martedì 30 ottobre 2007

2020 CINALOPOLI : i cinesi vivranno nelle città


Popolazione cinese: 1 miliardo e 300 milioni.
Popolazione urbana: 540 milioni (170 milioni nel 1978)

Numero delle città cinesi 666 (13 Città nel 1978) .
Numero delle piccole città oltre 20.000.

62 città hanno una popolazione superiore ad 1 Milione:
16 hanno più di 3 milioni di abitanti
26 città hanno una popolazione superiore ai 2.000.000
36 città hanno una popolazione compresa tra 1.000.000 e 2.000.000

92 città hanno invece una popolazione compresa tra 500.000 e 1.000.000

Che la Cina sia la patria delle pianificazioni e delle programmazioni, si sapeva, ma ora si sta
assistendo alla conclusione della più grande operazione di urbanizzazione della storia umana, come applicazione del piano quinquennale lanciato nel marzo 2006: entro il 2020 oltre la metà della popolazione cinese vivrà in città. (un decimo della popolazione mondiale, occorre sempre ricordarcelo!!)

Ad oggi già il 40 % della popolazione cinese vive in aree urbane. Questo ci fa capire l’entità dello sforzo già realizzato negli ultimi anni, data la natura prevalentemente rurale della Cina fino a qualche decennio fa.

Il fenomeno cinese è del tutto simile alla nostra esperienza di urbanizzazione nel dopo guerra. In questo caso però i numeri sono impressionanti: ogni anno una popolazione pari alla attuale popolazione di Beijing (13 Milioni di abitanti) dalle campagne si sposta a vivere nelle città.

Questa migrazione è “attratta” dalla crescita economica in corso, come appare ovvio che sia, ma anche da altre motivazioni, quali le maggiori possibilità di educazione e formazione, oltre alla cresciuta qualità della rete dei trasporti, che consentono ai contadini di muoversi e trasferirsi sempre più agevolmente.

Ovviamente la pianificazione cinese tende ad “accompagnare” questa migrazione, comunque molto spontanea, dettando le regole generali affinché vengano minimizzati i possibili errori e le problematiche collegate.

Nel definire le proprie regole di questo processo, i cinesi stanno esplicitamente prendendo spunto dalle urbanizzazioni avvenute in occidente, come testualmente affermato dal Vice Ministro per le Costruzioni.

Un chiaro esempio di cosa i cinesi intendono per regole, lo possiamo trovare nella decisione presa relativamente a Beijing, che non potrà superare i 16 Milioni di abitanti.

Ovviamente una migrazione di tale portata è in grado di distruggere tutto, come le bibliche cavallette, visto che è collegato ad un utilizzo di cemento superiore all’attuale già impressionante 40% sul consumo mondiale, così come per l’acciaio, se verrà superato dai cinesi il già fatidico tetto del 30% sul consumo mondiale annuo.

Ma se le risorse sono un problema, nelle agende dei cinesi è l’ambiente che rappresenta probabilmente la priorità maggiore, visto l’impatto impressionante che tutto ciò può avere in una situazione già al limite, come quella attuale.

Lo Yaztze, il più grande fiume della Cina, per l’utilizzo intensivo connesso all’attuale livello di urbanizzazione sulle sue sponde, è in condizioni definite dagli stessi cinesi, critiche.

Occorre anche ricordarsi del processo di desertificazione di cui sta soffrendo la Cina nord occidentale e che porta tempeste di sabbia fin su Beijing, così come dell’allarme ozono lanciato a Shanghai, causato dagli inquinanti legati al traffico.

Di questi giorni poi è la sfida per le prossime Olimpiadi, sotto gli occhi e le TV del mondo intero: rendere “praticabile” Beijing, ora talmente inquinata, da essere considerata molto pericolosa per gli sforzi fisici all’aperto e quindi agli atleti in arrivo da tutto il mondo.

Ma non volendo lasciare proprio nulla al caso, i cinesi si stanno occupando anche di altri aspetti connessi alla mega-urbanizzazione, quali la gestione del gap che i cittadini subiranno nel passare dalla vita contadina, alla stressante quotidianità che dovranno vivere nelle 666 grandi città e le oltre 20.000 città.

Ad esempio stanno curando molto le modalità di integrazione dei figli degli immigrati nelle scuole pubbliche di destinazione.

Ovviamente sradicare milioni di persone dalla propria terra e dalle proprie certezze, può generare alle generazioni future più problemi di quelli che potranno incontrare ora i loro genitori.

