domenica 10 aprile 2016

Grazie Gianni!

Caro Gianni,
inaspettata, la notizia della tua scomparsa mi è arrivata a Shanghai come una saetta da un sms di un caro amico comune.
Mi ha annichilito.

Paradossalmente arrivata al termine della visione di un film come "Last Knights" che in qualche maniera ha contribuito ad amplificare il dolore delle immagini del film delle cose vissute assieme: prima come studente, poi come Glamm, fino all'essersi ritrovati del 2003 e l'inizio di quella cavalcata concordata assieme che mi ha portato qua in Cina, a fare le cose che pensavamo potessero cambiare il mondo ed aiutare a migliorare l'Italia. 

Più dolorosa perchè dopo la tua ultima telefonata nella quale ti dissi che avevo bisogno di un pò di tempo dopo la morte di mio padre per finire quanto iniziato, tu mi dissi "appena sei pronto chiamami, mi raccomando, ci conto!"

Ora che ero pronto a sorprenderti, pronto a tornare in Italia per condividere quanto fatto, tu te ne sei andato così. Difficile da accettare.

Quanto fatto ora non avrà più lo stesso gusto e mi mancheranno terribilmente quel rincontrarsi del tuo, nostro ritrovarsi così speciale: i fiumi di parole del condividere, analizzare, immaginare, il decidere, sempre come se non si fosse mai andati via. 

Ma soprattutto mi mancheranno i tuoi occhi contenti, entusiasti di quegli incontri, occhi entusiastici e che facevano trasparire l'orgoglio di quello che stavamo cercando di fare.

Qualcosa che solo in un'altra persona ho potuto vedere: mio padre.

Flash di immagini e sensazioni a partire dalle nostre frequentazione quotidiane iniziate con una frase che allora mi sorprese non poco "butta via tutti i biglietti da visita"!

Un apparente annullamento della mia personalità e professionalità che solo dopo compresi era il tuo primo passo per sgombrarmi la mente e così lavorare su nuovi contenuti ed obbiettivi senza alcuna mia reticenza.

Una apertura mentale che tu alimentasti con un confronto franco, profondo a tutto campo, politica, tecnologia, filosofia, innovazione, tue esperienze, problemi del mondo, possibili soluzioni, dialoghi che inizialmente mi vedevano quale ascoltatore estasiato e poi giorno dopo giorno, si trasformavano in botte e risposte, fino al piacere profondo di riuscirti a sorprendere.

Brainstormings sotto forma di "duelli mentali", una palestra incredibile con cui giorno dopo giorno mi hai forgiato e di cui ti sono grato. 

Non mi scorderò mai quando ad un certo punto di questo percorso e al termine di uno di questi brainstormings mi chiesi "dammi del tu", visto che per il profondo rispetto che avevo per te, nonostante tutto insistevo ad usare sempre il lei.

A cui seguì l'onore di diventare il tuo braccio destro su alcune iniziative, l'orgoglio del  tuo rispetto e del sentirsi chiedere pareri sui temi più disparati, da te gigante su tutto e io allievo di cotanto genio e il mio mito di quando ero semplice studente.

Così come mi rimase impressa la tua soddisfazione di allora nell'appendere nel corridoio del dipartimento nella bacheca il mio regalo di fine anno di allora: una cornice con scritto al suo interno "thinking outside the box".

Soddisfazione perché era una immagine da me firmata e quindi la ritenevi degna di essere proposta a tutti quale esempio da seguire. Un gesto simbolico importante che mi colpì.

Dopo questa prima fase di preparazione, iniziare "senza biglietto da visita" a fare le cose pensate assieme quale parte di una strategia complessiva condivisa di valori, obbiettivi e frutto degli scambi, dei dibattiti e delle analisi quotidiane. 

Ma non senza avere predisposto un nostro metodo personalissimo nella gestione dei conflitti e delle cooperazioni che non mi ha più abbandonato e che applico in tutto quello che faccio: la condivisione degli egoismi.

Infatti dai vari brainstormings si arrivò alla sintesi che chiedere alle controparti quali fossero non le vere intenzioni ma i veri desideri non negoziabili (gli egoismi appunto), rappresentasse un modo per semplificare le relazioni e ridurre la possibilità di errori futuri nelle cooperazioni (e i conflitti).

Un approccio geniale by GDA che ogni volta che utilizzo, gli interlocutori ne risultano estasiati siano essi Italiani, Cinesi o Americani, governativi o multinazionali e confermo, funziona!

