mercoledì 28 ottobre 2009

Cina accusa Google di censura su Google Libri (e di copiare senza autorizzazione)

Sui Diritti d’Autore e il rispetto della Proprietà Intellettuale sembra che sia in corso una vera e propria guerra 2.0 globale, un nuovo tipo di conflittualità che sempre più spesso finisce per esondare ed interessare i rapporti tra Stati, come mai prima nella storia.

 

Così accade che Google sia stata prima accusata di aver copiato e pubblicato senza permesso nella propria libreria digitale Google Libri, migliaia di testi di scrittori cinesi e poi a stretto giro, sia stata accusata di censurare la stessa libreria digitale sul mercato cinese.

 

Una diatriba che si sta consumando da giorni sulle colonne del People’s Daily, il giornale governativo cinese, dove nei giorni scorsi era stata riportata la denuncia di Zhang Hongbo, direttore generale della CWWCS (China Written Works Copyright Society), secondo cui “le infrazioni compiute da Google, in materia di diritti d’autore, sono molto gravi.”

 

E alle accuse scritte erano immediatamente seguiti anche i fatti che sotto forma di pressioni da parte dei dipartimenti governativi cinesi sul governo Usa, tra cui il National Copyright  Administration, hanno portato alla ufficiale richiesta cinese di gestire adeguatamente la situazione che si era venuta a creare.

 

La questione apparentemente sembra ruotare attorno a qualcosa come 18.000 libri ed oltre 570 autori cinesi e la violazione dei diritti d’autore connessi con tali opere.

 

Ma per i cinesi il problema non sembra essere solo questo.

 

Infatti sono fortemente irritati dal comportamento fin qui tenuto da Google, di totale silenzio, in quella che sembra essere una precisa strategia che intende attendere la conclusione dell’accordo stragiudiziale in via di definizione tra Google e due organizzazioni americane per la tutele dei Copyright.

 

L’accordo è collegato ad una causa collettiva in discussione in un tribunale statunitense, proprio per violazione del copyright da parte di Google Libri.

 

A preoccupare i cinesi sembra essere proprio questo accordo che Google starebbe per sottoscrivere e che nella sostanza prevede che gli autori che accetteranno la scannerizzazione potrebbero ricevere 60 dollari per singolo titolo, quale compensazione, a cui si aggiungerebbe anche il 63% sugli introiti che saranno ricavati dai lettori che pagheranno per leggere questi testi, in un accesso a pagamento gestito da Google.

 

Il punto focale dell’accordo è che gli autori che non intenderanno dare a Google il diritto alla digitalizzazione dei propri libri, potranno fare appello entro il 5 gennaio 2010, mentre tutte le autorizzazioni a Google dovranno essere fornite dagli autori stessi entro il 5 giugno 2010.

 

Bene, quest’accordo, che nell’idea di Google di fatto consentirebbe anche agli scrittori cinesi di potersi associare, richiedendo così un risarcimento per le eventuali violazioni da loro subite, secondo Zhang della CWWCS, “non è assolutamente accettabile”.

 

"Prima di tutto perché Google ha violato il copyright degli scrittori cinesi. Così come non ha alcun senso fissare un termine per gli  scrittori cinesi entro il quale poter  proteggere i propri  interessi.”

 

"In secondo luogo, Google dovrebbe mostrare un atteggiamento più costruttivo ed oltre ad ammettere la violazione,  negoziare con gli autori cinesi in maniera più trasparente”.

 

Tutto ciò sembra assumere rilevanza anche nei rapporti tra Usa e Cina, visto che Zhang ha continuato affermando come “gli Stati Uniti spesso criticano l'inefficienza della Cina sul tema della tutela della proprietà intellettuale  Ma gli Stati Uniti vedono cosa sta facendo la loro azienda in Cina? Molti dei nostri scrittori sono infuriati",           

 

La protesta degli autori cinesi contro l’uso indiscriminato dei contenuti pubblicati su Google Libri sta quindi montando.

 

Anche Zhang Kangkang, un’importante scrittore ma soprattutto il vice-presidente dell'Associazione degli scrittori cinesi ed uno degli autori pubblicati da Google, si è infatti detto "sorpreso" ed "arrabbiato" per la violazione dei copyright da parte di Google..

