domenica 31 gennaio 2010

Welcome to Shanghai Italian Center: Visita Delegazione Ministero Italiano Politiche della Agricole ed Alimentari

Nel quadro della missione in Cina del Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia, il Presidente dell’Agenzia per la Cina Armando Tschang ha ricevuto oggi all’Italian Center di Shanghai una delegazione del Ministero composta da Fabio Gazzabin, Capo della Segreteria Particolare del Ministro Zaia, Walter Brunello, Presidente di Buonitalia ed Alessandro Romano Segretario Particolare del Ministro.

La gradita visita è stata l’occasione per un contatto diretto con le diverse aree e servizi che compongono l’Italian Center, così da comprenderne la modularità e la flessibilità operativa, in grado di adattarsi alle più varie esigenze e di poter supportare le aziende, su tutto il territorio cinese a seconda delle loro esigenze: dal semplice ufficio virtuale, fino all’ufficio corporate, dalla gestione degli eventi istituzionali, alla organizzazione di vere e proprie fiere B2B.

La delegazione del Ministero delle Politiche Agricole ha potuto così apprezzare la validità di una struttura, tutta di proprietà Italiana, in grado di essere concretamente braccio operativo per qualsiasi tipo di azione sul mercato cinese.

Con i suoi 10.000 Mq. e i suoi 6 piani, l’Italian Center rappresenta la più grande struttura italiana per il supporto al Business d’Impresa in Cina e la seconda, dopo il German Center a livello Europeo.

Attivato nel 1996, ha nel tempo già svolto una proficua azione d’incubazione per molte delle più importanti realtà italiane in Cina come il Gruppo Camozzi, Gruppo Saati, Gruppo Osama, Baimex, Gruppo Siad, Otim e per molte delle Camere di Commercio Italiane presenti sul territorio cinese come Bergamo, Brescia, Varese, Como e Milano.

Non solo, all’Italian Center è stato anche aperto nel 2006 il Centrocot, Laboratorio tessile che con il contributo della Camera di Commercio di Varese, per la prima volta in assoluto, ha offerto alle imprese cinesi intenzionate ad importare in Italia i propri prodotti, la possibilità di ottenere la necessaria certificazione italiana svolgendo i test di laboratorio direttamente in Cina, proprio al Centrocot all’Italian Center.

Negli anni, l’Italian Center ha anche rafforzato le proprie relazioni istituzionali con le diverse entità governative locali e nazionali cinesi.

Una credibilità creata giorno dopo giorno che ha consentito di firmare alla Agenzia per la Cina, proprietaria dell’Italian Center, importanti accordi, quale quello con l’associazione confindustriale di Shanghai e a Roma lo scorso Luglio, quello con la Camera di Commercio di Beijing sull’Agro-Alimentare, uno dei 38 accordi firmati durante la visita del Presidente Hu Jintao nel nostro paese.

Ma molte altre esperienze si sono succedute in questi 14 anni all’Italian Center che ora è pronto per essere anche per il futuro, la casa del Business delle aziende Italiane in Cina, quale solido supporto per una sempre più brillante presenza del “Made in Italy” su questo mercato che promette ancora una crescita molto sostenuta per i prossimi anni.

17:30 Ora è chiara la stategia USA.: la Cina come l'URSS

Dopo qualche esitazione finalmente le carte del gioco americano si sono scoperte. 

Nelle dichiarazioni di oggi del Dipartimento di Stato americano è stato testualmente detto: "la nuova vendita di armi a Taiwan, contribuirà a "mantenere la sicurezza e la stabilità" tra l'isola e la Cina."

Bene, fin qua nessuna novità rispetto alle posizioni di qualche anno fa. Ma esiste un ma grosso come una casa.

Quando Obama è arrivato in Cina lo scorso novemnbre ha firmato un accordo che stabilisce esattamente il contrario e che dice testualmente "gli Usa riconoscono il diritto della Cina di arrivare ad una riunificazione pacifica con Taiwan”, così come “la questione faccia parte della sovranità e territorialita' cinese”. Nel contempo “la Cina ha espresso la speranza che la parte americana onorerà i suoi impegni ad apprezzare e sostenere la posizione della parte cinese su questo tema”.

In particolare Cina e Usa sono d’accordo che “in linea di principio, non supporteranno alcun tentativo per risolvere la questione con la forza.”

Un impegno sottoscritto dal Presidente Obama ed ora di fatto non rispettato dal suo Dipartimento di Stato e dal suo Segretario di Stato Clinton.

Da qua la dura reazione della Cina che ora "vede" un pericoloso doppio gioco del suo più grande debitore, che da una parte rassicura e dall'altra lede gli interessi della Cina.
Ma a preoccupare sono proprio le ultime dichiarazioni da "guerra fredda", di uno schema che vuole congelare la questione di Taiwan, cosa che invece nelle menti cinesi deve trovare, nei giusti tempi, una soluzione nella riunificazione.

Per cui l'atto della vendita delle armi a Taiwan è considerato un atto che minaccia il territorio cinese e quindi ha fatto automaticamente attivare una reazione difensiva da parte cinese.

Gli USA sembra evidentge che con Internet da una parte e Taiwan dall'altra, vogliano ripercorrere la strada che portà alla implosione della Russia. 

I cinesi la storia l'hanno studiata a fondo e quindi ora prenderanno le dovute contromosse, ma soprattutto gli Usa sembra stiano peccando di una incredibile miopia. 

Gli URSS di allora e la Cina di oggi non sono minimamente paragonabili e tentare di "sfasciarla" sarà un pericoloso Boomerang che potrebbe al contrario stavolta portare sulle "tavole degli americani" i costi di una scelta senza ritorno.

Perchè se il creditore chiude i rubinetti,gli americani si trovano all'istante poveri come mai nella propria storia, ed un sacco di nemici in giro per il mondo!.

In Cina invece ci sono ampi margini per accettare anche l'eventuale perdita delle esportazioni verso quello che sarà considerato solo "un ingrato ex amico".

Così come il mondo in via di sviluppo già ora non è schierato con gli USA che giorno dopo giorno stanno smettendo i panni del "padre della libertà" per quelli di un triste, invecchiato, risentito ed inascoltato Imperatore.

O forse queste sono anche le prime crepe del potere di Obama, che siorno dopo giorno sembra stia sfaldandosi come neve al sole (vedi anche le scuse pubbliche nel discorso sull'Unione), davanti alle "reali" priorità del paese??

La domanda anche dopo le ultime dichiarazioni sorge quindi spontanea: chi comanda realmente a Washington?? Obama o la Clinton??

China Vs Usa: comparazione economica

China vs. Usa

Seguiranno: Geografia - Popolazione e una comparazione Militare ( Con l'aria che tira)

sabato 30 gennaio 2010

A che gioco stanno giocando gli USA??

Prima Google, ora le armi a Taiwan.

Mah, azioni che sembrano più suggerite dalla voglia di mostrare i "muscoli", piuttosto che cercare un auspicato equilibrio mondiale.

Provocazioni che rischiano di fare ripiombare il mondo in una guerra tra "blocchi" di antica memoria.

L'impressione è che la politica Usa di Obama non cambierà da quella, disastrosa del suo predecessore, perchè al di là delle parole, sembra che stiano prevalendo i "falchi" e la voglia della Clinton di mettere i "pantaloni in famiglia".(o di essere il presidente giusto per le prossime elezioni nel 2012)

Facciamo due calcoli: gli americani chiedono ai Cinesi di acqustare bene del tesoro americano per non sprofondare nei propri debiti per circa 500 miliardi di dollari.

Poi, contemporaneamente passano 6,4 Miliardi di dollari di armi a Taiwan con la quale sta cercando faticosamente un equilibrio.

Beh, cosa potrebbero ora decidere i Cinesi? E allora perchè compriamo ancora debiti americani per trovarceli sotto forma di armi sotto casa??

Mah! A Washington forse a qualcuno si è inceppata la calcolatrice... O forse ha perso il senso della realtà (Afghanistan, Iraq, Iran etc...) ...ed ora anche la Cina.

China strongly protests US arms sales to Taiwan

Quando l'Italia farà una seria guerra alla corruzione??

