venerdì 9 novembre 2007

CINA e WIMAX: una grana inaspettata

La Cina, tutta concentrata nello sviluppo dei propri standard TD-SCDMA per la telefonia mobile di terza generazione (3G), ha recentemente incontrato un inaspettato, quanto imprevedibile concorrente.

Il 19 Ottobre u.s., la International Telecommunication Union, agenzia delle Nazioni Unite che alloca le radio frequenze per usi commerciali tra i paesi membri, ha infatti approvato che il WIMAX sia a tutti gli effetti uno standard 3G.

La cosa non è di poco conto, visto che le tecnologie 3G consentono la connessione broadband wireless sui telefonini, le video chiamante e la navigazione Web.

Al momento gli unici standard, precedenti il rilascio di quello cinese, erano l’europeo WCDMA e l’americano CDMA 2000, con il grosso handicap per quello cinese, di dover ancora avere uno sviluppo commerciale nel resto del mondo, a differenza dei suoi concorrenti occidentali.

Ma in cinesi su questo aspetto non erano particolarmente preoccupat,i avendo fatto il conto di recuperare proprio con le prossime Olimpiadi questo Gap e di poter così introdurre il proprio standard a livello planetario.

Ma la promozione dello WIMAX a standard 3G, sembra sbaragliare tutti i piani visto che oltre a mettere ovviamente sotto pressione anche i rivali occidentali, rischia però di colpire soprattutto quello cinese che oltretutto usa lo stesso spettro di frequenze usate dal WIMAX.

Non sorprende quindi il mal celato disappunto da parte cinese, per quello che ritengono essere un autentico “colpo basso” che rischia seriamente la diffusione fuori dai confini nazionali del proprio standard, dato che una volta assegnate, nei diversi paesi, le frequenze ad uno standard 3G, queste risulteranno formalmente inutilizzabili per uno standard diverso.

Secondo i Cinesi, l’approvazione del WIMAX a standard 3G è stato quindi un autentico “favore” fatto agli operatori occidentali, che così potranno difendersi meglio dallo TD-SCDMA.

A questo si aggiunge il ritardo nel rilascio effettivo dello TD-SCDMA, ancora in fase sperimentale e la cui fase di test, iniziata da China Telecom nelle principali città e che doveva terminare in ottobre, avrà invece tempi ben più lunghi di quelli previsti.

Ora i cinesi stanno seguendo con molta apprensione le azioni dei diversi operatori internazionali, come l’americana Sprint, che nel 2008 lancerà una rete WIMAX in USA, così come la giapponese NTT DoCoMo che ha richiesto due bande a 2.5GHz, per attivare la propria rete WIMAX in Giappone.

Stesso discorso per quanto riguarda la nostra asta delle frequenze WIMAX ma soprattutto fa paura l’accordo tra Taiwan e partners del calibro di Motorola, Alcatel-Lucent, Sprint, Nextel, Starent Networks e Nokia per attivare, sempre nel 2008, la locale rete WIMAX.

Ma non solo, la INTEL, società che in Cina ha appena aperto il proprio nuovo impianto di produzione, ha appena dichiarato di aver investito 1 Miliardo di dollari, per inserire la tecnologia WIMAX nei propri chipset futuri, così come la Cisco ha appena investito 330 Milioni di dollari per l’acquisito della Navini, specializzata proprio in tecnologie per il Mobile WIMAX.

Insomma le notizie sul WIMAX rischiano di far saltare il gioco delle alleanze attorno al nuovo standard cinese che oltre a raccogliere le aziende cinesi, stava cercando faticosamente di vedere l’adesione anche dei principali operatori del mercato come la Nokia, fortemente riluttante anche alla luce delle recenti dichiarazioni di nuovi cellulari basati su WIMAX per il prossimo anno.

Insomma i cinesi, alle prossime Olimpiadi, oltre a gareggiare nelle diverse specialità sportive rischiando molto spesso di primeggiare, correranno anche un’altra gara molto speciale, ma forse più importante, quella di dimostrare che il proprio standard 3G funziona e possa essere commercializzato in tempi brevi.

Il rischio, in caso di ulteriori defaillances, è di dover incassare una “onorevole sconfitta” su un fronte così importante come quello della telefonia mobile, settore nel quale sono state riposte molte speranze a parte della ricerca tecnologica cinese, anche per cercare di uscire dal gioco degli standard occidentali e il dover continuare a pagare le relative costose royalties.