sabato 15 marzo 2008

Tibet:Situazione delicata. Prevalga il buon senso.

Nel giorno della rielezione di Hu Jintao alla carica di Presidente Cinese e di tutti i leaders del Governo Cinese, dal Tibet giungono le notizie dei disordini di piazza e incominciano a rincorrersi le “versioni” su quanto accaduto realmente.

Un fatto è certo, il Tibet è considerato dal Governo cinese in carica parte integrante della Cina, ergo qualsiasi tentativo di “staccarlo” verrà gestito come atto di terrorismo e di attacco alla unità dello stato.

Il Dalai Lama per il governo cinese è un sovversivo e il presunto governo in esilio tibetano non può essere riconosciuto, in quanto esiste solo quello in carica, che già gestisce la Regione Autonoma del Tibet.

Date queste premesse si vede come la questione del Tibet rischia di essere come il paradosso del “cammello attraverso la cruna dell’ago”.

I monaci buddisti, appare ora chiaro, forti anche del “precedente” della vicina Birmania, stanno facendo tutto il possibile per utilizzare la “Leva” delle Olimpiadi e sovvertire una situazione da decenni in via di normalizzazione, cercando di ottenere l’intervento della comunità internazionale.

La questione è però molto più delicata di quello che appare, visto il sopraggiungere di un secondo pericoloso appuntamento: il referendum del 20 marzo per l’adesione di Taiwan all’ONU, in sintesi, il riconoscimento della propria indipendenza dalla Cina da parte della comunità internazionale, un'altra “mina vagante” per il governo cinese.

Detto questo è chiaro che i cinesi non possano considerare i manifestanti come dei semplici pacifici protestanti, ma dei sovversivi e basta anche se dei semplici monaci.

Inoltre il Dalai Lama, da giorni sta agendo da “capo popolo”, fornendo la propria sponda internazionale per l’azione di queste ore che sta cercando di arrivare alla indipendenza del Tibet.

Dalle premesse sembra quindi non ci sarà spazio per alcuna mediazione, oltre alla promessa “clemenza” di queste ore, in grado di evitare l’estendersi degli scontri.

Appare altrettanto chiaro che per quanti intendono cercare l’indipendenza del Tibet quella attuale è l’ultima carta da giocare, sperando nell’effetto Olimpiadi con il crescere della tensione nell’area.

Ma qua bisogna fare i conti con la storia. I cinesi non ragionano su tempi brevi.

Sicuramente i fatti Tibetani potranno anche sfociare in “guerra aperta”, ma mai il governo cinese riconoscerà il diritto di alcun intervento internazionale, visto essere considerata solo una questione interna.

Bisogna fare i conti con questo punto di vista e pertanto non “tifare” alcuna sconsiderata protesta di piazza che cerchi in “tempi rapidi” alcuna soluzione pro-indipendenza.

Il ragionamento va fatto su tempi più lunghi, con ad esempio la proposta di una ancora maggiore autonomia, nello spirito di “un unico stato, due sistemi”, che ha già dato ottimi risultati sia ad Hong Kong che Macao e che potrebbe essere la strada per la soluzione anche della pericolosa situazione di Taiwan.

Pur comprendendo la posizione dei Tibetani che non si riconoscono nel governo Cinese, occorre però vedere le cose con la giusta prospettiva, invitando a non confondere la politica con la religione.

I cinesi hanno poche ma chiare posizioni in merito e se da un lato sono disposti a cercare di trovare una pacifica convivenza nella regione tra le diverse etnie, dall’altra non sono disposti a mescolare le aspirazioni politiche di qualcuno con quelle religiose o etniche.

Il Tibet storicamente è stato conquistato dalla Cina negli anni post bellici.

Adesso bisogna solo sperare che, Dalai Lama in testa, si eviti lo scontro frontale, cercando invece quel dialogo, affinché prevalga la via di una collaborazione e di una pacifica convivenza futura.

Altre aspirazioni, rischiano di portare solo pericolosi contraccolpi che difficilmente rimarranno circoscritti alle sole “alte” lontane terre tibetane.

mercoledì 12 marzo 2008

Era ora!

Ieri negli USA è stato pubblicato il rapporto del Dipartimento di Stato Americano , relativamente alla lista “nera” dei paesi che violano i diritti umani nel mondo.

La notizia è che la Cina non è più inserita in questa lista, mentre sono stati aggiunti Siria, Sudan ed Eritrea.

