venerdì 11 novembre 2011

WE Italy: Innovatori d'Italia ... assieme si può cambiare!

La parola "magica" invocata da tutti per portare fuori dalle secche il paese è una sola: Innovazione. Innovare e cambiare sembrano diventati tra loro sinonimi e simboli della speranza di poter dare nuovo lustro al paese.

Da questa condivisa intuizione sono così nate associazioni, premi, eventi e persino corsi di formazione su come fare innovazione, affinché il verbo si potesse diffondere a tutti i livelli ed in tutti i luoghi. Ottimo lavoro di molti, grande dispiego di mezzi di tanti, tutti con un solo modello comune in testa: Silicon Valley.  

Da questa esplosione di eventi ed iniziative, forse però si sta rischiando di perdere di vista l'obbiettivo principale: l'innovazione. Infatti l'innovazione sembra diventata qualcosa di ben diverso: uno strumento di business per tutta una serie di soggetti e di promozione per altri, quasi una moda da mostrare, esporre o il gesto per evidenziare, sottolineare il proprio agire o cambiamento.

Da ciò qualche diffidenza sull'approccio fino ad ora seguito appare inevitabile se il tutto poi viene comparato al modello di riferimento della Silicon Valley, dove per contro ha poco senso cercare classifiche, contests, azioni promozionali dietro la nascita delle aziende che di fatto hanno da decenni cambiato la storia del mondo digitale (e non).

Probabilmente il termine che meglio definisce questo luogo, ormai ritenuto leggendario, sembra essere uno solo: giungla.

Nessuna traccia di classifiche, premi, tornei tra innovatori o altre amenità simili o meglio, gli incontri ci sono e continui, ma a finanziare tutto e sostenere il massimo sforzo sono gli stessi che il successo lo hanno già creato nei decenni, che si sono trasformati in mentori dei nuovi, in un continuo frenetico ciclo tra nuovo ed antico.

E sui mercati internazionali? Beh le aziende americane agiscono direttamente senza supporti governativi, temperate dai propri successi in madre patria e dalla giungla che caratterizza l'ambiente selettivo in cui sono nate.

Sono sempre propositive, trascinanti, forti grazie ad una visione da subito proiettata al mondo e per quanto sicuramente aiutate dall'essere nate (e selezionate) nella prima economia mondiale, sono comunque strutturate per competere e battere l'avversario. La domanda a questo punto appare inevitabile: innovatori si nasce o lo si diventa?

La Silicon Valley sembra dimostrare che lo si può diventare, basta nascere nell'ambiente giusto che possa stimolare, potenziare, supportare l'estro innovativo che è dentro ognuno di noi.  

Ma allora, per quanto riguarda il modello italiano fatto di premi e camps degli innovatori in costante movimento per la penisola, questo è veramente il modello giusto?  

Sul piano teorico si, anche perché è indubbio che sta sicuramente contribuendo a "muovere" le coscienze, qualcosa di importante che ha già contribuito a mettere sotto i riflettori migliaia di imprese e consentito di mostrare le proprie idee in contest pubblici e stimolanti.

Ma per quanto riguarda il problema paese ahimè non saranno queste aziende da sole a poterlo risolvere, perchè i veri problemi sono strutturali, in un paese dove le idee si scontrano con la convinzione che non c'è spazio per le intuizioni che non si prestino al sistema esistente e che ama poco chi lo vuole cambiare con nuovi (pericolosi) approcci.  

Da sole. Ma se invece tutte queste aziende diventassero una entità interconnessa, attiva, viva in grado di scambiarsi le competenze, capacità, le empatie, le logistiche, le infrastrutture, le energie, le forze, i prodotti e i servizi?

Beh allora si che possono veramente cambiare il destino di un paese e non importerebbe più scoprire la nuova Facebook o la nuova Google, una caccia un pò retrò dei cacciatori di ricchi ritorni finanziari.  

Così interconnesse, potrebbero addirittura condizionare la finanza e decidere autonomamente di attivare una economia non più solamente legata all'attuale modello connesse alle valute, dando vita ai modelli fino ad ora ridotti a casi sporadici ed esemplificativi di moneta digitale e WEmoney, per iniziare a creare una finanza realmente innovante per il paese.

Assieme quindi non più secondo l'assioma dell'IO partecipo, propongo e vinco.

