mercoledì 24 gennaio 2007

Made in Italy: giocare la partita dei fatti

(pubblicato su AffariItaliani - 22 Gennaio 2007 e su CorriereAsia - 25 Gennaio 2007)

Egregio De Battisti, ho letto con attenzione quanto da lei pubblicato su Affari Italiani il 20 gennaio u.s.

Non posso che essere d’accordo con lei, come del resto avrà avuto modo di leggere nei miei contributi sul tema pubblicati negli stessi spazi, nei giorni scorsi.

Detto questo, le faccio una proposta: visto che noi italiani siamo bravi a parole, ma poi nei fatti siamo “guelfi e ghibellini” o peggio scaricabarile, le propongo, visto che condividiamo le basi e i possibili rimedi, di dare inizio ad un primo limpido, concreto esempio di cooperazione, che vada oltre le semplici opinioni e suggerimenti, belli ma spesso sterili o fine a se stessi.

In particolare ho apprezzato l’invito alla azione che qua in Cina, da dove le scrivo, appare quanto mai urgente e all’ordine del giorno.

La Cina è possibile vederla come una “palestra” nella quale fare gli esercizi e le sperimentazioni necessarie (laboratorio), per poi applicare i risultati ottenuti in tutte le altre presenze internazionali: creare qua un modello di azione da esportare, lontano dal “chiacchiericcio” italiano.

Vedo che fa parte di un gruppo di studio e formazione che fa esplicito riferimento all’attuale Ministro dei Beni Culturali e Turismo.

Per quanto mi riguarda, personalmente faccio invece esplicito riferimento al Palazzo Lombardia di Shanghai, per il quale mi occupo di Innovazione e Sviluppo.

Ma prima di tutto sono un imprenditore italiano in Cina.

Per dare concretezza alle nostre parole, le propongo quindi di dare inizio alla sana “politica del fare”, dando esempi concreti, molto contagiosi per poter cambiare le cose, ai quali magari seguiranno realmente altri e i personaggi da lei citati.

Le chiedo pertanto di cooperare affinché il Ministero Beni Culturali, il Governo Italiano e l’ICE diano in tempi rapidi inizio ad una serie di concrete cooperazioni con il Palazzo Lombardia, ad oggi la più grande presenza italiana in tutta la Cina (6 piani e 10.000 metri quadri, tutto rigorosamente di proprietà italiana).

Suggerisca al Ministro, di attivare rapidamente una presenza (Desk) al Palazzo sul tema Turismo e Beni Culturali. Mi rendo fin d’ora disponibile personalmente anche per ridurre al minimo gli impatti connessi ed evitare le sterili discussioni frequenti su queste tematiche, quali quella dei funzionari, i costi di trasferta etc.. visto che in questo caso (in gioco ci sono i valori nazionali) i costi non sono e non possono essere il problema.

Palazzo Lombardia esiste da 10 anni ed è stato ristrutturato di recente, creando una bellissima hall per eventi e manifestazioni (ultimo evento realizzato il 18 e 19 Gennaio u.s.).

Il personale lo abbiamo già e i contatti con gli apparati governativi nazionali e locali cinesi sono già attivati da tempo, oltre che essere già riconosciuti dal governo cinese in maniera esplicita, come spazio ove realizzare concrete cooperazioni tra i due paesi.

Serve solo la volontà italiana, tra gli italiani, di voler cooperare in questi spazi italiani, applicando il suo “tutti per uno”, slogan che vado ripetendo quotidianamente nelle mie relazioni ed incontri qua in Cina (“Together is Better”).

Questa nostra azione potrebbe ad esempio da subito aiutare ad incrementare le sinergie e le cooperazioni con i Tour Operators cinesi, con i quali abbiamo GIA’ attivato partnership per attività azioni di Outgoing verso l’Italia.

Dirò di più, i Tour Operators cinesi si sono resi anche disponibili per mettere una propria presenza all’interno del palazzo stesso e cooperare quotidianamente nel realizzare attività di promozione, producendole assieme, del Made in Italy italiano.

La cosa appare fondamentale e strategica, visto che ad oggi il mercato turistico cinese è interdetto (chiuso) alla aziende italiane dalle attuali regolamentazioni cinesi. Per cui solo un tour operator cinese può offrire direttamente ad un cinese una qualsiasi destinazione italiana (tralascio poi i noti problemi relativamente al rilascio dei visti e alla deprecabile situazione in cui versa attualmente il consolato italiano a Shanghai….).