E' arcinoto che tutti i paesi, chi più o meno (vedi precedente post "Corrotti da morire!), soffrono di un grosso problema, di un vero e proprio cancro: la corruzione dei propri pubblici ufficiali.

Quale fallibilità umana, la corruzione ne è una sua manifestazione, inaccettabile perchè si basa su un uso perverso del potere nel gestire la cosa pubblica.

Bene, la Cina da un paio di anni ha lanciato una vera e propria crociata contro questo cancro nazionale, senza esclusione di colpi.
Di seguito il rapporto annuale 2009 per quanto riguarda solo Shanghai. 

La prima cosa che emerge è che per questi soggetti, la carriera politica è finita senza possibilità di ritorno (alcuni anche con il carcere a vita!).

Un modo ben diverso che da noi per affrontare lo stesso problema: i nostri corrotti (e i corruttori) spesso tornano sulla scena senza remore ( e qualcuno ricomincia nella vecchia pratica (vedi quanto accaduto con il "Mariulo" Chiesa). 

Non solo, ora con la degenerazione del senso della giustizia che sta emergendo in Italia, siamo arrivati al paradosso che l'essere scoperti con le "mani nella marmellata", per la difesa sia solo frutto di una macchinazione politica di chissà quale "potere occuluto".

Lasciamo stare le teorie complottistiche e cerchiamo di tornare al sodo: se uno si arricchisce usando metodi illeciti o si fa corrompere accettando o chiedendo pagamento di tangenti ( anche per il proprio partito) merita solo una cosa: l'espulsione dalla società.

Troppo duro? Beh se uno ha il previlegio di gestire la cosa pubblica, non può in nessun modo abusarne. E anche solo un errore è sufficente per l'esclusione a vita da qualsiasi ruolo similare.

Per quanto riguarda la galera poi, sappiamo che è spesso una chimera per chi vorrebbe qualche giustizia, ma almeno l'esclusione a vita (senza appello) sia senza se ne ma.

Su questo tema, per l'Italia, la Cina è ancora ... lontana. 

E per quelli che pensano che da sempre la politica abbia dei costi e necessiti di finanziarsi in ogni modo "per sostenere e difenderne gli ideali", va ricordato che da tempo "il muro tra Est ed Ovest, Comunisti e non ed altre giustificazioni, forse valide allora, non sono più tempo parte della nostra storia contemporanea".

La questione sta diventando un'urgenza, visto che anche gli Usa, così come tutti i paesi democratici occidentali, stanno facendo i conti in questi mesi con il blocco dello sviluppo (ed arretramento), causato da un debito pubblico enorme accumulato negli anni,  in buona parte figlio dei costi (e dei sottocosti) sostenuti per finanziare la vita "democratica" nazionale.

Una situazione che rischia di mettere in dubbio la validità stessa delle scelte democratiche e delle sovra-strutture fin qui utilizzate e che rischia di scatenare una pericolosa implosione verso ancora non si sa quali oscuri lidi.

383 officials in bribery probes (fonte shanghai daily)

THE city investigated 383 officials for alleged corruption and bribery last year, the chief Shanghai prosecutor said in his annual report at the Shanghai People's Congress yesterday.

Chen Xu, prosecutor general of Shanghai People's Prosecutors' Office, said 336 bribery cases had been confirmed in 2009 involving 279 million yuan (US$41 million).

Fifty eight suspects were on or above division level, Chen said. A potential further economic loss of 167 million yuan had been prevented, Chen said.
Meanwhile, 31 officials are being investigated in 27 cases of wrongdoing. Five are above division level.

Ying Yong, President of Shanghai Higher People's Court, said 287 officials were sentenced for corruption, bribery or malfeasance last year, 5.3 percent fewer than in 2008. Two of them were at bureau level and 47 were division level officials, Ying said.

Among them, former Putuo District Director Cai Zhiqiang is facing court for allegedly accepting more than 2.8 million yuan in bribes, the Shanghai No. 2 Prosecutors' Office said earlier this month.

The prosecutors said the 46-year-old took advantage of his positions to accept bribes from companies and individuals. Cai was arrested and transferred to prosecutors last December.

Also last December, Yan Shunjun, retired former deputy director of the city's Environmental Protection Bureau, was jailed for 11 years and fined 100,000 yuan for taking bribes worth 1 million yuan between 2003 and 2008 during his term from seven contractors.(Vedi articolo British businesses bribe officials in the EPA che vede coinvolgimento di una azienda Inglese)

On February 3, 2009, former vice governor of Pudong New Area, Kang Huijun, was jailed for life for bribery by Shanghai No.1 Intermediate People's Court (vedi notizia del suo arresto sul Daily Telegraph).

Kang received 6 million yuan in bribes and also illegally owned at least 11 million yuan worth of property with his wife, Wang Xiaoyin, the court said.
Wang was given a five-year term and about 18 million yuan of the couples' net worth has been repossessed by the government.

Yin Kunneng, former office director of the Putuo District government, is being prosecuted for allegedly accepting about 700,000 yuan in bribes. (vedi notizia  sull'Economic Observer sul suo arresto e modalità corruttive)

venerdì 29 gennaio 2010

Le "NON" notizie sulla Cina

In Italia spesso arrivano NON notizie alcune volte incredibili.

L'ultimo caso riguarda il film AVATAR.

Prima si grida alla Censura ("La Cina censura Avatar - Corriere"), quando censura non c'è e poi si lancia la notizia ("In Cina è Avatar-mania, così anche le montagne cambiano nome - Adnkronos") per rafforzare l'idea che sia oggetto di una sorta di reazione, ribellione o altro.

Tutto falso. Per prima cosa non c'è stato nessuna cambio di nome (Vedi sotto) che oltretutto piaceva solo a circa 5.000 persone su 54.000 di un sondaggio fatto online.

E poi perchè è difficile che i Cinesi si immedesimino nella storia di Avatar, solo perchè "avrebbero visto nel film pericolosi riferimenti alla situazione delle minoranze etniche della Cina, come i tibetani e gli uighuri".

La stragrande maggioranza della popolazione non può riconoscersi come minoranza "sotto attacco" ( i cinesi di etnia han sono la maggioranza), ne tanto meno per quanto riguarda la questione delle rilocazioni famigliari che viene citata negli articoli.

Ovviamente per le famiglie che per generazioni hanno abitato in quelle case, è qualcosa difficile da accettare, ma le avete mai viste le case che gli occidentali si ostinano a "difendere" e il tenore di vita di quelle famiglie?

Premesso che nessuno viene lasciato in mezzo ad una strada (gli articoli lasciano invece tendere questo), la rilocazione prevede sempre l'alternativa o di una casa di nuova costruzione od una compensazione economica per andare ad abitare dove si desidera.

Sottolineando che il diritto cinese non prevede la proprietà come da noi "eterna" ma come nel diritto anglosassone, un diritto d'uso (anche cedibile) per un certo quantitativo d'anni, è evidente che questa pratica da queste parti non appaia così terribile come lo può essere ai nostri occhi, data la nostra idea di inviolabilità ed intoccabilità della proprietà privata.

Non deve quindi stupire se la stragrande maggioranza delle popolazione veda positivamente tutto ciò e non come la "volontà del Governo, cattivo ed ingiusto".

In un paese che sta continuando a cambiare e crescere alla velocità della luce è ovvio che siano stati modificati radicalmente anche gli assetti urbanistici. Ai nostri occhi, abiutuati ad "un lento mutare", questi cambiamenti, appaiono forzosi, eccessivi.

Ma mentre da noi ormai, tranne il nuovo Pirellone, si aumenta di fatto di uno o due piani alla volta, qua si passa regolarmente da case a due piani a grattacieli, il tutto in un paio di anni.

Magari Celentano potrà non essere d'accordo, ma tutto ciò fa parte dell'urbanizzazione che fece la fortuna dell'occidente e anche la nostra, che ora fa parte del piano di sviluppo della Cina del presente e del futuro.

Solo che visti i numeri della popolazione (ricordo 1 miliardo e 300 milioni) per arrivare ad una urbanizzazione del 60% (ora sono solo attorno al 40%), devono costruire in verticale come nessuno al mondo.

