'abrasivo titolo La carità che uccide, è più di un saggio che ha scalato la bestseller list del «New York Times».

È un libro il cui tempo è finalmente venuto, è uscito al momento giusto dopo una gestazione collettiva di mezzo secolo. Mezzo secolo nel quale gli aiuti di stato sono apparsi all'Occidente il modo migliore per sgravarsi la coscienza, dopo il trauma della decolonizzazione.

La carità che uccide è debitore di una scuola di pensiero minoritaria nel mondo degli studi, e che tuttavia col tempo ha alimentato una prospettiva originale e solida. Il libro è non a caso dedicato alla memoria di Lord Bauer, che ne fu il punto pivotale. Per Bauer, il foreign aid era «rubare ai poveri dei paesi ricchi, per dare ai ricchi dei paesi poveri».seattle times

Gli aiuti in denaro verrebbero regolarmente stornati dalla classe politica locale a proprio vantaggio, perpetuando nel tempo un circolo vizioso, indebolendo lo sviluppo economico e impedendo il formarsi delle istituzioni fondamentali per lo sviluppo. L'afflusso di denaro dall'estero, erogato a fondo perduto, svilupperebbe una sorta di dipendenza.

L'élite locale si abituerebbe ad alimentarsene, concentrando sempre maggiori risorse in una burocrazia che soffoca il rachitico corpo di un'economia privata senza la forza di crescere. Il fatto che sia chi è al governo a gestire un simile "bottino" comporterebbe, a sua volta, che le persone più istruite e ambiziose, anziché dedicarsi a un percorso imprenditoriale, prendano la via di una carriera all'ombra dello stato. È per questo che i fondi stanziati dalle grandi agenzie internazionali continuano a non arrivare ai bisognosi per i quali sono pensati: l'aspettativa che ne arrivino altri basta a perpetuare una classe dirigente a vocazione parassitaria.

Le critiche ai meccanismi di erogazione degli aiuti allo sviluppo hanno nel tempo fatto breccia, portando le grandi istituzioni internazionali a sviluppare strumenti per vincolarli il più possibile al raggiungimento di obiettivi e a riforme istituzionali. Ma, nell'opinione pubblica occidentale, l'idea che aiutare i paesi in via di sviluppo voglia dire non fare affari con loro, non commerciare, non scambiare, ma dargli un'elemosina, è radicata. Così come lo è l'idea che gli unici attori con la potenza di fuoco necessaria a farlo con successo siano i governi.

I saggi di Bauer sono usciti troppo presto, quello di Dambisa Moyo è stato pubblicato al momento giusto. Dopo che le grandi parate del «Live Aid» (cui fa il verso il titolo originale) hanno generato clamore mediatico: produzione di appelli a mezzo di appelli. Soprattutto, dopo che il privato, e non il pubblico, ha dimostrato al giro di boa degli anni Duemila di sapere fare dello sradicamento della povertà un obiettivo.

Pensiamo al ruolo che stanno giocando realtà come la Fondazione Bill e Melinda Gates. O a Mohamed Yunus e alla sua Grameen Bank. Oppure a realtà meno conosciute, il microcredito online di «Kiva», o il venture capital sociale di imprenditori come il malesiano Kim Tan. Non è questione di corporate social responsibility.

È che avvicinando i paesi del mondo la globalizzazione ha scovato nuove opportunità di profitto. Alcune si trovano in quello che una volta si chiamava «Terzo mondo». E la possibilità di fare profitto attira investimenti.

Dambisa Moyo è nata a Lukasa, in Zambia, paese col quale mantiene un rapporto vivo e non di maniera. Ha preso un master a Harvard e un dottorato a Oxford. Dopo un breve passaggio in Banca mondiale, per quasi dieci anni ha lavorato come analista a Goldman Sachs: a seconda dei punti di vista, la più grande investment bank del mondo o il vero villain della crisi finanziaria.