Mi fermerei qua, ma le anticipo che sono da subito attivabili anche altre iniziative e di promozione del Made in Italy (Agroalimentare, Fashion, Trasferimento tecnologico …), che possano beneficiare degli spazi che il Palazzo Lombardia in Cina può rendere disponibili DA SUBITO (Fiere e B2B organizzabili quotidianamente!!).

Chiudo con una provocazione: perché non cooperare affinché si rinomini il Palazzo Lombardia in Palazzo Italia e vedere finalmente le regioni italiane cooperare assieme, marcando stretto (con metafora calcistica) il palazzo Germania a soli pochi chilometri di distanza, nel quotidiano derby Europeo??

Costa poco, è fattibile e soprattutto si può fare subito.

“Ci vuol poco, che c’è vò??”.

Nel ringraziarla della attenzione, le auguro da Shanghai. il meglio da questo anno appena iniziato e mi rendo disponibile per qualsiasi ulteriore cooperazione che sia in grado di realizzare quello che in tanti, in Italia e all’estero, si auspicano da tempo: recuperare l’orgoglio di essere italiani!!!

Prima di salutarla le invio il “segreto” della Cina delle meraviglie (la crescita attuale) che inspiro quotidianamente:
“Non importa pensare i grandi cambiamenti, ma ricordarsi sempre che anche i piccoli passi, tutti nella stessa direzione, portano sempre da qualche parte. Solo dopo, si scopre di avere realizzato un grande cambiamento.”

Tradotto per la situazione italiana: forse in Italia stiamo pensano troppo senza fare realmente nulla.

Memori della nostra storia passata, mentre Roma discute (le questioni dei “bilancini” politici locali italiani cui fa cenno), Sagunto (il nostro Made in Italy in giro per il mondo) viene espugnata!!

Cordialmente
Alberto Fattori

lunedì 22 gennaio 2007

Fashion Made in Italy & China : inizia la caccia del “vero” mercato cinese?

Chiedendo ai cinesi il loro punto di vista sull’attivismo occidentale in materia di cooperazione e di creazione dei nuovi business con la Cina, dopo un beffardo sorrisino, ti può venire citato un detto cinese che dice: “esistano persone non in grado di comprendere nel suo complesso alcun problema che gli si presenta davanti, semplicemente perché sono come un cieco che cerca di immaginarsi come è fatto un elefante, tastandolo centimetro per centimetro”.

Ohibò, in un paese che è riuscito a fare arrivare nell’ultimo anno qualcosa come 54 Miliardi di dollari di investimenti stranieri (l’India solo 5 Mld!!!), appare quanto meno beffarda l’idea che tutti questi capitali non abbiano chiaro un loro perché.

Invece, sembra proprio che e la capacità di comprensione attuale degli occidentali sul tema Cina, sia pari al citato cieco. Volendo parafrasare il detto cinese, esso appare del tutto simile al nostro topolino alla ricerca del formaggio, nel famoso labirinto.

Non stupisce quindi che il Made in Italy, sul piano promozionale e nel suo diffondersi in Cina, soffra di questa pericolosa,oramai conclamata cecità, tutta occidentale.

Agli occhi cinesi, le azioni fino ad ora fatte dagli occidentali (istituzioni, associazioni ed imprenditori), appaiono tutti “tentativi di immaginare” come entrare in contatto con la realtà e le opportunità cinesi, per cercare di radicarsi nel crescente mercato interno.”.

Ma ahimè, la metafora del cieco appare centrata in pieno, fin ad ora dell’elefante, nessuna traccia!!.

Cercando un po’ di cambiare l’approccio fino ad ora seguito, in particolare nel mercato Fashion, il 18 e 19 gennaio a Shanghai, presso il Palazzo Lombardia di Pudong, si svolto MarediModa, mostra mercato del beachwear, underware e lingerie italiano in China.

Organizzata da MarediModa e IntimodiModa, parte del “Sistema Moda Italia”, questa originale formula itinerante è partita il 15 gennaio u.s. da HK e poi si è trasferita a Shanghai. L’obbiettivo è stato quello di mettere in diretto contatto il meglio del Made in Italy del tessile specializzato, con gli operatori cinesi.