 

"Quello che si sta definendo è un accordo a senso unico, per tentare di acquisire i diritti connessi, senza anche il permesso dell’autore. E’ infatti da considerarsi illegale che qualcuno possa sfruttare il lavoro degli scrittori, in nome della condivisione delle conoscenze", ha sottolineato Zhang.

 

Sulla eventuale proposta di “compensazione” che Google sta predisponendo con l’accordo in discussione negli Stati Uniti, Chen Cun, un altro noto scrittore cinese che vive a Shanghai, ha le idee chiare: "Google sogna ad occhi aperti se realmente intende comprare i miei diritti d'autore per 60 dollari”.

 

"Il prezzo dovrebbe essere fissato attraverso una negoziazione tra le parti. Non è possibile pensare che sia una trattativa seria se possano acquistare un oggetto dove esiste di fatto solo la loro offerta."

 

Quale ciliegina sulla torta della contestazione nei giorni scorsi è successo qualcosa che ha ulteriormente scaldato gli animi cinesi, in quella che è stata interpretata come una vera e propria deliberata provocazione da parte di Google.

 

Cercando infatti di fare ricerche su Google Libri, in Cina per tre giorni i risultati portavano tutti ad una pagina che avvisava gli utenti che il sito poteva contenere software dannoso. Le stesse ricerche effettuate con altri motori di ricerca, tra cui il notissimo Baidu, non arrivavano alle stesse “conclusioni”.

 

A stretto giro e sempre attraverso il Giornale Governativo People’s Daily è quindi arrivata l’accusa a Google, quella di averne “maliziosamente” bloccato l’accesso, attivando così una sorta di censura ai danni degli utenti cinesi, quale evidente ritorsione alle proteste sulla Proprietà intellettuali violate nei confronti degli autori cinesi pubblicati su Google Libri.

 

Google in questo caso ha immediatamente replicato, con una nota ufficiale nella quale ha dichiarato come “tutto ciò è  connesso ad una segnalazione automatica di un software che non prevede alcun intervento specifico da parte di Google.”

 

Sarà, comunque i cinesi, non sembrano proprio fidarsi di Google e temono al contrario di trovarsi con i giochi fatti dopo che la società americana avrà firmato l’accordo stragiudiziale che rischia di lasciare fuori i cinesi ma anche tutti gli autori in giro per il mondo che non rispetteranno gli stretti tempi previsti.

 

Una cosa è certa: Google rischia ora di aver trovato nei cinesi un ulteriore “nemico” che va ad aggiungersi agli agguerriti editori Europei, ed Americani, fatto che potrebbe complicare non poco la missione che si è prefissata di creare la “Biblioteca Mondiale Digitale”, progetto che al contrario, rischia in futuro di portarla sempre più  spesso a doversi difendere dai continui attacchi sulle diverse violazioni commesse nei diversi tribunali in giro per il mondo. 

 

Anche questo è Web 2.0.

martedì 20 ottobre 2009

FIAT accusata di sottrazione di segreti commerciali in Cina.

In Cina si prospetta per la FIAT una dura battaglia legale.

E’ il secondo round di un contenzioso iniziato nel 2007, quando fu invece la FIAT a citare in giudizio la società cinese Great Wall Motors, per aver copiato una della sue vetture di punta: la Panda.

Ora la situazione sembra essersi capovolta.

Il portavoce della Great Wall, Shang Yugui, ha infatti dichiarato ieri di come la casa automobilistica cinese abbia presentato presso il tribunale di Shijiazhuang, una causa contro la FIAT.

La Great Wall, con sede a Shijiazhuang nello Hebei, intende citare in giudizio la FIAT, per “sottrazione di segreti commerciali”.

Secondo i cinesi, l’azienda italiana avrebbe infatti inviato al suo centro di ingegneria, delle spie, che avrebbero sottratto in maniera illegale le immagini della PERI, l’utilitaria che era ancora in fase di sviluppo e comunque prima della sua uscita avvenuta nel 2007.

