sabato 28 aprile 2007

Taiwan, solo una questione interna Cinese.

(Pubblicato su Affari Italiani il 30 Aprile 2007)
Oggi a Beijing si sono aperti i lavori del 1° Forum per la cooperazione economica tra Cina e Taiwan, denominato in maniera alquanto metaforica “Forum Attraverso lo stretto”.

Punti chiave in discussione saranno: la richiesta di Taiwan per l’attivazione dei collegamenti aerei diretti (ora si passa da Hong Kong) e un ulteriore incremento degli scambi commerciali, per ora limitati solo ad alcuni prodotti agricoli di Taiwan.

Ma proprio mentre si discute e ci si incontra per cercare future intese, paradossalmente dall’altro proprio ieri Taiwan ha annunciato che non intende far passare il percorso della torcia olimpica da Taipei, come era stato annunciato dal comitato olimpico per Beijing 2008, nella cerimonia ufficiale di presentazione della torcia olimpica, con tanto di evento in mondovisione.

Quindi se la storia economica cinese è sotto gli occhi di tutti, quella politica appare spesso più oscura ed indecifrabile.

Su una questione politica però i cinesi sono chiari e finiscono talvolta addirittura per abbandonare il proverbiale autocontrollo, fino ad ora dimostrato sulle principali questioni internazionali: la riunificazione di Taiwan.

Su questo punto non ci sono dubbi o ambiguità da parte cinese. Non è una questione di se ma solo di quando.

La Cina ritiene Taiwan, a tutti gli effetti, GIA’ parte integrante della Repubblica Popolare Cinese e senza esitazioni intende procedere alla sua riunificazione con la madre patria.

La questione è così strategica, da condizionare le relazioni internazionali cinesi, tanto che nei resoconti di agenzia di tutti i meetings internazionali, viene sempre evidenziato come il leader incontrato di turno, abbia affermato il proprio “supporto alla Repubblica Popolare Cinese, affinché la riunificazione con Taiwan si realizzi”.

Per contro, i leaders e le nazioni che non riconoscono o peggio sono contrarie alla lecità della posizione cinese sulla questione di Taiwan, tendono a non venire incontrati o se è impossibile proprio evitarlo, il tutto avviene in una evidente formale freddezza.

Va inoltre sottolineato come recentemente, negli ultimi incontri bilaterali con gli USA, uno dei punti fondamentali della agenda cinese è stato proprio quello di far ribadire pubblicamente da parte degli Stati Uniti, una sorta di “neutralità” rispetto al problema Taiwan, in cambio di sempre più stretti accordi economico / politici tra i due paesi.

Che la questione della riunificazione di Taiwan sia importante, lo si nota anche per strada e tra la gente.

Il crescente e sempre più diffuso nazionalismo cinese, intende chiudere la ferita apertasi con la separazione da Taiwan di metà ‘900, visto che nella quotidianità le tensioni tra le due comunità, quella cinese e taiwanese, sono palpabili, in una competizione continua, al limite del conflittuale e del reciproco sopruso quotidiano.

Va premesso che ad oggi per i cinesi andare a Taiwan, in semplice visita turistica, è una questione di stato ed è sostanzialmente vietato.

Per contro, i cinesi che lavorano nelle aziende Taiwanesi presenti in Cina, denunciano una generale arroganza nei loro confronti da parte dei proprietari e in alcune situazioni parlano di veri e propri casi di “mobbing” che nel caso delle donne, finiscono per essere anche di carattere sessuale.

Questo atteggiamento dei Taiwanese rispetto ai cinesi, è comprensibile solo se viene osservato alla luce di quello che possiamo definire “Superiorità relativa”, atteggiamento molto diffuso nella cultura della società cinese, dove per strada, sugli autobus o nei ristoranti, le persone considerate di più basso lignaggio, vengono trattate con arroganza e disprezzo.

Non è quindi un fatto insolito, vedere come il cliente di turno di un ristorante, nemmeno guardi il cameriere che lo sta servendo o lo tratti con un disprezzo che lascia, noi occidentali, spesso sconcertati.

E’ quindi evidente che i Taiwanesi si considerino superiori ai cinesi della madre patria e quando possono, non perdono occasione per ribadirlo.

Per contro, i cinesi delle nuove generazioni, intendono vincere questo senso di “inferiorità” che sostanzialmente pervade le relazioni con Taiwan, basti pensare all’attuale divario tecnologico tra le due comunità.

Con la riunificazione di Taiwan, il governo cinese intende quindi chiudere i conti con il proprio passato storico ed interrompere la strisciante competizione tra le due comunità, indirizzandola nella più onorevole competizione cinese con il resto del mondo.

Per raggiungere questo scopo, la Cina sta adottando una quotidiana strategia del “bastone e della carota”, con l’obbiettivo evidente di “annientare” il concetto stesso dell’esistenza di Taiwan come nazione.

