mercoledì 22 agosto 2007

Sicurezza dei giochi made in cina. Una ipocrita conseguenza!

In questi giorni si è scatenata la polemica attorno alla qualità dei giochi “made in china”.

Visto dalla Cina, quanto accaduto rientra nel necessario salto di qualità delle produzioni cinesi, invocata dallo stesso governo cinese, che nei mesi precedenti i fatti attuali, aveva lanciato una campagna sulla sicurezza dei giochi per i bambini e un nuovo marchio di certificazione specifico.

La campagna nazionale cinese, capillare e fatta utilizzando tutti i media, è stata sviluppata anche attraverso eventi e manifestazioni sul territorio, proprio per sensibilizzare la popolazione ad acquistare giochi certificati dagli enti cinesi, appositamente creati.

L’impressione è che quanto accaduto sia connesso all’essere arrivata la “resa dei conti” con un altro elemento fondamentale della vicenda: lo scarso controllo delle aziende importatrici occidentali.

Appare chiaro che la richiesta delle aziende occidentali, di avere sempre più prodotti a prezzi sempre inferiori sia direttamente connessa con quanto poi accaduto.

La qualità ha un suo prezzo e questo elemento è stato del tutto trascurato dalle imprese occidentali, solo interessate al profitto e alla luce di quanto accaduto, scarsamente interessate alla salute dei propri consumatori.

E’ vero che i cinesi debbono vigilare, ma è altrettanto vero che la prima regola per fare una qualsiasi importazione sia quella di controllare accuratamente quanto si sta distribuendo sui propri mercati, certificandone la qualità.

Che adesso poi venga reso noto dai cinesi, che erano a conoscenza da mesi dei problemi denunciati, rischia di essere la “prova” che qualcosa non abbia funzionato, nella catena di controllo della Mattel, visto che contemporaneamente alle campagne cinesi, anche il presidente della società americana pubblicizzava che la qualità dei prodotti è un elemento fondamentale di garanzia.

Tale azione appare come, sapendo quanto stesse per accadare, la Mattel abbia proceduto giocando di anticipo nel cercare di gestire la successiva crisi di credibilità che inevitabimente si sarebbe scatenata.

Lo scarico di responsabilità di questi giorni, è quindi palesemente fuori luogo, in quanto i cinesi, che lo dicono spesso agli occidentali, poco possono verso una indisciminata corsa al ribasso, scatenata proprio dalle aziende occidentali.

Ora i cinesi hanno provveduto a togliere la licenza di esportazione alle imprese coinvolte e hanno iniziato un giro di vite connesse alla vicenda.

Ma ora spetta agli occidentali dimostrare che i controlli e le certificazioni hanno una ragione vera di essere, evitando un “razzismo” commerciale, del tutto fuori luogo, cercando di non continuare ad alimentare la ormai periodica caccia alle “streghe” e scaricare sui cinesi, in maniera irresponsabile, tutte le responsabilità di quanto accaduto.