La querelle ha inizio due anni fa, quando un tribunale Italiano stabilì che la PERI della Great Wall, “assomigliasse” alla Fiat Panda, vietandone così la vendita in Europa.

La FIAT cercò l’anno successivo di presentare uguale istanza anche al tribunale cinese di Shijiazhuang, ma in questo caso tale richiesta fu respinta.

Ora per la FIAT la questione rischia di ingrossarsi, visto che uno degli avvocati della Great Wall, Liu Hongkai, ha affermato come nella denuncia ci siano anche le prove che dimostrano come “la Fiat abbia illegalmente visitato il centro di ingegneria della Great Wall nel 2007 e sottratto informazioni riservate sulla PERI.”

I legali della Great Wall si spingono oltre, affermando come "possono essere stati sottratti anche altre importanti ricerche e sviluppi segreti",facendo così balenare possibili ulteriori sviluppi della questione.

Fin d’ora la causa intentata appare del tutto originale, visto che Great Wall si accinge a richiedere dalla FIAT le “pubbliche scuse” oltre ad una simbolica richiesta danni di 100.000 yuan (US $ 14,649).

Nel frattempo la Fiat, in una dichiarazione ufficiale, ha ieri negato le accuse addebitate.

Ora si tratta di vedere come si svilupperà questa causa che comunque dimostra il cambiamento dell’approccio industriale cinese, oltre evidenziare l’esistenza di una crescente “guerra commerciale” tra i produttori automobilistici cinesi ed occidentali sui mercati internazionali.

La novità vera è che il nocciolo di questa nuova guerra commerciale non ruoterà sui dazi antidumping, come per alti mercati, ma bensì attorno al rispetto dei diritti di proprietà intellettuali.

Fino ad ora erano stati solo alcuni costruttori cinesi ad essere stati accusati per tutta una serie di violazioni, come l’ormai mitico caso della Shuanghuan Automobile Co, rea di aver creato il “clone” della BMW X5 SUV.

In questo caso e per la prima volta, è un’azienda occidentale che viene pubblicamente accusata dai cinesi di plagio ed appropriazione di segreti industriali.

La questione che si troverà ad affrontare il tribunale di Shijiazhuang non è quindi solo il torto subito dalla Great Wall, ma anche la volontà cinese, Great Wall in testa, di dimostrare come sia finita l’epoca della Cina quale nazione produttrice per conto terzi, mentre sia iniziata l’era della Cina che produce ed esporta proprie produzioni originali e che le protegge.

In questo mutato scenario, la causa intentata dalla Great Wall alla FIAT ha quindi un valore enorme e rischia di fare scuola.

I cinesi hanno infatti l’impressione che attraverso la questione dei diritti di proprietà intellettuale, i produttori occidentali cerchino di impedire l’ingresso dei modelli cinesi nei loro mercati interni, modelli caratterizzati tra l’altro dai prezzi fortemente competitivi.

Il caso della PERI e della sua invendibilità a livello Europeo ne sarebbe la prova lampante.

Quindi potrà far sorridere, ma la richiesta di “scuse pubbliche” richiesta dalla Great Wall ha un valore ben superiore a qualsiasi compensazione che si possa richiedere.

Una sentenza positiva per la Great Wall, potrebbe infatti essere l’anticamera per una successiva richiesta, in sede europea, di revisione del procedimento che ha impedito alla Great Wall di “attaccare” il mercato delle utilitarie europee, una fascia di mercato dalle potenzialità enormi, ma per contro, anche l’ancora di salvezza per molte case automobilistiche europee, FIAT in testa.

Comunque sia, è il segno evidente di come i tempi siano profondamente cambiati e di come d’ora in avanti il “Made in China” automobilistico intenda conquistarsi, anche attraverso le aule dei tribunali, nuove consistenti quote sui mercati occidentali.

giovedì 1 ottobre 2009

Happy Birthday Cina!!! (60 anni!)

Oggi la Cina si è fermata per assistere alla Grande Parata e festeggiare i 60 anni di quello che loro chiamano la “Nascita della Nuova Cina”, la nascita della la Repubblica Popolare Cinese il 1 Ottobre 1949.