Tornando ad Avatar e alle NON notizie connesse, forse sarebbe meglio che i giornalisti dei principali quotidiani italiani non continuassero, in maniera "subbliminare", a cercare di "mettere nelle notizie" ciò che è un proprio pensiero o peggio una richiesta del proprio direttore per così continuare a confermare i vecchi e triti retropensieri sulla Cina ( e i Cinesi).


Se si fossero limitati a considerare il film come una riproposizione in chiave moderna dell'epopea del West americano, viste anche le sembianze degli stessi Na' vi, avrebbero evitato di attribuirgli poteri che oggettivamente non ha..


Ovviamente esaltare, stupire, fa parte del Marketing, dove gli americani sono maestri, ma chi fa marketing sa come spesso il messaggio e la realtà sono spesso due cose ben diverse.

Quindi che le notizie sulla Cina relative ad Avatar facciano più parte di una operazione di Marketing di qualche professionista dell'Informazione occidentale, non può che lasciare un poco sconcertati. 

Così come il prevedibile commento di qualcuno che leggerà questo intervento e penserà che io stesso faccia parte del Marketing governativo cinese ;)
Forse sono un contro Avatar?. Chissà!!



Officials deny renaming mountain after 'Avatar'


AUTHORITIES of the tourist city of Zhangjiajie in south China's Hunan Province, denied yesterday they had renamed a mountain after an alien habitat from sci-fi movie "Avatar."


The denial came after fierce backlash from Chinese Internet users who accused officials of being money-oriented and blindly worshipping Western culture. 

The anger was sparked by reports that Zhangjiajie had changed the name of "South Sky Pillar," a mountain in the city's Yuanjiajie scenic spot, into Hallelujah Mountain.

"We just put a poster of two pictures comparing 'South Sky Pillar' with 'Hallelujah Mountain' on the mountain to show people evidence that the Avatar mountain originated here. It is a source of pride to Zhangjiajie," said Ding Yunyong, head of the city's tourism department.

In an on-line survey by popular portal Sina.com, 54,619 respondents condemned the renaming while only 5,897 supported it. 

Even a survey held by Hunan portal, Rednet.cn, showed disapproval, with 71 percent voting against it and only 21 percent showing approval. 

"The incident killed my feeling for Zhangjiajie. They disgraced Chinese culture. They are full of money, but I would never take any there," said a comment posted by "Gudasao."

"It is a good idea to borrow the fame of 'Avatar,' but renaming should be cautious," said Yang Guangrong, head of the provincial tourism department.

"We only added a way to call the mountain. The previous name is not abolished," said Song Zhiguang, director of the administration committee of Yuanjiajie scenic spot.

A Hollywood photographer came to Zhangjiajie in 2008 and took pictures that inspired artists who designed the settings of Avatar, Song said.

Zhangjiajie was a poor area before tourism boosted the local economy.

"South Sky Pillar is an obscure scenic spot anyway. The fame of 'Avatar' will certainly promote its value," villager Guan Zedong said.

Deng Daoli, who works with a local tourism company, said, "I would like to talk to Director James Cameron and his team in China to arrange 'Avatar'-brand tourism here."

"Avatar" has sold US$1.8 billion in tickets worldwide, the biggest international box office ever. It has also become China's biggest-ever movie by making around US$80 million on the Chinese mainland. (Shanghai Daily)

giovedì 28 gennaio 2010

La Cina cambia, cambia.... noi molto meno!!

Riprendo con piacere questo post che dimostra come tutto in Cina sia "under construction" e il passato, alla velocità della luce spesso riescono a lasciarselo alle spalle in pochi anni (a noi ci sono voluti decine d'anni!) ..

A ben guardare lo sviluppo di Internet e i suoi record ha solo un "emulo": lo sviluppo e il cambiamento della Cina.

Il tema che cambia? Leggete il post e capirete. Un altro dei preconcetti (duri a morire) sui cinese cadrà presto. Ed allora cosa ci inventeremo??

Vino, il “sentiment” delle cantine eccellenti per il 2010


Come lo vedono il 2010 le eccellenze Italiane vinicole? 

Mediamente meglio del 2009, ma da un sondaggio che ha coinvolto le più importanti.

Ecco i dati del sondaggio di Winenews: "SONDAGGIO WINENEWS - PER LE 25 AZIENDE VITI-VINICOLE PIÙ IMPORTANTI D’ITALIA (PER STORIA, VOLUME D’AFFARI, IMMAGINE) FATTURATO 2009 IN CALO, DAL 5% AL 10%. “SPACCATO” IN DUE IL “SENTIMENT” SUL 2010 (NEGATIVO/ABBASTANZA POSITIVO)

Il 2009 è all’insegna del calo nei fatturati tra il 5% e il 10%, ma con qualche azienda che ha registrato diminuzioni anche più rilevanti. Il “sentiment” generale sul 2010 del mondo del vino che spacca il campione in due tra chi lo percepisce come abbastanza positivo e chi, invece, come negativo. E’ il risultato del sondaggio che ha chiesto a 25 aziende viti-vinicole più importanti d’Italia per storia, volume d’affari, immagine di tracciare un possibile scenario previsionale.

Guardando “in casa” propria, le aziende scommettono decisamente sulle proprie potenzialità, evidenziando un “ottimismo della volontà” in grado di sconfiggere il “pessimismo della ragione”: il 63% si aspetta un 2010 abbastanza positivo e il 37% positivo. A sostenere questo ottimismo le previsioni sul fatturato 2010, che indicano, nel 75% delle risposte, un fatturato in crescita e nel 25% almeno una stabilità delle entrate. L’export continuerà a rappresentare un punto di riferimento anche per il 2010, con una medesima percentuale (75%) che lo stima in crescita, e un 25% che, invece, lo prevede stabile.

Il 2010 si presenta, dunque, come un anno che potrebbe sancire una ripresa, se non ai ritmi di crescita del 2007, almeno capace di compensare l’erosione dei margini avvenuta nel 2009. Le 25 cantine ritengono, però, che il 2010 sarà un anno da monitorare con particolare attenzione per comprendere fino in fondo l’entità della ripresa, anche se, da più parti, i primi sei mesi vengono valutati come durissimi, proprio perché rappresentano il momento più delicato del possibile assestamento.

Quello che preoccupa di più gli imprenditori del vino italiano è la perdurante sovrapproduzione che continua a non essere completamente assorbita (46%), la debolezza dei consumi, soprattutto interni (32%), l’incertezza sul futuro (15%), le incognite economiche e la perdita di competitività internazionale (4%), seguite dalla concorrenza degli altri Paesi produttori e dai problemi valutari (3%).

Ma le 25 aziende viti-vinicole più importanti d’Italia per storia, volume d’affari, immagine sondate hanno indicato anche una sorta di “ricetta”, “per affrontare con maggiore sicurezza il 2010, che, senz’altro, ha come parola d’ordine la sinergia. Ricercare coesione fra tutti gli operatori della filiera e unire le forze dei vari protagonisti del mondo del vino, dalle istituzioni ai produttori, dai comunicatori a chi il vino lo vende, perché finalmente il cosiddetto “sistema Italia” sviluppi azioni effettivamente concrete, sembra ormai un’esigenza non più procrastinabile”.

Di più, il campione analizzato da WineNews, quasi all’unanimità, indica necessaria addirittura “la costruzione di una strategia condivisa fra le stesse imprese, volta a determinare un peso specifico del comparto vitivinicolo del Bel Paese decisamente più importante e capace di rendere soprattutto la promozione sui mercati di tutto il mondo più incisiva e costante”.

martedì 26 gennaio 2010

Ben detto Bill!!! La censura on line Cinese è molto limitata...


Parlando in un programma televisivo americano, oggi Bill Gates ha dichiarato: "La censura del Governo Cinese è molto limitata ed è facile da aggirare".

Ben detto Bill!!! 


La situazione che ha riassunto corrisponde alla realtà, quella vera con la R che si riscontra stando qua tutti i santi giorni (ed occupandoci di Media, tra l'altro).

Le limitazioni ci sono, ma non della portata di come viene descritta sui media occidentali e comunque come detto da Bill Gates "non possono rappresentare un ostacolo per lo sviluppo dell'Internet in Cina."

Non solo ha anche sottolineato come  "bisogna decidere se obbedire alle leggi del Paese nel quale ci si trova oppure no. Se non si obbedisce, si possono anche non fare affari".