Questo evento, è un chiaro primo passo per cercare di creare una discontinuità con le azioni fino ad ora realizzate dagli operatori del fashion italiano che normalmente agiscono solo su HK ritenendola a tutti gli effetti Cina.

Ad oggi le nostre griffe ed imprenditori di settore, ritengono possibile creare il mercato Cinese realizzando attività promozionali e di business su Hong Kong (investendovi anche molti capitali).
Ma la vera Cina non è Hong Konk. Per il crescente mercato interno cinese, la vera porta di ingresso è invece Shanghai. I Cinesi lo hanno detto a più riprese. Forse oltre che ciechi, siamo anche sordi!

Gli operatori italiani quindi, prima di agire, ed investire il proprio tempo e denaro, è il caso che tengano ben presente questa distinzione tra il ruolo REALE presente e futuro di Hong Kong (finanziario e fiscale una sorta di duty free) e quello di Shanghai (Business e guida del mercato interno cinese), distinzione che ai più non appare così evidente.

Banalmente Hong Kong è considerata dalle nostre griffe Cina a tutti gli effetti, tanto che sugli articoli di giornali italiani, le griffe annunciano il loro ingresso sul mercato cinese quando agiscono su Hong Kong.

Ma Hong Kong non è il mercato Cinese, ma solo uno strumento finanziario e fiscale alla pari delle isole caraibiche e altri paradisi fiscali. I cinesi non a caso vi hanno anche aperto DisneyWorld. Ricordiamoci dell’elefante!!.

Il fashion italiano, per entrare materialmente sul “vero” territorio cinese, deve agire direttamente in quello che i cinesi definiscono Mainland (Hong Kong non ne fa parte!!). Per fare ciò chi agisce da Hong Kong deve passare da un importatore cinese (chiamato erroneamente distributore!!), con evidente ricarico sui costi per i compratori finali cinesi.

Tutto questo crea problemi non di poco conto per permettere al Made in Italy una reale penetrazione sul mercato cinese a prezzi concorrenziali, con un passaggio di troppo del tutto inutile.

Pertanto, agire direttamente in Cina e sulla piazza di Shanghai, appare oramai tappa irrinunciabile affinché si possa realizzare una efficace distribuzione e penetrazione sul mercato interno cinese.

Maredimoda sembra aver capito tutto ciò e ha scelto Palazzo Lombardia di Shanghai come lo spazio logistico a Shanghai, di incontro con gli operatori cinesi, potendo nel contempo realizzare un evento innovativo che potesse andare oltre il semplice Business to Business o un semplice evento fieristico limitato nel tempo.

La poliedricità del Palazzo Lombardia, ha offerto infatti una significativa leva organizzativa con la quale è stato possibile creare sia gli show rooms delle aziende italiane espositrici, che mettere a disposizione anche la riconosciuta credibilità di Palazzo Lombardia, presso gli operatori cinesi.

Tutto ciò, ha consentito di dare inizio ad una azione che potrà proseguire anche dopo l’evento stesso di questi giorni, facendo leva sul Palazzo Lombardia, attivo tutti i giorni dell’anno e permettere di proseguire nel proporre il meglio della nostra creatività in tale settore agli operatori cinesi, quotidianamente.

E’ incredibile scoprire come l’Italia disponga di uno spazio per eventi fieristici e Business to Business come questo e che per logiche di campanile, non lo utilizzi come giusto che sia, tutti i giorni dell’anno.

Palazzo Lombardia, con la recente ristrutturazione, è ad oggi a tutti gli effetti equiparabile ad uno spazio espositivo permanente di vaste proporzioni e di ottima fattura, a disposizione delle imprese italiane. Ciò che più conta, tutto questo è a Shanghai, il vero crocevia degli affari cinesi che contano del presente e del prossimo futuro.

L’evento di MarediModa ha dimostrato tutte le potenzialità e la modularità di cui il palazzo dispone.

Ci si augura a questo punto che eventi di questo tipo, siano prodotti con maggiore frequenza di quella attuale dai diversi operatori italiani, anche da parte delle altre regioni italiane che onestamente ad oggi in Cina e Asia, non dispongono di alcuno spazio analogo per alcuna simile possibile azione promozionale.