Un evento nell’evento, che ha sancito, ricordato, ripercorso, evidenziato i passaggi fondamentali della storia recente di una nazione fortemente multietnica, che non bisogna dimenticarsi, caso unico sul pianeta, affonda le proprie origini direttamente e in maniera ininterrotta, in ben 4.000 anni di storia dell’uomo.

Un miliardo e 300 milioni di persone che come dei viaggiatori del tempo, sulla nave chiamata “motherland” hanno saputo attraversare il mare della storia ed affrontare tutte le tempeste: guerre, carestie, dolori, sofferenze ed ora, tutti assieme, si sono ritrovati per farsi questi auguri speciali, quali compagni di un’avventura che sembra essere solo all’inizio.

Il “racconto” di questa festa non a caso è partito da una parata militare, che solo uno stolto può pensare che sia solo una prova di “forza” che la Cina ha voluto dare al mondo.

Per i cinesi oggi è stato il momento che ha evidenziato la raggiunta maturità del paese.

Infatti tutte le tecnologie usate, carri armati, aerei, missili, veicoli, sono tutte rigorosamente Made in China.

Ciò significa che per la prima volta nella sua storia, la Cina potrà difendersi da sola, senza il bisogno di alcun aiuto esterno.

E’ un punto importante, decisivo, che sottolinea l’avvenuta realizzazione delle due priorità che assillavano tutti i cinesi: dare da mangiare a tutti, potersi difendere da chiunque.

Infatti la “Nascita della Nuova Cina” il 1° Ottobre 1949 avvenne dopo quasi 100 anni turbolenti, dove si sono succedute invasioni, conquiste, divisioni, spaccature, guerre civili, senza che i cinesi potessero realmente autodeterminare il proprio destino.

In particolare l’inizio del ‘900 era culminato con i massacri di Nanchino e il vero e proprio genocidio e riduzione in schiavitù di un intero popolo dopo l’invasione dei Giapponesi, che addirittura assoldarono l’Ultimo Imperatore Cinese ai propri voleri.

Immagini e ricordi che ancora toccano nel profondo il cuore e le menti di qualsiasi cinese.

Bene, oggi veder sfilare, per la prima volta in pubblico, l’ultima generazione di carri armati come il mitico Type 99, vedere sorvolare la piazza dagli aerei d’ultima generazione come il caccia multiruolo J-10 o veder sfilare le diverse generazioni di missili compresi gli ultimi missili nucleari tattici intercontinentali, è stato soprattutto un segnale di serenità per l’intero popolo: “in futuro non dovremo più temere le sofferenze del passato”.

Non solo, la presenza massiccia delle donne nei reparti, come le ormai celeberrime donne pilota dei caccia cinesi, un vanto per le forze armate cinesi, ha evidenziato come tutti, ma proprio tutti, siano coinvolti nelle nuova organizzazione militare del paese, che non va dimenticato, a differenza che da noi, hanno anche il ruolo di protezione civile in caso di calamità naturale..

In una Cina proiettata nel 3° millennio ma fortemente radicata sul proprio passato, questa cerimonia è stata lungamente attesa e preparata in tutti i suoi dettagli.

Da mesi i plotoni delle diverse armi si preparavano in maniera certosina, per quei pochi minuti di sfilata, preparazione che doveva portarli a sfilare “come fossero un corpo unico”.

Da giorni sulle televisioni cinesi veniva mostrato il percorso di formazione di questi privilegiati che per arrivare ad oggi si sono sottoposti ad un massacrante training fatto di marce infinite ed esercizi durissimi.

Basti pensare che, per sfilare poche centinaia di metri in piazza Tienanmen, ogni componente di questi plotoni ha fatto qualcosa come 10.000 Km. di marce, indossando spesso pesi alle gambe per fortificarne i muscoli o sottoponendosi a test con macchine speciali per misurare il sollevamento della gamba nel passo marziale che doveva ed è stato oggi perfetto.

La Cina si è quindi appassionata attorno a questi racconti e ai dettagli del “dietro le quinte” di una parata di questa importanza e portata storica. Così ora tutti sanno per esempio che un plotone in marcia, le linee che devono essere perfette non sono solo 2, frontale e laterale, ma anche la diagonale deve essere perfetta.