Quel che conta, per Miss Moyo e i suoi lettori, è che l'esperienza in Goldman la porta a essere attenta non solo alla dimensione istituzionale, ma anche al giro del fumo degli affari. È per questo che, mentre biasima«sessant'anni,un miliardo di dollari di aiuti all'Africa e non molti risultati positivi da mostrare», Moyo guarda con interesse alla partita che in Africa sta giocando la Cina. Perché i cinesi non versano oboli, fanno investimenti.

«L'errore dell'Occidente è stato dare qualcosa in cambio di niente», ha scritto, mentre gli investitori cinesi pretendono di guadagnare, di fare profitto. È così che si appicca il fuoco della crescita economica, a vantaggio anche degli africani. Il punto di vista di Moyo è meno eccentrico di quanto si creda. Poche settimane fa il «Wall Street Journal» definiva il ruandese Paul Kagame «a supply-sider in East Africa », alla stregua di un consigliere di Reagan. Il presidente ugandese Yoweri Museveni ha chiesto in più di un'occasione «trade not aid»: opportunità di scambio, rimozione delle barriere doganali, non «aiuti» in moneta.

Il presidente della Camera della Costa d'Avorio, Mamadou Koulibaly, conduce una difficile battaglia per sviluppare nel suo paese il catasto, in modo da garantire la certezza dei titoli di proprietà, primo mattone di un'economia di mercato. Ecco che Dambisa Moyo, quando riflette sulla performance dei mercati obbligazionari africani e sullo sviluppo del private equity, quando spiega che ridurre le barriere al commercio inter-africane è un passo essenziale per creare opportunità per tutti, quando si preoccupa per quella statolatria che è il lascito avvelenato degli aiuti, non è solo un'anticonformista di successo,un animale da talk show, una provocatrice che sa vendere libri. È la profetessa di un'idea il cui tempo è venuto. L'afrocapitalismo
!

venerdì 30 aprile 2010

EXPO: Una partenza con il “Botto”

E' appena terminata la cerimonia di apertura dell'Expo di Shanghai.

Un evento diviso in due parti. La prima formale che si è svolta all'interno del nuovo gigantesco Performance Hall nell'area dell'EXPO, alla presenza del Presidente Hu Jintao, delle massime autorità del governo cinese e che ha avuto come guest star della serata anche il presidente Francese Sarkozy accompagnato dalla moglie Carla Bruni.

Un simpatico siparietto, quasi uno strappo al cerimoniale, lo si è però avuto quando il Presidente della BIE Jean-Pierre Lafon ha preferito usare nel proprio messaggio ufficiale il Cinese, un gesto ed uno sforzo che è stato molto apprezzato dai cinesi presenti.

Nel suo cinese, forse non impeccabile ma ben "recitato" e sentito, Lafon è stato seguito con trasporto dai cinesi presenti, tanto che quando ha voluto passare al Francese, è partita una spontanea risata, forse poco formale ed anomala per le cerimonie Cinesi, ma molto umanizzante e che ha contribuito non poco a "scaldare" l'ambiente.

Diversi gli show musicali e danzanti che sono poi seguti, così come importante è stata anche la presenza Italiana di Andrea Bocelli, invitato dal Governo Cinese che si è esibito nel famoso "Nessun Dorma" che termina con il "vincerò", ormai talmente famoso  in Cina", da essere dopo il ciao, la pasta e la pizza, una delle parole più conosciute da tutti i cinesi.

Allo spettacolo indoor è poi seguito l'evento outdoor, dove si è assistito al più grande spettacolo pirotecnico, di luci e di fontane d'acqua al mondo.

Infatti su oltre 3 chilometri del fiume Huangpu, si è assistito a qualcosa che mai si era visto, soprattutto perchè per la prima volta, combinava tra loro 3 tipologie di spettacolo normalmente eseguiti in maniera distinta.

Con il supporto del più grande LED Video al mondo (Alto 25 metri e lungo 280 Metri), quale sfondo per tutta l'esibizione, si sono così susseguite, inseguite, sovrapposte tra loro le danze delle fontane d'acqua, i fasci di luce e i fuochi pirotecnici.

