sabato 27 febbraio 2010

Google, l'Italia non è la Cina/ Il catastrofismo dei commenti sul web non è giustificato


Da Affari Italiani 27 Febbraio 2010


di Luca Maria de Grazia
avvocato

Riprendo il discorso portato avanti con l'articolo pubblicato nei giorni scorsi, e mi sembra giusto precisare alcune altre cose.


Sto leggendo su internet i commenti più disparati, in linea di massima quasi tutti tendenti al catastrofismo, si grida all'attentato alla libertà di iniziativa economica, alla libertà di espressione,l'Italia è stata paragonata alla Cina...
Andiamo con ordine, fermo restando e ribadendo nella maniera più assoluta che ogni commento dovrebbe essere effettuato, nel bene e nel male, solamente dopo avere letto la motivazione della sentenza.


Per ora si sa soltanto che i dirigenti di Google sono stati condannati per violazione del D.Lgs. n.196/2003. Punto e basta.


Ecco, il primo "refuso". Non è stata condannata Google, ma alcuni suoi dirigenti. Sono state condannate delle persone che probabilmente hanno omesso di svolgere, di esercitare quel potere/dovere di controllo sulla struttura amministrata.

Non dimentichiamo che la responsabilità penale è personale, ora anche una società può essere condannata per varie violazioni (vedi il D.Lgs n.231/2001), ma si tratta di responsabilità concorrenti e che non si escludono a vicenda.
Ecco chi sono: ex presidente del consiglio di amministrazione di Google Italy, David Carl Drummond, un ex membro del consiglio di amministrazione e Ceo di Google Italy, George De Los Reyes, il responsabile delle politiche sulla privacy europeo di Google, Peter Fleitcher, e Arvind Desikan, l'ex-responsabile di Google Video per l'Europa.

Poi, il paragone con la Cina... qui è stato un giudice, organo della magistratura, che ha emesso una sentenza, che è appellabile, mentre per la vicenda Google in Cina si è trattato di una imposizione governativa. 


Ci siamo dimenticati la differenza e la distinzione tra i poteri costituzionali? Governo, Parlamento, Magistratura? Non ritengo che sia troppo corretto parlare delle interferenze tra questi poteri solamente in alcuni casi... o lo si fa sempre o non lo si fa mai. Almeno da un punto di vista logico dovrebbe essere così.

Poi se passiamo ad esaminare più specificatamente la vicenda, da quanto risulterebbe (sempre se confermato):
 il video NON E' STATO rimosso immediatamente. Il video è stato online più o meno due mesi raggiungendo il primo posto tra i video più visti nella categoria “video divertenti”. Ogni commento è superfluo.
 Il capo di imputazione dovrebbe essere relativo alla violazione di alcuni articoli del D.Lgs. n.196/2003. Come ha scritto un mio carissimo e validissimo collega,  Google semplicemente si rifiuta di accettare che si applichi la legge sulla privacy. Avrebbe potuto sollevare l'eccezione di non competenza del Tribunale di Milano. Se ha accettato di essere giudicata dal Giudice Italiano, dovrà pur accettarne le conseguenze. O no?
 Il trattamento dei dati personali da parte di Google dovrebbe, tra l'altro, essere previamente condizionato dall'adesione della medesima ai c.d. safe harbor; in caso contrario per definizione della legge il trattamento dei dati personali, per di più sensibili, è vietato! Posso essere d'accordo che il D.Lgs. n.196/2003 sia una legge difficile da applicare, che possa costituire delle pastoie per certe attività, ma mi sembra che non si possa lasciare al singolo la libertà di scelta su quanto rispettare le legge e quando no.
• Una possibile obiezione potrebbe essere che attraverso la pubblicazione del video siano  stati individuati i colpevoli. Ma sarebbe stato considerato ben diversamente il comportamento di Google qualora avesse presentato lei stessa denuncia alla autorità competenti. Ma così non è stato! e passiamo al punto successivo...
 Penso si possa tranquillamente affermare che Google viva mettendo a disposizione informazioni, le quali fanno da volano per il traffico degli utenti, il quale traffico rende la pubblicità un investimento con margini di profitto piuttosto ampi. Google afferma che la messa a disposizione delle informazioni è il suo business fondamentale. Se questo è il loro prodotto/servizio, come tutti coloro che vendono un prodotto/servizio, ne ha la responsabilità. 
 La libertà di internet: come ho più volte ed in tempi non sospetti scritto, se la libertà significa poter liberamente pubblicare anche cose del genere, e se limitarle suscita reazioni di questo tipo, allora occorre prendere atto che il senso della misura non è più di questi tempi.

Sinceramente, mi lascia molto più sconfortato il coro di proteste che la sentenza, almeno per ora.

Lettera aperta a Berluconi: Wen Jiabao oggi in Chat! A quando Berlusconi??

Oggi dalle 3 del pomeriggio ora locale (le vostre 8 di mattina), il premier cinese Wen Jiabao è in Chat e risponde alle migliaia di domande che stanno arrivando in via telematica.

A quando un Berlusconi in Chat anche in Italia??

Sarebbe un bel gesto, un segno per riconoscere l’importanza dei Social Media quale asset del futuro sociale che avanza e l’apertura di un contatto “digitale” reale e poter rispondere, alle crescenti critiche e ai “pruriti mediatici” per ben altri “contatti” portati poi dritti a ricoprire alte cariche politiche, senza passare dal via. (veline ed affini).

Caro Presidente: la “politica della televisione” se analizzata a fondo e senza pregiudizi (od interessi), sembra stia contribuendo in maniera determinante allo scollamento crescente tra cittadino ed eletto, visto che i programmi di opinione, così come i giornali di riferimento, sono visti e seguiti solo da una esigua minoranza di cittadini, una sorta di elitè.

Penso sappia come il Corriere della Sera sia di fatto letto solo dal 2% della popolazione, mentre il sistema dei quotidiani su cui si fanno le quotidiane guerre mediatiche di questi tempi, lo sia solo dal 10%??

E i talk show alla Vespa? Solo il 3 – 4% della popolazione!. Un’inezia

La questione che sembra emergere chiaramente è come, più si continui con questa politica mediatica quale veicolo dell’azione politica nazionale e locale, più lo scollamento cresca. Non è quindi casuale il successo crescente della Lega che guarda caso fa esattamente il contrario ed agisce sul terreno del rapporto diretto tra persone, indirizzando le relazioni e gli sforzi a salvaguardare ben precise problematiche e non generiche dichiarazioni d’intenti.

Quindi il pragmatismo reale delle Lega sta lentamente intaccando il mediatico- apparire del PDL che sempre più lontano dai propri elettori ed incollato SOLO grazie alla sua figura carismatica, sta di fatto “squagliandosi al sole”.

Le opposizioni poi sono sparite, perché tutte prese a cercare di competerle sul piano mediatico, dove oggettivamente appiano nettamente inferiori sia per competenze che per mezzi, nel contempo si sono dimenticate delle proprie origini e delle proprie identità, più pensate per un talk – show od una pubblicità di prodotto, che per una reale e convinta azione nel sociale e quale alternativa politica per il paese.