Non dimentichiamoci infatti che in Cina esistono di fatto 50 lingue diverse (e migliaia di dialetti). Per quanto la lingua nazionale sia il “dialetto mandarino”, gli altri dialetti sono ancora molto usati, tanto che a Shanghai si trasmettono in dialetto alcuni programmi televisivi, nonostante il mal celato dissenso da parte del governo centrale di Beijing.
Immaginatevi quindi un ragazzo che arriva dalle zone rurali del paese, quale shock culturale possa dover affrontare nel doversi integrare in una nuova comunità dove i suoi coetanei, nel giocare quotidiano, parlano una lingua a lui totalmente sconosciuta.

Ma anche gli aspetti legati alla sicurezza sono ai primi posti sulle agende dei cinesi, visto che i contadini non partono verso le città con il contratto di lavoro in tasca ma dovranno cercarselo una volta giunti a destinazione.

Da questo scenario è chiaro che la questione può diventare molto seria, visto che oramai il processo è un fiume in piena di uomini, donne e bambini attratti dalla sirena della nuova stimolante vita nelle città ma che continueranno ad arrivare in città, pieni di incognite per il proprio futuro.

La Cina ha deciso che vuole dimostrare al mondo la sua capacità di realizzare quello per decenni era rimasto solo sulla carta e considerato un mera utopia: il sempre maggiore benessere per tutta la popolazione.

Cinalopoli è Under-Costruction.

mercoledì 24 ottobre 2007

Parte oggi la “Lunga marcia” cinese verso la Luna.

Oggi tutti gli occhi dei cinesi saranno rivolti al cielo. Ma non per assistere a qualche fenomeno naturale, bensì per seguire la “speranza” del proprio futuro sulla luna.

Alle 18.05 ora di Beijing (le 12.05 ora italiana) verrà infatti lanciato il CHANG’E I, il satellite interamente “Made in China”, che rappresenta il primo passo per la conquista della Luna da parte della Cina, dopo quello del 1969 da parte degli americani.


Che in questa missione i cinesi ripongono molte speranze, è testimoniato dal nome stesso del satellite, CHANG’E I che si rifà alla mitologia cinese della donna volata sulla luna e che ispira ogni anno il Moon Festival e gli altrettanto famosi Moon Cake.

Ma anche il nome del razzo vettore, con il quale si metterà in orbita il satellite, fa capire lo spirito dei cinesi in questa missione: la “Lunga Marcia III”.

Dopo la Lunga Marcia del ’34 – ’36 di Mao e dopo la Lunga Marcia verso la “Società Armonica” lanciata da Hu Jintao nell’ultimo congresso, ora i cinesi hanno iniziato quella forse più temeraria, che li porterà sulla Luna.

La sensazione che se ne trae, è che i cinesi stiano pensando seriamente in futuro, di colonizzare la Luna, anche se non l’hanno dichiarato apertamente.

Questo intento traspare invece in alcune dichiarazioni degli scienziati, dove dalla missione sulla luna e dalle tecnologie spaziali non si stanno cercando solo la gloria, ma una nuova frontiera da esplorare per cercare di trovare soluzioni terrene, quali quello dell’approviggionamento delle materie prime ed energia.

Il satellite che parte dal Xichang Satellite Lunch Center nello Sichuan, entrerà nell’orbita della luna a partire dal 31 Ottobre e potrà offrire agli scienziati cinesi importantissime informazioni 3D per continuare nella preparazione dei successivi 2 steps previsti.

Il successivo passo che seguirà questa missione, sarà infatti quello dell’ammaraggio di una sonda cinese per la esplorazione del suolo lunare.

Solo dopo aver testato a fondo tutte le tecnologie e le informazioni delle missioni precedenti, sarà allora inviata la navicella spaziale con i primi cinesi ai quali verrà affidato il compito di emulare le famose prodezze degli americani del 1969 e la celebre frase “un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità”.

E’ esattamente quello che si auspicano i cinesi che incontri, nei cui occhi traspare l’orgoglio per quanto sta accadendo in queste ore.

A soli 2 giorni dalla chiusura del congresso del partito comunista cinese, che rimarrà nella storia del paese come quello della svolta delle “ricerca scientifica”, questa missione rappresenta il miglior modo per far comprendere al resto del mondo, che queste non erano vuote parole o sterili intenti, ma il segnale di una concreta svolta dai tempi rapidi.

Per chi vorrà seguire in diretta l’evento o ulteriori immagini o filmati su questa nuova frontiera cinese, alcuni link ai siti cinesi:

- Simulazione della missione CHANG’E I
- Discorvery CTTV – Speciale Missione CHANG’E I
- Sohu Tv – Speciale Missione CHANG’E I
- Vari Video Televisivi sulla Missione

martedì 23 ottobre 2007

Hu entra nella storia della Cina e la religione entra nello statuto del Partito Comunista Cinese.