Per capire come il campanilismo italiano sia il vero drive nelle scelte sul suolo cinese, basti pensare come l’ente Fiera Milano ad esempio, si ostini ad avere un semplice ufficio di rappresentanza, quando potrebbe da subito cooperare con il Palazzo Lombardia che oltretutto è già strettamente collegato allo stesso sistema lombardo.

Stesso discorso vale anche per gli altri enti fieristici italiani. Si preferisce competere (cannibalizzarsi) per cercare di organizzare questa o quella singola fiere ogni tanto durante l’anno, piuttosto che stabilmente avere un punto comune che attiri l’interesse degli operatori cinesi durante TUTTO l’anno!!

Quindi ora ci vuole un pelo di coraggio da parte dei nostri amministratori pubblici e privati: girate pagina, lasciate dietro di voi vecchie dicerie e stupide rivalità ed iniziate a cooperare veramente, replicando, ideando, progettando eventi di Business a tema e per mercati, in grado di veicolare con maggiore continuità il Made in Italy tutto l’anno!!.

Stesso discorso va fatto alle associazione e le federazioni d’impresa: ottimizzate i già pochi fondi di cui disponete, cercate di concentrarli nello sviluppo di iniziative e non per sostenere consulenti che “mangiano” sulle vostre missioni, utilizzando gli spazi che già ci sono, per non rischiare di venire schiacciati dal famoso elefante perché non avete visto che la zampa era sulla vostra testa!!.

venerdì 12 gennaio 2007

2007 Cina- Lo Strano caso del Sistema Italia…..Parte Terza:

Palazzo Lombardia di Pudong: il Palazzo della discordia italiaca
(pubblicato su affaritaliani - 11 gennaio 2007 e Corriere Asia - 12 gennaio 2007)

Quando si parla di Cina sulla questione del Palazzo Lombardia di Shanghai, si finisce nel grottesco.

Il Palazzo Lombardia di Shanghai a Pudong, con i suoi 10.000 mq. e i suoi 6 piani, rappresenta da 10 anni la più grande presenza italiana in tutta la Cina a supporto della imprenditoria italiana.

Nonostante ciò, ad oggi, il console italiano di Shanghai, non ha mai, nemmeno per sbaglio, fatto visita a questo spazio a disposizione delle imprese italiane.

Stesso discorso nei rapporti con ICE e Camere di Commercio italiane, spesso caratterizzati da una sotterranea conflittualità, su un piano più concorrenziale che di sinergia attorno ad una "causa comune".

"Troppo lontano dal centro", è la motivazione principale che viene mossa contro un efficace cooperazione con il Palazzo Lombardia.

Poi si scopre che a poca distanza, ci sia il ben più grande Palazzo Germania (!!!).

Non si capisce allora perché nella stessa zona, i tedeschi abbiano posizionato un palazzo dove tutte le istituzioni pubbliche e private, realmente collaborano tra loro, mentre la stessa cosa non sia realizzabile anche dagli italiani, attraverso una condivisione delle strutture esistenti, a partire proprio dal Palazzo Lombardia..

Ma qui a Shanghai e in Cina, il concetto di "Sistema Italia" si arena con il provincialismo italiano.
Infatti solo il fatto che sia connesso alla Regione Lombardia, rende la struttura fuori dal “range” di interesse delle altre regioni italiane. Inoltre sfruttando questa approccio e consigliate da “furbi” consulenti locali (italiani) le regioni continuano a spendere altri soldi (sprecati) per tentare di sviluppare proprie iniziative autonome.

Peccato che questi consulenti non spieghino fino in fondo ai propri referenti come ragionano o siano strutturate le procedure e le abitudini cinesi in materia di relazioni internazionali.

I Cinesi riconoscono solo la nazione in quanto tale e quindi il sistema economico connesso.

I localismi sono visti in forma assolutamente marginale e non potranno avere mai una prospettiva strategica. Questo spiega i rapporti in forte crescita a livello di Francesi, Tedeschi e UE, visti su un piano di alleanze strategiche, perché coinvolti ci sono pesantemente i governi centrali.