Per cui partire dalla Rete, dove non esiste il paracadute e dove il contatto è diretto, vero, non intermediato da nessuno e dove si è “nudi” di fronte alla tastiera, unito ad un contemporaneo ritorno dei partiti a fare politica per le strade, in un rapporto diretto tra eletti ed elettori e non più negli studi televisivi come ora ed una legge elettorale che rispecchi questa dinamica e non quella da Talent Tv Show attuale, potrà sicuramente aiutare l’Italia a travasare il meglio che comunque esiste, verso la costruzione di un futuro migliore di quello attuale, fatto solo di scontri mediatici e dei “furbetti della politica” che sguazzano e proliferano in questo mondo politico disconnesso ormai dalla realtà e che vive solo nella propria “bolla mediatica”.

Bene, detto questo, la Cina, sempre citata quale esempio negativo con tanto di accuse dai campioni della rete, Google in testa, oggi ha dato sicuramente una pesante lezione ai paesi occidentali e lanciato una sfida che sarebbe il caso di accettare, magari istituzionalizzando un incontro periodico, stile il discorso del Presidente alla radio negli USA, un “question time” fatto tutto sulla rete, evitando così il teatrino delle accuse dell’“uso improprio” dello spazio pubblico e dell’assenza di contraddittorio, come invece le accade sempre quando usa i media televisivi per i suoi interventi.

Di sicuro l’italia all’ascolto sarà diversa da quella televisiva o giornalistica a cui è abituato. Ma la generazione del futuro e i “nati digitali” del paese sono tutti li e quale asset vero del paese, una visione lungimirante dovrebbe suggerire la necessità di creare con un contatto diretto e costante, otre ad essere anche un bel esempio di dialogo tra generazioni che manca nella vita politica italiana.

Sperando di vederla presto in Chat.

Cordiali saluti da Shanghai.

Di seguito i contenuti della Chattata di Web Jiabao

Premier Wen vows to prevent possible inflation 2010-02-27 16:28:31

China-U.S. trade disputes must be settled through negotiations: Wen 2010-02-27 16:45:02

Premier Wen says to help foreign firms in China enjoy "national treatment" 2010-02-27 16:43:49

Chinese Premer hopes to maintain good trade relation with U.S. 2010-02-27 16:34:04

Premier vows to tame "wild horse" of skyrocketing housing prices 2010-02-27 16:09:33


Premier Wen stresses fair distribution of social wealth 2010-02-27 15:57:38

China still faces serious employment pressure, says Premier Wen 2010-02-27 15:30:14

Chinese premier encourages university graduates to start own businesses 2010-02-27 16:04:12

Chinese Premier urges people to read more 2010-02-27 16:20:46

Premier Wen says to advance reform of household registration system 2010-02-27 16:08:23


Wen confident in economy 2010-02-27 15:37:16

Premier: China's massive stimulus plan proved effective 2010-02-27 15:38:15

Premier: "dignity" of people lies in protection of Constitutional rights, freedom 2010-02-27 15:33:29

Wen starts online chat 2010-02-27 15:05:11

Wen to face massive queries 2010-02-27 12:39:32


Chinese Premier Wen Jiabao arrives for online talk with netizens 2010-02-27 15:03:54

Biographical sketch of Wen Jiabao 2010-02-27 11:21:38

Premier Wen spends Lunar New Year with ethnic villagers 2010-02-26 16:04:24

Premier visits drought-hit southwest China ahead of Spring Festival 2010-02-26 16:10:37

Premier visits blizzard-hit Xinjiang, promising relief measures 2010-02-20 16:58:49


Chinese Premier stresses development of social undertakings 2010-02-20 17:14:40

Chinese Premier calls for faster economic adjustment 2010-02-20 16:35:14

Premier Wen says China-Japan ties at crucial stage, urges mutual trust 2010-02-20 16:51:59

Chinese Premier seeks opinions on draft of education reform plan 2010-02-20 16:31:08

Premier visits drought-hit southwest China ahead of Spring Festival 2010-02-20 16:30:06


Premier Wen welcomes more foreign experts to work in China 2010-02-20 16:37:50

Premier Wen spends Lunar New Year with ethnic villagers 2010-02-20 16:28:55

venerdì 26 febbraio 2010

Google condannata/ L'avvocato: la libertà non c'entra, le "Condizioni Generali" proposte dalla società non sono applicabili al diritto italiano

Update: Continuo a confermare la posizione espressa nel post precedente che sul caso di Google condannata per il video pubblicato su Youtube e di come siano del tutto fuoi luogo i richiami alla "violata lesa libertà", con tanto di intervento addirittura dell'Ambasciatore Americano.





di Luca Maria de Grazia
avvocato


Video contro down, condannati tre dirigenti di Google
Google/ L'antitrust europea apre un'indagine sul motore di ricerca per presunte pratiche anticoncorrenziali
La fine della "Google era". Di G. Morello
Google, ma quale censura. Di A. Fattori
Come tutti ormai sanno, dei dirigenti di Google sono stati condannati dal Tribunale (penale) di Milano in relazione alla vicenda che riguardava la messa on line su YouTube di video concernenti ragazzi affetti dalla sindrome di down.
Ne ho lette di tutti i colori... vediamo se si riesce ad esaminare quanto è successo con un minimo di obiettività.
Allora, prima di tutto sarebbe corretto ed opportuno che i commentatori (specialmente quelli con formazione giuridica, mi sia consentito) attendessero il deposito della motivazione della sentenza, in quanto è solamente dalla motivazione che si può esattamente comprendere l'iter logico che ha seguito il magistrato.
In secondo luogo, sembra che la società sia stata condannata per illecito trattamento dei dati personali, conseguenza di una informativa relativa al trattamento di dati sensibili carente o non esistente, mentre il magistrato non avrebbe assolutamente toccato il discorso (previsto dal D.Lgs n.70/2003) della responsabilità dell'hosting provider o del fornitore di servizi c.d. di "caching" (nello specifico articoli 13 e 14 del citato decreto).
Ora, è sufficiente andare ad esaminare quella che è la struttura delle "Condizioni Generali" che Google propone all'utente al momento della formazione dell'account per capire come queste non possano essere applicate al diritto italiano o, più esattamente, corrano il rischio di essere (quasi) totalmente disattese nella applicazione pratica. Vediamo perché.

Il discorso fondamentale da fare è il seguente:
1. spuntare una casella in un form web e rifarlo subito dopo per accettare, come previsto, delle condizioni generali di contratto espressamente previste come tali ex artt. 1341 e 1342 del codice civile, semplicemente non è sottoscrizione. In altre parole quello che viene chiamato "point & click" non rientra in quelle forme di sottoscrizione [eh, già, si chiama sottoscrizione nel diritto la "firma" :-) ] previste dal Codice dell'Amministrazione Digitale (CAD) come parificabili ad una, appunto, sottoscrizione autografa.

2. La conseguenza che tutte le clausole che rientrino negli artt. 1341 e 1342  sono da considerarsi come "non accettate" dall'utente.