Come già accaduto a Sidney per le Olimpiadi, il Lapu Bridge e il Nanpu Bridge sono così' diventati stage attivi dello spettacolo e dai quali si sono viste incredibili fontane di fuochi d'artificio cadere verso l'acqua.

Fuochi pirotecnici impressionanti, che sviluppati per i 20 minuti, sono stati qualcosa di mai visto, unico e pensiamo irripetibili.

Un rombo incredibile dei 20.000 cannoni, tanto che nei giorni scorsi, durante le prove, abbiamo avuto modo di sentirli in maniera distinta anche a chilometri di distanza.

Una curiosità sui fuochi: all'interno di ogni fuoco lanciato vi era un chip per sincronizzarne l'esplosione e poter creare figure ed immagini come desiderato.

Per chiudere l'evento si è poi assistito ad un vero e proprio colpo di teatro: la Pearl Tower, il simbolo della città, ha letteralmente "preso fuoco", decretanto così la fine dei festeggiamenti e l'inizio dei 6 mesi più importanti per la città di Shanghai.

Una cerimonia che rimarrà nella memoria dei Cinesi e degli stranieri presenti, ma soprattutto l'inizio di questo incredibile evento che ancora prima di iniziare è già un successo, visto che ha cambiato la faccia di una città grande come Shanghai, che negli ultimi 8 anni di fatto si è rifatta il vestito e modernizzata come nessun'altra, in quello che sicuramente rimarrà una delle esperienze urbanistiche più importanti della storia umana.

E siamo solo all'inizio. L'EXPO ora è ufficialmente aperto.

EXPO -1: Passaporti EXPO per tutti on line....

Domani apre ufficialmente l'EXPO di Shanghai, l'edizione più imponente di sempre in termini di paesi partecipanti e visitatori attesi

Ma sarà anche la prima edizione dove si potrà visitare un EXPO totalmente in virtuale, tanto da ottenere un vero e proprio "passaporto" che ne certifichi la visita.

Infatti ai visitatori che da domani entreranno sul sito www.expo.cn, come dichiarato da Zhu Yonglei, vice direttore dell'Ufficio di Presidenza per il Coordinamento dello Shanghai World Expo, potranno avere accesso a più di 150 padiglioni in versione virtuale.

La versione digitale del vostro biglietto per l'EXPO sarà anche il vostro "passaporto" sulle cui pagine, saranno impressi i diversi "timbri - visti" ottenibili dopo aver visitato i vari padiglioni nazionali.

Una iniziativa digitale che già nelle sue premesse appare imponente, visto che più di 25 milioni di persone hanno visitato la versione 3-D online dell'EXPO, dopo la sua apertura test dal 12 novembre dello scorso anno.

Per i visitatori on line poi ci sarà una guida d'eccezione, la mascotte  "Haibao", che nel guidarli nel padiglione scelto, farà una breve introduzione sulle sue caratteristiche principali e permetterà di entrare in contatto con la struttura vista da diverse angolazioni, così come nella sua ambientazione diurna che in quella notturna.

In queste ore oltre 500 sono le persone impegnate che stanno mettendo a punto gli ultimi dettagli di questo EXPO Virtuale, così da poter apire le "porte virtuali" in tempo in contemporanea con quello reale.
Come dicono i miei amici cinesi, "ora non avete proprio scuse per non essere presenti a Shanghai!!"

giovedì 29 aprile 2010

EXPO - 2: tutto pronto e sicurezza ai massimi livelli.

L'EXPO è alle porte. Alcuni gli elementi visibili in tutta la città.

Per prima cosa i tavoli dei volontari presenti in ogni dove. Banchetti o chioschi nelle diversi piazze, metro e luoghi di passaggio, dove i volontari sono a disposizione quale supporto attivo ai turisti, visitatori alla città.