Comunque ecco  il testo integrale delle dichiarazioni di Bill Gates:


WASHINGTON (Reuters) - Microsoft Corp Chairman Bill Gates on Monday said the Internet needs to thrive in China as an engine of free speech and described official online censorship by Beijing as "very limited."
Asked in an interview on ABC's Good Morning America about Google Inc's dispute with China, Gates said the Internet is subject to different kinds of censorship around the world but has proved a consistent success at promoting openness and the exchange of ideas.
"You've got to decide: Do you want to obey the laws of the countries you're in, or not? If not, you may not end up doing business there," Gates, the world's richest man, said without mentioning Google by name.
"The Chinese efforts to censor the Internet have been very limited. It's easy to go around it, and so I think keeping the Internet thriving there is very important," he said.
The interview coincided with efforts by China to defend its curbs on the Internet nearly two weeks after search engine giant Google said it wanted to stop censoring its Chinese Google.cn website. The company said it was alarmed by online hacking attacks from within China.
Google's complaints have received backing from the White House. But China has countered with accusations that Washington was using the Internet to support subversion in Iran.
Gates, 54, who co-founded computer software giant Microsoft, remains the company's chairman but tends to focus his attention on the philanthropic activities of the Bill & Melinda Gates Foundation, which he runs with his wife Melinda and father William Gates Sr.

Nautica da diporto: Cantiere Della Pietà acquistato da azienda Cinese


Abbiamo avuto modo di parlare della crescita del mercato lusso da diporto cinese, anche grazie alle nuove regolamentazioni che favoriscono la nascita di nuove marine su tutte le coste nazionali.

Quanto successo ai Cantieri Della Pietà rappresenta però una esemplificativa sintesi degli scenari che potrebbero emergere da qui a qualche anno: una "sinergia" industriale tra cantieristica Italiana di lusso e quella cinese per i mercati internazionali.

domenica 24 gennaio 2010

E se la Cina uscisse da Internet???



In queste ore si giocherà qualcosa di molto importante.

Dopo il duro attacco della Clinton, che ha spostato il peso degli accadimenti da Commerciali a Politici, ora i cinesi, risentiti, stanno valutando qualcosa che potrebbe avere una portata storica: la loro uscita da Internet.

Per uscita si intende la creazione di una rete cinese indipendente da quella americana (occidentale).

Qualcosa di più di una ilazione, visto che i cinesi hanno già pronta una rete alternativa (3T-NET) che viene da lontano, quando i cinesi si lamentevano di avere tanti indirizzi internet disponibili quanti quelli di una semplice Università Americana.

Da qua la richiesta alle Università Cinesi di sviluppare una rete interamente Cinese, cosa che è stata implementata in questi mesi ed ora sarebbe pronta per "sostituire" quella occidentale.

Nelle intenzioni doveva avere solo l'obbiettivo di dare alla Cina una rete di ultima generazione, pensata per essere realmente Broadband, ma ora questa infrastruttura rischia di diventare lo strumento per una presa di posizione senza precedenti.

Le ragioni di questa possibile decisione sono anche legate ad un fatto Commerciale, visto che già ora la Cina rappresenta un sesto del mercato globale on line e con i suoi 384 milioni di utenti rappresenta il più grande mercato del pianeta.

L'eventuale distacco per cinesi potrebbe quindi dare l'opportunità per creare un nuovo mercato, con però giocatori e regole ben diverse.

Oltretutto il fatto che il controllo della Rete Internet sia ad oggi sostanzialemente Americano, è noto, non piace ai Cinesi che sentono questo ruolo sprositato e che rischia di rendere la rete ben difficilmente "al di sopra delle parti" come vorrebbe e dovrebbe essere.

Quindi ora o gli Americani dimostrano che gli attacchi a Google sono realmente stati fatti su commissione del Governo Cinese, oppure rischiano di aver attivato un percorso che invece di "aprire" rischia di richiudere il mondo e portare alla creazione di un nuovo tipo di muro: quello tra le due Internet.

Uno scenario tutt'altro che allegro, per una situazione che sembra più figlia della attuale fragilità Americana, che per reali problematiche Cinesi, visto che da tempo hanno smesso di sentirsi in obbligo di seguire il "volere americano" per esempio in materia economica e commerciale e continuare a seguire un proprio sviluppo che non prevede per esempio alcun apprezzamento dello Yuan, così come una forte riduzione degli acquisti dei buoni del tesoro americano.

Qualcosa che rischia di colpire gli Usa nel "suo ventre molle", vista la continua necessità di cassa per sostenere l'attuale situazione (guerre comprese) e che sembra essere la causa della inaspettata presa di posizione Americana così come la "chiamata" della Clinton su tematiche care all'occidente che intendono colpire la Cina, che da queste parti stanno interpretando quasi fosse una sorta di ritorsione.

Le prossime ore saranno importanti e se non cambierà qualcosa, all'ormai quasi sicuro oscuramento di Google in Cina, potrebbe seguire anche la presa di distanza cinese, per quanto riguarda la rete delle reti.

Un ritorno al passato che oltrettutto non spaventa i Cinesi visto che ne ha caratterizzato la storia  per migliaia di anni, così come anche il recente post bellico, qualcosa che potrebbe tornare ora sulla rete.

Quindi ora, ancora più di prima, c'è solo da augurarsi che i Wargames si fermino e si scenda tutti a più "miti consigli", per evitare una spaccatura che potrebbe avere pesanti conseguenze per il futuro di tutta l'umanità.

Come è nata la "torre di pisa" Cinese... (Video)


Ecco il video di come ora anche la Cina ha la sua "torre di Pisa" ;)
Video

Nella sostanza il palazzo invece di crollare si è spezzato in due ed una parte è rimasta in piedi ma ... come la torre di Pisa ;)

Avatar: ma quale censura!!


Proprio vero, tutto quello che riguarda la Cina diventa subito rilevante, soprattutto se può dimostrare le trite e ritrite convinzioni.

Il film Avatar è tra queste. Il fatto che dal 22 gennaio la maggior parte dei cinema cinesi faranno posto ad altri film cinesi ha scatenato le folle occidentali nel solito "dagli alla censura!".

In questo caso nulla di più falso, in quanto il film non è sparito, ma sarà proiettato nelle sale 3D (non è un film che fa del 3D il suo valore?) e poi comunque è comprabile ad ogni angolo di strada a soli 50 centesimi senza alcuna limitazione.

Avatar è solo l'ultimo degli atti della guerra commerciale in atto tra Hollywood e Chinawood, dove i cinesi hanno da tempo ridotto il numero di film americani proiettabili annualmente, per favorire la propria produzione interna.

Qualcosa che è stato tema a livello di WTO dove gli americani hanno chiesto di sanzionare la Cina per questo comportamento scorretto sul piano commerciale, badate bene commerciale, non altro.

Quindi la riduzione dei tempi in sala di Avatar, rientra tra le azioni arcinote del Governo Cinese che non intende farsi invadere da pellicole americane, qualcosa che oltretutto è stato fatto anche in Italia nel periodo natalizio, dove Avatar è stato escluso, a vantaggio dei Cine Panettoni nostrani.

Propri strano il mondo. Lo si fa in Italia, è solo una questione commerciale. Lo fa la Cina ed subito un fatto di censura.

A proposito di Hackers... e questi da dove arrivano??

In queste ore Hillary Clinton, quale aspirante a prossimo Presidente degli Stati Uniti, sta facendo la voce grossa per sapere dai Cinesi, le ragioni delle azioni di Hackers che avrebbero interessato Google e una trentina di Corporation Americane.


Giriamo alla Clinton allora questo quesito direttamente dal PcWorld: "e questi da dove arrivano??".

Per la cronaca:
  • l'articolo fa riferimento al furto di qualcosa come 33 Milioni di Passwords, un popolare Social Network Americano.
  • I fatti sono avvenuti in Dicembre (stesso mese di quelli di Google) e viene considerato uno dei "top 5 data disasters del 2009"
Non solo, in rete comincia a girare la barzelletta secondo cui: "appare risibibile che attivisti cinesi possano avere avuto le proprie email proprio su Google China, visti gli accordi per lo scambio di dati sensibili sottoscritti da Google fin dal suo ingresso sul mercato Cinese".
La sensazione che se ne trae è l'affaire Google, se non un atto di Cyber Terrorismo, possa essere solo una macchinazione, una sorta di trappola, che qualcuno a Washington avrebbe teso ai cinesi usando Google quale pretesto per fare pressioni sui vertici governativi, in un "ora o mai più" molto preoccupante.