Invece la comunità italiana di Shanghai, come tradizione nei migliori “bar sport” di provincia, è tutta concentrata a parlare male del Palazzo Lombardia e passarsi leggende metropolitane spesso prive di alcun fondamento, invece di concentrarsi maggiormente su come favorire la nascita di un comune Palazzo Italia, necessario a tutti noi per cambiare il passo nelle cooperazione con i Cinesi.

Il Palazzo Lombardia, può rappresentare uno ottimo spazio, un punto di partenza per le cooperazioni, per iniziare a fare fronte comune nelle diverse attività e cercare di ottenere risultati ancora più significativi di quelli fino ad ora ottenuti, onestamente ben al di sotto del potenziale, contribuendo ad ottimizzare concretamente i costi complessivi a favore di tutti.

Detto ciò, mi immagino quanto potrà crescerà l'invidia (e l’ostracismo), ora che la Città di Shanghai ha riconosciuto a Mario Tschang il prestigioso Magnolia Award, primo italiano nella storia del premio, proprio quale ideatore e responsabile del Palazzo Lombardia!!.

Dopo questo premio, la comunità italiana a Shanghai dovrebbe però iniziare a porsi onestamente una domanda: non è che i cinesi abbiano voluto indicare, con questo gesto formale, mai casuale nelle mentalità cinese, guarda caso proprio nell’anno dell’Italia in Cina, la strada per una sempre e più proficua cooperazione tra Cinesi ed Italiani?

Speriamo che la sempre maggiore presenza di una “nuova generazione” di italiani, contribuisca a cambiare la situazione dei rapporti all'interno della comunità italiana che a parte qualche periodico buffet, è in perenne guerra civile in terra cinese.

L'anomalia delle multicamere di commercio, l'azione di contrasto al Palazzo Lombardia, le missioni delle diverse regioni realizzate in maniera autonoma, la sproporzione tra consulenti (troppi) e clienti da consulenziare (pochi), la moltitudine di personaggi senza arte ne parte presenti nel sottobosco locale, così come le tante altre azioni del quotidiano, sono la prova che tra le nostre priorità non ci sia quella di presentarci uniti rispetto ai cinesi, ma continuare ad esportare gli interessi di campanile, il nostro individualismo, cercare di continuare a tirare a campare.

Così la sconfitta e la nostra marginalizzazione come Italiani dalle future questioni che contano, sarà una triste certezza nei nostri rapporti con la Cina e l’Asia in genere.

Il potere negoziale del nostro Sistema, risulta ad oggi decisamente compromesso, favorendo una sostanziale svendita della identità italiana e dei valori connessi (Made in Italy, creatività, innovazione..), indubbie qualità che potrebbero ottenere molto di più da un più convinto gioco di squadra, ben diverso dalle attuali "vuote" parole di collaborazione dette a "denti stretti"!!!

E’ arrivato il 2007: “Good Morning Italia”.

Ps. da Shanghai da tenere bene a mente: L’Italia non deve fidarsi dei cugini Francesi, Tedeschi e Inglesi e degli USA. Anche se oggi siamo tutti assieme nella UE e se nel dopo guerra gli USA ci hanno aiutato a crescere, gli scenari complessivi sono totalmente cambiati. Oggi, nella sostanza queste nazioni stanno correndo da sole la partita verso il proprio futuro e non hanno minimamente a cuore quello dell’Italia che anzi è vista come un pericoloso concorrente da sconfiggere (turismo, vino, cibo, fashion, lusso ….).
La prima parte de "2007 Cina- Lo Strano caso del Sistema Italia" intitolato "Il fai da te .... regionale" è stata pubblicata l' 8 gennaio 2007.

mercoledì 10 gennaio 2007

2007 Cina- Lo Strano caso del Sistema Italia…..Parte seconda:

Cacciatori d'Oro
(pubblicato su affaritaliani - 9 gennaio 2007)

Gli italiani presenti in Cina sembrano più cacciatori d'oro, alla ricerca del filone fortunato, come ai tempi dell'Eldorado americano, piuttosto che soggetti facenti parte di un Sistema industriale e nazionale, quale dovrebbe essere quello Italiano. Proprio come all’epoca dei “cacciatori d'oro” ben presto si rendono però conto che l'oro non c'è, ritrovandosi così a dover sbarcare il lunario, nel tentativo di sopravvivere.