Ma del noi ideiamo, proponiamo, cresciamo e vinciamo tutti assieme, sull'onda di quella WEconomy che sta dando le basi teoriche e le linee guida per un cambiamento vero che il paese può far proprie.

Per cui da queste considerazioni una proposta pratica: tutti gli innovatori o le aziende che sentono che questa sia la strada corretta, si mettano in contatto e inizino a coordinarsi in uno strumento comune operativo che possa accogliere nuove idee alle quali loro stessi possano offrire i propri servizi / prodotti in cambio di quote, in modo che gli investimenti finanziari delle nuove idee ed imprese possano essere drasticamente abbattuti, concentrando i pochi fondi esistenti solo su ciò che non è già stato sviluppato.  

Una logica di Cloud Enterprise Paese che possa fare da volano per amplificare la potenza delle idee, realizzarle, diffonderle e farle "penetrare" nelle diverse realtà coinvolte.  

Una massa critica che potrebbe essere in grado di attivare ricadute locali e globali, anche a livello internazionale e produrre una leva finanziaria importante in termini economici sui diversi progetti, così come attrarre anche nuove fonti in grado di alimentare un circolo virtuoso di ampie proporzioni e cosa importante, riproducibile.

Questa potrebbe essere la nostra Italia del futuro, la WE Italy che può contribuire ad un cambiamento reale, concreto, duraturo. Un piano di sviluppo serio e credibile che possa contagiare il paese dalle fondamenta.

Quindi Innovatori d'Italia uniamoci, diamo vita a WEItaly rispondendo all'unitario "l'Italia chiamò"!"..... Smettiamo di prendercela, arrabbiarci, incazzarci consumando energie importanti che invece si possono concentrare nel cambiamento, nella operatività.

Per poi non perdere tempo: e se nel prossimo Working Capital tutti i finalisti risultassero VINCITORI? Sarebbe un bel punto di partenza!

martedì 8 novembre 2011

Discontinuità responsabile per tornare a crescere!

Lo sport nazionale di questi mesi, giorni ed ore sembra essere lo scarica barile.

Sulle televisioni, i potenti passati e presenti stanno cercando di far passare l'idea di essere dei semplici "indifesi" cittadini da sempre contro questo marcio potere politico e così come nella migliore tradizione "dello scarica barile", i problemi attuali sembrano essere stati causati solo da chi è ora al governo.

Sappiamo tutti che l'elaborazione di un lutto, come può essere paragonata la situazione attuale italiana, spesso è operazione difficile, ardua che può però anche creare distorsioni, distacchi dalla realtà da parte dei protagonisti e comprimari.

Appare evidente che in questo momento di crisi, qualcosa non stia andando nella giusta direzione, visto che l'amnesia dei molti decisori e loro subalterni di questi decenni, sta creando un vuoto di responsabilità sulla disastrosa situazione sotto gli occhi di tutti.

E così ora il cerino è in mano a colui che viene considerato l'unico colpevole di questa catastrofe: Berlusconi.

Ma 1900 Miliardi di Euro non sono frutto delle nefandezze di un uomo solo al comando. Un debito di queste proporzioni non è stato utilizzato da parte di un solo partito per foraggiare il proprio potere e consenso.

Una situazione come quella attuale è frutto di un insieme di intese tra chi ha gestito, senza ritegno, la cosa pubblica per interessi di bottega (politici e personali).

Ecco perchè ora è difficile scindere i problemi dai colpevoli, dove tutti sembrano colpevoli ma nello stesso tempo tutti possono anche dichiararsi innocenti.

L'unica soluzione per evitare il ripetersi di discussioni surreali come quelle che sui media sono all'ordine del giorno, è quindi che si possa dare al paese una vera discontinuità sotto tutti i punti di vista.

A questo punto ammetto che entriamo nel libro dei sogni, ma solo decretando che chi non ha avuto alcun potere negli ultimi 30 anni possa essere ammesso a concorrere per le cariche politiche nazionali, consentirebbe realmente di girare pagina o almeno di provarci veramente, perchè avrebbe il grande vantaggio di far smettere di discutere di colpe (e scarica barile) tra coloro che sono stati i politici e i decisori in tutti questi decenni e che a turno hanno gestito (male) il paese.

Discontinuità non legata alla età, estrazione politica o altro, ma semplicemente l'aria fresca di poltrone vuote che possano diventare spazi di discussione costruttive a partire dai temi attuali di economia, finanza e sociale e che possano rappresentare una discontinuità sui metodi che andrebbero adottati per proiettare il paese nel futuro.

