mercoledì 21 aprile 2010

"Capicomunismo": La Cina corre grazie al consenso!!

Da tempo vado dicendo che noi occidentali, guardando il fenomeno Cina con i "parocchi", non stiamo capendo veramente quello che sta avvenendo in questo paese " in via di sviluppo".

Così come si continuano a non comprendere le ragioni vere dietro i "cortesi rifiuti" alle insistenti richieste occidentali di adottare i nostri modelli sociali, politici e di vita.

Non posso quindi che segnalare una libro della economista Loretta Napoleoni che sicuramente potrà contribuire a dare una mano a molti a cominciare a guardare il futuro, soprattutto il nostro, con occhi diversi e meno "prevenuti".

Anche la Cina può insegnare molto, basta volerla ascoltare.

Di seguito l'intervista apparsa su Affari Italiani che sottoscrivo al 100%.

"Capicomunismo e, cioè, un sistema molto più flessibile del neoliberismo occidentale e grande consenso incentrato sul benessere, di cui gode il partito di Pechino".
Sono i due fattori vincenti che per l'economista Loretta Napoleoni, intervistata da Affari  in occasione dell'uscita del suo ultimo libro Maonomics, hanno permesso alla Cina di "passare in soli 30 anni, dall'essere un Paese in cui si moriva di fame a una superpotenza in grado di sfidare gli Stati Uniti per il primato economico". "E' un libro - spiega la Napoleoni - che cerca di utilizzare il miracolo economico cinese come una sorta di pietra miliare per fare una comparazione con il nostro sistema economico e politico e capire cosa, da noi, non ha funzionato nell'inserimento nel processo di globalizzazione".
L'INTERVISTA

Perché questo libro? Qual è la tesi principale?
"Il mio scopo era quello di utilizzare il miracolo economico cinese come una sorta di pietra miliare per fare una comparazione con il nostro sistema economico e politico per capire cosa, da noi, non ha funzionato nell'inserimento del processo di globalizzazione. Insomma, mi sono chiesta perché Pechino ce l'ha fatta e noi no".

Allora non è un libro sulla Cina...
"Esatto, è su di noi. Anche se smitizza molti dei luoghi comuni che sono stati diffusi negli ultimi 20 anni sulla Cina". 
Quali sono stati i punti forti della Cina?
"Sono riusciti a sfruttare i vantaggi della globalizzazione perché hanno creato il sistema ibrido del Capicomunismo. Non è nè un sistema capitalista nè comunista, intesi in senso classico. Hanno introdotto dei cambiamenti e delle riforme all'interno del sistema marxista, dopo Mao, perché era un sistema molto più flessibile del neoliberismo che avevamo noi. Hanno adattato il marxismo al capitalismo e alla globalizzazione". 

Insomma, par di capire che Pechino ha fatto ciò che dovremo fare noi oggi e cioè attuare un sistema neoliberista regolamentato...
"Sì, anche se da noi il modello cinese non funzionerebbe, perché la Cina è ancora un Paese in via di sviluppo. La mia analisi vuole dimostrare che il nostro sistema, così com'è, non va e finisce per portarci da una crisi all'altra. Necessita di riforme, specialmente nell'economia e nella finanza. Un altro punto di forza della Cina, poi, è stato il rapporto che esite tra la popolazione e il partito che si basa sul benessere".

E cioè?
"Fin tanto che l'economia cresce e il benessere si diffonde, la popolazione sarà d'accordo con questo sistema. Cosa che non accade da noi, dove sempre meno gente vota".

Nel lungo periodo, il modello cinese sarà sostenibile e vincente?
"Sì, perché in 30 anni, la Cina è passata dall'essere un Paese in cui si moriva di fame a una superpotenza che sfida gli Stati Uniti per il primato economico. Un anno fa al G20 avevano un atteggiamento di maggiore deferenza nei confronti dell'Occidente. A Washington, nell'ultimo vertice sul nucleare, l'atteggiamento è stato completamente diverso".