Ecco allora spiegata la totale assenza di circolazione di informazioni di qualsiasi tipo. E’ infatti quindi frequente vedere degli imprenditori “vagare”alla ricerca di questa o quella informazione, in un triste “porta a porta” ben poco edificante. Poi ci si stupisce che tornino in Italia, convinti che la Cina sia un territorio ostile, oscuro e pericoloso!!.

La situazione Cinese, vista da questa parte, è fatta infatti di ragazzi troppo giovani e senza alcuna esperienza e reale competenza (i nostri managers!!), mandati dall'Italia allo sbaraglio in prima linea, con stipendi da fame. Cosa si pretende da loro, che pensino di lavorare per il bene dell'Italia??

Tutt'altro, questi giovani sono proprio i primi a comprendere che qualcosa non funziona nelle promesse fatte loro prima di partire (l’Eldorado). Il risultato è che a persone con il quotidiano problema della sopravvivenza, rimane quindi ben poco tempo (e voglia) per qualsiasi forma di cooperazione che anzi rischia di portare via tempo utile per altre azioni o al puro divertimento, che diventa una sorta di “oppio” in grado di addolcire le difficoltà quotidiane.

L'interesse individuale in Cina, viene quindi prima di quello nazionale e del gruppo (sistema).

Ma soprattutto è assente nella comunità italiana il concetto di Investimento. Siamo probabilmente l’unica nazione al mondo che pretende di realizzare grandi iniziative in Cina a “costo zero”!!!,.

Questo approccio è molto italiano, nel senso che in Italia l’assenza di investimenti è all'ordine del giorno (assenza di investimenti) con il risultato che l'Italia è un paese di Piccole e Microimprese con grandi problemi per continuare a competere. La causa è da ricercarsi proprio nella scarsa attitudine dell'imprenditore italiano a collaborare ed ad investire nella innovazione e nello sviluppo.

Fuori dall'Italia questo approccio provoca risultati a dir poco terrificanti, al punto che la competizione all'interno della comunità italiana è all'ordine del giorno, ma ahimè sembra più una guerra tra “poveri” che una corsa verso una nuova eccellenza!!

Per amor del cielo, ognuno è libero di essere quello che vuole, ma provate a vedere come agiscono gli americani, i francesi o i tedeschi, o i “piccoli” finlandesi quando si parla di interessi nazionali!!!

Sul piano istituzionale le cose vanno anche peggio.

Il nostro paese possiede il suo Eldorado nel turismo. Si auspica con favore un significativo incremento del numero dei turisti cinesi verso l’Italia, stimato in alcune decine di milioni dei nuovi ricchi cinesi.

Poco importa però se:
-> le nostre regole per il rilascio dei visti per venire in Italia sono le più restrittive di tutta la UE, pertanto risulta molto più semplice andare in Francia o Germania;
-> dato che i soldi sono finiti, il consolato italiano subappalterà ad una società asiatica, la gestione di questa fondamentale porta di ingresso verso l’Italia!!!

La prima parte de "2007 Cina- Lo Strano caso del Sistema Italia" intitolato "Il fai da te .... regionale" è stata pubblicata l' 8 gennaio 2007.

La terza parte de "2007 Cina- Lo Strano caso del Sistema Italia" intitolato "Palazzo Lombardia di Pudong: il palazzo della discordia italica" è stata pubblicata - 11 gennaio 2007

martedì 9 gennaio 2007

2007 Cina- Lo Strano caso del Sistema Italia…..Parte prima:

Il fai da tè… regionale
(pubblicato su affaritaliani - 8 gennaio 2007)

Giorni fa Severgnini, sul Corriere della Sera, parlava di "disertori", relativamente alla scarsa propensione degli italiani ad augurare "Buon Natale" nelle email, quasi la cosa risultasse ormai fuori moda.

Caro Severgnini, se parliamo di "Sistema Italia" e Cina altro che "disertori", in questo caso si può parlare proprio di "traditori".

Come da programma, il 2006 era l'anno dell'Italia in Cina. Ancora una volta, siamo riusciti a dimostrare di che “pasta” siamo fatti, trasformando questa fantastica opportunità, in una incredibile “occasione mancata”.