In questo rapporto la Cina è stata invece inserita nella lista di quelli che gli americani definiscono “Paesi autoritari in piena riforma economica che hanno vissuto cambiamenti sociali rapidi ma non hanno avviato ancora riforme politiche e continuano a negare ai propri cittadini i diritti dell’Uomo e le libertà fondamentali».

Il messaggio di Washington alla Cina arriva con un tempismo perfetto, visto che in questi giorni si sono aperti i lavori del NPC e CPPCC, il parlamento cinese, con all’ordine del giorno proprio le “riforme politiche” citate dagli americani.

Ma per capire cosa sia successo, occorre fare un passo indietro a qualche giorno fa.

Mai come in questo periodo esistono i rischi che una delle molte crisi locali (Iran, Kosovo, Nord Corea, Taiwan ..) si trasformi nella “scintilla” di un pericoloso effetto domino a livello mondiale, dalle conseguenze difficilmente prevedibili.

Il continuo dialogo tra le parti, risulta quindi essere l’unico modo per cercare di mantenere “sotto controllo” tali pericolose situazioni e cercare con ostinazione soluzioni solo diplomatiche.

Su questa lunghezza d’onda si erano quindi svolti gli incontri di fine febbraio tra il Segretario di Stato Americano, Condoleezza Rice, il presidente cinese Hu Jintao e il premier cinese Wen Jiabao.

Andando oltre le frasi di circostanza e quale esempio di “pratica” diplomazia costruttiva, le due potenze hanno potuto “verificare” faccia a faccia, il rispettivo punto vista sulle diverse emergenze in corso nel mondo.

Ma due questioni in particolare sono state al centro di questi incontri: Corea del Nord e referendum di Taiwan.

Il Segretario di Stato Americano, che nei giorni precedenti aveva chiesto ai cinesi di esercitare sulla Corea del Nord, la “propria capacità di persuasione” affinché il piano di smantellamento degli impianti di arricchimento per l’uranio seguisse date certe e rapide, è andata di persona a Beijing a portare il proprio messaggio.

Contemporaneamente i cinesi hanno anche “incassato” l’appoggio Usa sulla spinosa questione di Taiwan, visto che il suo Segretario di Stato ha dichiarato di essere “fortemente contraria” al referendum di ammissione di Taiwan all’ONU, in programma il 20 marzo prossimo, preferendo ad esso una pacifica soluzione diplomatica.

Coerentemente e naturale seguito di questa concreta reciproca apertura tra le due super potenze, il rapporto pubblicato ieri, mette “ordine” dal punto vista ufficiale, sulla posizione del Governo USA relativamente alle spinose questioni dei diritti umani, riducendo quella “ambiguità di fondo” sottolineata dai leaders cinesi alla Rice nei loro incontri di Beijing.

Questo passo contribuirà non poco ad una sempre crescente normalizzazione dei rapporti tra i due paesi.

Ma non solo. E’ un atto importante, utile anche a “stemperare” la crescente, strumentale tensione che sta aumentando in questi giorni e connessa alla vetrina offerta dalle Olimpiadi in programma per questa estate.

Non va infatti dimenticato che è di questi giorni la scoperta da parte dei cinesi, di un piano terroristico per sabotare i giochi, organizzato da alcuni gruppi separatisti del nord della Cina di estrazione islamica, con relazioni con i gruppi terroristici internazionali.

Continuare quindi a fornire l’“alibi” di colpire la Cina, in “nome dei diritti umani violati”, non rappresenta un atteggiamento saggio, in momenti critici come quelli odierni, soprattutto per un'altra ragione: in Cina il dibattito sul tema di una “democrazia cinese” ha già iniziato da tempo il suo corso.

Apertamente i leaders e i gruppi dirigenti stessi, si stanno mettendo in gioco ed agendo proprio nella direzione di un continuo, profondo cambiamento della società Cinese.

Forse noi non ci rendiamo conto di quanto profonde siano state le riforme già realizzate e quelle man mano verranno introdotte, atti che necessitano però di tempo e serenità per poter maturare in pace.

Gli americani sembra abbiano compreso questo punto fondamentale.

Spero ora che anche i “ben pensanti” occidentali, dopo questo rapporto del Governo Americano, comprendano che la Cina va “aiutata” e sostenuta nella costruzione del proprio futuro.