Ieri al termine dei lavori del 17th Congresso del Partito Comunista Cinese, come usanza locale, ci sono stati i “botti”, questa volta rappresentati da alcuni fatti che rimarranno nella storia futura del paese e non solo.

Il primo, è il voto che ha consentito di aggiungere nella Costituzione del Partito Comunista Cinese, la teoria dello “Sviluppo Scientifico” teorizzata da Hu Jintao, che consente così a quest’ultimo, di affiancare Mao Zedong, Deng Xiaoping e Jiang Zemin, nel gruppo ristretto della “All of Fame” della Cina.

E’ indubbio che questo emendamento rappresenti una svolta fondamentale per la Cina, oltre ad indicare i prossimi passi e le sfide che il paese deve affrontare nella “lunga marcia” verso la “Società Armonica”, descritta dalla stesso Hu Jintao nell’Ottobre 2006, in occasione della commemorazione della storica lunga marcia di Mao Zedong del ’34-36.

Da statuto, la Cina intende quindi passare dall’essere la “fabbrica del mondo”, ad una competizione con i paesi occidentali, sul piano della ricerca scientifica, terreno fondamentale sia per cercare di far fare al paese un salto culturale che consolidi i risultati economici ottenuti fino a ora, ma soprattutto consenta anche di offrire risultati concreti in alcune delle emergenze nazionali.

Non è infatti un mistero che la Cina stia lavorando per creare un reattore a fusione termonucleare, in grado di produrre energia in grande quantità, vista la crescente voracità del paese in crescita, così come è stato annunciato in questi giorni il primo cinese sulla luna entro i prossimi 15 anni, in una sfida aperta con gli USA, sul campo delle tecnologie spaziali.

Ma non solo, sempre la ricerca scientifica consentirà il totale restyling del futuro esercito Cinese, che fortemente ridimensionato nel numero di effettivi, intenderà essere all’avanguardia per quanto riguarda le armi tecnologiche, comprese quelle Internet, dove le recenti “schermaglie” sul tema degli attacchi informatici, dimostrano una insospettabile attività già in corso.

Secondo “botto” di ieri e segno dei tempi che cambiano, ha per certi versti dell’incredibile: è stata inserita la parola “Religione” nella costituzione del Partito Comunista Cinese.

Questa aggiunta alla costituzione, assume un valore enorme, in quanto sancisce che da ora, i soggetti religiosi praticanti, alla stregua delle minoranze etniche, hanno diritto di convivenza nel sistema cinese che da ieri riconsce la religione, come una componente sociale compatibile con il modello di sviluppo del paese.

Fino ad ora, l’ateismo del partito non dava reali spazi di integrazione concreta con le minoranze religiose praticanti, spesso tollerate, ma non considerate formalmente un intorlocutore accettato.

Questa modifica, apre ora molte porte e speranze per cercare di ricomporre nel tempo, alcune delle tensioni di carattere religioso presenti nel paese, quale quelle del Tibet e Vaticano ma soprattutto, in occasione delle prossime Olimpiadi, dà la possibilità di offrire servizi religiosi per i fedeli in arrivo da tutto il mondo.

Insomma da queste modifiche, si intuisce che la Cina ha capito che il mondo sta cambiando e lei con esso.

Ma soprattutto, ha anche capito che il mondo cambia, proprio perchè la Cina è spesso la causa di questi cambiamenti.

Quindi Hu Jintao, ha pensato bene di inserire nella costituzione del partito comunista, gli elementi di quella che a tutti gli effetti, è una “formale apertura”, in grado di poter contribuire agli equilibri futuri e che per quanto riguarda la questione religiosa, ora messa all’ordine del giorno delle basi stesse del Partito, possa finalmente andare oltre le “vuote” e spesso disattese intenzioni precedenti.

Il terzo “botto” infine, lo si è avuto questa mattina, con l’elezione dei 4 nuovi membri del Politburo Standing Committee, il vero centro decisionale cinese, che ha visto l’ingresso dei due “papabili” a sostituire Hu nel 2012, Xi Jinping (52 anni), Li Keqiang (51 anni), rispettivamente i segretari di partito a Shanghai e Lioaning oltre a He Guoqiang e al Ministro della Sicurezza Pubblica Zhou Yongkang.
Questi sono quindi gli uomini che hanno il compito di pilotare la Cina nel terzo millennio verso la “Società Armonica” e dello “Sviluppo Scientifico” che ci si augura possa essere una “contagiosa” prerogativa, non solo cinese.

venerdì 19 ottobre 2007

La lunga marcia verso la democrazia (alla cinese).