Tante le cose che avevamo deciso si potessero fare assieme ma come primo passo optammo nel dare vita al DITE (Digital Interactive Television Experiences) per farlo diventare canale con il quale provare a contaminare le imprese e aiutarle ad innovarsi attraverso l'uso del digitale per crescere. 

Stiamo parlando del 2005 e di Open Innovation se ne parlerà seriamente solo 10 anni dopo!

Come DITE attivammo assieme a UNIMI il primo master sulla televisione digitale interattiva, così da inserire nel percorso formativo tradizionale quelle competenze trasversali necessarie per eccellere in questo settore allora agli albori, oggi l'asset delle aziende più innovative che usano il video interattivo per amplificare l'engagement sui propri clienti sui canali social.

Come sai il DITE fu poi la causa del mio arrivo in Cina. Il tutto accadde quella sera che ricordandoti del regalo di fine anno appeso in bacheca mi dissi "Alberto qua c'è poco da fare, le resistenze sono troppe. Per cambiare bisogna ribaltare il tavolo".

E guardandomi dritto negli occhi mi dissi: "Dove si può andare dove le nostre competenze servono veramente e contemporaneamente poter condizionare l'Italia dall'esterno?"

Quel "nostre" mi colpì e segnò il passaggio ad un nuovo livello d'azione in comune, di un "ripensare il futuro" assieme. Anche perchè tu ti stavi accingendo ad andare in pensione e questo mi parve il tuo modo per girare pagina, proiettandoti al futuro.

Iniziammo quindi a pensare ai paesi, luoghi senza limitazioni ma la scintilla arrivò quando ad un certo punto mi hai mostrato l'album di tue foto di quando firmasti l'ultimo accordo Telecom tra Italia e Cina prima della chiusura del 1989.

L'entusiasmo che vedevo nei tuoi occhi per quel tuo gesto e quella firma, contribuì a farmi proporre che la Cina potesse essere il luogo giusto dove andare per cambiare le cose, una continuità a quell'atto da te realizzato. 

Quindi decisi di andare in "avanscoperta" in un viaggio in quella che poi diventò la mia seconda patria, dove mi sono sposato e dove continuerò a vivere a lungo.

Naggia a te Gianni! Era il 2006.

Mi ricordo l'entusiasmo delle nostre teleconference su Skype dove ti aggiornavo di quanto accadeva, di cosa vedevo, tutte cose che aggiungevano spunti e curiosità ai nostri brainstormings quotidiani e dove tu continuavi a consigliarmi, valutare assieme, provare a definire nuove azioni.

Fino al giorno che mi dissi "è giunto il momento che tu inizi a scrivere, non un saggio, un racconto ma le analisi delle tue esperienze live".

Fu così che scoprì un lato di me che non conoscevo e che tu invece avevi visto: la mia passione nello scrivere.

Grazie all'appoggio dell'altrettanto entusiasta Angelo (Perrino), iniziò così il percorso su Affari Italiani, fatto di analisi delle cose italiane con gli occhi cinesi, un modo traversale che portò a circa 300 articoli e parecchie prime pagine. Articoli tutti regolarmente commentati assieme o frutto dei nostri brainstormings quotidiani.

Vivido il ricordo delle acrobazie delle nostre discussioni, così come il piacere intenso quando si arrivava ad una sintesi che consentisse, con le parole. di trasferire azioni concrete e missioni, come il motto "rottamare la povertà" che è nato in questo contesto dall'analisi congiunta del fenomeno cinese e la ricerca di un obbiettivo condivisibile a livello globale.

Ti piacque così tanto che in seguito diventò un tuo cavallo di battaglia e nostra mission in QIAO LAB.

Una cavalcata che finì per coinvolgere anche mia moglie Wei Hong e che in uno dei nostri rari rientri in Italia, ti presentai mangiando assieme nel ristorante cinese vicino a casa tua e che tu inondasti di domande, curiosità, mentre lei tornò stregata e tua fans sfegatata.

Fu proprio in questo ristorante cinese che abbiamo fatto l'ultima cosa assieme di persona ed anche è l'ultimo mio ricordo di te Gianni.

L'ultima sequenza del nostro film, ben diversa da quella da noi auspicata per il prossimo maggio, perché eravamo pronti a presentarti di persona, in un viaggio a sorpresa, il frutto di un lavoro stealth di quasi 3 anni che riassume quasi tutti gli obbiettivi e le intuizioni condivise nella nostra cooperazione.

Ora però ti devo lasciare andare, ma era giusto farti sapere tutto questo prima del tuo ultimo viaggio.

Sarebbe stato troppo non poterlo fare inchiodato qua a Shanghai.

Ti voglio bene.

E ancora Grazie per tutto quello che hai fatto!

Alberto