Secondo, l'avvenuta apertura degli ultimi tratti di metro che ora collegano per esempio tra loro i due aeroporti direttamente con la linea 2 del metro. La situzione attuale a Shanghai è come se Malpensa e Linate fossero collegate attraverso una linea di metrò che passa da Piazza Duomo, il tutto al costo di una tratta di metro.
Per cui chi si appresta ad arrivare a Shanghai, potrà "salutare" i costosi Taxi e semplicemente prendendo un facile metrò, potrà arrivare in pieno centro senza problemi. Se poi si vuole provare l'ebrezza della velocità rimane il Maglev che con i suoi oltre 400 Km in 8 minuti fa i 40 Km che separano l'aeroporto di Pudong con il metrò ( comunque lo stesso che si può prendere all'aeroporto, che ce ne metterà una ventina di minuti di più!)

Ma oltre alla citata "prolunga" tra gli aeroporti, sono state aperte anche le altre linee in programma quale la linea 7, 9, 10, 11 e 13 che ora fanno della rete di Shanghai, una delle reti di metro più estese al mondo.

Proprio entrando nei metrò, si entra in contatto con un altro elemento "da EXPO": a tutte le entrate ora si possono osservare due militari, quasi fossero a loro volta due volontari dell'EXPO, così come ora tutti gli oggetti vengono passati al metal detector.

Una presenza assolutamente discreta, non asfissiante e preparata ad accogliere piuttosto che reprimere, tanto che ieri, nel chiedere dove si dovesse passare per prendere una delle nuove linee del metro, la guardia alla quale mi sono rivolto oltre a fornirmi le indicazioni in maniera chiara, mi ha poi letteralmente "guidato" con lo sguardo e i gesti alla scala mobile corretta. 

Una volta presa la direzione giusta, mi ha fatto un ultimo gesto di verifica che fosse esattamente quello che avevo chiesto. Alla mia conferma e il mio ok, mi ha inviato un sorriso e un saluto, manco fossimo stati due amici che ci stavano salutando.

Anche questo è l'EXPO a Shanghai. Anche questa è la Cina.

mercoledì 28 aprile 2010

Expo -3: Tutto pronto: Presenza Italiana pronta a .... sorprendere!!

Mancano 3 giorni all'apertura dell'EXPO di Shanghai.

Tutto è pronto e anche il padiglione Italiano è pronto, come quasi l'80% dei padiglioni delle oltre 200 nazioni presenti.

Ma la presenza Italiana è anche pronta a stupire. Chi ha avuto modo di vedere il padiglione prima della sua apertura ha espresso giudizi super positivi. 

Tra tutti spicca il commento senza esistazione di Paolo Sabbatini, il responsabile dell'Istituto di Cultura di Shanghai: "Bellissimo con un programma di eventi eccezionali!!"

E sapendo Sabbatini un vero "Campione" quale missionario dello scambio culturale tra Italia e Cina, con continui bellissimi progetti dove le due culture riescono sempre a "toccarsi", "comprendersi", non posso che suggerire a tutti i "dubbiosi" di prendere un aereo e venire a prendere visione sul campo di questa "meraviglia italiana" che dal 1° maggio aprirà i battenti.

A presto a Shanghai!!!

martedì 27 aprile 2010

EXPO - 4: tutto pronto. Andati bene gli ultimi test

(- 4) Ormai sta finendo il conto alla rovescia per l'apertura ufficiale dell'EXPO di Shanghai.

Anche gli ultimi test con afflussi fino a 400.000 persone giornaliere, il flusso medio che si attendono durante tutti i 6 mesi, test che hanno dato i risultati sperati.

In particolare sono stati "ritoccate" e migliorate le procedure di ingresso che nei primi test portavano ad attese anche di ore. Per esempio ora il controllo di sicurezza è passato dai precedenti 45 " ai 10 " attuali.

Ora la città aspetta di aprire ufficialmente l'evento attorno al quale per i prossimi 6 mesi ruoterà tutto il suo ciclo giornaliero.

lunedì 26 aprile 2010

Le ragioni di Fini

Articolo pubblicato su Affari Italiani (26 Aprile 2010)

In questi giorni tutti si stanno domandando “perché Fini ha agito così”?