La Cina sul piano socio economico. negli ultimi decenni, ha ingranato la “quarta”, fino a diventare la terza potenza economica mondiale.

Ma il livello di sviluppo reale del paese è solo agli inizi ed ancora lontano dall’aver dimostrato tutte le proprie reali potenzialità.

Non ci sarà quindi da stupirsi, se sul piano economico, nei prossimi venti anni, la Cina supererà prima il Giappone, finendo l’inseguimento secolare per il predominio regionale, per poi mettersi “a ruota” degli Stati Uniti.

Ma di quali priorità stanno allora realmente discutendo al congresso cinese apertosi lunedi?

Banalmente lo si può capire dall’Instant Poll, che lo stesso Governo Cinese ha pubblicato su Internet, con l’intento di “sondare” il paese, sulle diverse problematiche presenti nella agenda congressuale.

Ai cinesi è stato quindi chiesto di indicare la propria preferenza su queste tematiche:

Stock market e financial security
Taiwan and reunification
Job and employment
Environment protection
Social security and welfare
Price and housing
China's peaceful development and global influence
Farmers' income
Rich-poor gap
Anti-corruption efforts and clean government
Come si vede, tutte questioni molto concrete, di carattere strettamente economico o di politica internazionale. Per quanto riguarda invece le riforme democratiche?.

Beh, l’ultima domanda contiene un segnale preciso ed evidenzia“il metodo cinese” per arrivare alla svolta democratica nel paese.

Infatti questa “riga” evidenzia i problemi che devono essere risolti, prima di potere impostare una organizzazione democraticamente eletta nel paese.

La corruzione è emergenza nazionale, fenomeno soprattutto radicato a livello locale, fuori dal controllo governativo e dove i funzionari locali spesso godono di una impunità e di un potere oltre misura.

Ad esempio, le troppe pene di morte comminate nel paese e di cui è accusata la Cina, sono proprio connesse con questo approccio, sostanzialmente federativo, del sistema Cinese, dove i tribunali locali spesso applicano, senza remore, la legge della tagliola di antica memoria.

Per porvi un freno, il governo centrale ha quindi introdotto una norma, con la quale tutte le pene di morte devono essere sottoposte alla verifica della corte di giustizia centrale, proprio per verificare l’operato delle corti locali, spesso commistionate con i funzionari locali.

Analizzando il procedere dei lavori del congresso, si possono comunque già intuire i prossimi passi della “lunga marcia della Cina” verso la Democrazia, alla Cinese.

Il primo, è stato quello di definire il vero assioma della Democrazia alla Cinese: il Partito e il Paese sono tra loro indistinguibili.

Questo, sono sicuro farà saltare sulla sedia tutti voi e mi immagino la vostra reazione: “questa non potrà MAI essere una Democrazia”.

Invece, vissuta sul campo, la cosa non appare così astrusa e fuori dai tempi e ha la sua logica.

I cinesi hanno studiato molto bene quanto accaduto in Russia e si sono resi conto che in uno stato, per certi versi molto simile alla Cina attuale, l’azzeramento del partito- paese a favore di un pluralismo di tipo occidentale, creerebbe un incredibile scompenso sociale ed economico, con la graduale frammentanzione delle diverse etnie che lo compongono.

Ma quello che più preoccupa i cinese, sono i risultati socio-economici della esperienza russa, dove nella transazione democratica, il paese ha perso la capacità di essere unito nelle sfide economiche ed in grado di consolidare la crescita del benessere dei propri cittadini.

Quindi, dato che la priorità del Governo cinese è solo quella di traghettare l’intero paese fuori dal medioevo e portarlo all’età post moderna, non appare strano il rifiuto di base a mettere in discussione la centralità e l’esistenza di un solo partito che gestisca il futuro del paese.

E su questo aspetto, il cinese medio non è proprio tanto dissenziente, visto che dopo le guerre, le rivoluzioni e le contro rivoluzioni che hanno portato a tutti i cinesi dolore e fame, quella vera, finalmente il paese sembra aver ingranato la strada giusta.

Per cui il cinese è terrorizzato che un cambiamento di questo percorso, possa riportarlo ai tempi passati. E’ interessato solo a vivere dignitosamente ma soprattutto dare un futuro di benessere ai propri figli.

Cambiare il sistema che sta guidando il “miracolo cinese”, con l’introduzione di un sistema politico alla occidentale, multipartitico, non è al momento ritenuta una reale priorità, più un “desiderio supplementare”, da raggiungersi però senza fratture o conflitti sociali.