Sul tema si veda l'articolo di Marcello Foa su il Giornale , evidentemente colpito anche lui dalla "sindrome Wargames" che esprime una posizione, quasi una speranza stile "arrivano i nostri", che non può che lasciare interdetti ( se fosse vera) sulla sanità mentale del "qualcuno" a Washington D.C. o della aspirante Presidente.

sabato 23 gennaio 2010

Zaia: che Ministro!!


La visita ufficiale del Ministro Zaia è appena terminata ed è tempo di valutazioni e di bilanci.

Sicuramente ha lasciato due tracce importanti dietro di sè: un accordo quadro di concreta collaborazione a 360° sull’agro-alimentare tra Italia e Cina ed un metodo, un approccio condiviso per il futuro.

Per quanto riguarda gli accordi sottoscritti e le implicazioni connesse, questi sono stati riassunti dallo stesso Ministro nel suo incontro con gli operatori dell’agro-alimentare Italiana e Cinese di Shanghai, incontro organizzato dal Consolato Generale Italiano di Shanghai e alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia Sessa.

Lasciati da parte i convenevoli, gli annunci e le promesse, in 10 dicasi 10 minuti, ha così riassunto la situazione di quelli che lui ha chiamato “ i nostri dossier con la Cina”:

  • quelli chiusi ( Kiwi, Prosciutto crudo), 
  • quelli da chiudere entro marzo ( importazione degli agrumi), 
  • quelli da risolvere al più presto ( Prosciutto cotto), 
  • attività da organizzare con il ministero cinese per i prossimi mesi
  • Campagna per la qualità del food,
  • Sicurezza e tutela alimentare,
  • Scambi scientifico-tecnologici per una agricoltura sostenibile, 
  • Forum agro-alimentare Italo – Cinese entro l’estate 2010,  
  • la definizione del progetto del centro sulla sicurezza alimentare Italo - Cinese.
   
Per quanto riguarda invece il metodo, le parole chiave condivise con le proprie controparti cinesi sono state: recupero, difesa e reciproco rispetto delle rispettive culture culinarie.

E per farsi comprendere, il Ministro ha preferito un approccio diretto e senza giri di parole: “basta mangiare le schifezze cinesi!”.

Detta così potrebbe apparire una frase colorita, arrogante e soprattutto scarsamente diplomatica. Vista invece dal lato cinese non lo è stato per nulla.

Non va infatti dimenticato come in Cina, il cibo ancora oggi rappresenti la priorità del paese che non si è scordato il passato di miseria che ha alle spalle, tanto che se vuoi fare un regalo veramente “prezioso”, basta presentarsi con un bel cesto di frutta e verdura, così come regalare latte per i bambini della casa che ti ospita.

Io stesso ho modo di verificare quotidianamente l’attenzione riposta dai cinesi nella scelta degli ingredienti e dei piatti da mangiare, tanto che quando mia moglie cinese è venuta in Italia e siamo andati a Chinatown a Milano, non c’è stato verso di farle comprare nulla di venduto nei negozi cinesi della zona, da lei ritenuti di qualità troppo scadente rispetto allo standard che ormai, soprattutto nella grandi città, si trova nella Cina contemporanea.


Per cui non stupisce che le intenzioni del Ministro Zaia, abbiamo trovato tanti e vasti consensi nei vertici governativi cinesi, visto che gli obbiettivi che si prefigge, protezione e lotta alla contraffazione e qualificazione del prodotto, rappresentano anche per i cinesi priorità assolute, connesse anche con il recupero della loro secolare cultura del mangiare sano.

La medicina tradizionale cinese definisce infatti una stretta correlazione tra quello che si mangia e la salute personale. E’ per questo motivo che il cinese, tradizionalmente, è attentissimo nella selezione di quello che mangia.

Gli accadimenti storici, la povertà e le restrizioni degli anni passati, hanno obbligato i cinesi ad abbandonare questi tradizionali canoni e sani consigli, ma ora, ritrovato un tenore di vita decoroso, in particolare nei quasi 300 Milioni di quella che è la nuova middle class cinese, c’è un diffuso ritorno al salutismo alimentare di storia millenaria.

Per cui il cavallo di battaglia proprio del Ministro Zaia, non può che trovare d’accordo anche i cinesi che oltretutto, stanno facendo i conti con gli effetti del boom economico nel paese.

Di recente il Governo cinese, attraverso un rapporto sullo stato di salute della popolazione, ha infatti preso coscienza come stiano crescendo molte gravi patologie, strettamente legate alla sostanziale povertà e sbilanciamento nutrizionale della dieta cinese attuale.

Contemporaneamente e connesso con il boom economico e la possibilità d’accesso alle abitudini alimentari occidentale, in pochi anni ha finito per trovarsi una generazione di giovani obesi, fatto del tutto nuovo ed anomalo nella storia cinese, causato dall’abuso della dieta alla “Mc Donald”, che per quanto fortemente calorica, appare tutt’altro che equilibrata.

Per cui, come spesso è accaduto su molte altre questioni, nel suo vorticoso processo di crescita, ora i cinesi sono alla ricerca della “dieta perfetta”, che riesca ad offrire un più bilanciato apporto nutrizionale e nel contempo possa preservare la salute nazionale, con un’evidente riduzione dei costi sanitari connessi.

La dieta mediterranea e la tradizionale cucina italiana, rappresentano perciò per i cinesi una “economica” e salutare alternativa da seguire.

Ancora oggi il paese è tutto da alfabetizzare, sul piano del gusto e delle sane abitudini alimentari, per cui le proposte del Ministro Zaia sono state viste sicuramente come un ottimo inizio, per un  duraturo cambiamento nazionale.

Stesso discorso anche per quanto riguarda la proposta della creazione della lista nera degli “importatori scorretti”, alla stregua di criminali che attentano alla salute pubblica, elemento accolto con trasporto dai Cinesi, che non vogliono diventare un’area di stoccaggio di prodotti scaduti o peggio adulterati e nel contempo non apprezzano che all’estero il cibo cinese sia considerato di bassa qualità.

La visita del Ministro ha lasciato però nella comunità Italiana anche un’altra immagine: risposte dirette e senza fronzoli, una squadra ministeriale affiatata guidata da un Ministro sicuramente competente sul tema e con idee molto chiare su come vadano fatte le cose.

Qualcosa che ha sorpreso non poco i presenti, così come la chiarezza dei ruoli e delle funzioni o l’onesta evidenziazione anche dei limiti della azione ministeriale e delle risorse disponibili, che però come ha dichiarato “non devono diventare alibi per fasciarsi la testa”.

Esemplare è stata infatti la risposta ad una questione definita da Zaia “una leggenda metropolitana” riassumibile nella domanda: “perché non vengono fatte Campagne Governative a supporto del Made in Italy agroalimentare, come fanno invece le altre nazioni?”.

Senza giri di parole, provocatoriamente, il Ministro Zaia ha chiesto ai presenti di Shanghai: “ditemi se qualcuno di voi ha visto una campagna istituzionale fatta dagli Americani, Francesi, Tedeschi …”.

Al silenzio che ne è seguito ha poi aggiunto: “Visto che ci riuniamo periodicamente in sede Europea, so quali sono i budget degli altri e quindi le affermazioni che gli altri investono e noi no, sono prive di qualsiasi fondamento”.

Il vero problema”, ha sottolineato il Ministro Zaia, “è che le altre nazioni possono beneficiare dell’effetto trascinamento delle proprie multinazionali dell’agro-alimentare, qualcosa di cui non possono trarre profitto gli Italiani. Questa evidenza ci ha portato a valutare accordi con alcune di queste Multinazionali per permettere anche alle aziende Italiane di entrare in gioco”.

Come è successo a Shanghai, dove “il Governo locale ci ha chiesto di partecipare nella piattaforma logistica in via di completamento che garantirà ben il 50% degli approvvigionamenti per l’intera città di oltre 20 milioni di abitanti.

Questo è quello che il Ministero può e deve fare. Il resto lo devono fare gli imprenditori”.