Una perfezione che fa parte del profondo della Cina millenaria. Qualcosa che in Cina è comunque cosa nota fin dalla elementari, visto che più o meno tutti hanno partecipato alle manifestazioni pubbliche dove tutti assieme sanno comporre immagini, parole, attraverso l’uso di diversi pannelli colorati che opportunamente mossi, consentono a centinaia di migliaia di persone di poter scrivere, disegnare qualsiasi cosa.

Quindi un vera arte, tutta cinese, che anche oggi ne hanno fatto sfoggio, così che centinaia di migliaia di persone hanno alternato scritte, messaggi ed immagini per tutte le 2 ore e mezza della parata, il tutto con il sottofondo della banda dell’esercito cinese composta da circa 2000 componenti.

A questi si sono poi aggiunte le voci di decine di migliaia di coristi, in un’atmosfera, dove praticamente tutti i presenti nella piazza, anche gli invitati sugli spalti, avevano un ruolo o comunque la volontà di partecipare, lasciare il segno in una giornata così memorabile.

Ed oggi è accaduto qualcosa segno dei tempi: durante la sfilata, alcuni degli ospiti sulla terrazza da dove Hu Jintao e i massimi esponenti del governo cinese assistevano alla cerimonia, una volta vistesi sui maxischermi che erano in piazza, si sono lasciati prendere e hanno lanciato qualche saluto alla telecamera.

Un gesto che chiarisce il senso di una festa di piazza, dove tutti erano protagonisti ovunque fossero e che potranno dire negli anni a venire: io c’ero.

E infatti in tanti hanno voluto esserci, visto che dopo la parte marziale in piazza è stato come se fosse arrivato il carnevale, tanto erano colorati, festanti i carri delle diverse città, province e gruppi di giovani che hanno monopolizzato la seconda parte della parata.

Quella dove, senza troppa nostalgia ma sincera lealtà storica, è arrivato in piazza anche un enorme ritratto di Mao, al quale è poi seguita la registrazione dello storico annuncio fatto dalla stessa piazza, quello che sanciva la nascita della Repubblica Popolare Cinese, oggi, 60 anni fa.

Così come fatto anche per DengXiaoPing, eroi del passato, a cui oggi è stato dato il tributo di piazza di una Cina che però va avanti e non si ferma radicalizzandosi nel loro ricordo, ma che non si scorda di come la Cina di oggi è comunque figlia di un proprio passato, fatto si di 4.000 anni ma che nel ‘900 e soprattutto negli ultimi 30 anni, ha incominciato a correre ad una velocità fino ad allora inimmaginabile.

Se volessimo quindi cercare una sintesi o meglio il significato di tutto ciò che si è visto oggi, questo lo si ritrova nella oramai tradizionale cerimonia della rivista delle truppe, fatta dal Presidente cinese in piedi su una macchina, così da percorrere in pochi minuti gli oltre 3 chilometri dove le truppe sono schierate pronte a sfilare.

La frase di rito usata prima da Deng Xiao Ping e poi da Jiang Zemin e oggi da Hu Jintao pronunciata ogni volta che si arrivava all’altezza di uno dei plotoni pronti a sfilare è: “Salve Compagni!. Compagni, si lavora duro!”.

In risposta ogni plotone risponde “Salve Leader! Noi serviamo il popolo”.

Un rito ripetuto oggi per ben 44 volte, quanti erano i plotoni in rappresentanza delle diverse armi e gruppi speciali presenti alla sfilata.

Una frase che da queste parti non è affatto retorica del passato ma ancora oggi è l’essenza del pensiero che ogni cinese condivide e che potremmo riassumere con il più occidentale: “Together is better!”

Si perché la Cina è e sarà sempre una squadra, un corpo che si muove all’unisono. Un valore di cui i cinesi vanno fieri e che oggi la “Grande Parata” ha ancora dimostrato essere il valore fondante anche della Cina contemporanea e futura.

Quindi non possiamo anche noi che fare i nostri e sentiti: “Tanti Auguri Cina!!”