3. manca l'informativa concernente il trattamento dei dati personali collegati all'utilizzazione dell'account (vedi art.13 D.Lgs. n.196/2003 ; l'art.26 del D.Lgs. n.196/2003 recita, tra le altre cose:
Art. 26. Garanzie per i dati sensibili
1. I dati sensibili possono essere oggetto di trattamento solo con il consenso scritto dell'interessato e previa autorizzazione del Garante, nell'osservanza dei presupposti e dei limiti stabiliti dal presente codice, nonché dalla legge e dai regolamenti.
quindi, oltre a mancare l'informativa, senza la quale (ricordo) qualunque consenso è non correttamente prestato [la conseguenza della mancanza del consenso è l'illegittimità di qualunque trattamento di dati personali e ricordo ancora che, ci piaccia o no, il D.Lgs. n.196/2003 NON E' la legge sulla "privacy" (leggi "praivasi" :-( ) ma la regolamentazione dei trattamenti dei dati personali, concetti molto molto più ampi della semplice riservatezza (termine italiano per tradurre correttamente "privacy"], oltre a mancare l'informativa, manca anche ogni esplicita autorizzazione al trattamento dei dati sensibili, sia nel rapporto diciamo Google / Utente, sia - direi quasi ovviamente - nel rapporto Utente / soggetto interessato)
.
In pratica, il sillogismo è questo:
• l'utente per poter correttamente utilizzare dati sensibili deve aver previamente acquisito il consenso dell'interessato;
• si applica totalmente il D.Lgs. n.196/2003 in quanto, anche se si trattasse di uso personale, essendo il "documento" destinato alla diffusione (tra l'altro è espressamente vietata la diffusione dei dati sensibili) non si applicherebbe la quasi totale esenzione dal D.Lgs. n.196/2003 prevista per i trattamenti a scopo solo personale
• chi ha fornito i mezzi all'utente per violare la legge è corresponsabile (infatti ci si dimentica che comunque chi ha commesso il fatto è stato sottoposto a giudizio, mentre qui si discuteva della responsabilità anche del soggetto che avesse consentito la diffusione del video).

Sinceramente, non mi sembra proprio violazione delle fondamentali libertà di espressione, ma semplicemente rispetto della normativa.

Che poi Google per propria scelta "politica" decida di considerarsi (ma non è la sola, anche Microsoft, tanto per non far nomi, non adatta i contratti relativi ai propri software ai vari paesi, traduce semplicemente l'originario contratto di diritto Usa. nelle varie lingue) al di sopra della legge, e decida di adottare dei sistemi di "sottoscrizione" e quindi di auto tutela non corrispondenti a quello che stabilisce la normativa italiana, a mio modesto parere rientra in quella che viene considerata la c.d. "gestione del rischio", ovvero mi faccio quattro conti e decido se rispettare la legge a puntino oppure rischiare.

Scelta sicuramente legittima, ma poi non ci si deve lamentare se la legge... arriva e punisce

giovedì 25 febbraio 2010

Google condannata: non centrano nulla la “libertà” o la “Cina”!!

Ogni volta che si parla di rete, sui titoli dei giornali, le parole “libertà” e “Cina” sono sempre utilizzate quali valori positivi ed esempi negativi, con i quali in molti, troppi poi tendono a difendere / giustificare il proprio agire.

Google è stata condannata da un tribunale italiano per violazione della Privacy nel caso del ragazzo perseguitato dai suoi coetanei che poi ne hanno pubblicato il video su YouTube.

Subito i vertici della società americana (e molta stampa) si sono scaldati, invocando “la violazione della Libertà della rete in Italia e che l’Italia è come la Cina”.

Entrambe le affermazioni, in questo caso, non sono assolutamente calzanti, anche perché in questo caso è tutto, tranne che un caso di censura contro YouTube.

Infatti i giudici hanno solo applicato la legge, in particolare per quello che in termini giuridici si definisce “la responsabilità oggettiva” della società e dei suoi vertici di fronte alla legge, quando questa viene violata, sia da propri dipendenti che da propri servizi / clienti / partners.

Il problema però di fondo, è che pensando a se stessa, troppo spesso Google pensa di poter godere di una extra-territorialità de facto, la stessa che ha finito per portarla sul banco degli imputati per evasione fiscale, vista la “triangolazione” sull’Irlanda dei fatturati Italiani (e conseguente evasione fiscale), un modo molto “old economy” per gestire i propri affari o sul caso dei diritti d’autore violati nel caso degli scrittori di tutto il mondo. ( cinesi compresi!)

Nel caso del ragazzo “sbattuto” su Internet, la libertà non c’entra nulla. Perché se è vero che chi ha pubblicato quel video è colui che va perseguito, oggettivamente, Google ha consentito che ciò accadesse, nel senso che il servizio di sua proprietà ha la “spiccata” potenzialità di dare notorietà planetaria ma anche “sputtanamenti” di pari rilevanza.

Per cui, come del resto si intende per “oggettivo”, Google – Youtube, hanno il compito / obbligo di vigilare affinché non si compiano “abusi” o peggio, si usi il servizio per altri fini, diversi da quelli “buoni” che tutti si augurano siano la norma.

Se poi come dichiarato da Google “controllare tutto è qualcosa di “impossibile”, questa appare una giustificazione di comodo, visto che da quando mondo è mondo, gli editori e Google – Youtube è equiparabile ad un editore del 20° secolo, sono spesso finiti nella aule di tribunali per quanto pubblicato sui propri canali.

Ovviamente il compito di vigilare di Google – Youtube, se comparato con quello degli editori tradizionale, è improbo, vista la tipologia della sua rete e i quasi 1 Miliardo di video pubblicati sulla propria piattaforma Youtube.

Ma ciò non basta a giustificare il rifiuto alla “oggettiva” responsabilità che Google – Youtube devono accettare, visto che fa parte degli Oneri – Onori di cui gode e grazie ai quali è divento un colosso a livello mondiale in termini economici e finanziari.

Non scordiamoci che attraverso i video che “gratuitamente” gli utenti pubblicano, Google – Youtube ne hanno fatto un business di advertising per se stessi (senza ricompensare i propri utenti!).

Quindi invece di chiamare ogni volta la “guerra santa”, Google – Youtube cerchino di trovare la giusta maniera affinché episodi del genere non abbiano a ripetersi, perché il ragazzo oggetto degli abusi, ne avrà un ricordo profondo che rischia di segnarlo per tutta la vita. E questo chi glielo ripaga??

Per quanto le regole vigenti appaiono spesso sicuramente antiquate per giudicare episodi sui Social Media, come nel caso della responsabilità oggettiva degli editori 2.0, dove di fatto sono spesso più piattaforme che editori nel senso classico, non va però dimenticato come il mondo della rete sia solo una parte, per quanto importante, della società umana.

E per quanto ci si augura che le dinamiche che la rete sta innovando costantemente da una quindicina di anni, possano continuare a migliorare anche la società civile offline, occorre però anche trovare un modo meno “fondamentalista” di un perenne scontro tra reale – virtuale, analogico – digitale, vecchio – nuovo, che invece rischia di far regredire non di poco.