Il Ministero”- ha continuato Zaia – “con i suoi 20 milioni di Euro, deve sostenere la campagna di promozione a livello mondiale che a fronte dei quasi 4.500 prodotti tipici nazionali, sono solo una goccia nel mare”.

Una situazione ben diversa se paragonata per esempio con una Mc Donald, che deve promuovere  “solo due pezzi di pane con in mezzo una fetta di carne”.

Una “convincente” metafora, che però fa emergere quale sia la grande emergenza del sistema Italia agro-alimentare: creare nuove economie di scala per poter competere in giro per il mondo.

Ad oggi, ben 9 su 10 dei prodotti in commercio detti “italiani”, usano la bandiera italiana, un nome italiano o semplicemente si definiscono Ristorante Italiano, per attrarre i propri clienti, senza che a ciò corrisponda una italianità reale e tangibile.

Un danno per il paese, stimabile per i soli USA in 50 Miliardi di Euro, mentre per la Cina in 100 Miliardi di Euro.

Per recuperare a questo vero e proprio “scippo”, il Ministro è convinto dell’importanza e la centralità di un’azione di qualificazione dei prodotti attraverso anche la creazione di un marchio di certificazione nazionale che sia in grado di attestarne l’autenticità, andando ben oltre la semplice attuale tracciabilità.

Il Ministro Zaia ha infatti sottolineato come questo marchio di qualità “dovrebbe anche contenere le informazioni sulla proprietà aziendale” e che quindi per ottenerlo, i prodotti e i ristoranti Italiani che vogliano chiamarsi tali, “devono essere a maggioranza Italiana”.

Questo per le basi culturali che un piatto ed un prodotto alimentare si porta inevitabilmente con sè.

A margine dell’incontro di Shanghai, abbiamo allora chiesto al Ministro se questo voglia dire che un “ristorante Italiano” gestito ad esempio da non italiani, potrà in futuro aspirare a ricevere questo marchio di certificazione di qualità.

La sua risposta è stata emblematica: “direi di no, esattamente come appare poco credibile che un ristorante Cinese sia gestito da Italiani”. Questa proposta sembra quindi potrà diventare in futuro il “metodo Zaia” per valorizzare e difendere il “Made in Italy” a tavola nel mondo

Un punto condiviso anche con le controparti cinesi ed in linea con l’accordo firmato con i cinesi, di reciproco riconoscimento e tutela delle proprie peculiarità culturali.

Bene, per finire un’osservazione: dopo averlo sentito parlare e visti anche i risultati ottenuti in questa missione in Cina, ma siamo proprio sicuri che sia un bene per il paese che diventi il prossimo Governatore del Veneto?

Forse l’Italia come Ministro ne ha ben più bisogno!.

mercoledì 20 gennaio 2010

China: No exception

China: No exception for Google!! http://htxt.it/M4S6

JAL applies for bankruptcy

 JAPAN Airlines filed for bankruptcy yesterday in one of the nation's biggest corporate failures ever, entering a restructuring that will shrink Asia's top carrier and its presence around the world. Staggering under a US$25.6 billion debt mountain, the carrier applied for protection from creditors under the Corporate Rehabilitation Law - Japan's version of Chapter 11 - with the Tokyo District Court.

martedì 19 gennaio 2010

Effetto Hackers ???

Oggi il CTO di Baidu ha lasciato il proprio incarico...http://ping.fm/siTqy

CTO di Baidu lascia...


Forse sarà collegato all'effetto Hackers della scorsa settimana .. Comunque oggi "

Baidu Announces Management Change
BEIJING, Jan 18, 2010 /PRNewswire via COMTEX/ -- Baidu, Inc. (Nasdaq: BIDU), the leading Chinese language Internet search provider, today announced that Chief Technology Officer Mr. Yinan Li has resigned from the company for personal reasons..



Il fashion cinese avanza ... verso i mercati internazionali!

Le cose stanno cambiando profondamente. Questo sta accadendo anche per quanto riguarda il Fashion. Si sta assistendo infatti ad una "inversione di tendeza" che porterà sempre più Brand cinesi a diventare d'esportazione. http://ping.fm/1ocW7

Haiti: Il ritorno dei Peacekeepers Cinesi ONU morti nel terremoto


La Cina da tempo sente particolarmente la "missione" che la porta ad essere presente sugli scenari più turbolenti al mondo con propri contigenti, di quelli che con enfasi ed orgoglio chiamano: "i nostri peacekeepers".

Grande ora il dolore per la morte di 8 di loro nel recente terremoto ad Haiti.

Contemporaneamente, come testimomoniato dallo stesso Segretario dell'ONU Ban Ki-Moon, proprio i contingenti cinesi presenti sul posto, sono stati i primi ad intervenire tra le macerie, per cercare di fare qualcosa che potesse salvare più vite umane possibili.

Va tenuto conto che in Cina non esiste la Protezione Civile come da noi. Queste competenze sono a carico delle forze armate che da tempo stanno infatti facendo continui corsi di formazioni e training, spesso anche assieme alle protezioni civili di tutto il mondo, per poter essere i più efficenti e competenti possibili.

Questa è la parte che però spesso "sfugge" ai più della Cina: un'umanità ed altruismo profondi e presente in tutti i cinesi. Magari nascosti dietro l'incapacità di comunicarlo, viste le barriere linguistiche, il tradizionale formalismo dei modi o per quel carattere così particolare, decisamente poco propenso ad esternare, ma votato nel fare.

Un pò come i nostri Alpini, famosi per l'altruismo gratuito dato e mai ripagato abbastanza.

Questa è la Cina che molti in occidente dovrebbero avere la forza di vedere ed apprezzare, per una migliore comprensione futura e così poter comprendere relamente le emozioni contenute in questa foto e presenti nel paese in questi giorni. (link)

Google - Cina: Un'azione dall'interno??

Le indagini per capire cosa sia realmente successo la scorsa settimana durante gli attacchi informatici a Google e a altre aziende Americane stanno procedendo e sembra che stia emergengo una "pista interna a Google stessa".


Questa potrebbe essere quindi la ragione dell'improvviso "cambio di rotta" della stessa Google che ora nega la propria intenzione di lasciare la Cina, a cui si è sommata la presa di distanza del Governo USA che "si ritiene fuori dalla partita".

"Google sta indagando per accertare se il "sofisticato" attacco informatico subito dal motore di ricerca americano nel dicembre scorso sia stato facilitato da uno o più dei suoi dipendenti in Cina. Lo hanno riferito due fonti informate.

La stampa locale, citando fonti anonime, ha scritto che dallo scorso 13 gennaio ad alcuni dipendenti è stato impedito l'accesso alle reti internazionali, mentre altri sono stati messi in aspettativa o trasferiti in diversi uffici asiatici di Google. "Non commentiamo voci o illazioni. Questa è un'inchiesta in corso e semplicemente non possiamo commentarne i dettagli", ha detto una portavoce di Google. La settimana scorsa, la società americana aveva annunciato che sta considerando la possibilità di chiudere il proprio sito in cinese e tutti i suoi uffici in Cina (700 dipendenti), denunciando una serie di attacchi informatici contro i dissidenti e gli attivisti per i diritti umani." (fonte Ansa)

lunedì 18 gennaio 2010

Google - China: US Gov. "We're Staying out"

the United States government will be staying out of any negotiations between the People’s Republic of China and Google following the infamous hacking episode. http://ping.fm/8TtZq

In Cina nascono i "Netizen deputies": gli advisor della politica.

La figura dei "Netizen deputies" nasce quale punto di contatto tra le diverse realtà nazionali ma soprattutto consente alle parti meno ricche di fare proposte dirette attraverso un uso "virtuoso" della rete, strumenti e canali nuovi attraverso cui sta passando il futuro cinese. http://ping.fm/W1Eyt

Netizens to advise lawmakers!!

REN Yuejun, a villager in central China's Hunan Province, who is better known online as "Undeserved Kindness," has fulfilled his first political ambition: he has gone from voicing his opinions online to becoming a real-life political adviser.

As one of China's first "Netizen deputies" to attend political advisory sessions, Ren handed in his proposal on village economic development to the Yueyang County Committee of the Chinese People's Political Consultative Conference (CPPCC), an advisory body to the government, before it closed on January 9.