In gioco non ci sono i soli diritti fondamentali dei cittadini cinesi, che il governo cinese sta già cercando realmente di salvaguardare, ma gli equilibri e la pace stessa dell’intero pianeta.

martedì 11 marzo 2008

Ode "All’Italia Perduta".

Leggendo i resoconti sulla crisi politica italiana, ma non solo, si comprende come l’Italia sia perduta.

Troppi gli interessi incrociati tra politici, imprenditori e giornalisti per cui ci possa essere un serio cambiamento di direzione, l’auspicata “virata”.

Il “cancro” di cui soffre l’Italia lo si sta cercando di curare con dei palliativi, misure del tutto insufficienti per portare reali benefici duraturi.

Fa specie oltretutto chiamare quelle in corso “campagne elettorali”, quando più o meno è tutto deciso, tanto che sulle tv nazionali non sono neppure più necessarie alcuna tribuna elettorale, il confronto, lo scontro sulle varie tematiche, il tentativo, almeno quello, di cercare di “convincere” gli italiani di essere (ancora) liberi di scegliere!.

In presenza di questa situazione e la pochezza nelle proposte elettorali attuali, il risultato non potrà che essere come quello delle passate elezioni: il sostanziale pareggio tra le due principali coalizioni.

Questo “obbligherà” le parti (forse il vero obbiettivo?) ad un accordo di “unità nazionale” per consentire la governabilità del paese, altrimenti allo sbando.

In questo periodo si “cercheranno” (sottolineo cercheranno) di realizzare le auspicate riforme, la più importante delle quali è quella sulla “incredibile” legge elettorale, che di fatto impedisce qualsiasi “libera elezione”, stile democrazia occidentale – europea, area alla quale “crediamo ingenuamente” ancora di appartenere.

Una domanda a questo punto è d’obbligo: come mai l’Unione Europea che interviene su tutte le questioni, anche le più stupide, fino ad ora non abbia detto NULLA, “bacchettando” la politica italiana, per una legge elettorale così indemocratica (antidemocratica)?

Mi spiace tanto doverlo dire: a prescindere da questo o quel partito, in queste elezioni, il “problema di sistema” non è risolvibile prima che accadano due fatti fondamentali:

- anagraficamente “vengano meno” molti dei legami che cementano tra loro molti degli interessi che ingabbiano l’Italia nel suo “triste” presente.
- la crisi interna diventi così profonda (quella di ora non ci basta?) per cui per forza dovranno emergere nuove proposte realmente alternative, totalmente sconnesse da quelle attuali che è ovvio non hanno al memento l’interesse reale a cambiare le cose, visto che nel cambiamento avrebbero tutto da perdere.

Il problema è ci vorrà tempo, molto tempo. L’Italia non ha però a disposizione tutto questo tempo per “risorgere” come l’araba fenice.
Cosa potrà accadere affinché qualcosa cambi prima?

Il miracolo di una vittoria “schiacciante” di una delle due attuali coalizioni, vittoria che consenta al vincitore di cercare almeno di governare senza alibi.

Ma, la storia italiana insegna: di fronte a tale vittoria saranno in tanti a richiamare i fantasmi del “fascismo” (o comunismo), perché in Italia c’è ancora la fobia del “governo forte”, cosa che spaventa, ma che è la ragione per cui ora ci troviamo nella attuale situazione, con “formuline, formulacce” che hanno sempre un unico scopo: limitare il potere del governo in carica.

Come dire “ ti facciamo governare, ma ricordati che in realtà il “polso della situazione” è in mano ad altri”.

Questa metafora nasce dal nostro dopoguerra, nel quale la democrazia italiana dovette fare i conti con la “libertà vigilata” dei paesi vincitori il secondo conflitto mondiale, perché per quanto si parli di partigiani, l’Italia perse la guerra e ne pagò lo scotto connesso in termini di libertà relativa!.
Ciò è dimostrato dalle prove storiche della esistenza negli anni ’70 di un piano per un colpo di stato, da parte degli alleati, nel caso fosse allora andato al governo il partito comunista.

Bene, ora che la “guerra fredda” è finita e che potremmo gestire la nostra ritrovata libertà, continuiamo invece a comportarci come se tutto fosse come allora.

L’errore delle proposte dei nostri partiti di oggi è che guardano al passato, senza mai vedere il futuro, un fastidioso “incidente di percorso”, di cui farebbero volentieri a meno.

Povera Italia. L’Italia perduta!

mercoledì 5 marzo 2008

Miti, Leggende e Superpoteri

La Cina sta vivendo con grande apprensione le vicende legate alla salute del proprio atleta più rappresentativo: Yao Ming.