Per preparare un evento del genere, chiunque penserebbe che il Governo abbia riunito, le migliori menti nazionali dei diversi settori, tutte assieme concentrate sul come mostrare in maniera unitaria i “valori e le leve Italiane” e stupire i cinesi.

Bene, l'anno “dell'Italia in Cina” si è invece trasformato in terreno di competizione tra le diverse Regioni italiane, assolutamente non interessate a collaborare collegialmente tra loro, con il Governo sostanzialmente alla “finestra”.

Come risultato sono stati organizzati eventi di carattere prettamente regionale, al punto che alcune fiere di settore, sponsorizzate dalla regione di turno, avevano presenti aziende provenienti solo dalle regioni sponsors.

A complicare le cose ci si è messo lo stesso Governo italiano, con la sua improvvisata spedizione di settembre, apertamente disconosciuta dalle principali regioni italiane, che temevano di vedersi sottrarre il centro del palcoscenico agli occhi dei cinesi, visti i cospicui investimenti da loro fatti.

Alla faccia del Sistema Italia!!!

Sorge però un dubbio: non è che sia un errore dei vocabolari e che in realtà il significato della parola "Sistema" sia un altro? Tutto ciò spiegherebbe infatti quanto accaduto e stia accadendo in Cina.

L'anno dell'Italia in Cina verrà anche ricordato per i Milioni di euro fantasma che il Governo avrebbe investito nell’evento (4??, 16?? 45??), soldi che nessuno sa se siano mai realmente esistiti, come invece indicato dagli organi di stampa nazionale.

Qua in Cina, sembra proprio che quei soldi non siano mai arrivati, dato che tutti gli interlocutori istituzionali, per tutto il 2006, hanno “pianto miseria”. Per contro qualche sospetto (siamo italiani!!) ci viene, vedendo nascere contemporaneamente sul tema, una associazione riconducibile direttamente ad uno dei ministri del passato governo. Alla faccia del conflitto di interessi!!!

Quindi non bastavano le 2 camere di commercio con la Cina, caso unico al mondo, dove addirittura una di esse nemmeno ha propri uffici in Cina (vedere per credere: http://www.cameraitacina.com/, http://www.china-italy.com/ )!!!

Con l’occasione, abbiamo provveduto a moltiplicare gli interlocutori coinvolti nella questione, in modo da favorire questo o quell'interesse privato, dando così ai cinesi definitivamente la prova di quello che definiscono: l’"inaffidabilità" italiana.

Fantastico, gran bel risultato!!!. Forse era meglio non far nulla, ci costava anche molto meno, anche la faccia ha il suo valore.

Ma ahimè, l'anno dell’Italia in Cina è solo la punta dell’iceberg del reale stato delle attività italiane in Cina, sia a livello istituzionale che imprenditoriale.

Mentre i nostri cugini francesi o tedeschi hanno concentrato tutte le loro attenzioni sulle attività di cooperazione di business, attraverso operazioni concertate tra le diverse organizzazioni ed imprese presenti sul territorio, noi con un approccio molto provinciale, abbiamo provveduto ad esportare il nostro modo di fare affari: il fare da sè.

Da queste parti quindi poco importa lavorare per la causa italiana. Qua è forte il senso di lontananza non sul piano fisico con l’Italia, ma proprio dal senso di una vera e comune identità nazionale.

Ognuno qui agisce in nome solo dei propri interessi, la cooperazione è un fatto secondario, addirittura considerato pericoloso e guardato con diffidenza.

Forse, caro Severgnini, di questi tempi appare fuori moda l’essere italiani, non in quanto italiani ma in quanto nazione italiana. Ci piace affermare la nostra italianità a tavola, con gli amici e con le ragazze, quando vinciamo i campionati del mondo di calcio, poi quando si tratta di fare affari, beh E’ tutto un altro discorso.

Bene, forse un po’ di sano Nazionalismo dovremmo recuperarlo anche noi, visto che senza una chiara identità e una chiara proposta, non ci sarà dato alcuno spazio in un mondo che proprio a partire dai diversi nazionalismi (Cina, Usa, Francia, Germania, UK, …) sta creando i nuovi equilibri mondiali futuri.

La seconda parte de "2007 Cina- Lo Strano caso del Sistema Italia" intitolato "Cacciatori d'oro" è stata pubblicata l' 8 gennaio 2007.