L’esempio è sotto gli occhi di tutti: più si alza il “tiro” dichiarando la legittimità di certi atti web 2.0 ( vedi questioni sui diritti d’autori, blogger, identità – wifi ..) più la risposta dei legislatori occidentali ( Francia, Italia etc…) si fa stringente, perché li porta a scegliere di regolamentare di più, per paura che la rete, possa non essere solo un nuovo media innovativo, ma prima di tutto, un mezzo per cambiare gli status quo della società.

Una strategia perdente, perché la “rivoluzione silenziosa” che Internet è in grado di realizzare, non ha bisogno di scontri, visto che dove arriva, provoca sempre cambiamenti duraturi del tutto naturali, senza forzature.

Quindi che Google voglia ergersi a portavoce della difesa della nostra libertà, mentre nella realtà, come giusto che sia, sta di fatto difendendo i propri interessi aziendali nel mondo, rischia di strumentalizzare la “naturale” bellezza della rete.

Quella che aspira al prossimo Premio Nobel per la Pace, quella che come le Madre Teresa di Calcutta e i Gandhi, non hanno alcun bisogno di alcuno scontro per portare il “verbo” e contribuire a cambiare il mondo nel suo profondo, per sempre.

Quindi Google, oggettivamente, la smetta di parlare di cose che sono “ancora più grandi di loro” e pensi a fare ancora meglio quello che sta già facendo egregiamente, potenziando i suoi controlli, come stanno facendo i cugini di Facebook, cosa che probabilmente non li fa più dormire la notte!

Cina 900 arresti sul gioco online

Il giro di vite per "stroncare" il gioco on line in Cina, ha avuto una stretta in questi giorni.


"China arrests over 900 for online gambling crimes

BEIJING, Feb. 25 (Xinhua) -- Chinese police had cracked 210 online gambling crimes and arrested 918 suspects in the 13 days ending Feb. 20, an official with the Ministry of Public Security (MPS) said Wednesday.

Gu Jian, vice director of the bureau of cyber security under the ministry, said the ministry also cracked another 122 less severe cases and punished 351 people in the same period.

He did not provide further details about the cases.

Eight Party departments, government ministries and financial regulatory bodies including the MPS and the People's Bank of China, jointly launched a seven-month-long nationwide campaign to curb online gambling on Feb. 8.

The campaign, according to an earlier statement from the MPS, targets "major and severe cases, and would arrest domestic and foreign groups that organize online gambling and severely punish the offenders."

Online gambling has seriously disturbed social and economic order, and has drawn strong complaints from the public, Gu said"

mercoledì 24 febbraio 2010

Pericolosi scenari di guerra nel medio oriente. Una mediazione Cinese?

Il problema sembra essere non se, ma solo quando.

Gli Israeliani con una missione diplomatica ad altissimo livello, arrivano per la fine del mese in Cina. 

Una missione molto delicata, un'azione diretta che potrebbe essere il preludio di un "cambiamento di strategia" nei confronti delle continue provocazioni iraniane e lo spettro della possibilità che a breve anche l'Iran possa entrare nel ristretto giro dei paesi con la propria bomba atomica.

La missione in terra cinese è fondamentale, visto che ufficialmente cercherà di ottenere un supporto concreto cinese  per nuove sanzioni contro l'Iran. Ma c'è un ma.

Non è un mistero che gli Israeliani non credano alla soluzione diplomatica e al contrario, siano favorevoli ad un attacco preventivo contro le installazioni Iraniane, come del resto fecero nell'81 con Iraq dove distrussero il reattore nucleare di Saddam Hussein o molto più recentemente, contro alcune installazioni in Syria, azione che rischiò di portare i due paesi ad un conflitto armato.

Con l'Iran, Israele sembra ora voler giocare d'anticipo, visto che Mahmoud Ahmadinejad ha dichiarato più volte che intende "distruggere Israele", una minaccia che a Gerusalemme prendono molto seriamente.
A complicare tutto la posizione Americana, impantanata sui due fronti  militari in Iraq e in Afghanistan, situazione che impedisce agli Usa di poter giocare il "peso deterrente" della minaccia di un proprio intervento diretto, perchè non sarebbe sostenibile sul piano miliatare, visto che l'esercito americano può essere presente solo su due fronti contemporaneamente.
Da qui le crescenti "libertà" e minaccie Iraniane, che sanno di non correre rischi su quel fronte e la contemporanea consapevolezza di Israele di "dover fare da soli".

Ed ecco il "succo" della della missione Israeliana in Cina, cercare di creare un canale d'intesa con il quale poter poi mettere in pratica ciò che ormai appare inevitatabile: l'attacco di Israele all'Iran.
Israele è pronta a ciò, così come sono pronti anche sul piano delle inevitabili ritorsioni, visto che anche gli ultimi rifugi anti-atomici sono stati approntati. 

L'appoggio e il dialogo con la Cina, serve più che "disinnescare il problema Iraniano"; ad evitare che questa azione possa aggravare la già tesa situazione tra Usa e Cina possa e si possa così precipitare in guerra aperta, visto lo stretto rapporto che lega Usa ed Israele e che potrebbe far pensare ad un  qualche "suggerimento" americano nell'azione programmata.

Da qui le pubbliche dichiarazioni Americane che sottolineano come non intendono attaccare l'Iran, dichiarazioni che invece di "tranquillizzare", sembrano essere il segnale che l'azioni da tempo pensata in Israele, stia entrando nella sua fase operativa.
E che qualcosa, dopo la visita degli emissari Israeliani in Cina, possa accadere, sembra ahimè ormai inevitabile.
Come le recenti tensioni interne all'Iran e l'instabilità che lo stanno caratterizzando, qualcosa che sembra essere tutt'altro che "solo" interno, visto che una eventuale "contro rivoluzione", potrebbe essere l'ultima speranza per evitare che gli Israeliani si sentano in dovere di agire direttamente.

Ora si tratta di vedere se e cosa la Cina potrà dire agli Israeliani, affinchè possa dissuaderli ad usare la forza, lasciando da parte antichi timori e cercando invece, di continuare a collaborare con le organizzazioni internazionali per una soluzione pacifica.

La speranza è l'ultima a morire, ma il filo Israeliano è da tempo troppo teso, al limite della rottura.

martedì 23 febbraio 2010

Italia e la Corruzione: Era ora!! Finalmente qualcuno che ha il "coraggio" di parlare chiaro sulla vera situazione italiana ...

Occorre guardare in faccia il problema e combatterlo duramente piuttosto che "minimizzarlo" sperando che passi da solo, come una influenza!! http://ping.fm/3Fwih

Un consiglio a Fini x "Liste Pulite": Esclusione a vita dalla vita politica!!

Leggo sul Corriere la proposta che il Presidente delle Camera Fini, intende fare dopo le elezioni regionali per migliorare il livello di fiducia tra istituzioni e cittadini.