Per questo Hu Jintato, in apertura dei lavori, ha sottolineato la centralità ed indivisibilità del Partito – Paese e nel contempo ha sottolineato che il partito va costruito meglio di ora, introducendo al suo interno trasparenza e gradualmente, anche nuovi principi democratici.

Per cui ora possiamo immaginare quali potranno essere i veri prossimi passi, con i tempi alla cinese.

Una data fondamentale sarà il 2012, quando l’attuale presidente Hu Jintao, dovrà fare posto al suo sucessore.

Prima di allora Hu si concentrerà nel combattere la piaga della corruzione e nel contempo attivare, anno dopo anno, embrionali processi di democratizzazione, stile l’”Election Day” di Shanghai, dove i cittadindi hanno eletto i propri rappresentanti delle diverse circoscrizioni.

Contemporaneamente il sistema di rappresentatività cinese, sostituirà gradualmente l’attuale criterio della nomina, con il principio elettivo di tutte le cariche, municipali, locali e provinciali.

Il sucessore di Hu dal 2012, avrà invece il compito di consolidare nei successivi 10 anni del proprio mandato, i principi rappresentativi suddetti, integrandoli con l’economia, continuando senza quartiere la lotta alla corruzione.

Sarà solo il successore del sucessore di Hu, che oggi ha all’incirca 40 anni, che dal 2022 potrebbe avere le condizioni socio – economiche del paese in grado per poter supportare l’introduzione di vere novità democratiche e poter votare anche per i rappresentanti nazionali su base provinciale ( le nostre regioni).

Questo percorso, che per i nostri parametri appare lungo, nel caso dei cinesi è un tempo ragionevole per riuscire a traghettare il paese verso una vera società moderna e il tempo necessario affinchè le aree rurali possano essere trasformate e modernizzate.

Cosa sembrano mancare in tutto questo discorso? Gli ideali politici.

No, non mancano, solo che i cinesi che per decenni si sono massacrati tra loro nell’inseguire ideali di vario genere, ora dicono gentilmente “no grazie”. Lasciateci vivere serenamente per i prossimi decenni. Per gli ideali politici, ci sarà molto tempo in futuro.

Jian Zemin.. Lavori in corso congressuali..






Youtube “invisibile” in Cina.

Da quanto il congresso cinese ha aperto i propri battenti e dopo la “rumorosa” visita del Dalai Lama a Bush, alcuni fatti non secondari, stanno accadendo sulla rete, quali malfunzionamenti e problematiche tecniche di vario tipo.

Ad esempio lunedi pomeriggio e per buona parte di martedi Pudong, che è come fosse Manhattan per New York, ha avuto seri problemi di connessione internet che rendevano impossibile qualsiasi connessione web e accesso alla posta elettronica.

Ma all’impressione è che le reti cinesi non stiano funzionando, si sta aggiungendo la sensazione che in maniera selettiva, gravi problemi se non irrimediabili problemi di funzionamento, li stiano avendo in particolari alcuni siti, quali ad esempio Youtube.

In questi giorni infatti, digitando Youtube.com non si arriva da nessuna parte, se non ad un triste segnale di errore, come se avessimo digitato male l’indirizzo.

Mentre altri sistemi video, quali quello di MSN o Yahoo ad esempio, non sono visibili da tempo in Cina, per la collaborazione data dalle stesse aziende americane che cortesemente ti segnalano che “siete in un area non raggiungibile dal servizio”, Youtube, sembrava aver beneficiato di una sorta di “Pax” che ora, a congresso aperto, non sembra più tale.

Evidentemente per essere coerenti, anche Blogspot, la piattaforma Blog di Google, nei mesi precedenti, ha avuto inizialmente dei periodici problemi tecnici, prima di essere, ormai da mesi, non più raggiungibile.

Ora a Youtube, che fa parte della stessa scuderia di Google, sembra che i cinesi stiano riservando lo stesso trattamento privilegiato: l’invisibilità.

Io comunque rimango fiducioso ed ancora convinto che i “Problemi tecnici” prima o poi saranno risolti, nel frattempo il vero rammarico è che dovrò fare a meno dei video italiani, che mi tenevano aggiornato sui fatti e misfatti di casa nostra.

Non è che si può fare un eccezione per queste vicende da avanspettacolo?

Buon Video a tutti.

Ps. Altri siti Video, tra cui lo stesso Libero Video, hanno perso il segnale .... video.

lunedì 15 ottobre 2007

17th Congresso CPC: per sincronizzare la “macchina del tempo” cinese

La Cina, prima di essere la nazione più popolata al mondo, è la più grande “macchina del tempo” esistente sul pianeta.

