Cina e il turismo di lusso: un futuro in continua crescita
Visitando la 4° edizione della Asia Luxury Travel Market (ALTM) che si è svolta a Shanghai in questi giorni, si è avuta la netta percezione delle tendenze del futuro prossimo venturo del turismo cinese ed asiatico.
Se da un lato il turista cinese sicuramente finirà per rappresentare nel futuro quello che fino ad oggi sono stati i Giapponesi, dall'altro, si assisterà ad un radicale mutamento delle necessità connesse.
"Lusso" sembra essere la parola chiave connessa al successo futuro delle destinazioni turistiche che attireranno maggiormente il turista cinese.
E per lusso si intende una offerta caratterizzata soprattutto da una logistica d'altissimo livello e un servizio vip esclusivo, il tutto in maniera decisamente più diffusa di quanto lo sia fino ad ora.
A questo punto occorre fare una precisazione sul tema del "lusso" se visto nella prospettiva cinese.
Mentre per noi occidentali il lusso è per pochi, tanto che le destinazioni sono spesso piccole ed esclusive, per i cinesi sta diventando uno status symbol che si sta diffondendo e quindi rappresenta più una sorta di upgrade alle attuali offerte che devono possedere nuovi e più stringenti parametri e servizi.
Due gli elementi fondamentali su tutti: il livello dell'alloggio che deve essere da vera 5 stelle internazionali e la qualità dei servizi connessi che devono essere di pari livello.
Visti quindi con gli occhi cinesi, questi due parametri se calati nella situazione italiana, spesso "fanno a pugni" con il reale valore della nostra offerta turistica, che se anche circondata da paesaggi da favola o culturalmente rilevanti, spesso dispongono di logistiche e ricettività di medio / basso livello.
A questi due parametri se ne aggiunge un terzo, forse il nostro vero limite attuale: l'esiguità della nostra offerta di lusso.
L'offerta Italiana appare infatti molto esigua per poter beneficiare della sempre crescente necessità cinese di esplorare il mondo da vip in termini quantitativi.
Perchè quando il cinese si muove, sia che sia un vip vero che un semplice turista, pretende servizi analoghi a quelli di cui dispone già in madre patria, soprattutto quando il costo è decisamente superiore a quello pagabile per destinazioni asiatiche comunque di alto livello, quali Thailandia, Australia, Indonesia.
Dai risultati di un questionario preparato da My China B2B, la piattaforma B2B dell'Italian Center di Shanghai, redatto assieme ad un centinaio di operatori turistici cinesi, è emerso come la qualità della residenza / hotel pesi per il 40% nella scelta della destinazione turistica.
Ben il 20% è invece l'incidenza dell'esistenza o meno di una rotta aerea diretta ed addirittura il 10% è connesso al fatto che la destinazione non sia "pericolosa" per la incolumità personale.
Solo il 9% è invece connesso al peso "culturale" dell'offerta che addirittura scende sotto al 5% se si parla di gastronomia e percorsi enogastronomici.
Ben il 10% pesa invece la possibilità di acquistare prodotti del lusso ai prezzi migliore che in madre patria.
Per finire, addirittura il 6% è il peso connesso al poter disporre di servizi in lingua nei luoghi visitati, hotel compreso. Quest’ultimo dato è connesso al fatto che la stragrande maggioranza dei nuovi ricchi cinesi, anche se quarantenni, non parlano inglese.
Come si vede, una connotazione di lusso quindi ben diverso da quello che la parola stessa sembrerebbe evocare se pensata con menti occidentali.
Un approccio in rapida evoluzione e in forte crescita dai paesi che stanno diventando i nuovi centri motore dell'economia mondiale.
Una situazione a cui dovremo velocemente adeguarci, visto l'ormai ed inesorabile riduzione dei flussi storici dagli USA a favore dell'area asiatica, che ad oggi comunque preferisce per ben il 94% le più “sicure” mete del Far- East anche solo per la vicinanza culturale che sono in grado di offrire.
Il rischio è quello di venire esclusi sulle rotte future del lusso, di chi è pronto a pagare profumatamente ma pretende in cambio di ricevere il massimo.
Qualcosa che sul suolo Italico appare spesso ancora una chimera, visto il persistere di una visione del turismo di stampo famigliare, fatta di piccole realtà non in grado di competere con i campioni dei circuiti internazionali che invece sanno "accompagnare" con saggezza i nuovi ricchi a spendere al meglio la propria nuova ricchezza.