Troppi commentatori sembra siano però rimasti intrappolati nella contrapposizione Berlusconi – Fini, una pericolosa semplificazione per quanto accaduto che sembra invece avere radici ben diverse.

Tornando al quesito dei questi “perché Fini ha agito così”, c’è anche da domandarsi perché la Lega Bossi in testa, abbia sentito stretto giro la necessità di chiederne la testa, accusando Fini addirittura di essere solo “un invidioso e rancoroso per le vittorie delle Lega” e nelle successive rettifiche “di aver raccontato solo bugie”. Forse qualche indicazione perché tutto ciò sia accaduto, sembra si possa trovare nel punto 1 dello Statuto della stessa Lega:
STATUTO DELLA LEGA NORD PER L’INDIPENDENZA DELLA PADANIA
Approvato nel corso del Congresso Federale Ordinario
del 1 – 2 – 3 marzo 2002

Art. 1 - Finalità
Il Movimento politico denominato “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” (in
seguito indicato come Movimento oppure Lega Nord o Lega Nord - Padania), costituito
da Associazioni Politiche, ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della
Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale
Repubblica Federale indipendente e sovrana.

Bene, alla luce del successo delle Lega e come sottolineato da Fini nel suo intervento di giovedì, "il suo crescente peso relativo nella coalizione", appare evidente quale sia il livello di preoccupazione del cofondatore del PDL, tanto da farlo "agire sopra le righe" addirittura dopo una vittoria elettorale, affinché si modifichi un trend che nelle ultime elezioni risulta ormai essere una costante.

Senza nulla togliere alla Lega, che di fatto coerentemente persegue i propri obbiettivi, quello che invece fa specie è che nel PDL, questo tentativo di chiarimento ed avvertimento, sia stato bollato come inutile, fazioso e pretenzioso.

Probabilmente Fini ha sbagliato nel modo di porre la questione fondamentale che gli stava a cuore, importante non solo per il PDL ma per l'intera nazione: il Governo sta seguendo il percorso dettato dalla Lega che ha ufficialmente e formalmente intenzioni di portare alla indipendenza della Padania (e divisione dell’Italia) o sta seguendo un programma saldamente in mando al PDL, atto a migliorare l'Italia nel suo complesso??

A sentire i Ministri del PDL tutto sembra saldamente in mano al PDL, quale partito di maggioranza relativa. Bene, ma esiste un grande ma.

Infatti tutti loro hanno anche sottolineato come la Lega non possa rappresentare un problema, tanto che sono arrivati a definirla "una Lega che non è secessionistica e che il PDL ha contribuito a modificare in meglio nel tempo".

Allora delle due una, cari Ministri del Governo Italiano e del PDL, vi pare credibile che l'aver messo nello Statuto del 2002 quale primo punto l'indipendenza della Padania e la creazione di una Repubblica Federale indipendente e sovrana, possa essere solo un vuoto slogan elettorale di un partito che di questo punto ne ha fatto una bandiera e ancora oggi considera essere un elemento di diversità e d’onore??

Ecco dove forse Berlusconi e Fini non si troveranno mai, cioè nel credere o meno nelle reali intenzioni dell'alleato leghista che ha sicuramente contribuito in maniera decisiva ai successi delle ultime elezioni.

Tenendo conto che il PDL si fregia di essere il partito di maggioranza relativa del paese, appare evidente che la maggioranza della coalizione non si senta rappresentata dalle posizioni Leghiste, ma nonostante tutto ciò, esattamente come fatto notare da Fini, il PDL invece di dettare i prossimi passi, sembra subire le pressioni e le priorità che sono dei leghisti, senza che il PDL possa far valere il "peso" del proprio reale consenso sul territorio.

Oltretutto, quale rispettoso alleato del PDL, la Lega dovrebbe tenere conto e sottolineare più assiduamente che i successi ottenuti sono stati realizzati grazie all'evidente "zoccolo duro" che il PDL ha offerto ai candidati leghisti nelle diverse regioni vincenti e non considerarle proprie ed esclusive vittorie.