Nello stesso paese convivono infatti sia la futura modernità delle metropoli del ricco Est che il passato della povertà rurale delle altre aree. Per muoversi “attraverso il tempo”, basta prendere un semplice autobus in direzione di qualsiasi provincia o villaggio, anche a soli 20 Km dalle grandi città.

In questo contesto, oggi a Beijing, si apre il 17° congresso dell’Assemblea del Popolo (il parlamento cinese) che dovrà definire le linee guida per i prossimi 5 anni, oltre che sancire ufficialmente gli equilibri di potere, all’interno dell’apparato di partito.

Il compito che aspetta le 38 delegazioni composte da 2213 delegati, provenienti da tutte la nazione, non sarà dei più semplici, visto che dovranno cercare di sincronizzare tra loro le spirali contrapposte connesse alla costante crescita economica, dinamiche che hanno creato una profonda e pericolosa frattura spazio – temporale, sul piano sociale, nel paese.

Le emergenze e le sfide che la Cina attuale e futura deve affrontare sono infatti enormi, sfide che impattano non solo sul futuro economico ma anche direttamente sull’aspetto più caro agli occidentali, la reale democratizzazione del paese.

Su questo aspetto, non c’è da aspettarsi alcuna novità o apertura eclatante in occasione dei Giochi Olimpici.

Infatti, il profondo scollamento all’interno della società cinese, rende tuttora inapplicabile alcuna trasformazione realmente democratica, basata su libere elezioni su scala nazionale, in quanto finirebbero per beneficiare sola la parte ricca del paese, a scapito della maggioranza povera.

E’ evidente che la disparità dei mezzi di cui dispongono le due parti, finerebbe per creare una “classe politica” che potrebbe diventare una “nuova casta” cinese, strettamente legata solo alla nuova borghesia del paese, finendo per fare perdere qualsiasi rappresentatività alle classi rurali, oggi garantita dagli statuti vigenti.

Che il rischio sia reale, lo si può dedurre leggendo le liste dei cinesi più ricchi nel paese, passati dai 15 supermiliardari dell’anno scorso, a qualche centinaio di quest’anno, con il paradosso, che il più ricco in Cina, con un patrimonio di 17 miliardi di dollari, è una ragazza di soli 26 anni, che ha ereditato la fortuna del padre, oggettivamente uno sconosciuto venuto dal nulla.

Questo dimostra che certe ricchezze, non possono essere frutto solo del “libero mercato”, a cui ha aderito la Cina dal 2001, ma spesso si sono invece create attraverso una co-azione e commistioni, tra imprenditori e parti degli apparati governativi, questi ultimi, gli unici in grado di creare le condizioni favorevoli affinchè, pochi oligarchi, potessero arricchirsi oltre misura, così rapidamente .

Per questo, la vera emergenza Cinese è ancora quella di combattere la corruzione degli esponenti degli apparati governativi che finisce per incidere profondamente, rallentando una sempre più equa distribuzione della ricchezza nel paese.

L’ultimo fatto e il più eclatante, è stato quello che ha portato in galera Chen Liangyu, ex presidente del partito a Shanghai, in predicato per diventare il futuro capo del governo cinese, che assieme ad altri imprenditori e funzionari del governo, avevano dirottato in maniera impropria, gli investimenti dei fondi pensioni.

Comunque sia, con un approccio tutto alla cinese, sono già in corso alcune “sperimentazione di democratizzazione” a livello locale ed in alcune città, quali Shanghai, dove i membri delle diverse circoscrizioni, nell’ultima tornata, sono stati eletti direttamente, attraverso consultazione pubblica.

Ma i cinesi, su questo aspetto, ci stanno andando veramente con i piedi di piombo.

Non va dimenticato infatti che la Cina confina con l’India, la più grande democrazia del mondo, paese caratterizzato però anche da una profonda disparità sociale che sembrerebbe dimostrare come invece di rendere il paese migliore, la svolta democratica, potrebbe al contrario, favorire la ricreazione in Cina di quella divisione tra classi, che combattuta col sangue nel secolo scorso, è forse l’unico elemento che che ancora oggi vede tutti i cinesi d’accordo tra loro.

I cinesi nel loro agire sembrano quindi parafrasare il motto del “rischioso è abbandonare la strada certa per quella incerta” delle riforme democratiche, cambiando la “ricetta” che oggettivamente, pur con gli scompensi suddetti, ha già dimostrato, senza possibilità di smentita, una incredibile concretezza e un successo economico che sta sotto gli occhi di tutti.