"LISTE PULITE - Il numero uno di Montecitorio lancia anche la sua personale proposta sulle "liste pulite" andando oltre il piano di Berlusconi di escludere dalle elezioni i candidati corrotti. «Se domani - è il pensiero del co-fondatore del Pdl - il Parlamento approvasse col voto di tutti una leggina per cui chi è condannato con sentenza definitiva per reati contro la Pubblica Amministrazione per 5 anni non si può candidare, la pubblica opinione direbbe "meno male", reagirebbe positivamente, e le istituzioni politiche acquisterebbero un tassello di fiducia in più rispetto a oggi». "

Mi permetto di consigliare al Presidente della Camera che la legge, affinchè la pubblica opinione possa finalmente dire "meno male", dovrebbe prevedere l'esclusione a vita dalla vita politica per chi è stato condannato in via definitiva per reati contro la Pubblica Amministrazione ( corruzione etc...:)

Questa si che sarebbe una vera Rivoluzione e una riforma molto sentita. Non il passare dalla galera di Monopoliana memoria!!

lunedì 22 febbraio 2010

Scoperto l’hacker cinese responsabile dell’attacco a Google

Il Financial Times ha pubblicato la notizia dell’individuazione dell’hacker cinese responsabile dell’attacco a Google e ad altre aziende internazionali, avvenuto qualche settimane fa.Si tratterebbe di un giovane cinese esperto in informatica, al momento freelance. Sarebbe stato lui a compilare il codice utilizzato nei cyber attacchi a Google e ad altre 30 aziende scoperti a gennaio scorso. Il codice malevolo avrebbe sfruttato una vulnerabilità di Internet Explorer all’epoca dei fatti ancora sconosciuta, questo bug ha permesso di installare lo spyware all’interno di centinaia di PC e server.

Non è ancora chiaro se il Governo di Pechino è coinvolto nella vicenda, le indagini della NSA proseguono e non passa giorno che non vi siano nuove indiscrezioni.

Al momento, la minaccia di Google di lasciare la Cina non è ancora stata messa in atto, anche su questo fronte si attendono ulteriori sviluppi. (PcTuner.net)

domenica 21 febbraio 2010

Sanremo: Vince Valerio Scanu, ma "Italia Amore mio" è al 2° posto. Sarà tutto vero??

Dopo il voto dalla Cina, il verdetto del 60° Festival della Canzone Italiana, sembra confermare in parte le anticipazioni fatte nella notte cinese.

O meglio, sembra confermarlo in pieno, anche alla luce del 4° posto di Noemi e il prepotente ingresso di Valerio Scanu alla testa.

Il primo commento della parte cinese alla lettura dei risultati è stato "agli Italiani sembra non piacere più la musica tradizionale".

Tradotto: "perchè vergognarsi se poi vinceva un brano "tipicamente Italiano?".

Un commento che un pò spiazza se letto alla luce anche delle "proteste" che hanno caratterizzato la serata finale e di orchestrali che stracciano gli spartiti e così via.

Perchè dovremmo vergognarci di una canzione che, forse ruffianamente, va dritta ai valori e le soronità tradizionali e forse dice quello che tutti si pensa (o vorrebbero pensare) ma che nessuno ha il coraggio poi di dire in pubblico, quasi fosse una cosa obsoleta, antiquata??.

Che gusto c'è a vedere vincere una canzone che sembrava la riedizioni delle Mietta e Minghi di qualche tempo fa, costruita a tavolino anch'essa ma per altre ragioni di tipo prettamente commerciale?

Sicuramente "Amici" crea un "pacchetto di voti" fedeli che consente al cantante di turno di arrivare al festival ben in vantaggio rispetto ai suoi concorrenti, ma allora perchè gli orchestrali volevano dichiarare il proprio voto, che pesa il 50% del giudizio finale??

Cosa c'è sotto o dietro a questo che da 60° è il Festival degli Italiani??

Speriamo che non si scoprano "altarini" anche qua e qualche "sotterfugio" di qualcuno interessato ai ritorni economici del risultato, in grado di manipolarli a proprio piacimento.

Sarebbe poi triste spiegare ai cinesi che non solo agli italiani sembrano non piacere più le canzoni di taglio tradizionale (anche se ruffiane ;), ma che tutto, in un paese democratico e avvezzo al voto come il nostro, era finto, truccato!!  Un pò come la nostra legge elettorale??

E allora si intoni ancora la canzone giunta al secondo posto, quale monito, auspicio, visto che se  nemmeno sul festival della canzone riusciamo a metterci d'accordo, è il caso di chiudere "baracca e burattini" per sempre.

L'Italia altrimenti è Over!

sabato 20 febbraio 2010

Anteprima su Sanremo: Risultati dalla Cina: Vince Pupo - Principe di Savoia!!!

In anteprima, dopo aver rivisto con attenzione le performances dei diversi artisti, visto il fuso  (obbiamo andare a dormire !) siamo costretti a "rivelare" i risultati e la Classifica finale del 60° Festival della Canzone Italiana, direttamente da Shanghai, classifica che gli Hacker cinesi, confermano essere tale!!

1° Pupo - Principe Emanuele di Savoia con la canzone: "Italia Amore Mio"
2° Noemi con la canzone "Per tutta la vita"
3° Marco Mengoni ( versione Solis String Quartet), con la canzone: "Credimi Ancora"

Va fatto notare come il primo posto della canzone "Italia Amore Mio", non sia mai stato in discussione e che ha surclassato le pur originali performaces soprattutto di Marco Menegoni, sicuramente ritenuto, dalla attentissima giuria cinese, "un artista molto interessante" e quindi è stato decretato il vincitore del premio dalla "critica".

Un commento è d'obbligo: grande vantaggio la canzione vincitrice se lo è costruito utilizzando le "leve sonore classiche" che ci caratterizzano in tutto il mondo ed ora sembra essere sulla strada della famosissima canzone di Cotugno "sono un italiano vero", che dopo le nostre arie d'opera, prima di tutto il mitico "vincerò" e l'innarrivabile "O Sole Mio", oramai spesso eseguito in versione Cinese sulle televisioni nazonali, è canzone molto nota all'estero.
Ora tocca al televoto italiano. I Cinesi hanno votato!! (gli Hackers anche)....