A preoccupare e a turbare profondamente Fini, al di là dei successi elettorali leghisti, sembra quindi la irriconoscente strumentalizzazione da parte degli esponenti della Lega a cui si sta prestando il PDL, una dichiarazione da leader ferito nell'orgoglio per la creatura politica che ha contribuito a fondare.

Forse certe cose andavano dette in incontri più ristretti ed evitate le "sparate" e i confronti pubblici di questi giorni, ma forse Fini è stato obbligato a questo "gesto estremo" dal "muro di gomma" con il quale si è scontrato nei mesi precedenti e platealmente abbia solo cercato di far giungere la propria voce all'elettorato PDL, per sottolineare quali siano i rischi connessi se si continua a procedere con questa strategia elettorale, anche in vista delle comunque non lontanissime elezioni politiche e soprattutto in vista dei prossimi passi sul Federalismo che cambierà la faccia del paese.

Una strategia che probabilmente è quindi solo all'apparenza perdente, suicida, perchè ben oltre i numeri espressi dalla Direzione Nazionale, sono in molti che dentro e fuori il PDL, pensano che Fini, magari abbia sbagliato sul metodo, ma sui contenuti probabilmente abbia detto parecchie condivisibili verità.

Questo scontro aperto, viscerale, estremo, potrebbe quindi essere la "pulce nell'orecchio" che potrà condizionare non poco il futuro del PDL e il suo agire futuro.

Da ciò non ci sarebbe da sorprendersi che alla fine, molti di coloro che oggi lo attaccano, bollano e ne stanno chiedendo persino l'espulsione, potrebbero un giorno scoprire come Fini possa essere solo stato un "fedele servitore" del PDL che ha visto nel futuro del partito chiari rischi e pericoli, non annebbiato dalle troppe certezze di una vittoria che prima o poi sembra proprio presenterà il proprio conto.

mercoledì 21 aprile 2010

"Capicomunismo": La Cina corre grazie al consenso!!

Da tempo vado dicendo che noi occidentali, guardando il fenomeno Cina con i "parocchi", non stiamo capendo veramente quello che sta avvenendo in questo paese " in via di sviluppo".

Così come si continuano a non comprendere le ragioni vere dietro i "cortesi rifiuti" alle insistenti richieste occidentali di adottare i nostri modelli sociali, politici e di vita.

Non posso quindi che segnalare una libro della economista Loretta Napoleoni che sicuramente potrà contribuire a dare una mano a molti a cominciare a guardare il futuro, soprattutto il nostro, con occhi diversi e meno "prevenuti".

Anche la Cina può insegnare molto, basta volerla ascoltare.

Di seguito l'intervista apparsa su Affari Italiani che sottoscrivo al 100%.

"Capicomunismo e, cioè, un sistema molto più flessibile del neoliberismo occidentale e grande consenso incentrato sul benessere, di cui gode il partito di Pechino".
Sono i due fattori vincenti che per l'economista Loretta Napoleoni, intervistata da Affari  in occasione dell'uscita del suo ultimo libro Maonomics, hanno permesso alla Cina di "passare in soli 30 anni, dall'essere un Paese in cui si moriva di fame a una superpotenza in grado di sfidare gli Stati Uniti per il primato economico". "E' un libro - spiega la Napoleoni - che cerca di utilizzare il miracolo economico cinese come una sorta di pietra miliare per fare una comparazione con il nostro sistema economico e politico e capire cosa, da noi, non ha funzionato nell'inserimento nel processo di globalizzazione".
L'INTERVISTA

Perché questo libro? Qual è la tesi principale?
"Il mio scopo era quello di utilizzare il miracolo economico cinese come una sorta di pietra miliare per fare una comparazione con il nostro sistema economico e politico per capire cosa, da noi, non ha funzionato nell'inserimento del processo di globalizzazione. Insomma, mi sono chiesta perché Pechino ce l'ha fatta e noi no".