Il 17° congresso che si apre oggi, oltre a definire in maniera formale le prossime priorità, dovrà soprattutto cercare di spiegare al mondo che non sono ancora maturi i tempi per ulteriori aperture, possibili solo in un prossimo futuro, dopo che le aree rurali saranno entrate anche loro nella modernità, dalla quale sono ancora escluse e potranno competere, ad armi pari, nella costruzione degli equilibri politici e sociali della Cina futura.

E visti gli ultimi accadimenti di casa nostra, in tema di “Caste”, difficile dargli torto.

martedì 9 ottobre 2007

Ferrari vince in Cina: Auto simbolo di libertà in movimento...

Domenica scorsa, la Ferrari a Shanghai ha raggiunto la sua duecentesima vittoria in F1,

A Shanghai, per un Week –End è sembrato di essere nei dintorni di Monza, solo che stavolta, bardati del rosso Ferrari, manco fosse l’ancora più famoso rosso Valentino, erano migliaia di Cinesi, che senza lesinare sui costi. non proprio popolari del Merchandising, hanno indossato per strada e sui metro, con evidente orgoglio, uno dei simboli italiani più famosi al mondo.

Ma per i cinesi, la Ferrari è qualcosa di più che per noi italiani: un simbolo, non solo di tecnologia motoristica, ma una vera e propria icona della “libertà in movimento”, legata ai motori.

Infatti, mentre con il calcio italiano, la passione oramai sconfinata dei cinesi, è connessa ad una emozione prettamente sportiva, al gesto atletico o nella mitizzazione di questo o quel campione, nel caso della Ferrari, oltre a rappresentare il simbolo del sogno della ricchezza impossibile, inseguito da molti, concretizza anche un altro desiderio di tutti i cinesi: la libertà di poter scoprire il mondo, utilizzando l’auto.

Questa situazione è analoga a quella italiana degli anni 50 -60, quando con le mitiche 500 e 600, l’Italiano medio scopriva la vacanza al mare e, ahimè, anche le code.

Ancora oggi, molto spesso il cinese medio non è mai uscito dal proprio villaggio o città, visto che fino a poco tempo fa, moversi sulle grandi distanze, rappresentava una doppia sfida: da un lato per la inefficenza dei mezzi di trasporto ma dall’altro, dalla impossibilità di farlo liberamente senza le adeguate autorizzazioni governative.

In un contesto come questo, appare quindi del tutto azzeccata la definizione di “Cavalli vapore” quando si parla di motori.

Infatti nei villaggi della Cina, la bicicletta e quindi i “cavalli umani”, ancora oggi, rappresentano l’unico mezzo che consente a tutti i cinesi, di potersi muovere liberamente sulle brevi distanze o il motore delle Bici-Taxi dei mezzi pubblici urbani.

Quando quindi parli con i Cinesi di automobili, hai sempre l’impressione che le stiano guardando, non come un mezzo meccanico ma come “destrieri”, ai quale occorre guardare il pelo, la dentature e gli zoccoli, per capirne lo stato di salute.

E non hanno tutti i torti. Infatti andare in giro in auto per la Cina, può essere una autentica avventura, visto che nel paese le strade spesso lasciano a desiderare, le aree di servizio non sono frequenti come da noi, ma soprattutto, per qualsiasi, anche il più piccolo problema, trovare i pezzi di ricambio rischia di essere una vera e propria impresa.

Ma nonostante l’eplosione del mercato automobilistico in Cina, per i più, comprare un auto rappresenterà ancora a lungo, un sogno irragiungibile. Ci sarebbe da dire, per fortuna, perchè nonostante sia comunque in una fase embrionale e già siano scattati meccanismi di autoriduzione da parte del governo cinese, comprese le aste delle targhe, le principali città cinesi sono già tra le più inquinate al mondo.

Ma tornando al Gran Prix di F1, il momento forse più importante di questa edizione è stato il giro d’onore della pista dell’autodromo di Shanghai, fatto dalla mitica Itala, arrivata 100 anni dopo, a ripercorrere la tratta Parigi – Pechino, in soli 2 mesi.

Un momento nel quale i cinesi hanno potuto concretamente toccare sia il sogno di “esploratori con le 4 ruote”, realizzato utilizzando i comunque limitati cavalli vapori di questa auto di 100 anni fa e contemporaneamente, il senso di “solidità” connesso quando si produce con qualità.

La parola solidità, se si parla di automobili, è un elemento sensibile da queste parti, visto che i “crash test” delle ultime produzioni cinesi non hanno brillato, fallendo miseramente, proprio su questo punto.