Il giocatore di Basket cinese ed NBA, che in una recente ricerca era risultato essere il personaggio che più di chiunque altro, Confucio compreso, rappresentasse il valore stesso della Cina moderna nel mondo, quasi sicuramente alle SUE Olimpiadi non ci sarà.

Molti cinesi sono rimasti schoccati, in quanto“l’immedesimazione” in questo incredibile atleta di 2.26 è un fatto molto diffuso in Cina.

Come fu per i giocatori di colore in America, che con il Basket potevano finalmente “scalare” la scala sociale e uscire dal “ghetto razziale” della società USA, così Yao Ming è il simbolo pulito di come poter arrivare al successo personale, oltretutto in America.

Nel contempo ha ridato alla Cina e ai suoi cittadini, onore e rispetto di livello mondiale, diventando “bandiera” ed icona stessa della Nazione.

L’orgoglio nazionale a qualsiasi livello sociale e generazione, ha infatti trovato in Yao Ming la sua sintesi.

Ma all’iniziale profondo sconforto, ora incredibilmente si sta però facendo strada la speranza.

I cinesi sperano che Yao Ming ce la possa fare e che in “tempi incredibili” possa essere comunque presente alle SUE Olimpiadi.

Questa reazione è molto interessante.

Infatti in Cina non esistono figure di super eroi come da noi stile Superman o simili.

Se lo chiedi ad un cinese, la risposta più gettonata è Bruce Lee. Ma di un Superman nella letteratura o filmografia tradizionale cinese, nemmeno traccia.

Nella tradizione cinese, la forza è prerogativa attribuita solo alla natura. Infatti il più famoso personaggio della letteratura, fin dalla dinastia Ming (1500 – 1582), dotato di incredibili poteri è una scimmia: il “Monkey King”.

I racconti sul Monkey King che combatte contro i fantasmi, per impedire loro di conquistare il mondo, aiutato da Tripitaka and Sandy, un monaco e un maiale, contengono soprattutto una morale: agli ostacoli, ai demoni, solo la grande capacità della mente e l’unità del Gruppo, possono avere possibilità di successo.

Messaggio molto diverso dai Super Eroi occidentali, dove un solo uomo è in grado di sconfiggere i cattivi o le avversità, solo supportato dai propri Super Poteri.

Interessante poi notare l’influsso che ebbero negli anni ottanta i cartoni animati giapponesi, dove ad avere dei super poteri erano le macchine e i robot, quali i famosi Goldrake e Mazinga.

In Cina si affermò invece Astroboy, che nelle sembianze di un Bambino-robot era perennemente impegnato a salvare il mondo.

Tutto ciò è importante per capire come sostanzialmente in Cina, il culto della persona sia una sorta di Tabù storico. Infatti anche oggi conta solo il ruolo, non la persona che lo ricopre.

Ma il miracolo economico ha però creato in Cina qualcosa che preoccupa molto: l’egoismo.

Per il cinese medio, la vera novità di questi decenni non è infatti il poter comprare qualcosa, ma il poter pensare a se stesso.

Il problema è che tante volte tutto ciò può degenerare in egoismo, anche a causa dei “presunti superpoteri” che i soldi sembrano offrire. Questo “effetto collaterale” è temuto più di ogni altra cosa, anche perché è alla base di uno dei grandi problemi della società cinese: la corruzione.

Ecco perché Yao Ming è importante: data la mole, l’altezza e nell’immaginario collettivo (sportivo), abbia sconfitto gli americani, lo trasforma in una sorta di Super-Eroe moderno, per la prima volta in carne ed ossa, al quale ora il cinese medio chiede il “miracolo”: guarire.

Se questo fosse un film, ora si assisterebbe al suo incredibile ritorno da “guerriero” per trascinare la propria squadra alla vittoria alle Olimpiadi.

Peccato che nella realtà questo spesso non sia possibile. Ecco perché subito i canali ufficiali cinesi hanno lanciato il messaggio “ce la possiamo fare anche senza Yao Ming”, per “disincantare” i molti (troppi) cinesi che sempre più credono che la vita sia un film o un video gioco.

E’ un richiamo alla tradizione: “l’importante è saper distinguere la realtà dalla finzione. Altrimenti si rischia di perdere “l’equilibrio mentale”, l’unico vero (super) potere umano”.

Lo dice il saggio!