Cyberterrorismo; Hacker/ Non sono i cinesi a colpire Google

In linea con i precedenti post e che mi trova completamente allineato (oggi su Affari Italiani):

L'inquadratura è stretta, quella tipica di un film. Si vede un viso concentrato. Si capisce che l'uomo sta facendo degli attenti calcoli geometrici. Il campo visuale si allarga, viene inquadrato il busto che si protende in avanti. Le sue mani tengono saldamente l'attrezzo, indubbiamente ne ha piena padronanza. Nella testa dell'uomo si delineano complicate geometrie, vuole arrivare a bersaglio ma non ci può arrivare direttamente, deve prima poter effettuare diversi rimbalzi. Un ultimo momento di concentrazione prima di sferrare il colpo... centro! Così a prima vista sembrerebbe una scena che si svolge attorno ad un tavolo di biliardo. Invece no. E' la scena che si ripete, tutti i giorni, mille volte al giorno intorno al tavolo che regge il laptop dell'hacker di turno. Che c'entra tutto questo? Pare che recentemente alcuni hacker cinesi abbiano sferrato un attacco ai server di Google e di alcune aziende americane. E pare che il tutto sia partito da alcune università cinesi, la Shanghai Jiaotong e la Lanxiang Vocational School. La prima riportata come università di scienze informatiche e la seconda come università nata da una iniziativa dell'esercito. Bum! Maledetti cinesi. E giù fiumi di inchiostro. 
Torniamo al biliardo. A seconda del gioco e delle sue regole, a volte è possibile spedire la palla in buca direttamente, altre volte è necessario dover colpire prima almeno una sponda. Nel mondo degli attacchi informatici, quelli seri, accade invece che la regola vigente sia sempre e solo quella del rimbalzo. Nessuno ha interesse a farsi beccare con le mani nel sacco, è quindi prassi prima di lanciare un attacco informatico quella di compromettere uno o più server da frapporre tra chi attacca e il bersaglio finale. Possibilmente scegliendo server ubicati in paesi diversi e possibilmente in contrasto politico fra di loro, così che le rispettive polizie non possano collaborare. Così facendo ricostruire le tracce e risalire all'attaccante sarà infinitamente più complicato. Una sorta di polizza-vita insomma. Pare che questa regola valga per tutti gli hacker del mondo, tranne che per i cinesi. Gli hacker cinesi sono stupidi, attaccano senza frapporre nessun server di rimbalzo. Peggio, attaccano direttamente da server riconducibili ad organizzazioni nate dalla volontà dell'esercito popolare. Sfacciataggine in salsa cze-chuan. Ma ne siamo così sicuri? 
Ragioniamo. Che gli hacker cinesi esistano e facciano il loro dannato lavoro è un dato di fatto. E quando lo fanno, lo fanno pure in maniera efficace. Che motivo avrebbero di farlo in maniera altrettanto stupida? Perché farsi beccare con le zampe nella marmellata? E così spesso poi, specialmente da un paio d'anni a questa parte e specialmente dopo che la stampa internazionale ha cominciato a parlarne diffusamente?Ipotesi: e se i cinesi facessero spesso da sponda inconsapevole per attacchi originati da qualche altro governo, che ha tutto l'interesse a gettare la colpa su di loro? Magari un governo occidentale? Non è che i governi occidentali si possano propriamente considerare immacolati. Gli Usa fecero ampio uso della rete di spionaggio denominata Echelon ai danni delle industrie europee. Il consorzio Airbus ne sa qualcosa nella annosa lotta contro la Boeing. E la Francia? Non fu da meno, a farne le spese qualche anno fa fu una azienda militare italiana di livello. Parliamo sempre di spionaggio tecnologico ed informatico. Poi il mondo è piccolo e tra gli hacker è un po' come tra i rugbisti. Prima ti sferro un cazzotto sul campo, poi ti invito fuori la sera a bere una birra. E fu così' che una sera mi ritrovai al tavolo di un caffè in un paese asiatico con altre due persone. Quello alla mia sinistra era quello che per conto dell'industria militare francese cercava di fare le scarpe alla famosa azienda militare italiana, a suon di colpi sapientemente rimbalzati digitalmente da una paese all'altro. Quello alla mia destra era colui che era preposto alla difesa digitale della stessa. Decisamente una situazione originale, indubbiamente una birra sorseggiata con gusto. Tutto questo per farvi riflettere sul fatto che dietro i cinesi, non sempre si cela Mao. R.P.

venerdì 19 febbraio 2010

Cyberterrorismo: Attenzione a non tirare conclusioni avventate...


PIRATERIA

"E' da un ateneo e da una scuola cinesi
che sono partiti gli attacchi a Google"

La rivelazione pubblicata dal New York Times, che cita l'inchiesta della Nsa. Usate come basi la Jiaotong University di Pechino e un istituto professionale finanziato dalle forze armate


"E' da un ateneo e da una scuola cinesi che sono partiti gli attacchi a Google"
NEW YORK - Due istituti accademici cinesi sarebbero all'origine di numerosi attacchi informatici contro aziende occidentali, comprese le caselle di posta di Google di alcuni attivisti per i diritti umani: a sostenerlo, in un articolo pubblicato oggi, è il New York Times.

La vicenda ha contribuito, negli ultimi tempi, a rendere tese le relazioni tra Washington e Pechino. Secondo il quotidiano statunitense, gli attacchi sarebbero iniziati nello scorso mese di aprile, molti mesi prima di quanto si era pensato inizialmente: le indagini della National Security Agency hanno portato prima a dei server taiwanesi, per poi finire alla Jiaotong University di Shanghai e a un istituto professionale di Lanxiang finanziato dalle forze armate.

Gli analisti sostengono che l'ipotesi più probabile è che gli istituti siano stati usati dal governo cinese come base per gli attacchi informatici. Non si può escludere, però, un'altra ricostruzione, e cioè che quegli stessi istituti servissero come copertura a servizi di paesi terzi. O che l'intera operazione sia stata organizzata ai fini ai fini di spionaggio industriale. (Repubblica)

Usa - Cina: Violati gli accordi sul Tibet (ma non solo!!)

Ieri c'è stata la visita del Dalai Lama ad Obama.

Fin qui apparentemente nulla di nuovo.

Ma non è invece così in questo caso, visto che gli USA durante la visita di Obama a Beijing, avevano firmato un accordo quadro (vedi precedente post) che di fatto metteva una "pietra tombale" sul tema di un Tibet indipendente, tanto che Obama (e gli USA con lui) riconosceva formalmente essere "solo una questione cinese".

Per non parlare del capitolo riguardante Taiwan (leggere il post).

Bene, dall'inizio del 2010 prima la vendita delle armi a Taiwan e ora la visita del Dalai Lama. 

L'impressione che i Cinesi ne stanno traendo è che l'amministrazione Obama si sta comportando da Voltagabbana e comincia a serpeggiare il dubbio che sia tra le più "deboli" amministrazioni americane di sempre, nel senso che le altre i patti e le contrapposizioni li avevano hanno sempre coerentemente rispettate.

Invece Obama scende a Beijing e fa l'amico dei cinesi e promette, sottoscrive nero su bianco, che sulle principali questioni c'è un accordo completo. Poi riparte e dice e fa cose che vanno contro le parole sottoscritte poche ore prima.

Questo è un atteggiamento che preoccupa molto i cinesi, più delle questioni stesse, visto che il Dalai Lama nella sostanza non è un rischio reale, ma lo è una amministrazione americana senza una chiara rotta. Su tutto!!

Così dopo anni di investimenti convinti nella locomotiva americana, ora i cinesi stanno tirando i "remi in barca" perchè cominiciano ad essere convinti che come Obama mente e disattende gli accordi con loro, nulla vieta che stia accadendo anche in madre patria, per esempio per quanto rigaurda la gestione del debito e le riforme necessarie e promesse per salvare gli USA dalla bancarotta.