“L’Itala Style” ha quindi lanciato un messaggio, tutto italiano, fatto di “concreta, solida bellezza” che attraverso il suo esempio ha potuto spiegare, meglio di tante parole, come l’auto non possa essere solo uno status symbol da mostrare, lo strumento per essere invidiati da tutti o essere la prova evidente di avere raggiunto la nuova ricchezza inseguita dai più, ma prima di tutto, deve essere un “fiero destriero”, o meglio un “mulo fedele”, ben costruito ed affidabile, in grado di continuare a cavalcare, attraversando indenne i decenni, per portarci lontano.

I cinesi che già hanno un rapporto simbiotico con la propria bicicletta, quasi fosse parte del proprio corpo, ora stanno estendendo questo pensiero all’auto, quando decidono di investire, nella propria nuova libertà a quattro ruote.

Quindi viva il “purosangue” Ferrari, ma soprattutto lunga vita al “vecchio destriero” Itala

lunedì 8 ottobre 2007

“Remote Control” alla Cinese: vivere in sicurezza a Shanghai

Una delle cose che sorprende in una metropoli come Shanghai è che nonostante i suoi 20 Milioni di abitanti, non si ha mai la sensazione di essere in qualche modo in pericolo.

Questo senso di sicurezza, non è però dovuto ad una massiccia ed asfissiante presenza di polizia per le strade.
La presenza delle pattuglie è sempre molto discreta, spesso “invisibile”.

La prima ragione di ciò è che in Shanghai esistono i poliziotti di quartiere, che hanno un rapporto diretto, quotidiano e di dialogo con la popolazione, quasi ogni quartiere della città fosse un piccolo paese.

La seconda ragione di tanta discrezionalità, sta però anche altrove. Guardandosi bene in giro, alzando lo sguardo, si può notare che le strade della città, sono piene di telecamere.

Che queste telecamere siano ovunque, lo si comprende tutte le mattine sulla tv di Shanghai, occhi che sono in grado di zoomare in ogni dove, in questo caso, per fornire una precisa fotografia della situazione del traffico.

Il controllo delle strade non è però solo per fini televisivi. Lo si può “toccare con mano”, alle uscite dei caselli autostradali, dove tutte le targhe sono “catturate”, memorizzate e confrontate con il database della polizia, in tempo reale.

Se avete quindi nel vostro “pedigree” di automobilista, anche la minima infrazione non pagata, sarete immediatamente fermati da un poliziotto, che vi intimerà di pagare la multa in sospeso all’ufficio di polizia al casello autostradale. .

La tecnologia cinese utilizzata in questo caso, è la stessa che consente ad Hong Kong, di gestire gli ingressi dei camion nella città, in appena 10 secondi, confrontando anche i dati personali del camionista e il tipo di trasporto autorizzato!!

Stesso discorso per il Metrò, dove il senso di sicurezza nelle stazioni di Shanghai è connesso anche a come sono stati concepiti gli spazi: tutti aperti, molto luminosi e facilmente controllabili. Non esistono quindi luoghi isolati, ma percorsi univoci, nei quali tutti e quindi sempre in molti, si viene instradati. Automaticamente, nessuno rischia di rimanere isolato e contemporaneamente essere vittima di qualsiasi tipo di aggressione.

I cinesi non fanno mistero di questa loro capacità di controllo del territorio, tanto che sulle tv nazionali ci sono veri e propri Reality Show di appostamenti e pedinamenti, basati proprio sull’uso delle telecamere di polizia e dove vengono mostrate azioni reali di polizia.

Per contro, le case cinesi nelle aree meno moderne, sono caratterizzate da grate a tutte le finestre che sembrerebbero raccontare una storia ben diversa. Comunque sia, se comparata con i nostri parametri di sicurezza attuali, Shanghai e molte città in Cina, sembrano al confronto, dei paradisi.

Non si può che quindi essere favorevolmente sorpresi del livello di sicurezza raggiunto in una città come Shanghai, in un paese, potenzialmente esplosivo come la Cina, viste le enormi migrazioni interne, dalle campagne alle città, connesse al boom degli ultimo decennio.

Per finire un “decalogo” su come vivere in serenità la propria presenza a Shanghai (e in Cina):
- non mettete mai in mostra denaro o preziosi in maniera evidente.
- non girare mai con molto denaro (usate gli ATM);
- nel metro e sugli autubus, tenete lo zaino davanti a voi, per evitare i borseggi nei momenti di calca;
- nei periodi prefestivi, usate il metro, i bus o il taxi;
- di notte, non girate mai da soli, ma sempre in gruppo, meglio se composto anche da cinesi;

Il risultato? Una qualità delle vita mediamente più “sicura” che da noi, dove invece spesso si finisce per sentirsi “stranieri” a casa propria.