Allora non è un libro sulla Cina...
"Esatto, è su di noi. Anche se smitizza molti dei luoghi comuni che sono stati diffusi negli ultimi 20 anni sulla Cina". 
Quali sono stati i punti forti della Cina?
"Sono riusciti a sfruttare i vantaggi della globalizzazione perché hanno creato il sistema ibrido del Capicomunismo. Non è nè un sistema capitalista nè comunista, intesi in senso classico. Hanno introdotto dei cambiamenti e delle riforme all'interno del sistema marxista, dopo Mao, perché era un sistema molto più flessibile del neoliberismo che avevamo noi. Hanno adattato il marxismo al capitalismo e alla globalizzazione". 

Insomma, par di capire che Pechino ha fatto ciò che dovremo fare noi oggi e cioè attuare un sistema neoliberista regolamentato...
"Sì, anche se da noi il modello cinese non funzionerebbe, perché la Cina è ancora un Paese in via di sviluppo. La mia analisi vuole dimostrare che il nostro sistema, così com'è, non va e finisce per portarci da una crisi all'altra. Necessita di riforme, specialmente nell'economia e nella finanza. Un altro punto di forza della Cina, poi, è stato il rapporto che esite tra la popolazione e il partito che si basa sul benessere".

E cioè?
"Fin tanto che l'economia cresce e il benessere si diffonde, la popolazione sarà d'accordo con questo sistema. Cosa che non accade da noi, dove sempre meno gente vota".

Nel lungo periodo, il modello cinese sarà sostenibile e vincente?
"Sì, perché in 30 anni, la Cina è passata dall'essere un Paese in cui si moriva di fame a una superpotenza che sfida gli Stati Uniti per il primato economico. Un anno fa al G20 avevano un atteggiamento di maggiore deferenza nei confronti dell'Occidente. A Washington, nell'ultimo vertice sul nucleare, l'atteggiamento è stato completamente diverso".

martedì 13 aprile 2010

Hu presenta il conto ad Obama

Ieri a Washington, a margine del Nuclear Security Summit, si è tenuto l'atteso incontro tra il presidente cinese Hu Jintao e quello Statunitense Barack Obama.

Come previsto, il Presidente Hu ha presentato il "conto" a Barak Obama, sotto forma di una proposta in cinque punti per il miglioramento dei rapporti bilaterali Cina-USA, quale premessa per tutte le questioni aperte, quali la questione nucleare iraniana, il tasso di cambio del Renminbi (RMB) e le altre di comune interesse.

Ma vediamo nel dettaglio questi cinque punti sottoposti da Hu ad Obama.

In primo luogo, Hu ha sottolineato come le due parti "dovranno attenersi costantemente ad una rispetto dei rispettivi rapporti bilaterali e prendere iniziative concrete per affrontare congiuntamente le diverse sfide comuni".

In secondo luogo, ha sottolineato Hu, "la Cina e gli Stati Uniti devono rispettare i rispettivi interessi fondamentali. Questa è la chiave per uno sviluppo sano e stabile dei futuri rapporti bilaterali".

In terzo luogo, "le due parti dovranno incrementare gli scambi diplomatici ai vari livelli", ha detto Hu che si reso disponibile al fine di mantenere uno stretto contatto con Obama, così da evitare in futuro, ulteriori “scivolate” come quelle di questi ultimi mesi.

In quarto luogo, "i due paesi dovranno approfondire una sempre maggiore e pratica cooperazione. La Cina desidera rafforzare gli scambi e la cooperazione con gli Stati Uniti in economia e commercio, lotta al terrorismo, energia, ambiente, così come in materia di applicazione del diritto".

Ultimo punto, "la Cina e gli Stati Uniti devono rafforzare la comunicazione e il coordinamento sulle grandi questioni internazionali e regionali".

Dopo questa "premessa" chiarificatrice, Hu è entrato anche nel merito di alcune delle questioni di questi giorni.