"The proposal was discussed at the meeting, and is expected to be sent to concerned government authorities for review," said the 46-year-old farmer in an interview with Xinhua last Wednesday.

A Netizen "Laoniu" in north China's Henan Province became the first Chinese "Netizen deputy" in January 2009, when he was elected to the Luoyang Municipal Committee of the National People's Congress, the legislature. Ren was inspired by "Laoniu's" success and became an active chatter on rednet.cn, a popular Chinese chat forum opened by the Hunan provincial government.

"In my proposal to the CPPCC, I suggested that every village should focus on developing a 'feature economy.' I first posted the idea at the chat room I chaired at rednet.cn in March 2009," he said. "I said online that Chetang Village should plan and develop a core business related to the area's resources," he said of the "feature economy" idea.

"When I checked the reply messages to my post, I was surprised to find one of them was left by Peng Guofu, secretary of the Yueyang County Committee of the Communist Party of China (CPC)."

Peng supported Ren's feature economy idea, and said he would share it with his colleagues. Then, in January the official endorsed a new idea from Ren that Netizens should have a voice in the county's political advisory session.

"China's CPPCC constitution allows local CPPCC committees to nominate people from democratic parties and social groups as deputy members. We can expect to hear more honest voices from the Internet and media, as the county CPPCC committee now includes 'Netizen deputies'," said Peng.

Ren and another netizen have become "Netizen deputies" who would serve on the committee for the next three years. The real name of the other deputy known online as "xwjYunxuan" was Xu Weijun, a grain company employee under the county's food bureau.

He was voted by rednet.cn users as a candidate for the CPPCC deputy membership because of his "political advisory" experience. He was active in discussing social and economic issues related to Yueyang.

domenica 17 gennaio 2010

Google adesso sembra non voglia più lasciare la Cina .. te credo .. ieri ha saputo che gli utenti internet cinesi sono diventati 384 Milioni !!! http://ping.fm/NybAl

sabato 16 gennaio 2010

Gli utenti Internet cinesi raggiungono i 384 milioni!!


Gli utenti internet in Cina nel 2009 hanno raggiunto i 384 milioni, con un indice di penetrazione del 28.9% un risultato più lento però di quello raggiunto nel 2008 ( +41,9 %).

E' questo lo scenario del mercato Internet Cinese presentato ieri nel "25° rapporto su Internet" dal China Internet Network Information Center (CNNIC).

Nello stesso periodo, il numero dei cellulari in China è aumentato di 120 milioni, fatto strattamente collegato all'accesso internet via telefonino e ai nuovi servizi 3G appena attivati. http://mynews.mychinab2b.com/story.php?title=china-media-lab-internet-users-in-china-reached-384-million-mobile-users-increase-of-120-million-users-

venerdì 15 gennaio 2010

E ora Arriva Baiduuuuuu!!


In Cina stanno già facendo i calcoli di come evolverà il mercato Internet cinese con l’uscita di scena di Google.

Si, avete capito bene: uscita di scena.

Il giorno dopo la querelle sugli atti di Hackeraggio subiti da Google (e Baidu) e le intenzioni di lasciare il mercato cinese da parte della aziende americana e l’eliminazione dei filtri da parte di Google oggi, i cinesi prendono infatti già per buone le seconde intenzioni.

Per cui ora, anche dopo le dichiarazioni del portavoce del Ministero degli Esteri Jiang Yu che ha affermato come “la legge cinese proibisca ogni atto di Hackeraggio”, tradotto, “noi non abbiamo fatto nessuno degli atti che ci vengono attribuiti”, l’attenzione è ora tutta concentrata su quello che accadrà da qui a breve.

Premessa importante è che i cinesi sono sempre più convinti che Google sia prima di tutto insoddisfatta dei propri risultati ottenuti in Cina in questi anni, visto non è riuscita a scalfire il predominio di Baidu che continua ad avere una quota di mercato di oltre il 60%, mentre quello di Google è rimasta ancorata al 36%.

Quindi la paventata ritirata con accuse al Governo Cinese, sembra più essere la ricerca di un alibi per un’uscita da un mercato negativo, piuttosto una reale problematica dalla quale difendersi.

Sta di fatto che subito a New York sul NASDAQ, non in Cina, le quotazioni di Baidu hanno avuto una impennata del 13,7%, visto che ora gli analisti di tutto il mondo si aspettano, con la uscita di scena di Google in Cina, il passaggio di buona parte del mercato e degli inserzionisti cinesi proprio a Baidu, tanto che si potrebbe arrivare ad una situazione dove Baidu possa rappresentare una quota dell’80-90% del mercato Internet Cinese.

Forte di questo zoccolo duro, oltre ad essere già uno degli 8 più visti siti al mondo, però gli analisti stanno scommettendo soprattutto su quello che sarà il piano d’Internazionalizzazione che da tempo Baidu sta predisponendo.

Iniziata in Giappone nel 2007, l’esportazione di Baidu sugli altri mercati si pensa che ora procederà a passo ben più svelto che negli anni passati.

In questa competizione commerciale, la sensazione che serpeggia da queste parti è quindi che i “ragazzi terribili” di Google, non abbiamo saputo accettare la sconfitta ed ora potrebbero addirittura aver attivato la crescita di un temibile avversario anche in molti altri mercati a livello globale.

Una competizione che si annuncia interessante, in quanto per la prima volta un’azienda non americana, ha i numeri (e le spalle) per sconfiggere i colossi statunitensi, tanto che dopo la resa di Yahoo, che aveva ceduto nel 2005 le sue attività ad Alibaba, (altro leader globale cinese), ora Baidu si appresta ad andare a sfidare Google a casa sua.

Tutto ciò spiega quindi anche l’atteggiamento cinese di fronte alle accuse di scorrettezze di queste ore, che sembrano avere uno solo scopo: attribuire un “alone negativo” al valore e alle competenze delle aziende Cinesi su Internet (Baidu in primis), gettando il sospetto di combine governative per raggiungere i propri obbiettivi.

Per contro, i cinesi ricordano a Google come a suo tempo abbia accettato di collaborare con il proprio Governo USA in materia di filtri informativi, visto che anche le autorità americane hanno informazioni classificate e filtrate automaticamente. In quel caso gli si rimprovera che non ebbe nulla da ridire.

Tra l’altro i cinesi sottolineano come le proprie regolamentazioni per quanto riguarda Internet non intendono coinvolgere altri stati e nazioni. Tradotto: Internet non è un terreno fuori dalla giurisdizione nazionale cinese e noi non interferiamo in nessun modo con le regolamentazione degli altri.

Insomma anche sulla rete sembra ora si stia ripetendo il copione già visto su altre tematiche politiche ed economiche, dove i cinesi intendono seguire i propri piani di sviluppo, non accettando in nessun modo i “suggerimenti” occidentali che tendono sempre a stigmatizzare e condizionare le questioni interne al paese.

Per esempio sulla questione del porno, i cinesi dicono semplicemente che “esiste solo una fondamentale differenza tra noi e gli USA: in America si vuole difendere i bambini dal contatto con il porno, da noi in Cina intendiamo evitare a tutti l’accesso al porno”.

Un atteggiamento che ovviamente nasce anche da posizioni ben diverse in materia sociale e dalle convinzioni, spesso fortemente radicate, sul piano delle tradizioni.

Sicuramente il villaggio globale che è Internet, preso o tardi nella sua dirompente crescita, doveva inevitabilmente scontrarsi con il fatto che il mondo non è tutto uguale e standardizzato.

Solo che fino a poco tempo fa la “forza” americana era riuscita anche attraverso Internet, a creare una mondo virtuale, che in quanto nuovo, aveva nella propria transnazionalità la propria forza che lo rendeva oltretutto molto uniforme anche per quanto le proprie regole.

Ora, dopo il successo planetario che Internet ha avuto, stanno emergendo le tensioni dei diversi governi locali che ritengono sempre più che Internet non possa essere trattato diversamente da quanto accade nella società civile reale.

E’ oltretutto continua anche da noi in Occidente la polemica del controllo o meno della rete e dei suoi “cittadini”, tanto che questo o quel parlamento stanno deliberando leggi che in linea di massima tendono sempre a voler evitare differenze tra reale e virtuale.