Vari gli esempi di questo agire che vanno dall’impedire a Taiwan l’ingresso in qualsiasi organizzazione internazionale (es. diritto di veto nel caso di Taiwan nell’ONU) o citarla sempre come “Chinese Taipei” in tutti i dispacci giornalistici o televisivi”.

Taiwan viene gestita quasi fosse una semplice provincia, tanto che recentemente sul China Daily, si affermava come il PIL della provincia del Guandong, a Sud della Cina, supererà quello di Taiwan entro un paio di anni. Nemmeno si confronta più il PIL di Taiwan con quello della Cina!!.

Quest’ultima notizia esprime chiaramente il punto di vista del governo cinese, in linea con le migliori tradizione sul tema delle relazioni tra simili. In Cina infatti gli appuntamenti avvengono tra omologhi e tra pari grado, in termini di cariche e potere all’interno delle rispettive organizzazioni. Un Presidente incontra un Presidente, un Vice Presidente incontra un Vicepresidente e così via. Praticamente impossibile soprassedere a questo approccio cinese negli incontri a tutti i livelli, siano essi tra nazioni che tra imprese.

Per cui che il PIL della Provincia del Guandong sia confrontato con quello di Taiwan afferma, senza mezzi termini e giri di parole, che Taiwan è SOLO una provincia della Cina!! Taiwan non ha il lignaggio di potersi confrontare con la Cina in quanto nazione. Semplicemente perché Taiwan NON è una nazione.

Contemporaneamente, per convincere i Taiwanesi che non hanno nulla da temere nel tornare cinesi a tutti gli effetti, vengono organizzati periodici eventi musicali e culturali con la presenza dei migliori talenti cinesi, attivati programmi di scambio culturale tra le diverse scuole o università, oppure sempre più strette cooperazioni commerciali, quale quella di una sempre maggiore importazione dei prodotti agricoli da Taiwan.

Ultima significativa iniziativa, in ordine temporale, è stata l’apertura dello spazio aereo al traffico commerciale passeggeri diretto tra il Midland cinese e Taiwan, in occasione delle festività nazionali cinesi. Da un lato, ha consentito un più agile rientro dei Taiwanesi presenti in Cina, ma dall’altro intende favorire una normalizzazione dei rapporti, comunque ancora tesi, al limite del sempre sotterraneo possibile conflitto militare.

Ma che il processo di riunificazione con Taiwan sarà comunque portato a termine, la gente comune ne è fermamente convinta, al punto che per strada, nel profilo della mappa che descrive la Cina, ti capita di vedere già spesso, anche la sagoma di Taiwan!!.

Ovviamente la questione di Taiwan si inserisce in un quadro più vasto che consentirebbe alla Cina, in corsa per il vertice del podio economico mondiale, di poter contare sull’evidente vantaggio che Taiwan ha beneficiato negli ultimi decenni e che le ha consentito di assimilare e possedere molte delle chiavi del successo occidentale (Micro-Chips, Hi-tech ….).

Queste chiavi ora sono necessarie alla madre patria cinese per continuare a competere nei prossimi decenni con sempre maggiore incisività, nei rapporti di forza con le altre superpotenze economiche quali USA e Giappone.

La storia cinese è ricca di eventi riunificanti a partire dal 221 a.c., quando la Cina come la conosciamo ora, non esisteva ma era suddivisa in tanti stati, tra loro in continuo conflitto.

La questione di Taiwan può essere quindi ricondotta a questo retaggio storico, dove sempre a seguito delle precedenti riunificazioni, sono seguiti lunghi periodi di splendore e prosperità Cinesi.

L’ultima riunificazione in tempi recenti, quella di Hong Kong, alla base dell’attuale boom economico cinese, sta li a dimostrare come, pezzo dopo pezzo, il successo della Cina passa anche da strategie politiche legate alla creazione di una sempre più chiara e forte identità cinese.

Molti osservatori temono che, questo crescente nazionalismo cinese, possa portare oltre le pretese su Taiwan, rinfocolando le antiche tensioni con il Pakistan e India, relativamente alla definizione dei confini nazionali, questioni ancora aperte e mai definitivamente risolte.

Ma chi conosce la storia cinese, sa come per Taiwan, questo non possa essere considerato a tutti gli effetti un caso di espansionismo cinese o una questione internazionale ma più semplicemente una questione interna, totalmente cinese.

Quindi difficilmente la Cina, dopo Taiwan, intenderà espandersi oltre, sul piano strettamente territoriale.

La questione su Taiwan è infatti connessa alla necessita di ripristinare l’unicità della identità cinese, frammentatasi nel secolo scorso, identità che ora assomiglia sempre più ad un potente Trademark di immenso valore commerciale ed economico, brevettato e da tutelare a tutti i costi.