Per quanto riguarda la questione del cambio RMB - USD, Hu ha detto che "la Cina intende seguire un chiaro percorso di riforma del meccanismo che ne determina il tasso di cambio, sulla base delle proprie esigenze di sviluppo economico e sociale".

Il Presidente cinese ha anche aggiunto come “le misure dettagliate di questa riforma dovranno considerare sia il contesto della situazione economica mondiale, il suo sviluppo ed i cambiamenti in corso, così come le condizioni economiche della Cina”.

Connesso a questo, Hu ha anche detto che "la Cina e gli Stati Uniti dovranno risolvere le reciproche divisioni economiche e commerciali attraverso sempre maggiori consultazioni, su un piano di parità a tutela del comune interesse di una sempre e migliore cooperazione economica e commerciale Cina-USA."

Lo sviluppo sano e stabile dei legami economici e commerciali Cina-USA è un bene per la Cina, per gli Stati Uniti e per lo sviluppo economico mondiale".

Entrando poi nel merito sulla questione nucleare iraniana, Hu ha dichiarato che "la Cina spera che le varie parti continueranno ad intensificare gli sforzi diplomatici per risolvere la situazione attraverso il dialogo e i negoziati".

"Cina e Stati Uniti hanno lo stesso obiettivo globale sulla questione nucleare iraniana", ha dichiarato Hu che ha continuato dicendo come “la Cina è quindi pronta nell'ambito delle Nazioni Unite a mantenere la consultazione e il coordinamento con gli Stati Uniti e le altre parti all'interno del 5-più-1 ed attraverso qualunque altro canale negoziale disponibile".

Va ricordato che quando si parla di 5-più-1, questo prevede il coinvolgimento del Consiglio Permanente di Sicurezza delle Nazioni Unite, composto da Gran Bretagna, Cina, Francia, Russia e Stati Uniti - più la Germania.

Hu ha poi dichiarato la posizione di principio della Cina sulla questione del nucleare iraniano: "la Cina è da sempre impegnata a sostenere il regime internazionale di non proliferazione nucleare, così come la pace e la stabilità in Medio Oriente".

Da parte sua, il presidente Obama nell'incontro con Hu ha dichiarato come "il suo paese rispetti la sovranità della Cina, in particolare per quanto riguarda il tasso di cambio del RMB" e si è auspicato che "Cina e Usa potranno trovare una soluzione attraverso il dialogo e la cooperazione".

A questo ha aggiunto come Washington sia pronta a lavorare con la Cina per costruire legami ancora più forti, grazie a dialoghi bilaterali e multilaterali e l’attiva cooperazione nei diversi consessi quale lo Strategic and Economic Forum e nel Gruppo dei 20 (G20).

Obama ha anche ribadito in forma ufficiale, la posizione di Washington rispetto all'esistenza di una sola Cina, sottolineando come il suo paese rispetterà la sovranità della Cina e la sua integrità territoriale, così come i suoi interessi principali, sottolineando come sarà sua intenzione affrontare le future questioni con la dovuta attenzione.

Come si vede, tra Hu ed Obama vi è stato prima di tutto "un chiarimento" a 360°, nel quale il presidente Cinese ha voluto, prima di prendere qualsiasi posizione rispetto la questione Iraniana, vedere affermato in forma ufficiale dal presidente di Obama, una sorta di decalogo guida che dovrà fare da sistema di riferimento delle relazioni prossime e future tra Cina ed Usa, senza più le ambiguità degli ultimi tempi sul lato americano che ne avevano minato la necessaria reciproca serenità.

La “prova del nove” da parte Cinese, per valutare la serietà delle intenzioni dell'amministrazione Obama e cercare di evitare in futuro ulteriori pericolosi attriti.

lunedì 12 aprile 2010

MONA LISA GIGANTE: solo all'expo di Shanghai !!


Dove può stare la più grande copia della Mona Lisa al mondo?? A Shanghai nell'area dell'EXPO!

Un lavoro collettivo di ben 999 artisti che hanno dedicato 4 ore sul proprio "pezzo" di 30 cm x 20 cm.

Da Guinness da primati.