La Cina, con le sue contraddizioni interne e la vorticosa crescita, non sta facendo altro che quello che altre nazioni occidentali hanno fatto già, integrare Internet nella società Civile presente e futura.

In questa integrazione ovviamente l’ideale un po’ anarchico che la rete ha avuto ai suoi inizi, finisce per fare i conti con gli infiniti distinguo presenti sul pianeta.

Per cui è inevitabile che si finisca per discutere dell’ABC dei concetti base della società e comunità umana: socialità, libertà, democrazia.

Internet avrà sicuramente però un ruolo importante nel futuro del mondo se invece di avere un atteggiamento invasivo, un po’ classista che lo ha contraddistinto nei suoi esordi, cominciasse ad avere un approccio persuasivo e rispettoso delle diverse differenze esistenti.

Qualcosa in tal senso sta accadendo dato che il monopolio di fatto di un’idea tutta Americana sta venendo meno, la prova è la recente introduzione dei domini non più solo in caratteri latini e la discussione aperta su una diversa attribuzione della proprietà a livello di ICANN, l’ente di emanazione Americana, che ha in gestione i domini che muovono Internet.

Inevitabilmente, nel cambiamento in atto che sta spostando gli equilibri mondiale, anche la rete ne sta seguendo l’evoluzione come la pressante crescente richiesta di spazio nella sua gestione da parte delle nazioni emergenti, Cina in testa.

Quindi per proseguire e tutelare il “sogno di un mondo interconnesso veramente aperto”, occorre ricordarsi che esiste sempre il rischio che qualcuno possa decidere un giorno di dissociarsi, non volendo più vedersi imposti modelli di società e comunità ritenuti “stranieri” od “alieni”, qualcosa che potrebbe portare alla frammentazione delle rete in tante sotto reti.

Perché il mondo è già connesso con un click ma le cose umane e gli uomini, con un click, ancora oggi non sono in grado di trovare facili accordi tra loro.

La posizione Americana (USA Today) http://ping.fm/SPKph

Very interesting version about (from aljazeera) - US backs Google's China threat ...http://ping.fm/9ZBTp

Google - China: Wargames è iniziata!


Oggi Google ha tolto i "filtri", sfidando apertamente così il Governo Cinese.

Al momento nessuna reazione governativa.

Sembra però proprio che Google stia apertamente facendo di tutto per essere platealmente cassato.

Da queste parti comicia a passare la convinzione che tutta la faccenda possa essere qualcosa di ben diverso e legato più ad una "sconfitta commerciale" in terra cinese da parte di Baidu e la volontà di Google di lasciare il mercato perchè non da i risultati sperati (solo il 36%).

Per il resto non ritengo questo (quello di Google) il modo corretto per risolvere i problemi esistenti, lo scontro tra blocchi non porta da nessuna parte, così come gli attacchi di Hackers non possono essere sufficenti per uno scontro come quello di oggi.

Oltre tutto stanno mischiando diritti sociali a diritti aziendali, cercando supporti allargati attraverso la leva che sappiamo.

Un approccio che sicuramente sembra più quello classico dei Cowboys americani pronti allo scontro pur di far valere le proprie ragioni.

Giusto (dal loro punto di vista) ma IRRISPETTOSO.

I ragazzi di Google dovrebbero leggersi un po’ di storia dei popoli, prima di pensare che la storia sono loro e cominciare a pensare che il mondo NON sia SOLO GOOGLE.

Come detto nel post di ieri: Wargames è iniziata!!

Speriamo ora che qualche "ragazzino" e mente non sedimentatata, faccia capire che è tutta una illusione!!

giovedì 14 gennaio 2010

Google - Cina: e se fosse Cyberterrorismo??


In questi giorni mi sembra si stia facendo un pò di confusione tra quanto accaduto a Google (ed altre aziende americane) ed una favoleggiata presunta Cyberguerra in corso tra Cina ed Usa.

Infatti quanto accaduto in questi giorni sembra non tornare. Fonti autorevoli come Hillary Clinton e la stessa Google, parlano di "massicchi Cyberattacchi alle imprese Americane" da parte di Hackers tracciati in Cina, tanto che Adobe addirittura ha dichiarato che sarebbero stati usati file PDF modificati con i quali poi è stata attaccata Google.

Fin qua un copione già visto dei buoni e dei cattivi, Americani e non, bene e male, democrazia e dittatura, tutte cose già sentite.

Ma prima di arrivare alle conclusioni, invito chi ha voglia di usare ancora il cervello, ad una riflessione ben più profonda.

Siete proprio sicuri che qualcuno, SOLO in Cina, agisca per rubare chissà quali piani per chissà quale tipo di utilizzo?

A parte che bellamente ci stiamo dimenticando di Echelon, ma lasciandolo comunque da parte, appare veramente poco credibile un qualunque tipo di azione cinese di questo tipo e soprattutto violenza.

Tutto prende però una piega ben diversa, se si collega qualcosa passato un pò sotto traccia sui media occidentali: sedicenti Hacker Iraniani hanno attaccato Baidu qualche ora prima delle accuse di Google al governo cinese.

Lo scenario a questo punto potrebbe essere decisamente diverso, anche perchè chi si occupa di queste cose sa come gli Hacker, quelli veri, nella loro azione triangolano a livello planetario, proprio con lo scopo di "dissimulare" la propria origine.

Questi sedicenti Hackers governativi cinesi o sono degli studenti in stage oppure sono degli autentici sprovveduti.

Quanto accaduto e denunciato dalla Clinton, sembra avere  raggiunto al momento solo uno scopo : "fare ricadere tutta la colta sui cinesi".

Qualcosa che potrebbe però fare il gioco di ben altri soggetti che hanno intenzioni ben diverse sia dagli americani che dai cinesi.

Le capacità per attacchi del genere non sono prerogativa di pochi Stati e quindi sicuramente vanno valutate tutte le ipotesi, compresa quella che tutto ciò che sta accadendo siano atti di Cyberterrorismo, in uno scenario simile a quello che si è favoleggiato in un film di culto degli anni '80: Wargames.

L'idea in questo caso potrebbe essere che qualcuno, stia cercando di far "litigare" le due super-potenze, attribuendo ad una gli attacchi continui contro l'altra.

Ovviamente non c'è niente di più difficile che dimostrare il contrario.

Per cui il gioco è presto fatto.

Sapendo poi quali tematiche, tensioni, rivalse covano tra i due "blocchi", scoperchiarle in questo modo, inevitabilmente finisce per provocare una qualche reazione.

E la reazione c'è già stata, quella di Google che ovviamente, quale "madre della rete", inevitabilmente si sta tirando dietro tutto il resto, tanto che subito Yahoo ha dato il suo supporto e vicinanza.

Esattamente come in Wargames, bisogna ora capire dove il gioco sia tale o vogliamo continuare a credere a ciò che qualcuno vuole farci credere?.

La chiave dell'attacco a Baidu da parte di questi sedicenti Iraniani, sembra essere quasi la "firma", una rivendicazione che da qualche parte, nuove centrali del terrorismo avrebbero potuto aver deciso un cambio di strategia rispetto ai kamikaze, che non sembra più essere strategia vincente (basta guardate a quanto successo all'ultimo).

Con molti meno investimenti e rischi, si rischia di creare un disordine ed una pressione quotidiana tale a livello planetrio che poi rimettere a "posto i cocci" può essere molto, molto difficile.

Proprio l'obbiettivo che si prefigge Al-Qaeda e tutta una serie di stati connessi direttamente o meno alle sue idee fondanti.

Fanta politica? Non so, ma conoscendo i Cinesi e "leggendo tra le righe" delle ultime dichiarazione del portavoce del Governo, che oltretutto non fa nessun riferimento agli attacchi subiti da Google, queste sembrano testimoniare un imbarazzo a negare i fatti, fatto inusuale per i cinesi, atteggiamento che sembra evidenziare come sia in corso una fase di analisi per poter dare una versione credibile e certificabile.

Quindi andiamoci cauti con gridare alle guerre, alle diatribe, agli scontri.  

Altrimenti se viene meno la fiducia tra i governi, le conseguenze potrebbero essere ben più pericolose dei pur violenti attacchi Hackers o questa o quella limitazione delle rete.