E qua una metafora sportiva può chiarire la proposta. Il governo e parlamento italiano sono i due team che giocano il ruolo di decisori per il paese. In una sorta di "fuori tutti" andrebbero azzerati e attraverso nuove democratiche elezioni si dovrebbe procedere a rifare le squadre e lasciare che si ridisegnino i nuovi equilibri del paese.

Una regola però dovrebbe essere applicata senza indugio, magari in deroga agli stessi principi democratici in vigore: si potranno presentare a concorrere per questi posti solo chi non ha alcun ruolo o non ne ha avuti negli ultimi 30 anni!

Solo questo potrebbe cercare di dare la discontinuità di cui il paese necessita. Qualcosa che consenta di ripartire da zero senza alibi per nessuno e piena responsabilità per tutti nel fornire al paese un nuovo scenario da costruire basato su idee e principi attuali e non ancora continuando ad agire ancorati ad interessi, valori e schemi spesso datati o che stanno da tempo "congelando il paese".

Non è un problema di età, ma semplicemente di equità democratica, dove appare evidente che le ricette seguite in questi 30 anni non sono state in grado di dare risposte al paese che ora si trova nelle sabbie mobile ( e nel fango) a causa di una classe dirigente incompetente nel suo complesso e non a causa di questo o quello.

Discontinuità responsabile, un atto che farebbe onore al paese anche agli occhi del mondo, una lezione di democrazia da libri di storia. Una vittoria per il paese per dire basta alla sconfitta amara ed ingiusta che sta ammazzando lo spirito dei cittadini e che possa bloccare questa lenta ma inesorabile involuzione economica e sociale nel paese.

Una vittoria di tutti, anche di chi al potere decidesse di promuovere la propria discontinuità!

Una vittoria e basta!

Yao Ming is back! (all'università!)

Yao is back! Da ieri dove è possibile incontrare il Campione di Basket cinese Yao Ming e NBA All-Star dopo il suo ritiro? La risposta è semplice: alla Shanghai Jiao Tong University!

Come professore? No. Come diligente studente!

La decisione ha sorpreso non poco tutti, sicuramente i suoi compagni di corso quando lo hanno visto vacare i cancelli dell'Università e sedersi serenamente in aula come uno studente qualsiasi. Terminato il suo percorso di campione del parquet, Yao Ming ha infatti deciso di tornare sui banchi universitari per conseguire la laurea in Economics and Management.

Ed è così che da ieri ha iniziato a seguire i tre corsi che gli serviranno per conseguire i 150 crediti che gli consentiranno di ottenere la laurea, un "supporto" per le nuove avventure nel Business che Yao ha intrapreso dal momento del suo ritiro sportivo.

Dimostrando uno spessore umano poco comune nel jet set dei campioni sportivi, candidamente ha già affermato che parteciperà attivamente alla vita del campus come un normale studente, perché " non lo faccio solo per raggiungere l'obbiettivo della laurea, ma perché intendo sperimentare la vita del college e le soddisfazioni che questo tipo di esperienza sono in grado di offrire".

Una ricerca di normalità testimoniata anche dalle prime dichiarazioni di Yao studente: "Ci sono molte persone che lavorano mentre studiano per la laurea. Io possa fare altrettanto!".

"Comunque sono cosciente che dovrò lavorare molto, anche perché le mie basi teoriche sono scarse, visto che è da oltre un decennio che non mettevo piede in una classe universitaria".
 "Spero comunque di non disturbare con la mia presenza il normale svolgimento delle attività didattiche e del campus!".

Poi, inevitabile, la battuta sul basket: "Si, sicuramente mi farà piacere giocare a basket con i miei compagni di corso per divertimento, ma non farò parte del team del college".
"Sono interessato a cercare di conciliare la mia nuova attività da studente con quella di proprietario e maggiore investitore degli Shanghai Sharks".

Queste sono quindi le due priorità del nuovo ciclo di Yao Ming che da domani sarà completamente assorto nello svolgimento dei suoi "compiti a casa".

Una attività ed uno stile di vita ben diverso dal frenetico viaggiare che per oltre un decennio ha caratterizzato la sua vita negli States, un ritorno alla normalità che segue la recente nascita della figlia, che in tanti già pronosticano sarà una delle stelle nel firmamento del basket cinese e mondiale.