Se da un lato il turista cinese sicuramente finirà per rappresentare nel futuro quello che fino ad oggi sono stati i Giapponesi, dall'altro, si assisterà ad un radicale mutamento delle necessità connesse.
"Lusso" sembra essere la parola chiave connessa al successo futuro delle destinazioni turistiche che attireranno maggiormente il turista cinese.
E per lusso si intende una offerta caratterizzata soprattutto da una logistica d'altissimo livello e un servizio vip esclusivo, il tutto in maniera decisamente più diffusa di quanto lo sia fino ad ora.
A questo punto occorre fare una precisazione sul tema del "lusso" se visto nella prospettiva cinese.
Mentre per noi occidentali il lusso è per pochi, tanto che le destinazioni sono spesso piccole ed esclusive, per i cinesi sta diventando uno status symbol che si sta diffondendo e quindi rappresenta più una sorta di upgrade alle attuali offerte che devono possedere nuovi e più stringenti parametri e servizi.
Due gli elementi fondamentali su tutti: il livello dell'alloggio che deve essere da vera 5 stelle internazionali e la qualità dei servizi connessi che devono essere di pari livello.
Visti quindi con gli occhi cinesi, questi due parametri se calati nella situazione italiana, spesso "fanno a pugni" con il reale valore della nostra offerta turistica, che se anche circondata da paesaggi da favola o culturalmente rilevanti, spesso dispongono di logistiche e ricettività di medio / basso livello.
A questi due parametri se ne aggiunge un terzo, forse il nostro vero limite attuale: l'esiguità della nostra offerta di lusso.
L'offerta Italiana appare infatti molto esigua per poter beneficiare della sempre crescente necessità cinese di esplorare il mondo da vip in termini quantitativi.
Perchè quando il cinese si muove, sia che sia un vip vero che un semplice turista, pretende servizi analoghi a quelli di cui dispone già in madre patria, soprattutto quando il costo è decisamente superiore a quello pagabile per destinazioni asiatiche comunque di alto livello, quali Thailandia, Australia, Indonesia.
Dai risultati di un questionario preparato da My China B2B, la piattaforma B2B dell'Italian Center di Shanghai, redatto assieme ad un centinaio di operatori turistici cinesi, è emerso come la qualità della residenza / hotel pesi per il 40% nella scelta della destinazione turistica.
Ben il 20% è invece l'incidenza dell'esistenza o meno di una rotta aerea diretta ed addirittura il 10% è connesso al fatto che la destinazione non sia "pericolosa" per la incolumità personale.
Solo il 9% è invece connesso al peso "culturale" dell'offerta che addirittura scende sotto al 5% se si parla di gastronomia e percorsi enogastronomici.
Ben il 10% pesa invece la possibilità di acquistare prodotti del lusso ai prezzi migliore che in madre patria.
Per finire, addirittura il 6% è il peso connesso al poter disporre di servizi in lingua nei luoghi visitati, hotel compreso. Quest’ultimo dato è connesso al fatto che la stragrande maggioranza dei nuovi ricchi cinesi, anche se quarantenni, non parlano inglese.
Come si vede, una connotazione di lusso quindi ben diverso da quello che la parola stessa sembrerebbe evocare se pensata con menti occidentali.
Un approccio in rapida evoluzione e in forte crescita dai paesi che stanno diventando i nuovi centri motore dell'economia mondiale.
Una situazione a cui dovremo velocemente adeguarci, visto l'ormai ed inesorabile riduzione dei flussi storici dagli USA a favore dell'area asiatica, che ad oggi comunque preferisce per ben il 94% le più “sicure” mete del Far- East anche solo per la vicinanza culturale che sono in grado di offrire.
Il rischio è quello di venire esclusi sulle rotte future del lusso, di chi è pronto a pagare profumatamente ma pretende in cambio di ricevere il massimo.
Qualcosa che sul suolo Italico appare spesso ancora una chimera, visto il persistere di una visione del turismo di stampo famigliare, fatta di piccole realtà non in grado di competere con i campioni dei circuiti internazionali che invece sanno "accompagnare" con saggezza i nuovi ricchi a spendere al meglio la propria nuova ricchezza.