I cinesi non vogliono ritrovarsi miliardi di "cambiali americane" che non saranno mai pagate. E quindi ora chiedono ufficialmente agli americani, a partire dalla questione Dalai Lama, un serio modo di agire per il futuro.

Di seguito il richiamo ufficiale cinese alla amministrazione americana (Link)

Detto - fatto: ora i cinesi NON sono più i primi creditori degli USA

Nelle scorse settimane si è assistito ad un "botta e risposta" tra Usa e Cina che in qualche maniera ha intaccato lo spirito di grande sinergia ( e fiducia) che esisteva tra i due paesi e che aveva portato la Cina a divenire il primo creditore dei Titoli di Stato Usa.

Dopo quelle che i cinesi hanno ritenuto essere state autentiche "provocazioni" gratuite, come la fornitura di armi a Taiwan o il prossimo incontro tra Obama e il Dalai Lama ma soprattutto dopo non aver ricevuto le richieste garanzie a tutela del proprio imponente credito con gli Usa, sembra ora essere prevalsa a Beijing l'idea che l'America possa divenire un potenziale futuro problema, prima di tutto finanziario.

Per cui, detto - fatto, i cinesi nel dicembre 2009, hanno tagliato ben 34,2 Miliardi delle proprie partecipazioni sul debito Usa, lasciandosi così "superare" dal Giappone, che ora è diventato ufficialmente il primo creditore assoluto degli Stati Uniti.

Infatti nello stesso periodo, il Giappone ha aumentato la propria partecipazione di titoli del tesoro Usa di 11,5 Miliardi, arrivando alla quota di 768,8 Miliardi di dollari, superando la Cina ora attestata a 755,4 Miliardi di dollari. 

Una sorta di compensazione all'alleggerimento Cinese sembrano poi essere state le azioni di copertura della Gran Bretagna, che ha incrementato la propria quota di titoli Usa da 277,6 Miliardi di dollari di Novembre, a 302.5 Miliardi di dollari a Dicembre e del Brasile che ha aumentato da 157,1 a 160.6 miliardi di dollari la propria partecipazione al debito Usa.

Tra l'altro va segnalato come il Giappone, ora primo creditore degli Usa, esso stesso stia attraversando una fase di profonda crisi strutturale che potrebbe in futuro aggravarsi, tanto da rischiare un possibile Default paese.

Attorno al debito Usa si stanno giocando in queste settimane alcune partite prima di tutto di politica – internazionale, piuttosto che azioni puramente finanziarie ed economiche.

La prova sta nel fatto che mentre alcuni governi nazionali “amici degli Usa”, hanno aumentato la propria quota, nel frattempo gli investitori privati abbiano iniziato a ridurre la propria partecipazione al debito Usa (700 Milioni di dollari).

Va ricordato come nel 2008 gli investitori stranieri aumentarono le proprie partecipazioni sul debito americano di ben 456 Miliardi di dollari. 

Poi arrivò la crisi finanziaria e dopo una prima stagnazione, ora si sta profilando una "ritirata" di massa degli investitori stranieri, molto preoccupati anche dal fatto che il Governo Usa rischia ora di dover alzare i tassi di interesse per evitare l'emorragia dei propri investitori, a partire dalla Cina, ma questo però finirebbe per pesare in maniera significativa sul deficit federale,

Tra l'altro le ultime mosse del governo americano non tranquillizzano, visto che il primo febbraio è stato annunciato un deficit per l'anno 2010 che toccherà i 1,56 trilioni di dollari.

L'analisi cinese che sta dietro l'alleggerimento di dicembre, posizione del resto condivisa da molti analisti, sembra quindi essere di una generale sfiducia in questo piano che invece di risolvere, rischia di rinnescare una spirale simile a quella che portò alla precedente crisi finanziaria.

Per cui, di fronte alle "sterili" promesse di Obama che intende iniziare a risolvere il problema dell'enorme disavanzo attraverso la costituzione di una commissione che dovrà definirne le modalità di taglio, i cinesi, quale atto di sfiducia anche all’azione proposta da Obama, hanno preferito portarsi avanti, iniziando una sorta di disimpegno che potrebbe continuare nei prossimi mesi.

Qualcosa che potrebbe anche subire un’accelerata se le iniziative del governo americano, invece di attaccare il problema finanziario di cui soffrono e che potrebbe contagiare il mondo intero, continueranno a metter al centro della propria agenda "litigiosità" del tutto fuori luogo, in momenti delicati come quelli odierni e la non remota possibilità dell'aprirsi di nuovi fronti internazionali, quale per esempio quello medio orientale, che potrebbero portare gli Usa diritti alla bancarotta.

Qualcosa che preoccupa i Cinesi, per cui il disimpegno sul debito è stato sicuramente anche un "forte" messaggio inviato a Washington affinché si torni a discutere presto sulle priorità reali.

I cinesi infatti non sono più così sicuri che a Washington abbiano le idee chiare su come uscire dalla situazione attuale.

giovedì 18 febbraio 2010

Invocato il "Dio della fortuna" .. a forza di Botti..!!


Napoli è a migliaia di chilometri, ma qualcosa sembra accumunarla nel profondo con i cinesi: le tradizioni ( e le superstizioni).

Ieri alla mezzanotte in Cina infatti sono "ripartiti" i fuochi d'artificio.

Questa volta non quale continuazione o ritardato festeggiamento per il nuovo anno della tigre o per qualche inaugurazione di qualche negozio o qualche ingresso in qualche nuova casa.

Questa volta tutto ciò faceva parte del rito propiziatorio per invocare il Dio della Fortuna affinchè tornasse sulla terra (forse scappato per i botti di fine anno!!)

E' infatti tradizione che al 5° giorno del nuovo anno cinese, si cerchi di "convincerlo" in tutte le maniere , botti compresi, affinchè l'anno appena iniziato possa essere fortunato. ...  

Curioso il fatto che sempre nella tradizione cinese, i botti siano nel contempo utilizzati per "scacciare" i maligni e i fantasmi. 

Da queste parti, a forza di botti quindi si invoca fortuna e si evitano le disgrazie. Ecco la ragione profonda per cui i Cinesi nei secoli sono diventati "campioni" del settore, per necessità e convinzione. La stessa per la quale i Napoletani nella specialità non sono secondi a nessuno.

Sicuramente una bella lotta di botti e di superstizioni che accomuna nel profondo Cinesi e Napoletani!! 

Per cui non resta che augurare: "Buona Fortuna" a tutti!

domenica 14 febbraio 2010

Happy Tiger Year … 大家虎年新春快乐! - Auguri di Buon Anno della Tigre a tutti, amici vicini e lontani!!!

martedì 9 febbraio 2010

Italia ... gambero d'esportazione...


Questa volta su Repubblica una statistica interessante, la crescita delle esportazione nell'area BIC ..
Ma il dato "rinquorante" + con la Cina (17.5), + con il Brasile (23,3), + con l'India (21,6) è preceduto da un un - che è riferito alle esportazioni sull'intero gruppo di paesi Extra EU ( comprese ovviamente Cina, India e Brasile).