Ma per il momento preferisce Yao Ming lasciare da parte i clamori ed investire il proprio tempo a "faticare duramente sui libri". In futuro si vedrà.

lunedì 7 novembre 2011

Inventori Italiani: Federico Faggin - Inventore della CPU

Di seguito l'intervista all'inventore del CPU, l'invenzione che ha contribuito a cambiare la vita a tutti noi.

domenica 6 novembre 2011

G20: Cina aspetta (seri) chiarimenti dal"Condominio Europa"


Il G20 di Cannes non sembra aver raggiunto obbietti concreti e soprattutto non sembra aver contribuito a dipanare i dubbi cinesi relativamente ad una convinta partecipazione nel salvataggio della zona EURO. 

Al di là delle dichiarazioni ufficiali da parte Europea che cercano di minimizzare l'evidente staticità sostanziale di questo vertice, la partenza "anticipata" della delegazione Cinese, sembra testimoniare l'idea che i cinesi a Cannes si siano limitati a rispettare il cerimoniale degli incontri bilaterali fissati senza alcun trasporto ed entusiasmo, quasi si fossero resi conto di essere stati spettatori di un ben altro (spiacevole) spettacolo del "Condominio Europa". 

La decisione di aderire concretamente al progetto di salvataggio della EU è stato quindi ufficialmente rimandato ad altra data, sicuramente a quando gli europei chiariranno le reali intenzioni (ed interessi) dietro questo gioco delle parti che nei due giorni francesi alcune volte ha raggiunto livelli tragicomici. 

Prima di tutto la Grecia: che lancia un referendum, poi lo annulla, poi lo rilancia e lo riannulla, in un balletto con tanto di fiducia parlamentare, di un Reality che non contribuisce a far comprendere se vorrà (o riuscirà) a rispettare gli impegni presi il 26 ottobre scorso in ambito EU. 

Poi l'Italia: tutti concordano che il vero problema per l'area EURO sia l'Italia, paese che però non sembra riuscire a rassicurare nessuno, tanto che al G20 si è di fatto accettato (stabilito) il principio di commissariamento dell'operato di Governo nei prossimi mesi. 

Vista l'instabilità e le nebbie che coprono gli sviluppi delle diverse iniziative degli stati membri, i Cinesi al momento hanno quindi deciso di stare alla finestra, sperando di ricevere chiarimenti veri nelle prossime settimane. 

Ma il G20 non ha centrato anche un secondo obbiettivo caro alla delegazione cinese: l'aumento dei "diritti speciali di prelievo" (Sdr) che di fatto alimentano il Fondo Monetario Internazionale (FMI), istituzione ago della bilancia per mettere una pezza alla situazione europea e su cui si sta giocando il braccio di ferro tra Brics - paesi sviluppati nella definizione di nuovi pesi nella sua gestione. 

Di contorno ma che conferma una situazione complessiva molto delicata, è anche il fallimento degli accordi sulla Tobin Tax che doveva attivare il principio di una maggiore pressione fiscale sulle transazioni finanziarie. Il non essere andati oltre le intenzioni, dopo le iniziali disponibilità pesanti come quella Americana, conferma che le intese su questo tema sono ancora in alto mare. 

Per ora quindi solo una cosa è certa: i Cinesi stanno alla finestra sulle questioni del fondo salva stati Europei, riprendendosi l'autonomia di decidere in tempi migliori sul quando contribuirvi in maniera significativa. 

Quanto questo G20 abbia quindi realmente contribuito a migliorare la situazione globale non appare chiaro, sicuramente ha contribuito ad evitare il baratro che l'eventuale conferma del referendum greco avrebbe potuto provocare, ma ha di fatto lasciato aperte tutte le questioni principali. 

Una indecisione che può costare cara in termini finanziari, visto l'incalzare della speculazione che potrebbe trovare nuova linfa proprio da queste debolezze e poca chiarezza. 

Qualcosa che in qualsiasi momento rischia di trasformarsi in paura o contagiosi attacchi di panico. Il tutto ben lontano dagli auspici che i Cinesi si attendevano con questo G20 di ratificare accordi che favorissero la crescita e la stabilità finanziaria a livello globale. 

Ma evidentemente "Condominio Europa" non è ancora pronto per tutto ciò!