In sostanza il paese ha perso in esportazione e se ha tenuto e non è crollato lo deve a qualche performance dei tre citati paesi.

E il futuro? Beh se non si cambia registro e l'approccio fin qua tenuto, potrebbero non ripetersi nel futuro.

Previsioni per il futuro? In queste tabelle!!

Se si vuole sapere come il mondo, la società e l'economia evolverà veramente, al di là delle speranze e parole, contano i numeri, in particolare i "freddi numeri" della capacità di innovare e di innovarsi dei diversi paesi.

Innovazione e brevetti sono una costante dietro il successo o insuccesso di una nazione.

Bene allora guardate questi e vedrete che le dinamiche in prospettiva futura le ritroveremo anche a livello macroeconomico.

Da notare, quale anticipazione degli scenari macro economici sul futuri che vedono una "retrocessione" di molti paesi oggi ai vertici. L'Italia qua è già al 11° posto, così come tra le prime 11 aziende al mondo non esiste una azienda italiana in grado di "creare innovazione". (fonte Ompi)

sabato 6 febbraio 2010

Italiani: Cornuti e razziati

Montezemolo è forse il “fratello gemello” che nel famoso paradosso della fisica è appena atterrato in Italia dopo un decennale viaggio spaziale alla velocità della luce?
Che la FIAT non abbia MAI e come sottolineato da lui stesso, MAI ricevuto supporti o soldi governativi, appare una incredibile, quanto irriverente battuta di cattivo gusto.

Per cercare di giustificare l’agire imprenditoriale che oggi li obbliga a licenziare, chiudere in Italia in nome della globalizzazione e delle nuove priorità americane che stanno guidando la futura crescita della società, Montezemolo sta di fatto cercando di cancellare tutta la storia di quella che fu per lungo tempo “l’azienda degli Italiani”.

Difficile ruolo quello dello “smemorato di Torino” che vuole far passare un’idea, che cerchi di salvargli la faccia in una situazione che anch’egli ha contribuito a creare. Dove era nei decenni passati??

Dispiace poi che una persona degnissima con Marchionne, per cercare di dimostrare l’indimostrabile e non sentirsi “sulle spalle degli Italiani”, continui a dire che la FIAT di oggi sia un successo manageriale e non invece sia anche il frutto di aiuti ben più vasti che l’anno ripetutamente salvata dal baratro.

Che Marchionne veda poi le cose SOLO nello spazio temporale di quando è diventato Amministratore Delegato appare del tutto scorretto, perché ora, forte di questa sua convinzione, ritiene che la FIAT debba avere un futuro altrove, mentre molti lavoratori che ne fanno parte no.

Che la FIAT abbia sicuramente ricevuto nei decenni corposi aiuti, supporti e garanzie finanziarie, economie ed ambientali dai diversi governi che si sono succeduti, è qualcosa che è stato sotto gli occhi di tutti e fa parte della storia di questo paese.

Non va infatti dimenticato che la ricchezza della FIAT passa prima dalla fornitura d’armi allo Stato, così come nelle molte fasi di difficoltà che ha attraversato ha sempre trovato nello Stato la sponda per salvare a più riprese il salvabile, o raggiungere risultati altrimenti impossibili.

Emblematico il caso ALFA, un esempio da manuale di come la concorrenza di allora, la FORD, si trovò sbarrata la strada dal muro Fiat - Governo che rese possibile una fusione che fece di fatto sparire o quanto meno, ridimensionò pesantemente una delle marche storiche di questo paese.

Qualcuno si ricorda che fine ha fatto Arese e la sua area industriale? Una cittadina che come Torino nacque dove esisteva una delle migliori case automobilistiche del mondo, ma che, come accadde anche a molte Repubbliche marinare del passato, ebbe poi la sfortuna di passare sotto il controllo del “concorrente” Italiano!

Che recentemente la FIAT stia percorrendo o stia cercando di percorrere una strada diversa rispetto il passato, si può solo vedere positivamente, ma prima di affermare che la libera impresa e FIAT siano la stessa cosa, ce ne corre.

I vertici della società torinese dovrebbero infatti avere in queste ore meno disprezzo delle speranze e fiducia che milioni di italiani riposero allora e anche oggi, affinché la FIAT potesse fare da traino all’Italia tutta.

Produrre ricchezza per il proprio paese dovrebbe essere infatti l’ABC degli imprenditori nostrani, troppo spesso invece campioni nel gioco del “Cornuto e razziato”, nel quale gli utili e i benefici sono della proprietà, mentre gli oneri e i debiti troppo spesso sono finiti a carico della collettività.

Fregarsene ora con questo “colpo di spugna” sulla storia, appare di cattivo gusto e molto offensivo per la stessa Italianità che Montezemolo, Ambasciatore del Made in Italy nel mondo per incarico di Berlusconi, dovrebbe rappresentare.

Ci auguriamo che si ammetta l’evidente e si cerchi di tornare a parlare sul come si riesca a creare una reale alternativa alla nostra industria che pezzo dopo pezzo sta sparendo per ragioni “finanziarie” o pessime gestioni passate.

Il paese senza Industrie non potrà vivere di solo terziario avanzato. Montezemolo e Marchionne facciano quindi bene i propri calcoli prima di ergersi a paladini ed esempio di Italiani nel mondo.

Forse saranno dei bravi amministratori, ma se la ricchezza che sono in grado di produrre rimarrà nelle mani dei soliti noti, non rappresenterà un modo corretto di impostare l’uscita da una crisi che sta mietendo vittime soprattutto nella classe media e quella più povera.

Proprio quella che ha bisogno di fabbriche per sopravvivere ed avere e dare un futuro ai propri figli.

E visto che l’Italia sta attraversando la difficile fase dei Dossier che spesso intendono riscrivere la storia passata della politica e della economia, sarebbe ora auspicabile che il Governo ne pubblicasse uno che faccia il punto sul come e quanto la FIAT e la famiglia Agnelli abbiano ricevuto dagli Italiani in tutti questi anni.

Questo affinché la famiglia e Montezemolo possano riflettere su quanta arroganza ora stiano manifestando, sputando nel “piatto” che ha contribuito, in maniera determinante, alle loro fortune.

Anche perché Montezemolo dovrebbe ricordarsi che molti italiani stanno ancora cercando di capire perché negli anni, sia sempre stato giusto aiutare il settore auto e non quello per esempio delle telecomunicazioni o del turismo che oltretutto è più importante anche del settore “auto motive”.

Così come è un fatto che ancora oggi solo 1 macchina su 33 a livello mondiale sia a marchio FIAT, con una presenza Asiatica ed Americana ancora ad oggi ridicola, il frutto di un approccio “lungimirante” di una managerialità negli anni, forse ben più capace nella gestione degli interessi e vantaggi nazionali, ma assolutamente incapace di competere dove veramente era necessario saperlo fare.

Per cui le lezioni di “Moralismo Imprenditoriale” di queste ore, lasciamole per favore da parte.